Trump-Netanyahu sulla «fase due». Il piano del presidente Usa: totale controllo di Gaza. «Trasferimento permanente dei palestinesi»
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Le notizie di mercoledì 5 febbraio sul conflitto tra Israele e Hamas, in diretta. L’Arabia Saudita: «Nessuna relazione con Israele senza lo Stato palestinese»
«Nel corso della visita» in Israele «incontrerò nuovamente il ministro Sa’ar per discutere del consolidamento del cessate il fuoco e del rilancio del processo politico verso la soluzione a due Stati». Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, riferendo sugli esiti del Consiglio Affari Esteri europeo.
«Certamente Hamas non può tornare a controllare la Striscia. La popolazione di Gaza ha pagato un prezzo troppo alto per la sua follia terroristica», ha aggiunto Tajani. «Per questo siamo in prima linea nel sostegno all’Autorità palestinese nel suo processo di riforme».
Un piano «razzista», volto a «sradicare la causa palestinese»: Hamas ha definito così oggi il piano del presidente statunitense Donald Trump su Gaza. Ieri, nel corso di una conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, Trump ha affermato che «gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza» e che «i palestinesi dovrebbero lasciare Gaza per sempre». Il presidente Usa ha inoltre detto che «Gaza sarà la rivière del Medio Oriente».
«La nostra gente nella Striscia di Gaza non permetterà che questi piani vengano approvati, ciò che è richiesto è porre fine all’occupazione e all’aggressione contro la nostra gente, non espellerla dalla sua terra». Così ha reagito il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri alle dichiarazioni del presidente americano Donald Trump sull’intenzione di prendere il controllo della Striscia e trasferire per sempre i palestinesi che vi abitano. Per Izzat al-Rishq, alto esponente del gruppo palestinese, «la dichiarazione di Trump sul `controllo di Gaza´ mostra confusione e profonda ignoranza riguardo alla Palestina e alla regione». «Gaza non è una terra condivisa e nessuna delle due parti può decidere di controllarla. Fa parte della nostra terra palestinese occupata, e ogni soluzione dovrà basarsi sulla fine dell’occupazione e sul mantenimento dei diritti del popolo palestinese», ha aggiunto al-Rishq, assicurando che «il popolo palestinese e le sue forze, sostenute dal popolo arabo e musulmano e dal mondo libero, fermeranno qualsiasi piano di sradicamento e spostamento».
«Gaza deve essere libera da Hamas. Come ha detto oggi Potus, gli Stati Uniti sono pronti a guidare e a Rendere Gaza di Nuovo Bella. Il nostro obiettivo è una pace duratura nella regione per tutte le persone». Lo ha scritto su X il segretario di Stato americano Marco Rubio dopo che Trump ha annunciato l’intenzione di «prendere il controllo» della Striscia e di trasferire in maniera permanente tutti i palestinesi.
Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul fatto di assumere il controllo della Striscia di Gaza sono «ridicole» e «assurde» e «qualsiasi idea di questo tipo può incendiare la regione». A dirlo alla Reuters è un portavoce di spicco di Hamas, Hamas Sami Abu Zuhri, secondo quanto riportato dal Times of Israel.
La reazione nel Medio Oriente alla proposta del presidente Donald Trump di assumere il controllo della Striscia di Gaza da parte degli Stati Uniti non si è fatta attendere. Il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha rilasciato una dichiarazione molto esplicita, affermando che il lungo appello di Riad per uno Stato palestinese indipendente è una «posizione ferma, costante e incrollabile». La dichiarazione sottolinea che il principe ereditario Mohammed bin Salman ha affermato che «l’Arabia Saudita non fermerà il suo instancabile lavoro per la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale, e che il regno non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele senza questo». L’Arabia Saudita sta negoziando con gli Stati Uniti un accordo per riconoscere diplomaticamente Israele in cambio di un patto di sicurezza e di altre condizioni.
Manifestanti filopalestinesi si sono radunati davanti alla Casa Bianca per protestare contro il piano di Donald Trump di «prendere il controllo di Gaza». Lo riporta il New York Times sottolineando che la folla urla: «Donald Trump deve andare in prigione!» e «La Palestina non è in vendita!».
