Lo ha riferito la difesa civile di Gaza. Si tratterebbe dello stesso episodio attribuito in precedenza a un attacco di artiglieria. Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha promesso "fermo sostegno" a Israele in una telefonata con Netanyahu. In corso in Cisgiordania l’operazione Muro di ferro lanciata da Netanyahu. L’Idf ha annunciato che le forze di sicurezza hanno "eliminato due terroristi affiliati al Jihad Islamico, Mohamad Nazzal e Katiba Shalabi, ricercati per l’omicidio di tre israeliani”

Un carro armato israeliano ha ucciso due palestinesi a ovest di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Lo ha riferito la difesa civile di Gaza, come riporta Reuters online. Si tratterebbe dello stesso episodio attribuito in precedenza a un attacco di artiglieria.
Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha promesso “fermo sostegno” a Israele in una telefonata con il primo ministro dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu. Lo riferisce la portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, spiegando che Rubio ha parlato con Netanyahu per “sottolineare che mantenere fermo il sostegno degli Stati Uniti a Israele è una delle massime priorita’ del presidente Trump”. Rubio si e’ inoltre “congratulato con il primo ministro per i successi di Israele contro Hamas e Hezbollah e si è impegnato a lavorare instancabilmente per aiutare a liberare tutti gli ostaggi rimasti prigionieri a Gaza”, ha aggiunto la portavoce. 
In corso in Cisgiordania l’operazione Muro di ferro lanciata da Netanyahu contro quello che definisce “l’asse iraniano”. L’esercito ha riferito che, la notte scorsa, le forze di sicurezza israeliane hanno “eliminato” “due terroristi armati che si erano asserragliati in una struttura a Burqin, nella zona di Jenin”.  Si tratta di “Mohamad Nazzal e Katiba Shalabi, residenti a Qabatiya e affiliati al Jihad Islamico, ricercati per l’omicidio di tre israeliani”. Tre palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane in  Cisgiordania nelle ultime ore in incursioni separate dell’Idf, tutte  nella zona di Ramallah.

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L’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 ha “distrutto” i colloqui pianificati con gli Stati Uniti per resuscitare l’accordo sul nucleare del 2015 revocato durante il primo mandato presidenziale di Donald Trump nel 2018. Lo affermato il vicepresidente per gli affari strategici iraniano, Mohammad Javad Zarif, parlando al World Economic Forum. I colloqui avrebbero dovuto iniziare il 9 ottobre per rilanciare il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), che lui stesso ha contribuito a negoziare nel 2015 come ministro degli Esteri, ha affermato Zarif, citato da Middle East Eye. “Non sapevamo del 7 ottobre… Avremmo dovuto avere un incontro con gli americani sul rinnovo del Jcpoa il 9 ottobre, che è stato minato e distrutto da questa operazione”, ha detto alla conferenza. “Spero che questa volta un ‘Trump 2’ sarà più serio, più mirato, più realistico”, ha quindi affermato Zarif, aggiungendo che se l’Iran avesse voluto costruire un’arma nucleare, avrebbe potuto “farlo molto tempo fa”. 
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha difeso il magnate americano della tecnologia Elon Musk, ritenendo che fosse stato “ingiustamente diffamato” per il suo gesto compiuto all’investitura di Donald Trump che i critici hanno definito un saluto nazista. “Elon è un grande amico di Israele”, ha scritto Benjamin Netanyahu su X, il social network di proprietà di Musk. Il miliardario, che il Presidente Trump ha incaricato di ridurre le spese del governo americano, “ha sostenuto ripetutamente e con forza il diritto di Israele a difendersi dai terroristi genocidi e dai regimi che cercano di annientare l’unico stato ebraico”, ha aggiunto il Primo Ministro israeliano. Ha ricordato la visita di Elon Musk in Israele nel novembre 2023, poco dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Questo viaggio è stato il risultato di un altro litigio, durante il quale il proprietario di Tesla era gia’ stato accusato di antisemitismo. Elon Musk aveva approvato un messaggio che accusava il popolo ebraico di “odio per i bianchi”, definendolo “verità esatta”. Si è poi scusato. La sua piattaforma è stata accusata di diffondere l’antisemitismo e altre forme di razzismo da quando ha assunto il comando nel 2022. Durante la sua visita in Israele, Elon Musk aveva visitato un kibbutz attaccato da Hamas, insieme a Netanyahu. Aveva anche incontrato il Presidente israeliano Isaac Herzog, che gli aveva ricordato il suo “ruolo enorme” nella lotta contro l’antisemitismo.
