Avviso di garanzia anche a Nordio, Piantedosi e Mantovano. Almasri è il comandante libico accusato di crimini contro l’umanità dalla Corte dell’Aja arrestato e poi rilasciato e riaccompagnato a Tripoli su un volo di Stato. "Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. Vado avanti senza paura", dice la premier. Il centrodestra fa quadrato: "Ripicca dei magistrati". Schlein: “Venga in Aula e dica la verità”. Renzi: "Meloni fa la vittima". Conte: "Il solito complottismo". Anm: "Atto dovuto, politica ha frainteso"
La presidente del Consiglio Meloni indagata dalla Procura di Roma per peculato e favoreggiamento sul caso Almasri, il comandante libico accusato di crimini contro l’umanità dalla Corte dell’Aja arrestato e poi rilasciato e riaccompagnato a Tripoli su un volo di Stato. “Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. Vado avanti senza paura”, dice la premier in un video diffuso sui social per dare la notizia. Iscritti anche i ministri della Giustizia Nordio e dell’Interno Piantedosi e il sottosegretario Mantovano. Meloni e i ministri hanno deciso di nominare come unico legale l’avvocata Giulia Bongiorno.
L’iniziativa della Procura nasce da un esposto dell’avvocato Li Gotti, già parte civile nel processo per Piazza Fontana e legale della famiglia Calabresi, sottosegretario del governo Prodi, poi con Italia dei valori, che sottolinea: “Ho fatto una scelta giudiziaria, non politica”. Il centrodestra fa quadrato: “Una ripicca dei magistrati”. Schlein: “Meloni venga in Aula e dica la verità”. Renzi attacca: “Meloni fa la vittima”. Conte: “Il solito complottismo”. L’Anm: “Atto dovuto, la politica ha frainteso”. I lavori di Camera e Senato sospesi fino a martedì prossimo, 4 febbraio, quando è prevista una nuova riunione dei capigruppo. Ministro Ciriani: “Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento. Informativa ci sarà. Proviamo a farla il più presto possibile”.
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“Quello della procura non è un atto dovuto, è un atto voluto, ovviamente liberi di farlo. Noi abbiamo l’atto dovuto, che è quello di portare avanti la riforma della giustizia, difendere i confini e fare l’interesse agli italiani”. Così il responsabile organizzazione di Fdi e vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli, ospite su Rai1. “Capisco le difficoltà dell’opposizione che deve a tutti i costi attaccare Giorgia Meloni, l’invidia, la gelosia per il successo internazionale, ma – ha sottolineato Donzelli – semplicemente non è stato il governo a scarcerare questa persona, è stata la Corte d’Appello. Quello che ha fatto il governo, una volta scarcerato, è stato portarla in Libia e non tenerla in Italia. Giustamente, Nordio cosa poteva fare? Nordio poteva e doveva, e lo stava facendo, studiare, approfondire documenti, la Corte Penale Internazionale ci ha messo mesi a valutarli. Nel frattempo è stato scarcerato. Per fortuna il governo ha provveduto immediatamente. Voi speravate le opposizioni che ci fosse un incidente diplomatico con la Libia perché siete gelosi, arrabbiati, invidiosi dei rapporti che l’Italia sta creando con il Nord Africa. Perché invece di pensare all’interesse degli italiani, pensate solo a fare polemica”. Il ministro della Giustizia, ha concluso, non poteva fare altro perché “la Corte Penale Internazionale non ha mandato i documenti a Nordio”.
