Eli Sharabi, Ohad ben Ami e Or Levy sono comparsi sul palco allestito da Hamas a Deir Al-Balah, affiancati da miliziani armati e a volto coperto. Un funzionario della Croce Rossa e un funzionario di Hamas hanno firmato il documento per il rilascio. Contemporaneamente sono stati rimessi in libertà 183 detenuti palestinesi. Netanyahu: "Immagini scioccanti non passeranno inosservate". Annunciata la formazione del nuovo governo libanese guidato da Nawaf Salam
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Hamas ha liberato i tre ostaggi israeliani Eli Sharabi, Ohad ben Ami e Or Levy a Deir Al-Balah. I tre sono stati consegnati alla Croce rossa dopo essere comparsi sul palco allestito da Hamas, affiancati da miliziani armati e a volto coperto. Un funzionario della Croce Rossa e un funzionario di Hamas hanno firmato il documento per il rilascio. Contemporaneamente sono stati rimessi in libertà 183 detenuti palestinesi. Netanyahu: “Immagini scioccanti non passeranno inosservate”.
Hagar Mizrahi, funzionaria del ministero della Salute israeliano, ha dichiarato che i tre ostaggi liberati oggi soffrono di grave malnutrizione e hanno perso molto peso. Lo riporta il Times of Israel.
“Un capitolo nuovo” per il Libano. Così le Nazioni Unite dopo l’annuncio della formazione del nuovo governo libanese guidato da Nawaf Salam al termine di settimane di trattative. “La formazione del governo – si legge in un post su X dell’Ufficio del coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il Libano – preannuncia un capitolo nuovo e promettente per il Libano”.
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Il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto a un alloggio adeguato, Balakrishnan Rajagopal, ha affermato che e’ possibile ricostruire la Striscia di Gaza senza sfollare la popolazione palestinese. In una dichiarazione alla stampa, Rajagopal ha evidenziato che circa il 70% degli edifici di Gaza e’ stato distrutto in seguito all’aggressione militare israeliana. Tuttavia, ha sottolineato che circa il 70% della regione potrebbe essere ricostruito in un periodo di 5-10 anni.
Israele ha colpito diverse localita’ in Siria durante la notte, tra cui la citta’ di Inkhil nella provincia di Daraa e l’area di A-Dreij vicino a Damasco. Lo riferisconi i media locali. Secondo Al Mayadeen, una rete libanese affiliata a Hezbollah, sono state udite esplosioni anche a Daraa, Quneitra e Tartus, il che suggerisce un attacco piu’ ampio. Le autorita’ siriane non hanno confermato le vittime o l’entita’ dei danni.
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“Stiamo parlando di un milione e mezzo di persone, e noi ripuliremo tutto”, ha detto il presidente Usa ai giornalisti, definendo Gaza un “cantiere di demolizione” e affermando che la mossa potrebbe essere “temporanea o a lungo termine”.IL PIANO
I media israeliani riferiscono che l’esercito si ritirera’ dal corridoio di Netzarim domani, domenica, alle sei del mattino, in conformita’ con l’accordo di cessate il fuoco. Il corridoio Netzarim arriva fino al mare al centro della striscia di Gaza.
In un post su X, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar fa sapere di accogliere con favore “la decisione del presidente Trump di non partecipare al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Israele si unisce agli Stati Uniti e non parteciperà al Consiglio”. LEGGI L’ARTICOLO
Precipitato in una disastrosa crisi economica da cinque anni, preda da un anno di un una devastante guerra fra Hezbollah e Israele – congelata da un cessate il fuoco – e senza un vero governo da due, il Libano da oggi ha finalmente un esecutivo con pieni poteri, un mese dopo essersi finalmente dato una presidenza. Un governo che annuncia riforme per risollevare il Paese in crisi e dal quale, per la prima volta in decenni, Hezbollah è di fatto escluso. A prendere le redini dell’esecutivo è Nawaf Salam, 71enne giurista e diplomatico ed ex presidente della Corte penale internazionale, musulmano sunnita, come annunciato oggi ufficialmente dal presidente, Joseph Aoun, cristiano maronita, che ha accettato per decreto le contestuali dimissioni del premier ad interim Najib Mikati. Salam guiderà una compagine di 24 ministri, divisi proporzionalmente, come da consolidata prassi politica, fra confessioni religiose e aree politiche. E la quota che obbligatoriamente spetta alla componente sciita è andata – frutto di mesi di estenuanti trattative – ad Amal, il partito guidato dallo speaker del parlamento Nabih Berri, alleato di Hezbollah, ma che si è preso tutta la quota di ministri sciiti, compreso il titolare delle Finanze, Yassin Jaber. Questa esclusione toglie anche alla componente sciita la possibilità di veto, che per anni ha paralizzato la politica libanese. Il parlamento di 128 seggi, è diviso fra partiti confessionali, ma i ministro scelti da Salam non appartengono ad alcun partito e ne è escluso chiunque intenda candidarsi alle elezioni politiche del prossimo anno.
