Ci sono ancora sette donne nella lista dei 33 ostaggi che Hamas rilascerà nella prima fase dell’accordo raggiunto con Israele. Quattro di queste verranno liberate domenica, come ha anticipato il funzionario di Hamas Taher al-Nunu. Terzo giorno di tregua a Gaza. Onu: distrutto il 75% delle case. Nelle prossime settimane probabile visita di Netanyahu a Washington. Gioia per le tre donne israeliane prese in ostaggio il 7 ottobre e per le centinaia di detenuti palestinesi liberati
Ci sono ancora sette donne nella lista dei 33 ostaggi che Hamas rilascerà nella prima fase dell’accordo raggiunto con Israele. Quattro di queste verranno liberate domenica, come ha anticipato il funzionario di Hamas Taher al-Nunu. Gioia per le tre donne israeliane prese in ostaggio il 7 ottobre e per le centinaia di detenuti palestinesi liberati.
Gaza è ridotta in macerie ma, con la tregua, non ha più paura delle bombe. “Risorgerà”, dice Hamas. Nelle prossime settimane probabile visita di Netanyahu a Washington. 
“Su indicazione del gabinetto politico-sicurezza, l’Idf, lo Shin Bet e la Polizia di Israele hanno avviato oggi un’operazione militare – denominata Muro di ferro –  vasta e significativa per combattere il terrorismo a Jenin”. Lo ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu.

Approfondimenti:
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Il capo del Mossad David Barnea e quello dello Shin Bet Ronen Bar si sono recati al Cairo per colloqui con il capo dell’intelligence egiziana, il generale Hassan Mahmoud Rashad. Lo scrive il Jerusalem Post. L’Egitto è stato uno dei mediatore chiave per arrivare all’accordo di cessate il fuoco. Al centro dei colloqui l’ulteriore applicazione dell’accordo sugli ostaggi.
L’esercito israeliano ha annunciato l’avvio di un’operazione “antiterrorismo” nella citta’ di Jenin, in Cisgiordania, nell’ambito della quale – secondo il ministero della Sanita’ palestinese – sono rimasti uccise due persone. In una dichiarazione congiunta, l’esercito e l’Agenzia per la sicurezza israeliana hanno affermato che, insieme alla polizia di frontiera israeliana, hanno avviato un’operazione nella città, una roccaforte di gruppi militanti palestinesi. 
“Su indicazione del gabinetto politico-sicurezza, l’Idf, lo Shin Bet e la Polizia di Israele hanno avviato oggi un’operazione militare – denominata Muro di ferro –  vasta e significativa per combattere il terrorismo a Jenin.  Questo è un ulteriore passo verso il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati: rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria (Cisgiordania).  Agiamo in modo sistematico e deciso contro l’asse iraniano ovunque esso estenda le sue mani: a Gaza, in Libano, in Siria, in Yemen, in Giudea e Samaria. E non finisce qui”. Lo ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu. 
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Il Qatar, nel suo ruolo di mediatore tra Israele e Hamas, ha fatto sapere di essere “fiducioso” nell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, nel terzo giorno di tregua nei territori palestinesi, precisando però che ogni “minima violazione” potrebbe rimettere tutto in discussione. L’entrata in vigore della tregua di sei settimane, domenica, ha segnato l’inizio di un processo ancora incerto, destinato a porre fine a 15 mesi di guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese. “Siamo fiduciosi nell’accordo per quanto riguarda il suo contenuto e nel fatto che abbiamo risolto tutte le questioni importanti sul tavolo”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari. “La minima violazione da parte di una delle parti o una decisione politica potrebbe ovviamente portare al suo crollo”, ha aggiunto durante una conferenza stampa a Doha. 
Gli agenti di polizia di Hamas sono apparsi a Gaza, per la prima volta dopo 15 mesi di guerra, in uniforme, armati, e non in abiti civili, con il volto coperto da mascherine, segnando il loro controllo sulla Striscia. “Ci siamo dispiegati nelle strade e negli incroci di Gaza”, ha dichiarato un portavoce di Hamas. Foto pubblicate sui social da Gaza mostrano gli agenti per strada. 
