Attesi oggi da Hamas i nomi dei quattro rapiti israeliani che dovrebbero essere rilasciati domani. I negoziati per la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza inizieranno tra due settimane e ruoteranno attorno a tre punti: il completo ritiro israeliano da Gaza, un cessate il fuoco permanente e globale e un completo scambio di prigionieri. Lo ha detto Zaher Jabareen, leader di Hamas in Cisgiordania, in un’intervista all’emittente qatariota al-Araby
Attesi oggi da Hamas i nomi dei quattro rapiti israeliani che dovrebbero essere rilasciati domani.
Da sabato gli sfollati di Gaza potranno ritornare a piedi nel nord della Striscia senza armi e senza ispezione, attraverso Rashid Street. Potranno ritornare anche con i loro veicoli nel nord di Gaza attraverso il Corridoio Netzerim, dopo che saranno stati ispezionati da una compagnia privata americana. A partire dal 21mo giorno del cessate il fuoco, gli sfollati potranno ritornare a piedi anche attraverso la strada Salah al-Din, senza ispezione, come prevede l’intesa tra Israele e Hamas.
I negoziati per la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza inizieranno tra due settimane e ruoteranno attorno a tre punti: il completo ritiro israeliano da Gaza, un cessate il fuoco permanente e globale e un completo scambio di prigionieri. Lo ha detto Zaher Jabareen, leader di Hamas in Cisgiordania, in un’intervista all’emittente qatariota al-Araby.
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L’ufficio del premier Benyamin Netanyahu rende noto che il ritiro dell’Idf dal sud del Libano, che secondo l’accordo di cessate il fuoco dovrebbe avvenire entro 60 giorni, potrebbe richiedere più tempo. “Il ritiro dipende dai tempi impiegati dall’esercito libanese per schierarsi nella parte meridionale del Libano e applicare l’accordo in modo completo ed efficace, incluso il ritiro di Hezbollah oltre il fiume Litani. Tutto questo avverrà in stretta collaborazione con gli Usa”. La nota sottolinea che Israele non metterà a rischio i suoi cittadini (nel nord) e che l’obiettivo è dare ai residenti la sicurezza per tornare a casa.
La tregua su Gaza descritta dalle immagini dell’accampamento di tende pronte ad accogliere le famiglie senza dimora. Centinaia di palestinesi che dovrebbero tornare nel nord della Striscia di Gaza troveranno case in rovina, distrutte dall’offensiva militare israeliana, durata 15 mesi. GUARDA IL VIDEO
Da sabato gli sfollati di Gaza potranno ritornare a piedi nel nord della Striscia senza armi e senza ispezione, attraverso Rashid Street. Potranno ritornare anche con i loro veicoli nel nord di Gaza attraverso il Corridoio Netzerim, dopo che saranno stati ispezionati da una compagnia privata americana. A partire dal 21mo giorno del cessate il fuoco, gli sfollati potranno ritornare a piedi anche attraverso la strada Salah al-Din, senza ispezione, come prevede l’intesa tra Israele e Hamas.
“Il cessate il fuoco a Gaza lascia sperare: è ancora temporaneo ma noi siamo a favore dell’attuazione dell’accordo. A nostro giudizio Israele e Palestina meritano la pace. Infine siamo impegnati in colloqui sul fronte della ricostruzione e dello sviluppo di Gaza”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas ad Ankara.
“Vogliamo sostenere la ripresa della Siria e l’Ue è pronta ad allentare le sanzioni”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas ad Ankara. “Ma il futuro della Siria passa anche dalla Turchia, dove si trovano moltissimi rifugiati: è chiaro che i rifugiati torneranno quando il Paese sarà stabile e ci saranno posti di lavoro”, ha aggiunto. “Proponiamo un approccio step-by-step, se vediamo che la leadership siriana procede nella giusta direzione, seguiremo con la sospensione delle sanzioni”.
“Ci interessa il mantenimento di cessate il fuoco e mi auguro che si possa trovare anche un accordo con l’Autorità nazionale palestinese per impedire che ci siano infiltrazioni della Jihad in Cisgiordania”: lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo ai cronisti sulla crisi in Medio Oriente a margine del convegno ‘Sconfiggere l’Hiv in Africa: un obiettivo possibile’, promosso dal programma Dream della Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il ministro ha ricordato inoltre “alcune intemperanza dei coloni, che sono anche sanzionati dall’Ue e devono essere calmati”, e l’arrivo delle navi italiane per gli aiuti alla popolazione civile.