I palestinesi hanno esultato e applaudito, mentre altri suonavano il clacson delle auto nella città meridionale di Khan Younis, quando è giunta la notizia di un accordo per il cessate il fuoco dopo 15 mesi di guerra. LE IMMAGINI
Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, accoglie con favore la liberazione, questa mattina, degli ostaggi Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami, dopo 16 mesi di prigionia da parte di Hamas. “Dopo 490 strazianti giorni di prigionia, Eli, Or e Ohad sono finalmente a casa in Israele”, scrive in un post su X. “Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato chiaro: Hamas DEVE rilasciare TUTTI gli ostaggi ORA!”
Più di 376.000 palestinesi sfollati dalla guerra tra Israele e Hamas sono tornati nel nord della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA). “Si stima che oltre 376.000 persone siano tornate alle loro case nel nord di Gaza, dopo il ritiro delle forze israeliane dalle due strade principali lungo il corridoio Netzarim”, ha detto l’OCHA.
I tre ostaggi israeliani rilasciati oggi da Hamas e apparsi al mondo emaciati e molto provati mangiavano poco, erano sempre scalzi e potevano lavarsi poco o niente. Lo scrive il Times of Israel citando dichiarazioni confidenziali dei parenti raccolte da Channel 12. E così il 34enne Or Levy ha detto di essere rimasto a piedi nudi per 491 giorni, indossando una paio di calzature solo oggi, per la rima volta. La prima doccia l’ha potuta fare dopo mesi e l’espletazione dei bisogni corporei, all’interno dei tunnel-prigione, era consentita solo due volte al giorno, ad orari stabiliti. Levy in prigionia ha perso circa 20 chili. ma la sua testimonianza concorda con quella di Ohad Ben Ami e di Eli Sharabi, che a volte venivano nutriti con un quarto di pita – il pane arabo piatto – al giorno.
Le sconvolgenti immagini della Moschea di Al-Hassan e della Grande Moschea di Gaza, a Gaza city, prima e dopo la guerra. GUARDA IL VIDEO
L’IDF si prepara a ritirarsi durante la notte dalle sue ultime posizioni nel Corridoio di Netzarim, nel centro di Gaza, come parte dell’accordo di cessate il fuoco con Hamas. Lo scirve il Times of Israel. Le forze israeliane si erano ritirate dalle loro posizioni nella porzione settentrionale del Corridoio di Netzarim la scorsa settimana, quando Israele ha permesso ai gazawi sfollati di tornare al nord della Striscia a piedi lungo la strada costiera e con i veicoli lungo la strada Salah a-Din. L’IDF ha mantenuto alcune postazioni sul lato orientale della strada Salah a-Din, più vicino al confine con Israele. Secondo l’accordo, al giorno 21 del cessate il fuoco, Israele si ritirerà dall’intero corridoio che divide la Striscia e manterrà solo una presenza in una zona cuscinetto che non superi circa un chilometro dentro Gaza. Le forze israeliane sono ancora schierate nel Corridoio di Filadelfia, l’area di confine tra Egitto e Gaza. Secondo l’accordo, Israele dovrà completare il suo ritiro dal Corridoio di Filadelfia entro il giorno 50 del cessate il fuoco.