Il leader conservatore e favorito alle elezioni anticipate del mese prossimo in Germania, Friedrich Merz, ha detto che si impegnerà a lavorare nell’Ue per garantire che il mandato di arresto della Corte penale internazionale contro Benyamin Netanyahu, sebbene “probabilmente corretto secondo il diritto internazionale”, non venga eseguito sul suolo tedesco o dell’Ue. Secondo Merz, è “inimmaginabile” che un capo di governo israeliano “eletto e democraticamente legittimo” non possa visitare la Germania. “Ecco perché farò tutto ciò che è in mio potere per garantire che il mandato della Cpi non venga eseguito qui”, ha affermato. L’attuale governo tedesco non si è impegnato a rispettare il mandato qualora Netanyahu si recasse in Germania, citando la nota responsabilità storica di Berlino per l’Olocausto. Merz ha aggiunto comunque che se sarà eletto porrà fine a quello che ha definito un “divieto de facto (tedesco) di esportazione di armi” verso Israele. “Ciò di cui Israele ha bisogno per il suo diritto all’autodifesa, lo otterrà”.
Ogni rinvio della scadenza di 60 giorni per il ritiro di Israele dal sud del Libano sarebbe una “flagrante violazione dell’accordo, una continua violazione della sovranità libanese”, ha affermato Hezbollah in una nota, aggiungendo che questa situazione deve essere risolta “dallo Stato con tutti i mezzi e metodi garantiti dalle convenzioni internazionali per recuperare il territorio”. Nella nota, riferisce il quotidiano libanese l’Orient le Jour online, si afferma che “alcune fughe di notizie sul rinvio del ritiro del nemico e sulla sua permanenza più lunga in Libano obbligano tutti, in particolare l’autorità politica in Libano, ad agire efficacemente e a rispettare gli ultimi giorni della scadenza per garantire l’attuazione del ritiro completo e dello spiegamento delle truppe”. “L’esercito libanese deve occupare fino all’ultimo centimetro del territorio libanese, nonché il rapido ritorno degli abitanti nei loro villaggi, senza permettere ad alcuna scusa o pretesto di prolungare l’occupazione”, si legge inoltre nella dichiarazione. “Non accetteremo alcuna violazione dell’accordo e degli impegni, e qualsiasi tentativo di fuga con falsi pretesti sarà respinto”, afferma infine Hezbollah, chiedendo “il rigoroso rispetto dell’accordo senza alcuna concessione”. 
Le forze dell’Idf rimarranno ancora in alcune parti del Libano meridionale anche dopo la scadenza dei 60 giorni dell’accordo di cessate il fuoco, il 27 gennaio. L’Idf ritiene che l’esercito libanese non abbia ancora completato il suo dispiegamento. Lo riferisce Ynet. “La valutazione è che Israele non si ritirerà da tutto il Libano meridionale e, in ogni caso, se resteremo, ciò avverrà in coordinamento con l’amministrazione Trump”, ha detto un alto funzionario di Gerusalemme. Questa sera il gabinetto di sicurezza politica si riunirà anche per discutere se l’Idf completerà il ritiro dal territorio libanese questa domenica o mantenere le forze in nell’area. Hezbollah ha annunciato che “il periodo di 60 giorni per il ritiro definitivo di Israele dal territorio libanese scadrà domenica e che l’accordo dovrà essere pienamente e integralmente attuato. Non saranno accettate violazioni da parte dell’Idf”. 
L’Iran ha contestato gli Usa dopo che il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per reinserire gli Houthi yemeniti nella lista delle organizzazioni terroristiche. “L’azione del Dipartimento di Stato degli Usa è un pretesto per imporre sanzioni inumane contro la nazione dello Yemen” ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmail Baghaei, come riferisce Mehr. Esprimendo sostegno per il popolo yemenita, il funzionario ha aggiunto che la scelta della nuova amministrazione di Washington “è in linea con il sostegno dell’ex governo degli Usa nel genocidio di 15 mesi contro i palestinesi e il popolo di Gaza”. 
Avevano lasciato Khan Yunis, città nel sud di Gaza, lo scorso aprile ed erano fuggiti verso l’Egitto. Weam, 20 anni, era incinta di nove mesi. La sua primogenita, Giulia, era gravemente malata e necessitava di cure. Lei e la bimba erano quindi riuscite a partire per raggiungere Trieste, mentre il marito Muhammad, 28 anni, era rimasto in Egitto. A distanza di 9 mesi oggi Muhammad ha potuto riabbracciare Weam e Giulia e conoscere anche la piccola Maya, nata il giorno dopo l’arrivo di Weam a Trieste. Ad attenderlo stamani all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, oltre a moglie e figlie, c’era anche un mazzo di 9 rose rosse, una per ogni mese di lontananza. La famiglia palestinese era stata evacuata in Egitto con l’aiuto dell’organizzazione Gaza Kinder Relief. Le bombe israeliane avevano distrutto la loro casa a Khan Yunis. Mentre fuggiva verso l’Egitto, Giulia aveva rischiato di morire per aver inalato il fosforo bianco sganciato dagli aerei israeliani sulla zona densamente popolata dell’enclave palestinese. Weam era poi arrivata a Trieste con un volo umanitario e, subito dopo essere giunta in Italia, aveva dato alla luce Maya. Ci sono voluti nove mesi per il ricongiungimento familiare di Muhammad con la famiglia, del quale si è occupata la Comunità di Sant’Egidio. 
Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan, è atterrato a Beirut per incontrare la nuova leadership libanese in quella che è la prima visita di un esponente della monarchia del Golfo in 15 anni. “Il ministro degli Esteri del regno dell’Arabia Saudita, Faisal bin Farhan, è arrivato all’aeroporto internazionale Rafic Hariri”, ha riferito l’agenzia di stampa libanese Nna.
A Beirut, bin Farhan ha in agenda colloqui con il nuovo presidente, Joseph Aoun, ed il primo ministro incaricato, Nawaf Salam. ”Dovremo vedere azioni concrete, avremo bisogno di vedere vere riforme, avremo bisogno di vedere un impegno nei confronti del Libano che guardi al futuro, non al passato, affinché possiamo aumentare il nostro impegno”, ha affermato il ministro al Forum di Davos prima di arrivare nel Paese dei cedri.
“Israele ha richiesto ai mediatori che Hamas garantisca il rilascio di Arbel Yehud, rapita il 7 ottobre dal kibbutz Nir Oz”, temendo che i terroristi rimandina la liberazione come hanno già fatto domenica scorsa, quando è tornato in libertà il primo gruppo di tre ostaggi, civili e donne. L’intelligence ritiene che Arbel, 29 anni, sia attualmente prigioniera a Khan Younis (sud della Striscia) di un’organizzazione salafita collegata alla Jihad islamica palestinese. Insieme con la giovane, sabato dovrebbero essere liberate tre delle cinque soldatesse osservatrici rapite nella base militare di Nahal Oz. Nel frattempo fonti militari israeliane hanno riferito che, nonostante la tregua in corso, l’Idf ha eliminato Akran Atef Farhan Zanon, un miliziano della Jihad islamica palestinese nel sud della Striscia di Gaza.
Un carro armato israeliano ha ucciso due palestinesi a ovest di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Lo ha affermato la difesa civile di Gaza, secondo quanto riportato dalla Reuters online. Si tratterebbe dello stesso episodio attribuito in precedenza a un attacco di artiglieria.
Coloni israeliani hanno piazzato delle roulotte sulle terre di cittadini palestinesi a ovest del villaggio di Bardala, nella valle settentrionale del Giordano. Fonti locali hanno riferito che un gruppo di coloni israeliani ha spianato la terra  e ha portato le roulotte negli ultimi due giorni. Lo riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa aggiungendo che i coloni sono a poche centinaia di metri di distanza da un altro avamposto in cui si sono insediati circa un mese fa. Negli ultimi giorni, ci sono stati intensi scontri scoppiati tra coloni e residenti locali che hanno cercato di impedire che le loro proprietà venissero attaccate e il bestiame rubato. 
Questa sera dopo mezzanotte in Israele dovrebbe arrivare l’elenco delle 4 donne su 7 ancora in ostaggio a Gaza che saranno liberate sabato. Nella stessa giornata Hamas dovrebbe consegnare l’elenco completo dei 33 rapiti – vivi o morti, che rilascerà nella prima fase dell’accordo.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha difeso Elon Musk dopo le polemiche scatenate dal suo saluto nazista durante l’insediamento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Elon è un grande amico di Israele. Ha visitato Israele dopo il massacro del 7 ottobre, in cui i terroristi di Hamas hanno commesso la peggiore atrocità contro il popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto”, ha affermato il presidente israeliano sui social. Netanyahu rispondeva a un altro post di Musk su X, di sua proprietà, in cui sosteneva di essere stato definito “nazista” da “estremisti di sinistra che elogiano Hamas”. “Da allora, (Musk) ha ripetutamente e con forza sostenuto il diritto di Israele a difendersi dai terroristi genocidi e dai regimi che cercano di annientare l’unico stato ebraico. Lo ringrazio per questo”, ha affermato il leader israeliano. Musk, che ha avuto uno stretto rapporto con Trump fin dall’inizio della campagna, è stato uno degli ospiti speciali alla cerimonia di insediamento tenutasi lunedi’ a Washington, insieme ai proprietari delle principali aziende tecnologiche del Paese. Nel suo discorso, il Ceo di Tesla e SpaceX ha scatenato enormi polemiche alzando il braccio verso il cielo, in un gesto che molti hanno paragonato al saluto nazista, cosa da lui negata. 