Il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, è atterrato a Damasco, dove incontrerà Ahmed al-Sharaa, il capo dell’autorità instauratasi dopo l’insurrezione islamista che ha rovesciato Bashar al-Assad. Lo riferisce un cronista di France Presse. Si tratta della prima visita in Siria di Faisal dopo il cambio di regime. Il capo della diplomazia di Riad non si recava a Damasco dall’aprile 2023, quando incontrò lo stesso Assad in un colloquio che pose fine a dieci anni di tensioni.
Tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Ue Esteri del 27 gennaio c’è “la preparazione del Consiglio di associazione Ue-Israele, che potrebbe essere sostenuta già da febbraio, e la preparazione di un dialogo subito dopo”, nel Consiglio Esteri successivo di marzo, “di un primo dialogo con l’autorità palestinese”. Lo afferma una fonte diplomatica dell’Ue.
Le Nazioni Unite hanno condannato l’uso di “metodi di guerra” e “l’uso illegale della forza letale” da parte di Israele a Jenin, in Cisgiordania. “Le micidiali operazioni israeliane degli ultimi giorni sollevano serie preoccupazioni sull’uso non necessario o sproporzionato della forza”, ha dichiarato Thameen Al-Kheetan, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra.
È quasi certo che i 27 lunedì prossimo saranno in grado di trovare un accordo e allentare il regime di sanzioni verso la Siria. “Prima ci sarà la decisione politica, poi l’attuazione dei testi legali seguirà”, sostiene una fonte diplomatica. “È essenziale che sia permesso agli operatori Ue di ricostruire la Siria e che sia rimessa in piedi, anche nel contesto di quanto sta accadendo in Medio Oriente”.
Il gabinetto di sicurezza riunito fino a tarda notte, non è giunto a un accordo se il governo debba dare il via libera al ritiro delle Idf dal sud del Libano previsto per il 27 gennaio o premere per una proroga di 30 giorni. Come ha riferito un alto funzionario israeliano a Ynet, secondo cui è probabile che Israele mantenga le sue truppe in alcune parti del Libano meridionale anche oltre la scadenza stabilita nell’accordo di cessate il fuoco firmato a novembre. In base ai termini del cessate il fuoco, le Forze di difesa israeliane sono tenute a cedere tutte le loro posizioni nel Libano meridionale alle Forze armate libanesi entro il 26 gennaio. Tuttavia, Israele avrebbe richiesto una proroga di 30 giorni, sostenendo che l’esercito libanese si è schierato troppo lentamente nella regione, dando a Hezbollah il tempo di riorganizzarsi.
©Ansa
Secondo i media statunitensi, alcune società di sicurezza private Usa sono pronte a monitorare i veicoli dei palestinesi degli sfollati che tornano dal sud di Gaza alle loro case nel nord. Il New York Times e Axios hanno riferito che l’operazione pianificata dovrebbe iniziare nei prossimi giorni e che il dispiegamento faccia parte dell’accordo di cessate il fuoco mediato da Stati Uniti, Egitto e Qatar tra Israele e Hamas. Le compagnie di sicurezza sono state informate che avrebbero dovuto effettuare controlli sui veicoli nel corridoio di Netzarim, che divide la Striscia in due metà da nord a sud. Il piano concordato prevede che i veicoli sono stati autorizzati a viaggiare verso nord su una sola strada, con il checkpoint gestito da una terza parte. Secondo Axios, nei controlli sono coinvolte tre società di sicurezza: due statunitensi e una egiziana. Le persone dirette a nord a piedi non saranno soggette a controlli.