Sono state rilasciate di recente quattro soldatesse israeliane in ostaggio a Gaza. Come confermato dalle Brigate Al Qassam, l’ala armata di Hamas, il rilascio è parte dell’accordo di cessate il fuoco nell’enclave. Si tratta di Liri Albag, 19 anni, Karina Ariev, Daniella Gilboa e Naama Levy, tutte 20enni. La quinta, Agam Berger, rimasta nella Striscia di Gaza, non verrà rilasciata per il momento. Ecco chi sono le soldatesse. CHI SONO
Una devastazione senza precedenti. Oggi, più della metà della Striscia di Gaza è completamente rasa al suolo. Secondo gli esperti, non si è mai registrato un simile livello di distruzione in un’area così piccola e densamente popolata. Le stime per la ricostruzione di Gaza, che potrà essere avviata solo dopo il completamento delle tre fasi dell’accordo di tregua tra Israele e Hamas, sono esorbitanti. Ecco le ultime stime su quanto costerà ricostruire Gaza dopo la devastazione causata dal conflitto tra Hamas e Israele e sulla conta dei danni. I DETTAGLI
“Come sta la mia famiglia? Sono ancora vivi?” La domanda giunge gridata dal finestrino di un autobus che ha riportato nella Striscia di Gaza, a Khan Yunis, oltre 100 prigionieri palestinesi liberati da Israele per lo scambio con gli ostaggi liberati da Hamas. I gazawi hanno potuto rivedere così la loro terra resa irriconoscibile da 15 mesi di guerra, mentre per molti il ;;destino dei loro cari resta sconosciuto. “Ci sono stati martiri nella mia famiglia?” ha urlato ancora l’uomo dal bus prima che una voce tra la folla rispondesse: “Stanno tutti bene”. Dei 183 palestinesi rilasciati oggi, 131 sono stati portati a Gaza. Scendendo dagli autobus noleggiati dalla Croce Rossa nel territorio palestinese, alcuni sembravano stanchi e deboli, mentre altri esultavano, cercando di intravedere un volto familiare. Familiari e amici si sono riversati verso i prigionieri di ritorno, provando a toccarli, stringere loro la mano o semplicemente filmare la scena con i loro telefoni. In sottofondo, dagli altoparlanti risuonavano slogan politici, a volte rilanciati dalla folla. Khadra al-Daghma, sull’orlo del collasso, ha lottato per raggiungere suo figlio prima di cadere tra le sue braccia mentre lui le baciava la fronte. “Sono così felice”, ha detto, lottando per trovare le parole. “Ho aspettato che questo giorno arrivasse per 15 anni”. Tutto intorno a lei, parenti con gli occhi pieni di lacrime e prigionieri liberati, alcuni dei quali non si vedevano da decenni, si abbracciavano e piangevano. “È cambiato così tanto”, ha detto al-Daghma stringendo tra le braccia suo figlio Amar, arrestato nel 2009. Dei gazawi che sono tornati a casa dopo l’entrata in vigore di un cessate il fuoco il 19 gennaio, molti hanno dovuto piantare tende accanto alle loro vecchie case, che hanno trovato distrutte. Il contrasto tra la terra che hanno lasciato e quella in cui sono tornati è netto. “Durante i nostri sei mesi di detenzione, siamo stati completamente tagliati fuori dal mondo, non abbiamo ricevuto alcuna informazione sulla guerra a Gaza”, ha detto Mohammed, un prigioniero liberato che ha rifiutato di condividere il suo cognome. “La portata della distruzione ci ha scioccati, Gaza è in rovina, ci sono macerie ovunque”, ha detto. “Con l’occupazione (israeliana) di Gaza, temo che ci arresteranno di nuovo da un momento all’altro”, ha aggiunto il prigioniero liberato di recente.
Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna fanno parte dei firmatari della dichiarazione congiunta dei 79 Paesi membri della Cpi che criticano le sanzioni Usa: l’Italia invece non compare. “Grazie, Presidente Trump, per il suo coraggioso ordine esecutivo sulla Cpi”, ha scritto Netanyahu su X. La presidente della Commissione Ue: “Cpi deve poter perseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale”. La presidente della Cpi Akane: “Profondo rammarico per l’ordine di Trump”. LEGGI L’ARTICOLO
©Ansa
“Altri tre ostaggi israeliani sono stati liberati dai terroristi di Hamas. Hanno dovuto affrontare orrori inimmaginabili. Il presidente Trump è instancabile nella sua missione e non si fermerà fin quando non avremo riportato a casa tutti gli ostaggi”. E’ quanto si legge in un post su X del consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike Waltz, che nei giorni scorsi ha incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Washington.
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