Moratti, Della Valle e Tronchetti Provera tra i bersagli della truffa con il nome di Crosetto. «Può capitare, sembrava tutto vero»
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Le notizie di sabato 8 febbraio sul conflitto tra Israele e Hamas, in diretta
Più di 376.000 palestinesi sfollati dalla guerra tra Israele e Hamas sono tornati nel nord della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA). «Si stima che oltre 376.000 persone siano tornate alle loro case nel nord di Gaza, dopo il ritiro delle forze israeliane dalle due strade principali lungo il corridoio Netzarim», ha detto l’OCHA.
I media israeliani riferiscono che l’esercito si ritirerà dal corridoio di Netzarim domani, domenica, alle sei del mattino, in conformità con l’accordo di cessate il fuoco. Il corridoio Netzarim arriva fino al mare al centro della striscia di Gaza.
Due dei tre ostaggi israeliani rilasciati da Hamas, Or Levy ed Eli Sharabi, sono tornati da Gaza in «pessime» condizioni di salute, ha affermato l’ospedale in cui stanno ricevendo cure. «Le conseguenze di 491 lunghi giorni di prigionia sono evidenti sui due rimpatriati arrivati oggi e le loro condizioni mediche sono pessime. Questa è la quarta volta nell’attuale contesto che riceviamo rimpatriati e la situazione è più grave questa volta», ha detto ai giornalisti Yael Frenkel Nir, direttore dell’ospedale Sheba.
«Altri tre ostaggi israeliani sono stati liberati dai terroristi di Hamas. Hanno dovuto affrontare orrori inimmaginabili. Il presidente Trump è instancabile nella sua missione e non si fermerà fin quando non avremo riportato a casa tutti gli ostaggi». È quanto si legge in un post su X del consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike Waltz, che nei giorni scorsi ha incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Washington.
«Donald Trump è stato d’accordo con me, faremo di tutto per riportare a casa tutti gli ostaggi, ma Hamas non sarà» nella Striscia di Gaza. Lo afferma il premier israeliano Benjamin Netanyahu in dichiarazioni diffuse via X e rilanciate da Haaretz, in cui ripete che «elimineremo Hamas» e «riporteremo a casa i nostri ostaggi». Netanyahu afferma di «abbracciare» con la consorte Sara gli ostaggi rilasciati oggi da Hamas e le loro famiglie. «Ancora una volta abbiamo visto chi sono i mostri di Hamas – aggiunge – Sono gli stessi mostri che hanno massacrato i nostri cittadini e abusato dei nostri ostaggi». «Faremo di tutti per riportare a casa tutti i nostri ostaggi», afferma ancora, precisando di aver dato istruzioni alla delegazione israeliana in partenza per Doha di riferire questo messaggio ai mediatori.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu «ha disposto l’invio di una delegazione di negoziatori a Doha», in Qatar, «per discutere dei dettagli tecnici dell’accordo» con Hamas e al suo ritorno dagli Stati Uniti, domenica, prevede di tenere «una riunione del gabinetto di sicurezza riguardo i negoziati per la seconda fase dell’accordo per il rilascio degli ostaggi». Lo rende noto l’ufficio di Netanyahu dopo le notizie anticipate dai media israeliani.
L’Idf ha affermato di aver effettuato un attacco aereo nella valle orientale della Beqaa in Libano questa mattina, prendendo di mira gli operativi di Hezbollah. Lo riporta il Times of Israel. «L’attacco è stato effettuato dopo che i terroristi sono stati identificati mentre operavano in un sito per la produzione e lo stoccaggio di armi strategiche», afferma l’esercito israeliano, mentre l’agenzia di stampa statale libanese riporta sei morti e due feriti nell’attacco (vedi blocchetto delle 17:54). Secondo l’Idf l’attività nel sito di Hezbollah «è una palese violazione» dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano.
Almeno sei persone sono rimaste uccise e due ferite in un raid di un drone nella zona di Janta, nella regione di Baalbek, nel Libano orientale. Lo riferisce l’agenzia libanese Nna. L’operazione viene attribuita a Israele.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato l’invio di una delegazione a Doha, in Qatar, per proseguire i negoziati nell’ambito dell’accordo per il cessate il fuoco e lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi, entrato in vigore il 19 gennaio. Lo ha riferito una fonte anonima ai media ebraici, aggiungendo che il premier terrà una riunione del gabinetto di sicurezza al suo ritorno da Washington questa sera, in merito ai negoziati per la seconda fase dell’accordo. Secondo alti funzionari israeliani, citati dal sito di notizie «Walla», si tratta di un viaggio «simbolico» che probabilmente non farà avanzare i colloqui.
