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La madre: “La facevano prostituire e in cambio dei soldi le davano una dose di cocaina, ma l’eroina non l’ha mai toccata”
“Per mano di chi è morta Nora?” Lo chiedono i familiari e gli amici della 15enne trovata senza vita dai carabinieri lo scorso 31 gennaio in un appartamento dell’Ater abbandonato a San Bonifacio (Verona). Luciana, la mamma della ragazza, rilancia i dubbi e le accuse manifestati durante il presidio organizzato domenica scorsa davanti alla stazione di Porta Nuova, a Verona, per chiedere verità e giustizia, sostenendo che in questa tragedia ci sono ancora molti punti oscuri.
Attualmente sul registro degli indagati è iscritto un 30enne tunisino, che risulta irreperibile, per il reato di morte come conseguenza di altro reato. “Mia figlia era talmente ingenua che si fidava, anche di persone di cui non si sarebbe dovuta fidare. A San Bonifacio non è quasi mai andata, forse due volte. In quella casa è entrata per la prima volta” ha spiegato la mamma. L’ombra dello sfruttamento e di una morte forse causata da chi si è approfittato di una ragazzina con un pesante vissuto, è stata ribadita dagli amici e dalla stessa madre: “La facevano prostituire e in cambio dei soldi le davano una dose di cocaina, ma l’eroina non l’ha mai toccata”.
Anche un’amica ha lanciato accuse contro una brasiliana che le avrebbe accompagnate proprio in quell’appartamento per partecipare ad una festa: “Nora si fidava di lei, una brasiliana che l’ha venduta ad un criminale e l’ha fatta morire. Io avevo trascorso una serata con loro e avevano cercato di stuprarmi, ma sono riuscita a liberarmi”. “Nora era una brava ragazza – ha aggiunto – non meritava di fare quella fine”. Familiari e amici hanno chiesto di “indagare su chi possa avere contribuito a uccidere Nora”. Al presidio a Verona è intervenuto anche don Antonio Coluccia, il sacerdote salentino fondatore dell’Opera San Giustino, che da anni vive sotto scorta per la sua battaglia contro le infiltrazioni mafiose a Roma e il racket della droga.

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Di NewsBot