“Siamo di fronte a una Giorgia Meloni che come al solito evoca il complotto, che cerca il nemico, ma questo è un atto dovuto come hanno detto molti esperti del settore, il punto è che noi abbiamo un governo che è con le spalle al muro, che in cinque giorni ha dato tre versioni diverse dei fatti perché non sa spiegare l’inspiegabile, e cioè che la presidente del Consiglio è sotto ricatto e per questo ha voluto liberare, rispedire in patria, con un volo di Stato, a spese nostre, un criminale, torturatore, stupratore di bambini perché di questo si tratta e allora io me ne vergogno e francamente penso che di questo debba rispondere agli italiani anziché nascondersi”. Così la vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino, ospite su Rai1. “Anziché cercare il nemico e prendersela con il giudice, dite la verità agli italiani e spiegateci perché il ministro Nordio, che sta facendo una riforma che non risolve i problemi dei cittadini, che era informato come dicono tutti gli atti, ha scarcerato questa persona? Perché non ha emesso un altro mandato d’arresto? Perché l’ha rimandato in patria? Di questo deve rispondere”, ha aggiunto Appendino. Altrimenti, ha detto ancora, “a proposito di migranti viene da pensare che il blocco navale di cui parlava” Fdi “non era bloccare le navi in mare, non era in qualche modo usare i centri costruiti in Albania spendendo miliardi di euro inutili degli italiani, sa cos’era? Era fare accordi proprio sui migranti, per non farli partire, con uno stupratore di bambini. Io penso che sia una vergogna e di questo devono rispondere. Meloni farebbe bella figura ad ammettere che è scesa a patti con questa persona”.
In assenza del governo “c’era qualcuno oggi in Parlamento a fare una informativa sulla Libia e sono le vittime delle torture di Almasri che sono venute con le loro testimonianze a raccontare cosa ha voluto dire dentro quei centri di detenzione prendere le botte da questo criminale”, ha detto la leader del Pd Elly Schlein sui social. “Giorgia Meloni e i suoi ministri – ha aggiunto – devono dire la verità al Paese su quello che è accaduto perché non si possono nascondere dietro altre responsabilità, dietro l’attacco alla magistratura”. “È evidente – ha proseguito – che mentono quando negano che è stata una scelta politica del governo italiano liberare e riportare con il rimpatrio più veloce della storia d’Italia questo torturatore libico a casa nel suo Paese”. “Insieme a tutte le altre opposizioni – ha detto ancora – abbiamo chiesto a Giorgia Meloni e i suoi ministri di venire a riferire in Aula e continueremo a insistere per chiarire perché dichiarano la guerra ai trafficanti e poi li riaccompagnano a casa, perché il ministro Nordio non ha risposto ai magistrati e la sua inerzia ha prodotto la scarcerazione e non sono andati a riarrestarlo e perché c’era un aereo già pronto da ore prima ad aspettarlo per riportarlo in Libia”. “Il ministro Piantedosi – ha concluso – ha detto che è un problema di sicurezza nazionale, l’ha detto anche Meloni ma la domanda è: se crea un problema di sicurezza in Italia non lo crea in Libia dove può continuare a torturare? Noi continueremo a insistere”.
“Quello che è accaduto oggi in Parlamento è vergognoso”. Lo ha detto la leader del Pd Elly Schlein sui social. “Giorgia Meloni e i suoi ministri – ha sottolineato la leader del Pd – dovevano venire in Aula davanti al Paese a chiarire perché è stato liberato e rimandato in Libia un torturatore libico che era stato arrestato per un mandato di arresto della corte penale internazionale e invece” Meloni “pensa di cavarsela con un video sui social in stile Salvini. Avevano deciso di mandare i ministri e oggi anche i ministri sono spariti” ma “insieme a tutte le altre opposizioni abbiamo chiesto che Giorgia Meloni ai suoi ministri di venire a riferire in Aula e continueremo a insistere”.
“Giorgia Meloni parla sui social ma scappa dal Parlamento. Qualcosa non torna. Se davvero è convinta di aver fatto l’interesse nazionale venga a dirlo a voce alta alla Camera e al Senato. Ha la maggioranza. Perché allora scappa? Di cosa ha paura? Basta vittimismo, faccia politica se ha davvero coraggio”. Lo ha scritto sui social il leader di Iv Matteo Renzi.