Hagar Mizrahi, funzionaria del ministero della Salute israeliano, ha dichiarato che i tre ostaggi liberati oggi soffrono di grave malnutrizione e hanno perso molto peso. Lo riporta il Times of Israel. «Queste sono scene difficili», ha detto Mizrahi, in una conferenza stampa dall’ospedale Ichilov di Tel Aviv, dove due degli ostaggi rilasciati stanno iniziando la loro convalescenza. In ogni caso, i medici erano anche «emozionati nel vederli camminare sulle loro gambe, eretti e fieri», ha aggiunto la funzionaria.
Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha lanciato un appello affinché i prossimi scambi di prigionieri tra Israele e Hamas siano «dignitosi e
privati», a seguito delle polemiche innescate dalla cerimonia di liberazione dei tre ostaggi israeliani apparsi visibilmente provati fisicamente dalla prigionia a Gaza.
Due autobus con a bordo i palestinesi rilasciati oggi da Israele sono arrivati a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Stando alle immagini trasmesse dai media palestinesi, decine di persone hanno atteso il loro arrivo davanti all’European Hospital, dove verranno sottoposti a controlli medici. Dei 183 palestinesi rilasciati oggi, 111 erano stati catturati nell’enclave durante il conflitto tra Hamas e Israele.
Israele ha iniziato a rilasciare decine di detenuti palestinesi, oggi è attesa la liberazione di 183 detenuti, dopo la consegna di 3 ostaggi israeliani avvenuta questa mattina da Hamas, come parte dell’accordo sul cessate il fuoco di Gaza. Le forze israeliane stanno trasportando un gruppo di prigionieri palestinesi dalla prigione di Ofer in Cisgiordania per essere liberati a Ramallah. Un altro gruppo di prigionieri parte dalla prigione di Keziot nel Negev e verrà rilasciato nella Striscia di Gaza. Questo quinto gruppo di prigionieri include 111 prigionieri catturati dalle forze israeliane a Gaza nel corso della guerra, mentre i restanti 72 erano stati arrestati negli anni precedenti. Lo riporta il Times of Israel.
Un pullman della Croce Rossa con 42 dei 183 detenuti palestinesi rilasciati oggi da Israele in cambio dei tre ostaggi israeliani ha lasciato il carcere di Ofer. Lo rende noto l’Anadolu precisando che il pullman è diretto a Ramallah, in Cisgiordania.
Dopo le immagini diffuse sullo stato dei 3 ostaggi israeliani liberati da Hamas in mattinata, il presidente israeliano, Isaac Herzog ha parlato di «crimine contro l’umanità». In particolare, ha affermato: «Ecco cosa significa un crimine contro l’umanità. Ohad, Or ed Eli sono stati usati in un rituale cinico e malvagio da assassini dannati. Completare l’accordo sugli ostaggi è un atto umano, morale ed ebraico. È essenziale far tornare tutti i nostri fratelli e sorelle dall’inferno della prigionia a Gaza, fino all’ultimo», aggiunge.
Il governo di Israele abbraccia i tre rimpatriati», afferma l’ufficio del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu riferendosi alla consegna di tre
ostaggi appena conclusa mentre il premier trascorre il fine settimana negli Stati Uniti. Ma «le immagini scioccanti che abbiamo visto oggi non passeranno inosservate», afferma la dichiarazione. I tre – Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami – apparivano magri e malfermi alla ormai consueta cerimonia sul palco di Hamas. «Il governo, insieme ai funzionari della
sicurezza, sosterrà loro e le loro famiglie. Israele si impegna a riportare indietro tutti gli ostaggi e i dispersi», conclude.
I tre ostaggi israeliani sono arrivati in Israele con le forze dell’esercito (Idf) e della sicurezza (Isa): lo annuncia l’Idf su Telegram. «Poco fa, accompagnati dalle forze dell’Idf e dell’Isa, gli ostaggi rientrati – Or Levy, Ohad Ben Ami e Eliyahu Sharabi – hanno attraversato il confine con il territorio israeliano – si
legge in un comunicato -. Gli ostaggi rientrati sono attualmente in viaggio verso un primo punto di accoglienza nel sud di Israele, dove si riuniranno con le loro famiglie».
Sul palco di Deir el Balah, come da «rito», un miliziano di Hamas ha avvicinato un microfono alla bocca di Eli Sharabi, uno dei tre ostaggi liberati oggi. Dinanzi alla folla l’ormai ex ostaggio ha detto: «Sono contentissimo di essere qui, non vedo l’ora di abbracciare mia moglie e i miei figli». Poche parole pronunciate, che fanno però capire che durante i giorni di prigionia Eli non abbia mai saputo della morte della sua famiglia proprio durante il rapimento del 7 ottobre. Quel giorno, i terroristi di Hamas hanno ucciso la moglie Lianne, 48, e le figlie Yahel, 13, e Noiya, 16, e il loro cane.
