«L’ho uccisa io, non volevo. Stavamo facendo un gioco erotico, le ho stretto le mani intorno al collo fino a quando mi sono reso conto che non respirava più. Poi mi è preso il panico e ho deciso di disfarmi del cadavere». Dopo una notte nel carcere di San Vittore e due ore di interrogatorio di garanzia davanti al gip, Pablo Gonzalez Rivas ha confessato. La sua strampalata teoria dell’allontanamento volontario, di malesseri, di presunti intenti suicidi della compagna quarantenne Nataly Quintanilla Valle hanno resistito a stento una settimana, tra lampanti contraddizioni nelle sue deposizioni e i racconti delle amiche della donna.
IL BORSONE
Ieri ha ammesso e ha fornito la sua versione, che dovrà essere accertata dagli inquirenti. Gonzales, 48 anni, salvadoregno, un lavoro come operaio manutentore, è accusato di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. «Ho infilato il suo corpo in un borsone, ma non l’ho fatto a pezzi. Poi ho gettato la sacca lungo la strada verso Cassano d’Adda», ha riferito. Non ha indicato un punto esatto ma la targa della sua auto è stata intercettata dalle telecamere, i carabinieri stanno setacciando da venerdì sera la zona attorno al fiume Adda e il canale Muzza. Nataly, è ciò che hanno ricostruito gli investigatori, è stata uccisa la notte tra il 24 e il 25 gennaio. Su di lei cala il silenzio fino al 28 gennaio, quando la sua datrice di lavoro chiama i carabinieri: è la chirurga presso cui la donna lavora come baby sitter, spiega di avere provato a contattarla più volte senza ricevere risposta. Scatta un primo sopralluogo delle forze dell’ordine, tuttavia nessuna anomalia è tale da innescare sospetti. Solo tre giorni dopo Rivas si presenta in caserma per la denuncia, forse convinto che nel frattempo le telecamere di sorveglianza abbiano cancellato le immagini che smentiscono la sue versione. Ovvero: «Nataly se ne è andata di casa con un trolley pieno di vestiti, aveva con sé i documenti, il computer e il telefono. Io dormivo davanti alla televisione, non mi sono accorto di nulla».
LE TELECAMERE
E invece ci sono i video che lo riprendono la notte dell’omicidio mentre entra ed esce di casa con quel borsone a ricostruire una storia diversa: quando gli investigatori gli mostrato alcuni frame, lui ha un moto di sorpresa, ma non apre bocca. Nataly, in base agli atti, sarebbe stata uccisa tra le 0.39 e le 2 del 25 gennaio, cioè tra l’orario dell’ultimo messaggio scambiato con un’amica – benché l’ipotesi degli inquirenti sia che l’abbia inviato Gonzalez – e il momento nel quale la telecamera puntata sulla porta d’ingresso lo riprende mentre si dirige verso i box. Ha con sé una sacca da palestra presumibilmente vuota, rientra nell’appartamento ed esce di nuovo tra le 2 e le 3 di notte con la stessa borsa, ma questa volta è pesante e la trascina. Dentro c’è il corpo di Nataly e per disfarsene il convivente aspetta fino al tardo pomeriggio, lasciandola nel bagagliaio dell’auto. Sono le 18.45 del 25 gennaio quando le telecamere registrano la partenza della macchina da piazza dei Daini, alla Bicocca, immortalando il ritorno alle 21.45. Da quel momento Gonzalez riprende la sua vita di tutti i giorni come se nulla fosse successo, forse vuole solo prendere tempo o spera che nessuno cerchi la compagna.
La denuncia dell’uomo è tardiva e resa necessaria dal fatto che c’è chi tiene a Nataly e si rivolge ai carabinieri: la sua datrice di lavoro, le amiche preoccupate. Gonzalez comincia a disseminare dettagli raffazzonati nelle interviste televisive, afferma che «la settimana prima lei ha parlato di cose senza senso, che se fosse morta nessuno l’avrebbe cercata». Ragguaglia su imprecisati problemi di salute: «Aveva come una palla nella parte del collo, mi diceva che le faceva male, le girava la testa». E insiste: Nataly era preoccupata per il lavoro e per il rinnovo del permesso di soggiorno, era depressa. Le testimonianze delle amiche invece dipingono una donna allegra, con un viaggio in programma e un nuovo contratto da firmare. Piuttosto si soffermano su qualche tensione di coppia legata a motivi economici, per il denaro che l’uomo spediva all’ex moglie e ai due figli in Salvador. La confessione dell’omicidio collegato a un gioco erotico, è il sospetto degli inquirenti, potrebbe essere l’ultima delle tante menzogne inanellate da Gonzalez.
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