Preoccupazione elevata, silenzio scontato, necessità, più volte ribadita ma a quanto pare inascoltata, di coltivare “armonia tra le Istituzioni” anche per poter promuovere fiducia tra i cittadini. È questa l’atmosfera che regna al Quirinale in queste ore, con uno scontro tra politica e magistratura che ha superato ampiamente il livello di guardia e una tensione tra maggioranza e opposizione che ha portato a una semiparalisi dei lavori parlamentari, che in Aula riprenderanno alla Camera la prossima settimana e al Senato quella successiva, con soprattutto l’impossibilità di procedere domani alla nuova votazione per l’elezione dei giudici della Corte costituzionale. Senza dimenticare che la cosiddetta vicenda Almasri, oltre alle conseguenze che sta determinando nel dibattito politico-istituzionale interno, porta con sé delicate ripercussioni a livello internazionale. Domani il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è atteso a Scandicci, in provincia di Firenze, per partecipare alla cerimonia per l’inaugurazione dei corsi dei magistrati ordinari in tirocinio e dell’anno formativo 2025 della Scuola superiore della magistratura. Un’occasione che, senza riferimenti all’attualità, potrebbe rappresentare l’occasione per ribadire concetti più volte espressi riguardo le prerogative e i limiti dei vari poteri istituzionali. In questi dieci anni il presidente della Repubblica ha avuto modo di ripetere a più riprese quale debba essere il corretto modus operandi istituzionale e di spendersi per cercare di riportare su binari corretti il dibattito nelle e tra le istituzioni.
“La comunicazione ricevuta da Meloni non è neanche così eccezionale come l’enfasi che lei vuole indicare perché io da ministro ho ricevuto diversi avvisi di garanzia, col governo Draghi ricevemmo tutti un avviso di garanzia dalla Procura di Trieste per quanto riguardava il decreto sul greenpass. Si può decidere comunicativamente di dire che la magistratura valuti oppure di parlare di complotto della magistratura. Meloni ha seguito la seconda strada perché questo le consente di parlare del conflitto con la magistratura e non della questione del libico rimpatriato”. Lo ha detto l’ex ministro della Giustizia ed esponente Pd Andrea Orlando, su La7. “A me pare semplicemente che Meloni sia in imbarazzo nei confronti della Corte penale internazionale – ha osservato Orlando –, per la prima volta l’Italia non dà corso alla decisione di un organismo internazionale che ha voluto, che ha implementato, che ha sostenuto nel corso del tempo e in qualche modo devia l’attenzione dell’opinione pubblica in questa direzione”. “Il ministro ha raccontato in Parlamento che lo hanno rimpatriato per ragioni di sicurezza – continua parlando di Almasri -. Perché l’Italia non è in grado di garantire che non nuoccia alla comunità? La domanda da farsi e dalla quale Meloni vuole sfuggire è: la sicurezza di chi? In Italia qualcuno è preoccupato che questo libico possa parlare?”. Sulla mancata informativa di Nordio e Piantedosi in Parlamento ha aggiunto: “Secondo me si crea un precedente abbastanza importante dal punto di vista del rapporto tra il governo e il Parlamento perché se tutte le volte che c’è un procedimento aperto gli interessati possono dire che quel procedimento può creare una fuga di notizie, quindi violare il segreto istruttorio, e per questo dilazionano di riferire in aula, si modificano anche le prassi parlamentari. Chi riferisce in Parlamento non lo fa perché lo decide ma perché è tenuto a farlo da una prassi parlamentare”.
Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovani hanno quindi nominato Giulia Bongiorno come unica legale. Bongiorno, che è senatrice della Lega e presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, ha difeso il vicepremier Matteo Salvini nel processo Open Arms a Palermo, ottenendo per l’ex ministro dell’Interno l’assoluzione il 20 dicembre scorso. In quel procedimento a sostenere l’accusa per la Procura di Palermo inizialmente è stato Francesco Lo Voi, nominato poi a fine 2021 procuratore capo di Roma, veste in cui ieri il magistrato ha inviato a Meloni, Mantovano e ai ministri Nordio e Piantedosi la comunicazione di iscrizione nel registro delle notizie di reato in quanto persone indagate per il caso Almasri, inoltrando gli atti al Tribunale dei ministri, come previsto dall’articolo 6 della legge costituzionale numero 1 del 16 gennaio 1989. Secondo la stessa norma, la premier, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e i ministri possono presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati.
