interviste
L'ad della Serie A Luigi De Siervo ha parlato dei problemi di stadi e infrastrutture in Italia, la sostenibilità e la Superlega
L’amministratore delegato della Serie A, Luigi De Siervo, è intervenuto all’evento Spobis di Amburgo nel panel “Challenges of European Football – The Top Leagues Perspective”. L’ad ha trattato temi come la sostenibilità finanziaria, il problema degli stadi e i calendari.
“Negli ultimi anni il numero di partite è aumentato in modo significativo a causa dei nuovi format introdotti da Uefa e Fifa. Tuttavia, mentre con la Uefa esiste un dialogo costruttivo per bilanciare le esigenze delle competizioni europee con quelle nazionali, con la Fifa questo confronto al momento non c’è stato ed è per questo che, insieme al sindacato europeo dei calciatori, abbiamo avviato un’azione legale come Leghe europee. Il risultato è che il calendario è sempre più congestionato e le squadre si trovano a dover affrontare un numero crescente di gare, spesso con ripercussioni dirette sulle competizioni nazionali.
In Serie A circa il 50% delle partite della prima parte della stagione è stato condizionato dagli appuntamenti delle otto squadre italiane coinvolte nelle coppe europee. Questo significa che devono gestire turnover forzati, infortuni e una distribuzione degli impegni che impatta direttamente sulla qualità e sulla competitività del nostro campionato”.
“Negli ultimi anni il calcio europeo ha affrontato sfide cruciali, tra cui il tentativo di introdurre un modello chiuso come la Superlega. Questo progetto è stato fermamente respinto dai tifosi, dalla Uefa e da tutte le Leghe europee perché crediamo in un calcio basato su meriti sportivi e su una competizione aperta. Oggi sono convinto che quell’idea di Superlega sia definitivamente ‘morta’. Uno dei motivi principali è che i grandi club, promotori di questa iniziativa, stanno già beneficiando in modo significativo del nuovo formato della Champions League.
Questo modello garantisce loro entrate molto elevate, riducendo l’interesse per soluzioni alternative. Basta guardare alcuni numeri: l’Inter, ad esempio, ha già incassato 90 milioni di euro dalla Uefa in questa prima parte stagione. Una cifra in linea con quella che ha ricevuto vincendo lo scorso campionato italiano. Questa dinamica è ancora più evidente nei campionati di media grandezza: alcune Leghe ci hanno riportato che i ricavi generati dalle squadre qualificate alla sola ‘League phase’ superano di 20 volte il valore che otterrebbero vincendo il loro campionato nazionale. Questo crea un divario sempre più ampio tra le squadre di vertice e le altre. Il rischio è di rendere alcuni tornei meno competitivi nel lungo periodo. L’Italia, in questo senso, rappresenta un esempio positivo: negli ultimi cinque anni quattro squadre diverse hanno vinto il campionato, segno di un equilibrio che dobbiamo preservare.
Tuttavia, in altri paesi, come Inghilterra, Germania e Francia, si sta consolidando una situazione in cui un singolo club, grazie ai ricavi sproporzionati derivanti dalle competizioni Uefa, ha un vantaggio strutturale che gli permette di dominare il proprio campionato per anni, rendendo il distacco con gli altri incolmabile. Inoltre, questa situazione sta spingendo molte squadre a investire oltre le loro possibilità per cercare di entrare nella nuova Champions League, generando un aumento dei costi difficilmente sostenibile. È una sorta di ‘scommessa finanziaria’ che sta gonfiando i bilanci e creando rischi per la stabilità del sistema. Come Lega Serie A crediamo che sia fondamentale collaborare con la Uefa per garantire che il modello attuale non crei squilibri insostenibili nei campionati nazionali. La crescita del calcio europeo deve avvenire in armonia con le competizioni domestiche. Bisogna evitare di compromettere l’equilibrio competitivo che rende ogni torneo emozionante fino all’ultima giornata”.
“Voglio innanzitutto fare i complimenti alla Uefa, e ad Andrea Traverso, per il lavoro svolto nella gestione del nuovo sistema di sostenibilità finanziaria. È stato un processo obbligato, che rappresenta un passo avanti fondamentale per la stabilità economica del calcio europeo. Tuttavia sarebbe necessario che, con un congruo periodo di avvicinamento, la Uefa individuasse un sistema condiviso di sostenibilità finanziaria. Il fine è che tutti i club, e non solo quelli che partecipano alle competizioni europee, debbano rispettare gli stessi parametri.
A breve in Italia verrà costituita un’autorità governativa indipendente, che si occuperà del controllo finanziario di tutti i Club professionisti. Il fine è quello di garantire maggiore trasparenza e normalizzare le dinamiche economiche dei nostri campionati. Allo stesso tempo, è fondamentale valorizzare le ‘best practice’ che stanno emergendo. Un esempio virtuoso è rappresentato dalla Juventus, che è stata la prima in Italia a creare una seconda squadra, l’Under 23. Per dare un’idea dell’impatto economico di questa scelta, negli ultimi quattro anni ben 35 giovani del settore giovanile bianconero hanno esordito in Serie A. Solo negli ultimi due anni il Club ha generato circa 140 milioni di euro dalle cessioni di questi talenti. Questo modello di sviluppo sta iniziando a diffondersi anche in altri club come Atalanta, Milan e presto Inter. Ciò dimostra che investire nella crescita dei giovani può portare benefici sia tecnici che economici”.
“Se c’è un aspetto in cui il nostro calcio è rimasto indietro rispetto agli altri campionati europei è senza dubbio quello delle infrastrutture. Oggi la principale criticità della Serie A non è la qualità del gioco o la competitività, ma che molti dei nostri stadi non sono all’altezza degli standard internazionali. L’assegnazione a Italia e Turchia di Euro 2032 sta accelerando i processi per la realizzazione di nuovi impianti in città strategiche come Milano e Roma, oltre a Bologna, Cagliari, Empoli, Firenze e Genova.
Tuttavia, la burocrazia continua a rappresentare un ostacolo enorme. Paradossalmente, in questo momento storico non mancano i fondi, i progetti o le idee, ma la capacità di trasformare questi piani in opere concrete. Per questo motivo, ritengo che il Governo dovrebbe nominare un Commissario straordinario per gli stadi. Una figura con il compito specifico di sbloccare i processi burocratici e garantire che i nuovi impianti vengano realizzati nei tempi previsti. Nei prossimi 5-6 anni, la sfida principale del calcio italiano sarà proprio questa: dotarsi di infrastrutture moderne e funzionali che possano migliorare l’esperienza dei tifosi. Senza stadi all’altezza, sarà difficile competere con i grandi campionati europei. Per questo, il nostro impegno deve essere massimo: il futuro della Serie A passa anche dalla capacità di costruire un calcio moderno, sostenibile e attrattivo a livello globale”.
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