Il Gruppo senese offre 23 azioni per ogni 10 azioni del target portate in adesione. Si punta a costruire il terzo polo bancario italiano. Lovaglio: "Progetto presentato al Mef già nel 2022". In Borsa Monte dei Paschi scivola (-6%) mentre Mediobanca sale (+7%). Giorgetti: "Mps trasparente, in interesse economia italiana"
Colpo di scena nel mondo bancario: il cda di Monte dei Paschi di Siena – con primi azionisti il Mef (11,7%), Delfin (9,9%) e Caltagirone (5%) – ha approvato il lancio di un’offerta di pubblico scambio totalitaria per Mediobanca. L’operazione vale in tutto 13,3 miliardi di euro e offre un premio del 5,03% sul prezzo di chiusura in Borsa di ieri, 23 gennaio. Mps offre 23 azioni per ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione. Secondo fonti finanziarie l’operazione, non concordata, non è piaciuta a Mediobanca, che la considererà “ostile”. Siccome Mps punta ad acquisire il suo intero capitale sociale, significa che l’operazione andrebbe a "conseguire la revoca delle azioni Mediobanca dalla quotazione su Euronext Milan". Si ritiene, come dichiarato dalla stessa Mps, "che il delisting favorisca gli obiettivi di integrazione, creazione di sinergie e crescita tra Mps e Mediobanca". In Borsa Mediobanca sale, Mps scende. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, commentando l’operazione, ha detto che il governo ha dato fiducia "in assoluta autonomia" al management di Mps che "ha realizzato risultati eccezionali, che ha un disegno, che ha fatto una proposta di mercato. Se il mercato risponderà saremo contenti, se il mercato non risponderà ne prenderemo atto. Credo che sia assolutamente lineare, totalmente trasparente e nell’interesse dell’economia italiana".
Dopo l’annuncio dell’Ops su Mediobanca, giornata di forte calo per Monte dei Paschi in Piazza Affari: il titolo Mps ha ceduto il 6,9% finale a 6,49 euro, mentre piazzetta Cuccia ha chiuso in crescita del 7,7% a 16,47 euro con l’offerta del Monte a quota 15,992. Fortissimi gli scambi su entrambi i titoli: nella seduta sono passate di mano 74 milioni di azioni di Mps rispetto ai 13 milioni della vigilia, di Mediobanca 24 milioni contro 1,3 milioni della giornata precedente.
Mps vede nella sua offerta la possibilità di nascita di “un nuovo campione nazionale nel settore bancario italiano, che si posiziona al terzo posto nei segmenti chiave, con una forte complementarità di prodotti e servizi e caratterizzato da un business mix altamente diversificato e resiliente, con rilevanti sinergie industriali". Monte dei Paschi di Siena prevede di completare l’esecuzione dell’offerta entro il terzo trimestre di quest’anno. Tra le condizioni a cui è subordinata l’offerta c’è, come spiegato in una nota, il conseguimento del 66,67% del capitale di Piazzetta Cuccia. La condizione di efficacia, al pari delle altre poste da Mps, è rinunciabile "solo espressamente" dalla banca.
Per l’ad di Mps, Luigi Lovaglio, quella presentata è "la migliore business combination industriale per un nuovo moderno gruppo bancario italiano”. In conference call, Lovaglio ha fatto sapere di aver prospettato al Mef l’operazione su Mediobanca già alla fine del 2022: "Il 16 dicembre 2022, dopo aver completato l’aumento di capitale da 2,5 miliardi incontrai il ministro dell’economia e presentati 3 opzioni. Continuare da soli, fare un’operazione fra pari e un’operazione con Mediobanca”. Il Mef, ha precisato, “non ha posto alcun limite" all’operazione. Lovaglio ha poi definito l’investimento “importante” perché “possiamo anche contare sui flussi di cassa che arrivano da Generali", con Mediobanca che controlla il 13,1% di Generali.
Rispondendo alle domande di alcuni analisti dubbiosi su una combinazione tra una banca commerciale e una banca di investimento, Lovaglio non ha nascosto che "degli impatti sui ricavi ci possono essere, perché perderemo dei talenti, ho visto molti banker che stanno lasciando le loro banche, è una questione anche naturale". In generale, ha continuato, “stiamo considerando anche un impatto negativo sui ricavi ma sarà marginale rispetto alla combinazione del business retail" nel credito al consumo e nell’asset management.
Un portavoce della Commissione europea, interpellato da Sky TG24 sull’offerta, mette in luce come "dal punto di vista del controllo delle fusioni, l’offerta di Mps per acquisire Mediobanca non è stata notificata alla Commissione". Come sempre, aggiunge, "spetta alle parti valutare se una transazione deve essere notificata alla Commissione secondo le regole di fusione dell’Ue". Inoltre, continua la fonte, "per quanto riguarda la decisione della Commissione sugli aiuti di Stato del 2022, la Commissione è in stretto e costruttivo contatto con le autorità italiane. In particolare, a seguito della cessione della maggior parte della partecipazione dell’Italia in Mps che ha portato alla perdita di controllo sulla banca, Mps non è più vincolata dal suo impegno, ai sensi della decisione sugli aiuti di Stato, ad astenersi da acquisizioni, consentendole di intraprendere le azioni aziendali che ritiene appropriate per perseguire i propri interessi commerciali".
Dopo l’annuncio dell’offerta i titoli di Mediobanca e di Mps su Piazza Affari non sono andati allo stesso modo: il primo sale e il secondo scende. Il che trasforma il premio del 5% all’atto dell’annuncio dell’Ops in uno sconto dell’offerta rispetto ai corsi di Borsa. Le 2,3 azioni che Mps (6,62 euro l’una) offre per ogni azione Mediobanca valgono in questo momento 15,226, a fronte di 16,28 euro che Mediobanca quota in Borsa. In questa prima fase il mercato sta chiedendo a Siena un rilancio di quasi il 7%, che rapportato al controvalore dell’offerta (13,3 miliardi), si traduce in una cifra pari a circa 920 milioni di euro.
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Secondo un report, nel nostro Paese negli ultimi 5 anni è stata chiusa una filiale bancaria su cinque (-20%). E scende anche il personale, passato da 278mila a 262mila unità (-6%)
DESERTIFICAZIONE BANCARIA
- Oltre 5 mila sportelli bancari definitivamente chiusi in 5 anni, pari a più del 20% del totale, passati da 25mila a 20mila. E in parallelo una riduzione di dipendenti di quasi il 6%, pari a poco più di 16 mila unità, da 278mila a 262mila. È il bilancio del processo di desertificazione bancaria nel quinquennio passato, come emerge da un report dell’Ufficio Studi & Ricerche della Fisac Cgil
I DATI DEL 2023
- La contrazione si è confermata anche per l’anno scorso. Nel 2023 gli sportelli sono diminuiti rispetto al 2022 del 3,9%, per una perdita di 825 unità e dipendenti calati del 0,8% per 2.156 unità
LE FILIALI
- A fine 2023 le banche italiane e le filiali in Italia di banche estere, si legge nel report Fisac condotto su dati Bankitalia, disponevano di 20.161 sportelli operativi. Sotto il profilo dimensionale, il 54% (10.787) appartenevano a banche di maggiori dimensioni. Considerando, invece, il gruppo istituzionale, le banche Spa possedevano il 76% (15.294) degli sportelli rilevati al 31 dicembre dello scorso anno. Le quote riconducibili alle banche di credito cooperativo e alle banche popolari erano pari, rispettivamente, al 20% (4.091) e al 3% (653)
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