“I ministri Nordio e Piantedosi ci fanno sapere che ‘in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio, non sarà possibile rendere le informative previste nella giornata di oggi’. Ma chi pensano di prendere in giro? La presidente del Consiglio Giorgia Meloni se n’è infischiata del segreto istruttorio, mentre mandava sui social un video dalla postura quasi eversiva in cui, pronunciando una sequenza incredibile di falsità, attaccava come un toro alla corrida il procuratore Lo Voi e tutta la magistratura, dopo essersi nascosta dietro altri atti dei giudici per non spiegare perché il governo non ha voluto consegnare Almasri alla Corte Penale Internazionale. La verità è che non sanno più che pesci prendere, dopo aver rilasciato una dozzina di dichiarazioni diverse e ora scappano come conigli di fronte alla propria incapacità. La verità è che hanno precipitato il Paese nella vergogna internazionale e ora cercano ogni scusa per rimpallare le enormi responsabilità politiche che ricadono sulle loro teste”. Così, in una nota, la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S al Senato.
“La decisione del governo di differire l’informativa prevista per oggi è evidentemente correlata alla scelta della Procura di Roma di iscrivere nel registro degli indagati il presidente del Consiglio Meloni, i due ministri Piantedosi e Nordio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano. Una scelta esorbitante ed eclatante, che giunge a poche ore dalla clamorosa protesta di alcuni giudici contro la riforma della Giustizia. Il governo aveva dato la piena disponibilità a riferire in Aula con i ministri dell’Interno e della Giustizia, a dimostrazione della volontà di tenere informato il Parlamento su questa vicenda. Parlare di fuga, dunque, appare assai pretestuoso. Quello che rammarica è come ancora una volta la sinistra, incapace di elaborare una proposta politica seria e attendibile, si accodi alle iniziative di una parte di una magistratura ideologizzata”. Lo ha detto Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
“Giorgia Meloni e i suoi ministri non si nascondano dietro la scusa del segreto istruttorio. Ministri di questo governo e di governi precedenti hanno riferito in Parlamento pur raggiunti da una comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati. Noi chiediamo di conoscere le motivazioni politiche di una scelta che ha permesso che un criminale fosse riaccompagnato in Libia con un aereo di Stato. Il governo ha il dovere di venire a riferire in Parlamento e di assumersi le proprie responsabilità”. Lo ha detto il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia.
“Questa scelta della procura di Roma è stata sbagliata, perché in questo modo sulla vicenda Almasri i ministri sono stati sottratti al confronto con il Parlamento. Ma non credo che ci siano orologerie nascoste dietro questi interventi della magistratura”. Lo ha detto il presidente dell’Unione camere penali, Francesco Petrelli, in merito all’avviso ai vertici di governo della denuncia sul caso di Almasri. “Credo che nelle condotte e nelle scelte del governo sul caso Almasri vi siano delle evidenti opacità, che però andavano sciolte nelle sede opportuna che è quella parlamentare. Siamo perplessi del fatto che questioni, le quali evidentemente sono il frutto di scelte di natura politica, possano essere disinvoltamente assoggettate a un sindacato della giurisdizione”, ha aggiunto.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano, secondo quanto si apprende, hanno deciso congiuntamente di nominare quale unico legale l’avvocata Giulia Bongiorno. Una scelta che “sottolinea la compattezza del governo anche nell’esercizio dei propri diritti di difesa”. Bongiorno in mattinata è stata vista entrare a Palazzo Chigi.
“Per noi non esiste la motivazione che siccome i ministri e la presidente del Consiglio abbiano ricevuto una iscrizione al registro degli indagati non possano venire in Parlamento. È successo per un membro di questo governo per ben due volte, la ministra Santanchè è venuta a riferire in Aula con indagini e inchieste in corso. Quindi chiediamo che vengano loro e si assumano la piena responsabilità di questo fatto gravissimo”. Lo ha detto al termine della capigruppo la presidente del gruppo del Pd Chiara Braga.
“Col governo Meloni il Parlamento è diventato il luogo dell’oblio”. Lo ha detto il presidente dei deputati di Italia Viva Davide Faraone durante la conferenza dei capigruppo. “Mentre gli esponenti del governo, capigruppo e parlamentari di maggioranza commentano ovunque questa vicenda – nei talk show, con dirette e post sui social -, il Parlamento è divenuto luogo del silenzio, dell’omertà. È inaccettabile. Meloni, non altri, venga immediatamente a riferire in Aula su una vicenda che resta politicamente opaca”, ha concluso.
