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Le notizie di mercoledì 5 febbraio sul conflitto tra Israele e Hamas, in diretta. Per il premier israeliano, in visita a Washington dal presidente Usa Donald Trump, «le possibilità di vittoria aumentano quando Israele collabora con gli Stati Uniti»
Manifestanti filopalestinesi si sono radunati davanti alla Casa Bianca per protestare contro il piano di Donald Trump di «prendere il controllo di Gaza». Lo riporta il New York Times sottolineando che la folla urla: «Donald Trump deve andare in prigione!» e «La Palestina non è in vendita!».
1) Dopo l’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu nello Studio Ovale, il presidente americano Donald Trump va oltre la seconda fase della tregua e annuncia un piano per la Striscia che prevede la gestione del territorio da parte di Washington a «lungo termine», con la possibilità che i palestinesi sfollati non tornino mai più nella loro terra «simbolo di morte e distruzione da decenni»: «Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza e si occuperanno della bonifica degli ordigni e della ricostruzione». Un controllo, quello di Washington sulla Striscia, «a lungo termine» che, per il presidente americano, «porterà stabilità al Medio Oriente» e ha il sostegno di altri leader nell’area. Non è chiaro se questo piano prevede il dispiegamento di truppe
militari in territorio palestinese. Trump non lo ha escluso, limitandosi a dire che «faremo ciò che è necessario».
2) Netanyhau ha ringraziato il presidente americano definendolo «il migliore amico» di Israele, riconoscendogli di essere stato determinante nel raggiungimento della tregua a Gaza e sostenendo che il suo piano per la Striscia «cambierà la storia».
3) Trump non ha spiegato che fine faranno gli 1,7 milioni di civili che vivono a Gaza. Nonostante l’esplicito veto di Egitto e Giordania ad accogliere palestinesi nei loro territori il presidente americano si è detto convinto che alla fine accetteranno. «E credo che lo faranno anche altri Paesi». «Gaza è un inferno, nessuno ci vuole vivere. I palestinesi adorerebbero andarsene», aveva detto nello Studio Ovale prima di incontrare Netanyahu. Poi in conferenza stampa con il premier israeliano ha detto che i palestinesi dovrebbero andarsene «per sempre». E a Gaza «ci vivranno le persone del mondo, anche palestinesi. Sarà la Riviera del Medio Oriente», ha aggiunto annunciando una visita nella Striscia: «Visiterò Israele, che amo, visiterò Gaza, visiterò l’Arabia Saudita e visiterò altri posti in Medio Oriente».
4) Netanyhau ha incassato dall’alleato americano un miliardo di nuove armi, un piano durissimo contro l’Iran, l’uscita dal Consiglio dell’Onu per i diritti umani, che il tycoon ha definito «antisemita» e lo stop definitivo ai fondi all’Unwra. Sulla direttiva contro Teheran il presidente Usa ha spiegato che «è molto dura», dichiarando di aver perfino lasciato l’ordine di «annientare» il regime di Teheran nel caso dovesse assassinarlo. Il premier israeliano ha assicurato a Trump che la normalizzazione delle relazioni con Riad si farà. «La pace tra Israele e Arabia Saudita non solo è fattibile, ma ci sarà», ha detto.
5) Le dichiarazioni di Trump non sono piaciute ad Hamas e l’alto funzionario Sami Abu Zuhri ha affermato: «Le consideriamo una ricetta per creare caos e tensione nella regione. La nostra gente nella Striscia di Gaza non permetterà che questi piani vengano approvati. Ciò che serve è la fine dell’occupazione e dell’aggressione contro il nostro popolo, non la loro espulsione dalla loro terra».
L’ambasciatore palestinese all’Onu, Riyad Mansour, ha criticato duramente le dichiarazioni del presidente Usa Donald Trump secondo cui i palestinesi dovrebbero lasciare Gaza in modo permanente e trasferirsi in una «bellissima area». «La nostra casa è Gaza- ha sottolineato, come riferisce The Guardian -. Per coloro che vogliono mandare il popolo palestinese in un ‘bel posto’, permettete loro di tornare alle loro case originarie in quella che oggi è Israele», ha detto Mansour in conferenza stampa. «Il nostro Paese e la nostra casa è la Striscia di Gaza. È parte della Palestina»., ha concluso.
«Sostengo l’idea di liberare tutti gli ostaggi e di raggiungere tutti i nostri obiettivi della guerra, il che include la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas e l’assicurazione che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele». Queste le parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nello Studio Ovale della Casa Bianca, con il presidente Usa Donald Trump, rispondendo alle domande dei giornalisti. Il leader ha sottolineato di non avere un solo obiettivo di guerra, ma tre: «E li raggiungeremo tutti e tre». Per Netanyahu «le possibilità» di vittoria «aumentano quando Israele collabora con gli Stati Uniti». Prima del bilaterale alla Casa Bianca con Trump, il primo ministro israeliano aveva affermato che la mancanza di collaborazione con Washington «crea problemi».
5 febbraio, 00:57 – Aggiornata il 5 febbraio, 03:06
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