Si è chiusa la quarta giornata del World Economic Forum. Il presidente argentino Milei: "Anche qui promossa l’agenda woke". Il nuovo presidente americano è intervenuto in video collegamento annunciando "ordini esecutivi per combattere l’inflazione". E ha aggiunto: "L’America è di nuovo sovrana e forte. Fermeremo l’invasione dei migranti". Putin? "Voglio incontrarlo presto"
Si è chiusa la quarta giornata del Forum economico mondiale di Davos. Il presidente argentino Javier Milei: “Anche qui promossa l’agenda woke. Rendiamo l’Occidente di nuovo grande”. Donald Trump è intervenuto in videocollegamento: “Il mio messaggio alle aziende è chiaro: producete in America. Se non lo farete, dovrete pagare i dazi”. Poi ha ribadito: “Fermeremo l’invasione dei migranti”. L’Ue? “Ci tratta male, interverrò”. Putin? “Lo voglio incontrare presto”.

Tra gli altri ospiti anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola (“Non è interesse di Ue o Usa che Mosca controlli Kiev”) e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che ha lanciato il Global Energy Transition Forum.

Ieri, 22 gennaio, hanno parlato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha sottolineato “la diplomazia robusta” portata avanti da Donald Trump, ancora prima nel suo insediamento, per arrivare a una tregua tra Israele e Hamas a Gaza. Intervento anche della presidente della Bce Christine Lagarde, che ha richiamato la necessità “di avere un mercato dei capitali che permetta al denaro di rimanere in Europa”. In merito alla sfida dei dazi che Trump intenderebbe lanciare, ha detto, l’Europa “deve giocare in attacco, abbiamo bisogno di una spinta e di un cambio”. Sul tema si è espresso anche il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis: “Pronti a rispondere ai dazi Usa”. Dal premier spagnolo Pedro Sánchez un attacco ai Ceo dei social media: “Un piccolo gruppo di tecno miliardari che non sono più soddisfatti di avere quasi tutto il potere economico, vogliono anche quello politico, minando istituzioni democratiche”. Tra gli altri presenti il vice-presidente dell’Iran per gli Affari strategici Zarif, il primo ministro dell’Anp Mustafa e la direttrice generale del Fmi Georgieva.