Centinaia di persone hanno lasciano il campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, su ordine israeliano: lo ha reso noto un funzionario palestinese.
È decollato dall’aeroporto di Istanbul, questa mattina alle 9 ora locale (le 7 in Italia), il primo volo dalla Turchia alla Siria in circa 13 anni, dopo che i collegamenti aerei erano stati interrotti a causa della guerra civile siriana. Il volo TK 846 della compagnia di bandiera turca Turkish Airlines (THY) è decollato con 349 passeggeri a bordo, riferisce la tv di Stato Trt, pubblicando fotografie di molti viaggiatori con bandiere siriane e turche. Una delle passeggere, Fatma Zehra di 14 anni, ha dichiarato ai giornalisti di essere arrivata in Turchia quando aveva 2 anni e di essere molto felice di andare nel suo Paese di origine con la sua famiglia. “Non ho mai visto il mio Paese. Sono molto emozionata perché lo vedrò per la prima volta. Andremo da Damasco ad Aleppo e lì vedrò mia nonna”, ha detto la giovane. Consultando il sito FlightRadar24 è possibile vedere che il volo è in procinto di atterrare nell’aeroporto della capitale siriana. Era dall’aprile del 2012 che non partivano voli da Istanbul a Damasco. La Turkish Airlines ha annunciato la scorsa settimana che i collegamenti aerei sarebbero ripresi il 23 gennaio, programmando tre voli ogni settimana. La compagnia di bandiera turca ha fatto sapere che, a partire da istruzioni comunicate dalle nuove autorità siriane, insediatesi dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, ai cittadini israeliani e iraniani non sarà permesso di volare dalla Turchia alla Siria con i collegamenti aerei della Turkish Airlines.
Tre palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane in Cisgiordania nelle ultime ore in incursioni separate dell’Idf, tutte nella zona di Ramallah. Gli arresti, scrive Al Jazeera, citando l’agenzia palestinese Wafa, sono avvenuti nei villaggi di Rammun, Silwad e Kobar. Due degli arrestati sono studenti della Birzeit University. In un comunicato dell’Idf di oggi si fa cenno ad alcuni arresti in Cisgiordania in relazione con l’attacco a Funduq del 6 gennaio scorso, nel quale furono uccisi tre israeliani. Non è chiaro se si tratti degli stessi arresti.
Le forze di sicurezza israeliane hanno “eliminato” la notte scorsa “due terroristi armati che si erano asserragliati in una struttura a Burqin, nella zona di Jenin”, in Cisgiordania: lo ha reso noto l’Esercito (Idf), sottolineando che i due “terroristi erano ricercati per l’omicidio di tre israeliani”. “I terroristi eliminati sono Mohamad Nazzal e Katiba Shalabi, residenti a Qabatiya e affiliati al Jihad Islamico – si legge in un comunicato pubblicato su Telegram -. Hanno compiuto l’attacco a Funduq del 6 gennaio 2025, in cui sono stati uccisi tre cittadini israeliani e feriti altri sei”. Inoltre, prosegue l’Idf “durante l’operazione, diversi altri terroristi che hanno contribuito all’attacco omicida sono stati arrestati per essere interrogati dall’Isa (il servizio di sicurezza, ndr). Durante l’operazione, un soldato dell’Idf è rimasto lievemente ferito”.
L’ex ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, uscito dal governo Netanyahu, valuta l’accordo di cessate il fuoco con Hamas come un’ “umiliazione nazionale”. Ben-Gvir è tornato a manifestare la sua ferma opposizione alla tregua a Gaza dopo la diffusione di una notizia secondo cui l’esercito israeliano avrebbe ordinato ai soldati di rimuovere i graffiti nel centro di Gaza che potrebbero essere offensivi per i palestinesi. Per l’ex ministro della Sicurezza, il presunto ordine e’ una “vergogna”. In un post su X ha sottolineato che “questo non è solo uno sconsiderato accordo di resa, è anche un’umiliazione nazionale”, aggiungendo che “dobbiamo fermare questa umiliazione e tornare immediatamente alla guerra e distruggere i nostri nemici”. 
Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha promesso “fermo sostegno” a Israele in una telefonata con il primo ministro dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu. Lo riferisce la portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, spiegando che Rubio ha parlato con Netanyahu per “sottolineare che mantenere fermo il sostegno degli Stati Uniti a Israele è una delle massime priorita’ del presidente Trump”. Rubio si e’ inoltre “congratulato con il primo ministro per i successi di Israele contro Hamas e Hezbollah e si è impegnato a lavorare instancabilmente per aiutare a liberare tutti gli ostaggi rimasti prigionieri a Gaza”, ha aggiunto la portavoce.
Lo ha riferito la difesa civile di Gaza. Si tratterebbe dello stesso episodio attribuito in…
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