“Un criminale accusato di aver stuprato un bambino viene messo su un volo di Stato a nostre spese e viene riportato a casa sua sano e salvo. Questo ha fatto il governo Meloni e la premier invece di venire in Parlamento a metterci la faccia si scherma dietro il corpo dei suoi ministri. Questa è una vergogna di proporzioni inaudite ed è uno scandalo colossale”, ha detto il capogruppo del M5S alla Camera Riccardo Ricciardi, conversando con i cronisti fuori Montecitorio.
A quanto si apprende, nell’audizione di oggi al Copasir del ministro della Giustizia Carlo Nordio, durata circa un’ora e un quarto, non si è affrontata la vicenda del libico Osama Njeem Almasri, sulla base di interlocuzioni preliminari che il presidente del Comitato, Lorenzo Guerini, ha avuto con il guardasigilli. L’audizione si è svolta quindi sugli altri punti precedentemente convenuti. Sul caso Almasri il Copasir svolgerà comunque un approfondimento.
Luca Ciriani, ministro ai Rapporti con il Parlamento, ha assicurato che l’informativa ci sarà. “Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento”, ha detto, “oggi eravamo pronti a riferire, c’è però una questione nuova, eclatante, credo senza precedenti. Un’informazione di garanzia” e “c’è la necessità da parte del governo di riflettere un attimo su cosa e quando riferire al Parlamento. Appena possibile comunicheremo al presidente della Camera chi e quando riferirà”. Serve “solo differire qualche giorno”, ha aggiunto. “Si sta valutando se è opportuno o no” che siano Nordio e Piantedosi “e questo vale a maggior ragione per la premier”, ha spiegato. E ancora: “Proviamo a farla il più presto possibile, non c’è nessun tentativo dilatorio, evasivo o di rinviare. Speriamo anche prima della capigruppo di martedì di comunicare” alle Camere i dettagli dell’informativa. “Il mio impegno è a farlo il più presto possibile, compatibilmente con la necessità di approfondire delle questioni di cui stanno parlando e trattando a Palazzo Chigi”, ha aggiunto Ciriani.
Del caso Almasri ha parlato anche David Yambio, sudanese, portavoce di Refugees in Libya. L’ha fatto durante una conferenza stampa organizzata dalle opposizioni alla Camera, nella quale alcuni rifugiati hanno raccontato la loro esperienza e le torture subite da Almasri. “In qualità di sopravvissuti e vittime di Osama Almasri chiediamo la cessazione immediata di tutti gli accordi tra Italia e Libia che consentono abusi nei confronti dei migranti; un impegno pubblico per chiedere il rilascio di tutti coloro che sono ancora imprigionati a Mitiga e in altri centri di detenzione in Libia; una spiegazione ufficiale del perché Almasri, che il governo italiano e in particolare Piantedosi ha definito pericoloso, sia stato rilasciato invece di essere consegnato alla Corte penale internazionale” e ancora “un percorso legale per i migranti intrappolati nei centri di detenzione libici, compresa la riapertura dell’Ambasciata Italiana a Tripoli per l’ottenimento di visti umanitari”, ha detto David Yambio. L’organizzazione ha scritto una lettera con queste cinque richieste alla premier Meloni e ai ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Mantovano. Alcune persone hanno mostrato le loro immagini mentre tentavano di fuggire da Mitiga. “Almasri ci ha picchiato, ci ha torturato per giorni”, ha detto Lam Magok raccontando anche di essere stato costretto a rimuovere cadaveri di persone morte nel campo, “è una cosa che non dimenticherò mai e che è impensabile che uno sia costretto a fare. Chiediamo giustizia”, ha aggiunto. “Lo shock è stato enorme – ha sottolineato – quando ho appreso che ad Almasri era stato concesso di tornare in Libia. Ho sentito dire a Giorgia Meloni è una madre e una cristiana e le chiedo da madre come è stato possibile liberare una persona che tortura e uccide anche bambini tutti i giorni”. Alla conferenza stampa promossa da Avs presenti, tra gli altri, Nicola Fratoianni, Elly Schlein, Riccardo Magi, Maria Elena Boschi e Vittoria Baldino.
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