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“Un’aggregazione come quella di Bpm permetterebbe a Unicredit di passare da una quota di mercato del 9% in Italia, che è bassa, a una quota di mercato del 15% e di poter dare a tutti i clienti di Bpm il beneficio di tutti gli sviluppi che noi abbiamo conseguito negli ultimi tre anni”, ha detto al Tg1 da Davos il ceo di Unicredit, Andrea Orcel. Su Commerzbank “abbiamo detto che volevamo aspettare le elezioni tedesche e poi parlare col governo e chiarire quello che è successo e i benefici dell’operazione per poi ottenere il loro supporto – ha aggiunto – volevamo arrivare al 29%, ci siamo arrivati, l’abbiamo detto dal giorno uno”.
“Credo che Trump rispetti la premier italiana, e che lei sia una delle persone che è disposto ad ascoltare. Voglio dire, si tratta della leader più forte in Europa in questo momento, molti la vedono come la leader europea”. A dirlo all’Ansa è Kenneth Rogoff, professore ad Harvard ed ex capo economista del Fmi, secondo cui la premier Giorgia Meloni “ha fatto bene ad andare a Washington”. Quanto all’Europa, grande accusata nell’intervento di Trump a Davos, “deve lavorare sui fondamentali, non farsi risucchiare nel caos di qualunque cosa Trump faccia o dica”. Ma “i fondamentali sono complicati: Draghi ha scritto un eccellente report sulla produttività, ma penso fosse un po’ ottimistico sul successo europeo nel navigare queste difficoltà”. Una priorità sarà l’energia: “Se continui a pagare l’energia cinque volte quello che la pagano gli Usa o la Cina sei assolutamente non competitivo, e il problema va risolto immediatamente, non in vent’anni”. Ma prima ancora, c’è la difesa. “L’Europa deve costruire la sua difesa, mi spiace dirlo”.
Un Trump, quello intervenuto oggi, aggressivo con l’Ue. Ha a che fare con l’atteggiamento più assertivo di Bruxelles sulla regolamentazione di Big Tech? “Se davvero l’Europa vuol essere un player sul settore tecnologico, occorre cambiare il rapporto con i dati – spiega Schrager – Capisco che ci sia riluttanza con la condivisione dei dati specie quando sono nelle mani di altri, ma è fondamentale per questa tecnologia e la protezione dei dati per le piccole e medie imprese è davvero un fardello”. Niente Groenlandia, niente Panama nel discorso di Trump, e anche sulla Cina a molti è apparso più soft. “Trump ama partire dalla posizione più massimalista possibile. Ma è una strategia negoziale”, dice la studiosa statunitense.
Trump vuol dividere l’Europa? “Vuole che paghino la loro parte, e questo sarebbe facilitato da un’Europa più unita”, dice ancora Schrager. “Gli europei spesso vedono la Ue come un’opportunità per fare da contraltare agli Usa, gli americani no: sono sempre stati nella loro vita la superpotenza e non vedono l’Europa come una minaccia”. Quanto alle minacce sul piano economico, come i dazi? “Credo che Trump sia il problema minore per gli europei, se si pensa alla crisi demografica o alla regolamentazione eccessiva o alla mancanza di crescita. Penso che l’Europa debba decidere per sé, e la lista delle cose da fare – come anche per l’America – è lunga. Certamente i dazi non farebbero bene all’Europa”.
Il rapporto di Trump con Giorgia Meloni, unica fra i maggiori leader europei invitata all’Inauguration Day? “Penso che la gente analizzi troppo queste cose. Penso che lei semplicemente gli piaccia, oltre al fatto che è al potere. E Trump si basa molto sull’istinto e sulle relazioni personali, e in più in questo momento nessuno sa chi salirà al potere in Germania”, dice Allison Schrager, senior fellow del Manhattan Institute, che intervistata a Davos dopo il discorso di Trump invita a leggere fra le righe delle minacce e a guardare alla sostanza dei rapporti transatlantici. 
Parlando al Forum economico di Davos dei rapporti con Russia e Cina, Donald Trump ha sostenuto che durante il suo primo mandato Putin volesse “la denuclearizzazione”. “Avevamo avuto una discussione sull’argomento e ne ho avuta una anche con la Cina”, ha dichiarato il presidente. “Gli Usa hanno un arsenale più grande di quello di Pechino e Mosca”, ha aggiunto.
L’Europa ci tratta “molto male, molto ingiustamente”, ha lamentato Trump parlando delle “centinaia di miliardi di dollari” di deficit commerciale che gli Stati Uniti hanno nei confronti dell’Ue. “Faremo qualcosa al riguardo”, ha precisato ribadendo comunque di “amare” l’Europa anche se “ci tratta molto male fra l’iva e le altre tasse che ci impone”. Quindi il presidente ha puntato il dito contro le regole europee per i colossi dell’hi tech, dalle quali l’Europa vuole miliardi di dollari: “Queste sono aziende americane, che piaccia o meno”.
“L’Ucraina è pronta a un accordo per la fine della guerra. La guerra non sarebbe dovuta iniziare. Molte più persone sono morte di quanto viene detto”, ha poi sottolineato Trump.
Trump ha poi parlato anche di Cina, ricordando: “Il rapporto commerciale con la Cina ora è squilibrato e bisogna correggerlo. Abbiamo un enorme deficit”. Il presidente americano ha comunque detto di avere “un ottimo rapporto con Xi”. 
Donald Trump ha poi ribadito a Davos la sua intenzione di ridurre l’aliquota sul reddito delle aziende, portandola “al 15% se producete in America”. Il presidente ha poi detto all’amministratore di Bank of America, Brian Moynihan: “Devi aprire la tua banca ai conservatori, tu e gli altri, perché quello che state facendo è sbagliato”. Il rimprovero è arrivato dopo che Trump ha risposto a una domanda di Moynihan, ribadendo l’impegno a far calare l’inflazione e creare posti di lavoro. 
“Voglio incontrare Putin molto presto per evitare un’ulteriore perdita di vite umane”, nel conflitto in Ucraina. “Si tratta di una carneficina. Dobbiamo fermarla”, ha insistito Trump. Che ha anche ricordato quanto da lui sostenuto già da tempo: “Se ci fossi stato io come presidente, questa guerra non sarebbe mai iniziato. Putin non avrebbe mai osato invadere l’Ucraina”.
“L’Europa ci ha trattato molto male, farò qualcosa in merito al nostra deficit commerciale con l’Ue”, ha insistito di nuovo Trump, rispondendo a una domanda proprio sulle relazioni commerciali con L’Unione europea.
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“Chiederò che i tassi di interesse calino. Dovrebbero calare un tutto il mondo”, ha anche aggiunto, nel suo discorso, il presidente americano.
“L’industria green è un imbroglio. Lasceremo che la gente compri le auto che vuole”, ha annunciato Trump. “Ho messo fine al ridicolo e incredibilmente dispendioso Green New Deal. Io lo chiamo la truffa verde”, ha aggiunto, spiegando che la sua amministrazione si sta muovendo a una velocità senza precedenti per risolvere i “disastri” ereditati da un “gruppo di totali inetti”. Biden, ha aggiunto, ha “sprecato 8.000 miliardi di dollari” in spese, restrizioni sul fronte dell’energia, regole e tasse nascoste che si sono tradotti nella “peggiore crisi di inflazione della nostra storia”.
Poi un passaggio anche sulla guerra in Ucraina. “Se il petrolio costasse meno, il conflitto finirebbe immediatamente”, ha spiegato Trump. Poi ha aggiunto: “Chiederò all’Opec e a Riad di abbassare i prezzi del petrolio”. 
“Prima ancora di entrare in carica io e il mio team abbia negoziato un accordo a Gaza che senza di noi non sarebbe mai avvenuto, lo sanno tutti ormai”, ha ricordato il presidente americano a proposito del conflitto in Medio Oriente.
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“Abbiamo dichiarato l’emergenza nazionale al confine” con il Messico, “fermeremo l’invasione” dei migranti, ha poi aggiunto Trump, come già anticipato nei suoi primi giorni di presidenza.
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