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Scontro su Meloni in Aula, arrivano Nordio e Piantedosi
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03 febbraio 2025, 20:45
di Paolo Cappelleri
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Una veduta dell 'Aula della Camera – RIPRODUZIONE RISERVATA
Non sarà Giorgia Meloni a riferire al Parlamento sul caso Almasri, come invece stanno chiedendo le opposizioni da giorni ingaggiando una dura battaglia parlamentare, che ha visto anche l’ostruzionismo dei 5 stelle in Aula.
Da Palazzo Chigi è arrivata la decisione che a farlo saranno il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Interno Matteo Piantedosi, e questa sarà la proposta, come si apprende alla vigilia, che verrà messa sul tavolo quando nelle prossime ore si riuniranno i capigruppo della Camera (alle 13) e quelli del Senato (alle 15) per definire il calendario dei lavori. E solo a quel punto si capirà se rientreranno le proteste del centrosinistra che da giorni denuncia il comportamento di un governo che “scappa”.
Dopo la notizia dell’indagine sulla premier, sui due ministri e sul sottosegretario Alfredo Mantovano, mercoledì scorso la proposta del governo di far riferire il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani è stata respinta dalle opposizioni, che poi hanno aumentato il volume della protesta quando l’ipotesi dell’informativa era stata tolta dal tavolo. 
 
Contestazioni andate in scena anche in mattinata alla Camera. In un’Aula semideserta, come spesso accade di lunedì, Giuseppe Conte è stato il primo, seguito da tutti i gruppi, a rilanciare il pressing su Meloni, mentre i deputati del M5s davano il via a una mini-maratona oratoria, prendendo la parola in 36 nella discussione sul decreto cultura ma sollevando il tema della scarcerazione del libico e del suo rimpatrio su un volo di Stato. Il filibustering con cui i 5 Stelle hanno rallentato i lavori è solo “l’inizio di ciò che accadrà se Meloni dovesse continuare a scappare”, sottolineano fonti del partito di Conte: “Se la maggioranza e il governo dovessero scegliere di rifugiarsi dietro il ministro Ciriani noi ci alzeremo e ce ne andremo”. “Se non ci sarà una risposta adeguata, il Pd non sarà disponibile a riprendere i lavori d’Aula”, ha avvertito Chiara Braga, mentre dal M5s filtrava “grande perplessità” sulla minaccia lanciata dagli alleati.
 
All’insegna del sarcasmo invece l’affondo di Matteo Renzi. “Le opposizioni unite chiedono che il governo riferisca sulla vicenda Almasri – ha notato il leader di Iv -. Meloni non c’è, Nordio non c’è, Piantedosi non c’è. Saranno tutti a Roccaraso”.
“Il governo decide chi va a riferire in nome è per conto dell’esecutivo – la puntualizzazione del vicepremier Antonio Tajani -, non è che decide l’opposizione chi deve andare”. Ad ogni modo, la risposta del governo è emersa alla fine di un pomeriggio in cui il tema è stato affrontato a Palazzo Chigi, dove è stata anche Giulia Bongiorno, la senatrice della Lega che ha la difesa unitaria di Meloni, Mantovano, Nordio e Piantedosi. Sulla vicenda non è stato apposto il segreto di Stato e non inciderebbe nemmeno il segreto istruttorio, in quanto la Procura di Roma, secondo la legge, ha omesso ogni indagine inviando gli atti al Tribunale dei ministri. 
Da quello che filtra, nella posizione che il governo esporrà, non mancheranno riferimenti al mandato d’arresto della Corte penale internazionale sul Almasri, documenti già criticati da vari ministri nei giorni scorsi per la tempistica e gli “errori” contenuti.
Da mercoledì in poi ogni giorno potrebbe essere quello buono, anche se viene considerato più probabile che l’informativa si tenga la prossima settimana. Braga in serata ha comunque inviato a tutti i parlamentari un messaggio per raccomandare la presenza in Aula, “tutti compatti”, per qualsiasi evenienza. Intanto la giornata ha fatto registrare una nuova polemica legata alla proposta di FI di ripristinare l’immunità parlamentare, e altre due novità sul caso Almasri.
Da una parte la denuncia presentata da Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture del libico, per “favoreggiamento” per “le condotte di Nordio, Piantedosi e Meloni che – a suo dire – hanno sottratto il torturatore alla giustizia”. Dall’altra l’apertura di un fascicolo della Procura di Perugia, senza ipotesi di reato o indagati, dopo l’esposto dell’avvocato Luigi Mele nei confronti del procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi (il magistrato che una settimana fa ha inviato la notizia di indagine alla premier, a Mantovano, a Nordio e Piantedosi) e di Luigi Li Gotti (il legale che ha denunciato i membri del governo ipotizzando i reati di favoreggiamento e peculato).
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