1) Dopo l’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu nello Studio Ovale, il presidente americano Donald Trump va oltre la seconda fase della tregua e annuncia un piano per la Striscia che prevede la gestione del territorio da parte di Washington a «lungo termine», con la possibilità che i palestinesi sfollati non tornino mai più nella loro terra «simbolo di morte e distruzione da decenni»: «Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza e si occuperanno della bonifica degli ordigni e della ricostruzione». Un controllo, quello di Washington sulla Striscia, «a lungo termine» che, per il presidente americano, «porterà stabilità al Medio Oriente» e ha il sostegno di altri leader nell’area. Non è chiaro se questo piano prevede il dispiegamento di truppe
militari in territorio palestinese. Trump non lo ha escluso, limitandosi a dire che «faremo ciò che è necessario».
2) Netanyhau ha ringraziato il presidente americano definendolo «il migliore amico» di Israele, riconoscendogli di essere stato determinante nel raggiungimento della tregua a Gaza e sostenendo che il suo piano per la Striscia «cambierà la storia».
3) Trump non ha spiegato che fine faranno gli 1,7 milioni di civili che vivono a Gaza. Nonostante l’esplicito veto di Egitto e Giordania ad accogliere palestinesi nei loro territori il presidente americano si è detto convinto che alla fine accetteranno. «E credo che lo faranno anche altri Paesi». «Gaza è un inferno, nessuno ci vuole vivere. I palestinesi adorerebbero andarsene», aveva detto nello Studio Ovale prima di incontrare Netanyahu. Poi in conferenza stampa con il premier israeliano ha detto che i palestinesi dovrebbero andarsene «per sempre». E a Gaza «ci vivranno le persone del mondo, anche palestinesi. Sarà la Riviera del Medio Oriente», ha aggiunto annunciando una visita nella Striscia: «Visiterò Israele, che amo, visiterò Gaza, visiterò l’Arabia Saudita e visiterò altri posti in Medio Oriente».
4) Netanyhau ha incassato dall’alleato americano un miliardo di nuove armi, un piano durissimo contro l’Iran, l’uscita dal Consiglio dell’Onu per i diritti umani, che il tycoon ha definito «antisemita» e lo stop definitivo ai fondi all’Unwra. Sulla direttiva contro Teheran il presidente Usa ha spiegato che «è molto dura», dichiarando di aver perfino lasciato l’ordine di «annientare» il regime di Teheran nel caso dovesse assassinarlo. Il premier israeliano ha assicurato a Trump che la normalizzazione delle relazioni con Riad si farà. «La pace tra Israele e Arabia Saudita non solo è fattibile, ma ci sarà», ha detto.
5) Le dichiarazioni di Trump non sono piaciute ad Hamas e l’alto funzionario Sami Abu Zuhri ha affermato: «Le consideriamo una ricetta per creare caos e tensione nella regione. La nostra gente nella Striscia di Gaza non permetterà che questi piani vengano approvati. Ciò che serve è la fine dell’occupazione e dell’aggressione contro il nostro popolo, non la loro espulsione dalla loro terra».
L’ambasciatore palestinese all’Onu, Riyad Mansour, ha criticato duramente le dichiarazioni del presidente Usa Donald Trump secondo cui i palestinesi dovrebbero lasciare Gaza in modo permanente e trasferirsi in una «bellissima area». «La nostra casa è Gaza- ha sottolineato, come riferisce The Guardian -. Per coloro che vogliono mandare il popolo palestinese in un ‘bel posto’, permettete loro di tornare alle loro case originarie in quella che oggi è Israele», ha detto Mansour in conferenza stampa. «Il nostro Paese e la nostra casa è la Striscia di Gaza. È parte della Palestina»., ha concluso.
«Sostengo l’idea di liberare tutti gli ostaggi e di raggiungere tutti i nostri obiettivi della guerra, il che include la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas e l’assicurazione che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele». Queste le parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nello Studio Ovale della Casa Bianca, con il presidente Usa Donald Trump, rispondendo alle domande dei giornalisti. Il leader ha sottolineato di non avere un solo obiettivo di guerra, ma tre: «E li raggiungeremo tutti e tre». Per Netanyahu «le possibilità» di vittoria «aumentano quando Israele collabora con gli Stati Uniti». Prima del bilaterale alla Casa Bianca con Trump, il primo ministro israeliano aveva affermato che la mancanza di collaborazione con Washington «crea problemi».
5 febbraio, 00:57 – Aggiornata il 5 febbraio, 08:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le dichiarazioni di Trump nella conferenza stampa alla Casa Bianca
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