Dal quartier generale del Forum degli Ostaggi e delle Famiglie Scomparse la denuncia: «Le immagini inquietanti del rilascio di Ohad, Eli e Or sono l’ennesima prova cruda e dolorosa che non lascia spazio a dubbi: non c’è tempo da perdere per gli ostaggi! Dobbiamo tirarli fuori tutti, fino all’ultimo ostaggio. Ora!». 
I tre ostaggi israeliani, Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami, sono saliti sul palco preparato da Hamas a Deir el Balah, nella Striscia di Gaza. Le macchine della Croce rossa sono già arrivate sul posto per ricevere i tre uomini rapiti dal movimento islamista palestinese il 7 ottobre 2023 e consegnarli alle autorità israeliane, nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas entrato in vigore il 19 gennaio.
È tutto pronto per il rilascio dei tre ostaggi israeliani che oggi saranno scambiati con 183 detenuti palestinesi. Un convoglio di veicoli della Croce Rossa si sta dirigendo verso un luogo di consegna a Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza, ha detto un funzionario della difesa israeliano al Times of Israel. Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami saranno poi scortati fuori dalla Striscia dove già li attendono gli elicotteri dell’aeronautica militare israeliana che li porteranno negli ospedali nel centro di Israele dopo un controllo iniziale presso una struttura dell’esercito vicino al confine di Gaza.
(Di Greta Privitera) Tre ore. Tre ore di ritardo che sono sembrate un’eternità. L’accordo era: alle 16, lista dei nomi dei prossimi ostaggi da liberare. Hamas l’ha consegnata alle 19 di ieri sera. Centottanta minuti dopo. Per le famiglie che attendono i loro cari ancora a Gaza sono un tempo infinito di inquietudine e domande: «La tregua sta saltando?». «Montagne russe» dicono sempre gli uomini e le donne che si incontrano nella piazza degli ostaggi di Tel Aviv.

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Hamas rilascerà gli ostaggi Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami a partire dalle 10 a Deir al-Balah, una località nella Striscia di Gaza centrale. La milizia islamista ha già allestito il palco per la consueta cerimonia di consegna alla Croce Rossa, poi tutti e tre saranno scortati fuori da Gaza dall’IDF verso una struttura dell’esercito vicino a Re’im, dove saranno sottoposti a un controllo fisico e mentale iniziale e incontreranno le loro famiglie. Successivamente, saranno portati negli ospedali Ichilov e Sheba nel centro di Israele. È la prima volta che viene scelta Deir al-Balah per il rilascio degli ostaggi. Sul palco campeggia un cartello con un pugno e una bandiera palestinese e le parole «vittoria totale» scritte in ebraico in basso sopra una foto del primo ministro Benjamin Netanyahu che ha giurato che la guerra non finirà finché Israele non otterrà la «vittoria totale». I pick-up bianchi con mitragliatrici montate sul retro fiancheggiano il palco e si possono vedere uomini armati e mascherati di Hamas che formano un cordone che circonda il sito. Non è immediatamente chiaro se ci saranno uno o più siti in cui i tre ostaggi, Ohad Ben Ami, 56 anni, Eli Sharabi, 52 anni, e Or Levy, 34 anni, saranno liberati.
Da sinistra a destra: Or Levy, Ohad Ben Ami ed Eli Sharabi
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres hanno ribadito la loro opposizione a qualsiasi proposta volta a sfollare i palestinesi da Gaza e hanno confermato il loro sostegno alla soluzione dei due Stati. Ne dà notizia il sito del network satellitare qatariota al Jazeera.
Secondo un comunicato della Presidenza egiziana, el-Sisi e Guterres hanno anche discusso in una telefonata «gli sforzi dell’Egitto per il rispetto del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e dello scambio di prigionieri e per facilitare l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza». Hanno inoltre sottolineato l’importanza di avviare rapidamente il processo di ricostruzione a Gaza per ripristinare la normalità nell’enclave palestinese, contrariamente ai piani di sfollamento.
Il Dipartimento di Stato statunitense ha approvato la vendita a Israele di 6,75 miliardi di dollari in bombe, kit di guida e spolette, oltre a 660 milioni di dollari in missili Hellfire, secondo quanto dichiarato dalla Defense Security Cooperation Agency (DSCA). Ne dà notizia il sito del network satellitare qatariota al Jazeera. «Gli Stati Uniti sono impegnati per la sicurezza di Israele ed è vitale per gli interessi nazionali degli Stati Uniti assistere Israele nello sviluppo e nel mantenimento di una forte e pronta capacità di autodifesa», la dichiarazione diffusa dalla DSCA che accompagna la notizia.
8 febbraio, 01:22 – Aggiornata il 8 febbraio, 23:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le manifestazioni giungono in vista delle elezioni in programma per il 23 febbraio
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Di NewsBot