Commentando l’attacco dei coloni di ieri sera contro due villaggi palestinesi della Cisgiordania, al-Funduq e Jinsafut, il ministro della Difesa Israel Katz ha dichiarato alla commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset di “condannare fermamente qualsiasi attacco e violenza contro i palestinesi” e di rammaricarsi per l’uccisione di due uomini israeliani da parte di un agente di polizia durante l’attacco. “Le autorità di polizia devono far rispettare la legge e arrestare e perseguire chiunque violi la legge. Dovrebbe esserci una procedura penale e non ordini amministrativi, e i coloni dovrebbero essere trattati allo stesso modo di persone coinvolte in qualsiasi altro incidente in qualsiasi parte dello Stato di Israele”, ha affermato. Katz ha invitato i leader dei coloni a “condannare qualsiasi violenza di questo tipo”. Ma allo stesso tempo ha sottolineato la crescente minaccia per gli insediamenti: “I nostri nemici riconoscono ora che questa è l’unica arena aperta oggi”. 
I direttori del Mossa e dello Shin Bet, David Barnea e Ronen Bar, sono stati ieri al Cairo dove hanno incontrato il capo dell’intelligence egiziana, che sta mediando i negoziati tra Israele e Hamas. Lo riferiscono i media israeliani. I tre hanno discusso del processo di esilio dei detenuti palestinesi considerati altamente pericolosi in un Paese terzo come parte dell’accordo di cessate il fuoco, nonché delle disposizioni di sicurezza lungo il corridoio Filadelfia tra Gaza e l’Egitto. 
Nel terzo giorno di cessate il fuoco a Gaza, l’esercito israeliano e lo Shin Bet hanno annunciato di aver lanciato un’operazione antiterrorismo a Jenin, in Cisgiordania. Un drone ha attaccato la città. I residenti palestinesi hanno riferito di allarmi in seguito all’arrivo di una forza speciale israeliana e di veicoli dell’Idf entrati dal checkpoint di Dotan. Il ministero della Sanità palestinese ha riferito che una persona è stata uccisa in un attacco. L’operazione – informa l’esercito israeliano – dovrebbe continuare nei prossimi giorni e vi parteciperanno molte forze dell’Idf, tra cui membri di unità speciali, lo Shin Bet e le Forze speciali. Lo scopo dell’operazione è di distruggere e neutralizzare le infrastrutture terroristiche e le “bombe ad orologeria”. Nelle scorse settimane numerose operazioni antiterrorismo sono state condotte a Jenin anche dalle forze dell’Autorità palestinese provocando violente proteste dei residenti.
Nelle mani di Hamas rimangono sette donne dall’elenco originale di 33 nomi di ostaggi da rilasciare nella prima fase dell’accordo di cessate il fuoco: Arbel Yehud, 29 anni; Shiri Silberman Bibas, 33 anni (madre dei bambini dai capelli rossi che sono diventatio uno dei simboli del dramma); Liri Albag, 19 anni; Karina Ariev, 20 anni; Agam Berger, 21 anni; Danielle Gilboa, 20 anni e Naama Levy, 20 anni.
Nel dicembre 2017 il tycoon riconobbe ufficialmente Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele. Oggi il suo secondo mandato si apre con la complicata tregua, appena avviata, tra Netanyahu e Hamas. Cosa cambierà con l’insediamento alla Casa Bianca del nuovo Presidente. LEGGI SU SKY TG24 INSIDER
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Un’indagine iniziale dell’Idf sull’attacco cominciato ieri sera tardi da parte di coloni in due villaggi palestinesi della Cisgiordania riferisce che erano coinvolte decine di aggressori e che anche le truppe sono state attaccate. “Decine di civili israeliani, alcuni dei quali mascherati, sono arrivati ;;di notte nella zona di al-Funduq, hanno incendiato proprietà e causato danni”. L’Idf afferma che, dopo aver ricevuto la segnalazione, soldati e agenti di polizia sono stati inviati sulla sul posto. Gli aggressori coinvolti nell’attacco ad al-Funduq e al villaggio adiacente di Jinsafut “hanno lanciato pietre e attaccato le forze di sicurezza”, afferma l’esercito. Le immagini trasmesse dall’emittente pubblica Kan mostrano i coloni mascherati mentre danno fuoco alle auto. Il filmato li mostra anche mentre cercano di entrare nelle case e lanciano pietre. 