I funzionari israeliani ritengono che Hamas rispetterà il secondo rilascio dell’accordo sugli ostaggi, che dovrebbe avvenire sabato. Intanto oggi, intorno alle 16 locali (le 15 in Italia) il premier del Qatar, Mohammed Al Thani, dovrebbe ricevere dal movimento i 4 nomi degli ostaggi che verranno rilasciati domani per poi trasferirla al capo della Cia David Barnea. Lo riporta il Jerusalem Post secondo cui Hamas dovrebbe rispettare gli impegni presi perchè ha interesse che Israele ritiri le sue forze dal corridoio di Netazrim. Mentre alle persone sarà consentito muoversi liberamente dal nord di Gaza, i contractors statunitensi controlleranno i veicoli che trasportano i palestinesi dal sud dell’enclave per le armi. Israele ha chiesto che uno dei quattro ostaggi sia la 29enne Arbel Yehud, presa insieme al suo fidanzato, Ariel Cunio, dalla loro casa nel Kibbutz Nir Oz il 7 ottobre 2023. Secondo gli accordi Tel Aviv rilascerà 120 terroristi, alcuni dei quali sono stati in carcere per più di 15 anni. Si prevede inoltre, secondo il giornale, che Israele riceva da Hamas l’elenco dei restanti 27 ostaggi da rilasciare nella prima fase dell’accordo, insieme alle loro condizioni.
Il gabinetto di sicurezza del governo israeliano nella riunione di ieri notte non ha preso una decisione sul mantenimento delle truppe di stanza nel Libano meridionale anche dopo la scadenza stabilita dall’accordo di cessate il fuoco firmato a novembre. È quanto riferisce l’emittente israeliana Ynet, citando un alto funzionario
israeliano anonimo.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha sottolineato come sia necessario che la nuova amministrazione, insediatasi dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad, protegga i diritti elle minoranze in Siria. Durante una telefonata con l’omologo turco, Hakan Fidan, dove sono stati discussi i recenti sviluppi in Siria, il capo della Diplomazia di Teheran ha ribadito che la Repubblica islamica sostiene la sovranità della Siria e la sua integrità territoriale, lanciando un appello per la fine dei conflitti in corso tra vari gruppi. Esprimendo preoccupazione per rapporti riguardo a misure adottate da alcuni gruppi armati contro i civili nelle regioni siriane abitate da sciiti e alawiti, Araghchi ha sottolineato la necessità di avere in Siria un governo inclusivo, composto da tutti i gruppi politici, etnici e religiosi, riferisce Mehr.
La Corea del Nord sta accelerando i preparativi per l’ulteriore dispiegamento delle sue truppe in Russia, continuando il lavoro sui potenziali lanci di un satellite spia o di un missile balistico intercontinentale (Icbm). E’ l’ultima valutazione del Comando dei capi di stato maggiore sudcoreano, ha riferito l’agenzia Yonhap, dopo che Washington e Seul hanno accusato Pyongyang di aver inviato circa 11.000 truppe per supportare la guerra di Mosca contro l’Ucraina. L’agenzia di spionaggio di Seul (Nis) ha affermato di recente di stimare che finora almeno 300 soldati nordcoreani siano stati uccisi e che circa 2.700 siano rimasti feriti.
I negoziati per la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza inizieranno tra due settimane e ruoteranno attorno a tre punti: il completo ritiro israeliano da Gaza, un cessate il fuoco permanente e globale e un completo scambio di prigionieri. Lo ha detto Zaher Jabareen, leader di Hamas in Cisgiordania, in un’intervista all’emittente qatariota al-Araby. Jabareen ha sottolineato che i meccanismi di ricostruzione faranno parte della terza fase dei negoziati.
Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha parlato ieri con il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty, rende noto in un comunicato la portavoce del Dipartimento di Stato americano Tammy Bruce. Rubio e Abdelatty “hanno affermato – si legge nella nota Usa – l’importanza della partnership strategica tra Stati Uniti ed Egitto per promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità regionali. Il segretario Usa ha ringraziato il ministro degli Esteri egiziano per gli sforzi di mediazione del Cairo nel garantire il rilascio degli ostaggi e sostenere le consegne di assistenza umanitaria in tutta Gaza, e ha ribadito l’importanza di ritenere Hamas responsabile”. Rubio ha sottolineato anche “l’importanza di una stretta cooperazione per promuovere la pianificazione post-conflitto per la governance e la sicurezza” dell’enclave palestinese. Bruce aggiunge che “Rubio e Abdelatty hanno discusso degli sviluppi in Siria e della necessità di impedire che venga utilizzata come base per il terrorismo o che rappresenti una minaccia per i suoi vicini”.
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