Intervista a Edith Bruck: «A Roma trovai la mia kapò, ma decisi di non denunciarla. Così un soldato tedesco mi salvò la vita ad Auschwitz»
Salva questo articolo e leggilo quando vuoi. Il servizio è dedicato agli utenti registrati.
Trovi tutti gli articoli salvati nella tua nella sezione preferiti e sull'app Corriere News.
L’ex portiere della Juve e della nazionale: «Con Totò eravamo come fratelli, chiamava sempre mio figlio. Con Zenga siamo sempre stati molti rivali ma mai nemici. Dopo l’aneurisma penso al futuro con l’aziende di vini»
«Ancora oggi ascolto i messaggi audio che Totò Schillaci mi mandava quando ero in coma». E ancora, «anche Gianluca Vialli mi è stato vicino». A parlare è Stefano Tacconi, ex portiere della Juventus, in tour con il suo libro «L’arte di parare». Un viaggio in Italia che ha toccato di recente anche la Romagna e in particolare Rimini, dove al centro commerciale le “Befane” ha incontrato centinaia di fan.
Era il 22 aprile del 2022 quando fu colpito da un aneurisma. «Oggi sto meglio», racconta. Tacconi è l’unico bianconero che ad oggi è riuscito ad aggiudicarsi tutte le competizioni Uefa con la Juventus: dalla Coppa dei Campioni all’Heysel, alla Coppa delle Coppe di Basilea contro il Porto, fino alla Uefa nel 1990.
L’ultima parata l’ha fatta di recente. L’aneurisma, prima, la riabilitazione poi. Come sta oggi?
«Sto meglio e ci tengo a dirlo: la mia famiglia è stata la mia più grande medicina. Voglio ringraziare mia moglie e i miei figli, infinitamente e pubblicamente. Non mi hanno lasciato mai per un attimo. Non sono mai stato solo, loro sono stati la mia forza ed io la loro. E sono molto felice in queste settimane di incontrare molti tifosi, quando vengo invitato per presentare il mio libro. Ho saputo che hanno sempre pregato per me. Non dimenticherò mai questa vicinanza. Con mio figlio, inoltre, guardiamo anche al futuro».
Ovvero?
«Io e mio figlio Andrea, da qualche anno ci occupiamo di vini, con la nostra azienda, Junic. Ora il sogno è abbinare il vino alla gastronomia».
In questi mesi difficili ha sentito la vicinanza anche di altri campioni del passato come lei?
«Parto da chi non c’è più. Come Totò Schillaci, che abbiamo pianto tutti di recente. Mentre ero in coma chiamava continuamente mio figlio e mi mandava anche messaggi vocali. Anche oggi, che non c’è più, li riascolto, per sentirlo ancora vicino a me. Totò era un fratello e io lo ero per lui. Voglio ricordare anche Gianluca Vialli: mi lasciò un messaggio per darmi forza, anche se era affaticato. Stava lottando anche lui».
E il suo ex rivale Zenga?
«Certo. Anche Walter mi è stato vicino, tramite mio figlio. Ma voglio ricordare che la nostra rivalità è sempre stata all’insegna del rispetto. Una “bella” rivalità».
E i campioni di oggi come li vede, a proposito di rivalità?
«Dico che tutto è cambiato. Diciamo che è tutto meno divertente. E non credo che neppure ci sia rivalità tra i portieri».
Nel suo libro «L’arte di parare», racconta delle parate della vita, ma anche quelle in campo. Ricorda quella più emozionante?
«Finale di Coppa delle coppe. Era il 1986, il 16 maggio, nella sfida tra Juventus e Porto al St Jakob Stadium di Basilea. Feci una parata su Gomes, e credo sia stata la più difficile di tutte. Poi vincemmo 2–1. Per il resto dico questo libro può essere di aiuto per gli altri, che stanno affrontando quello che ho affrontato io».
—
Vai a tutte le notizie di Bologna
Iscriviti alla newsletter del Corriere di Bologna
1 dicembre 2024 2024 ( modifica il 1 dicembre 2024 2024 | 11:40)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'iniziativa del movimento di estrema destra per chiedere più sicurezza
Le news principali su Bologna
Ogni giorno alle 18, a cura della redazione
Per usufruire del servizio di domande e risposte de ilMedicoRisponde è necessario essere registrati al sito Corriere.it o a un altro dei siti di RCS Mediagroup.
Non ricordi le credenziali?
Recupera il tuo account
Ti informiamo che con il tuo piano puoi leggere Corriere.it su 1 dispositivo alla volta
Questo messaggio verrà visualizzato su un altro dispositivo/accesso e tu potrai continuare a leggere le notizie da qui. L'altro dispositivo/accesso rimarrà collegato a questo account. Puoi accedere con il tuo account su tutti i dispositivi che desideri, ma utilizzandoli in momenti diversi secondo il tuo piano di abbonamento.
Perché tu o qualcun altro sta leggendo Corriere.it con questo account su più di due dispositivi/accessi. Il tuo attuale abbonamento permette di leggere Corriere.it solo su due dispositivi in contemporanea (computer, telefono o tablet).
Se sei abbonato con un altro account accedi con le tue credenziali. Se siete in 2 o più che utilizzano lo stesso abbonamento, passa all’offerta Family e condividi l’abbonamento con altre due persone. Altrimenti, fai clic su “Continua a leggere qui” e assicurati di essere l'unica persona che visualizza Corriere.it con questo account.
Ti consigliamo di cambiare la tua password cliccando qui