L”esercito israeliano ha comunicato ai palestinesi sfollati che dalla prossima settimana potranno fare ritorno nel nord di Gaza dal sud della Striscia, se Hamas rispetterà l’accordo di cessate il fuoco. “Se Hamas rispetta tutti i dettagli dell’accordo, a partire dalla prossima settimana, i residenti della Striscia potranno tornare nella zona settentrionale di Gaza e saranno date istruzioni a riguardo”, ha scritto su X il portavoce in lingua araba dell’Idf. In base all’accordo, il settimo giorno del cessate il fuoco, ai cittadini di Gaza disarmati sarà consentito di tornare a piedi a nord di Gaza senza alcuna ispezione, tramite la strada costiera. I veicoli che tornano a nord di Gaza dovranno sottoporsi a un’ispezione da parte di una società privata che sarà determinata dai mediatori e da Israele. Il 22/o giorno, ai palestinesi sfollati e disarmati sarà consentito tornare a piedi nel nord di Gaza attraverso la strada Salah a-Din, anche in questo caso senza ispezioni. In base al piano, questo significa che l’Idf si ritirerà gradualmente dal corridoio di Netzarim. L’Idf ha messo in guardia gli abitanti di Gaza dall’avvicinarsi alle zone in cui sono ancora schierate le truppe, tra cui la zona cuscinetto lungo l’intero confine, il corridoio di Netzarim al centro della Striscia, il corridoio Filadelfia al confine tra Egitto e Gaza e il mare. 
A poco più di dieci giorni dalla Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, che si celebrerà con un evento il 31 gennaio alle 10.30 a Palazzo Vecchio (Salone dei Cinquecento) e con l’illuminazione, nella serata del 1° febbraio, di palazzi e monumenti da parte di centinaia di Comuni, Regioni e delle istituzioni centrali in tutta Italia, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra accoglie con entusiasmo e profonda speranza la notizia dell’avvio della tregua a Gaza.
Michele Vigne, Presidente Nazionale dell’Associazione, dichiara in una nota: “La tregua è il primo segnale di speranza che abbraccia l’umanità da diversi anni a questa parte, un segnale che dice che gli sforzi diplomatici per la pacificazione sono sempre preziosi. Vedere in questi giorni alcuni ostaggi israeliani tornare finalmente alle proprie famiglie e sapere che gli aiuti umanitari iniziano ad arrivare alla popolazione civile di Gaza, stremata da oltre un anno di guerra, è davvero incoraggiante. Commovente per coloro che hanno conosciuto le deprivazioni della guerra in passato e ne col-gono pienamente il valore umano. Il cessate il fuoco, – continua Vigne – per noi vittime civili di guerra italiane, assume un significato speciale essendo prossima la data del 1° febbraio, la Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, che celebreremo con ancor più convincimento e tenacia auspicando che la pace in Medi Oriente sia duratura e che ciò ispiri anche soluzioni analoghe per altri conflitti”.
“L‘Anvcg – si legge nella nota – si augura che l’Italia già in prima linea con l’operazione ‘Food for Gaza’ attivata dal ministero degli Esteri nell’ambito della cooperazione internazionale possa incidere ancora di più, già dai primi momenti di tregua, potendo contare su maggiori varchi e corridoi umanitari. L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ribadisce il suo instancabile impegno nel sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su questi temi, perché la pace non sia solo una pausa temporanea ma una condizione stabile nella quale tutti gli strumenti del diritto internazionale possano essere utilizzati nel prevenire e proteggere le popolazioni civili in contesto di guerra”.
Ci sono ancora sette donne nella lista dei 33 ostaggi che Hamas rilascerà nella prima fase dell’accordo raggiunto con Israele. Quattro di queste verranno liberate domenica, come ha anticipato il funzionario di Hamas Taher al-Nunu.
Dopo il rilascio domenica di Emily Damari, Romi Gonen e Doron Steinbrecher, nella lista dei primi ostaggi che saranno liberati figura Shiri Silberman Bibas, 33 anni, rapita insieme al marito Yarden e ai figli Ariel, che ha compiuto 5 anni a Gaza, e il più piccolo ostaggio Kfir, di soli 2. Hamas aveva fatto sapere che la famiglia Bibas era stata uccisa in un raid aereo israeliano, ma non aveva mai fornito prove. C’è attesa anche per la tedesco-israeliana Arbel Yehud, 29 anni, che inizialmente doveva essere rilasciata domenica, ma che è stata sostituita da Hamas all’ultimo minuto. Al suo posto è stata rilasciata Emily Damari. Arbel Yehud era stata rapita il 7 ottobre del 2023 con il fidanzato Ariel Cunio dalla sua abitazione nel kibbutz Nir Oz.
L’Autorità nazionale palestinese (Anp) accusa Trump di incitare “i coloni estremisti” israeliani alla violenza contro i palestinesi revocando le sanzioni contro i coloni israeliani nella Cisgiordania occupata. “La revoca delle sanzioni contro i coloni estremisti li incoraggia a commettere più crimini contro il nostro popolo”, ha affermato il ministero degli Esteri palestinese in una nota, ricordando i recenti attacchi dei coloni israeliani in tutta la Cisgiordania, in cui sono rimaste ferite 21 persone.
Quattro donne israeliane saranno liberate sabato nell’ambito dello scambio di prigionieri con Israele: lo ha fatto sapere Hamas.
L’ambasciatore iraniano all’Onu, Saeed Iravani, ha chiesto di trasformare il cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas, entrato in vigore domenica, in una soluzione permanente e sostenibile, sottolineando la necessità del completo ritiro delle forze israeliane dall’enclave palestinese. Lo riporta l’Irna. Intervenendo ieri a una riunione del Consiglio di sicurezza sul Medio Oriente, Iravani ha affermato inoltre che “il regime israeliano deve anche onorare il suo impegno per il cessate il fuoco con il Libano e ritirare le sue forze dal Libano meridionale dopo 60 giorni dall’accordo di cessate il fuoco”. L’ambasciatore ha chiesto poi una “responsabilità senza compromessi” da parte di Israele e ha riaffermato il sostegno dell’Iran al diritto dei palestinesi alla resistenza ai sensi del diritto internazionale.
La leadership politica di Hamas è pronta al dialogo con gli Stati Uniti e riconosce al nuovo presidente americano Donald Trump il merito di aver ”messo fine” alla guerra nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato l’alto funzionario di Hamas Mousa Abu Marzouk nel corso di una intervista al New York Times. Trump è un ”presidente serio”, ha aggiunto. 
“Se non fosse stato per il presidente Trump, per la sua insistenza nel porre fine alla guerra e per l’invio di un rappresentante decisivo, l’accordo non si sarebbe mai concretizzato”, ha affermato Abu Marzouk riferendosi al nuovo inviato americano in Medioriente, Steve Witkoff. ”Il merito di aver posto fine alla guerra spetta a Trump”, ha aggiunto.
Abu Marzouk sottolinea quindi che Witkoff è il benvenuto a Gaza. “Può venire a vedere la gente e cercare di capire i loro sentimenti e desideri in modo che la posizione americana possa basarsi sugli interessi di tutte le parti, e non solo di una parte”, ha aggiunto.
Il presidente americano Donald Trump ”non ha fiducia” sulla tenuta dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza raggiunto tra Israele e Hamas. ”Non è la nostra guerra, è la loro guerra. Ma io non ho fiducia” nell’accordo, ha detto Trump. Hamas, ha aggiunto, è stato ”indebolito” dalla guerra. ”Ho visto una foto di Gaza. Gaza è come un enorme sito di demolizione”, ha affermato.
Il tycoon ha poi detto che potrebbe esserci un ”piano fantastico” per la ricostruzione di Gaza. ”E’ in una posizione fenomenale sul mare, il clima è fantastico. Sapete, tutto è perfetto. Si potranno fare delle cose meravigliose in questo posto”, ha detto.
“Per la prima volta non abbiamo avuto paura, non ci chiedevamo quando ci sarebbe stato il prossimo raid”. Quasi incredulo, Ammar Barbakh, trentacinquenne residente di Khan Yunis, descrive con poche parole il sollievo dei gazawi al risveglio dopo la prima notte senza bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, che in 15 mesi di guerra hanno raso al suolo la maggior parte degli edifici e delle infrastrutture nell’enclave. Una devastazione tale da rendere il cessate il fuoco un momento dolceamaro per milioni di palestinesi, partiti in un lungo controesodo per tornare alle proprie case, consapevoli che ad attenderli ci sarà solo un cumulo di macerie. Ma Hamas promette: la Striscia e il suo popolo “risorgeranno di nuovo per ricostruire ciò che l’occupazione ha distrutto”. Secondo il ministero della Sanità di Hamas, 47.035 persone sono state uccise e oltre 111mila ferite negli attacchi israeliani sull’enclave dal 7 ottobre 2023, 122 dei quali morti nelle 24 ore prima che entrasse in vigore la tregua. L’agenzia di protezione civile a Gaza stima che più di 10.000 cadaveri siano ancora sotto le macerie degli edifici distrutti. Da domenica, nell’enclave continuano a entrare centinaia di camion di aiuti e di carburante necessari a dare sollievo alla popolazione sull’orlo della carestia. Ma intanto, resta la devastazione immortalata dalle immagini aeree rilanciate dai media, in mezzo alla quale colonne di palestinesi si sono incamminate sin dalle prime ore di cessate il fuoco per tornare alle proprie abitazioni, che probabilmente non ci sono più. Secondo l’Onu, bisognerà attendere almeno il 2040 per vedere Gaza ricostruita. 
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