I miliziani palestinesi hanno però reso noto che "la porta resta aperta" per rispettare la data di sabato prossimo per il nuovo scambio prigionieri. Intanto il presidente Usa ha detto di essere impegnato ad acquistare e controllare Gaza: un’affermazione che ha suscitato le ire di Hamas. Il premier israeliano ha dichiarato che il presidente degli Stati Uniti è "determinato" a realizzare il suo piano, definendolo "rivoluzionario"
I manifestanti, che chiedono il completamento dell’accordo di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi rimanenti, stanno attualmente bloccando l’autostrada Ayalon in direzione sud a Tel Aviv, dopo che Hamas ha dichiarato che avrebbe ritardato il prossimo scambio di prigionieri a causa delle “violazioni israeliane” dell’accordo. Secondo quanto riferito, i manifestanti stanno chiedendo che i tempi previsti dall’accordo vengano abbreviati per accelerare il ritorn di tutti gli ostaggi israeliani, poiche’ gli ultimi tre rilasciati sono stati riconsegnati in Israele in cattive condizioni di salute. I manifestanti, che stanno marciando anche sul ponte di Begin Street, gridano: “Non li abbandoneremo!”. Tra i manifestanti ci sono i parlamentari democratici Gilad Kariv e Naama Lazimi.
L’attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele e la conseguente offensiva a Gaza hanno riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui non si riesce a trovare una soluzione. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. IL PUNTO
L’Egitto ospiterà un vertice arabo di emergenza il 27 febbraio al Cairo, chiesto dalle autorità palestinesi – afferma una nota del ministero degli Esteri egiziano – “per affrontare i nuovi e pericolosi sviluppi nella causa palestinese”. Nella nota si precisa che il vertice è stato organizzato in coordinamento con il Regno del Bahrein, Paese che attualmente presiede il vertice arabo, e il Segretariato generale della Lega degli Stati arabi, nonché dopo la consultazione e il coordinamento dell’Egitto al massimo livello con gli altri Paesi arabi.
In un post su X, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar fa sapere di accogliere con favore “la decisione del presidente Trump di non partecipare al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Israele si unisce agli Stati Uniti e non parteciperà al Consiglio”. LEGGI L’ARTICOLO
Hamas ha reso noto che “la porta resta aperta” per rispettare la data di sabato prossimo per il nuovo scambio prigionieri. “Posticipare il rilascio dei prigionieri è un messaggio di avvertimento all’occupante”, afferma Hamas in una nota, spiegando di aver sospeso lo scambio 5 giorni prima “per dare ai mediatori sufficienti opportunità di fare pressione sull’occupante affinché adempia ai propri obblighi”. Secondo Hamas Israele ha violato l’accordo tra le altre cose ritardando il ritorno degli sfollati di Gaza nel nord, sparando ai palestinesi, ritardando l’ingresso di forniture medie e delle attrezzature per rimuovere le macerie.
I palestinesi hanno esultato e applaudito, mentre altri suonavano il clacson delle auto nella città meridionale di Khan Younis, quando è giunta la notizia di un accordo per il cessate il fuoco dopo 15 mesi di guerra. LE IMMAGINI
Le sconvolgenti immagini della Moschea di Al-Hassan e della Grande Moschea di Gaza, a Gaza city, prima e dopo la guerra. GUARDA IL VIDEO
I negoziatori di Hamas hanno dichiarato che le garanzie Usa per il cessate il fuoco non sono più in vigore di fronte al piano del presidente Usa Donald Trump di voler trasferire i palestinesi fuori da Gaza. Lo hanno affermato 2 fonti della sicurezza egiziana a Reuters rilanciata dal Times of Israel. I mediatori temono la rottura dell’accordo di cessate il fuoco dopo che Hamas ha annunciato il rinvio del prossimo scambio di prigionieri accusando Israele di violare la tregua. I mediatori hanno rinviato i colloqui fino a quando non sarà ricevuta una chiara indicazione dell’intenzione di Washington di continuare l’accordo a fasi.
L’ex ministro israeliano ed esponente di estrema destra, Itamar Ben Gvir, ha chiesto di riprendere la guerra contro Hamas a Gaza, dopo l’annuncio di voler posticipare il prossimo scambio di prigionieri. Israele dovrebbe effettuare “un massiccio assalto a Gaza, dall’aria e dalla terra, insieme a un blocco completo degli aiuti umanitari alla Striscia, tra cui elettricità, carburante e acqua, e incluso il bombardamento degli aiuti che sono già stati portati e sono nelle mani di Hamas”, ha detto su X. “Dobbiamo tornare alla guerra e distruggere!”. Il partito di Ben Gvir ha lasciato il governo per protestare contro l’accordo di tregua.
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu sta tenendo consultazioni di sicurezza con la dirigenza dell’establishment della difesa per discutere dell’annuncio di Hamas di posticipare il rilascio degli ostaggi fino a nuovo avviso. Lo afferma un funzionario al Times of Israel, aggiungendo che il premier anticiperà alla mattina la riunione del gabinetto di sicurezza programmata per domani pomeriggio.
L’Autorità Palestinese ha annunciato oggi che metterà fine al suo sistema di “indennità alle famiglie dei prigionieri e dei martiri”, rispondendo così ad una richiesta di lunga data di Washington.. Il presidente Abu Mazen (Mahmoud Abbas) ha emesso un decreto che ristruttura il sistema di sicurezza sociale dell’Autorità Palestinese e revoca questi benefici a beneficio delle famiglie dei prigionieri detenuti da Israele e delle famiglie dei palestinesi uccisi dall’esercito israeliano, ha precisato l’agenzia Wafa. Israele ha da tempo denunciato questo sistema come un “incitamento al terrorismo”.
Il leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, con un decreto presidenziale ha revocato la legge che prevede il pagamento di ‘assegni’ ai familiari dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane o dei palestinesi “martiri” che hanno perso la vita o sono rimasti feriti durante operazioni contro lo Stato ebraico. Lo ha riferito l’agenzia di stampa palestinese Wafa, sottolineando che questo sistema sarà sostituito da un programma di assistenza sociale a tutte le famiglie palestinesi bisognose.
Il programma abolito da Abbas, noto anche con il nome di ‘Fondo per i martiri’, era da tempo sotto accusa da parte di Israele e dei Paesi occidentali che sostenevano incentivasse la violenza. La mossa del leader dell’Anp arriva in un momento in cui traballa l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas e fa discutere la proposta del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sul futuro della Striscia di Gaza.
Hamas ha annunciato lo slittamento del rilascio di altri ostaggi israeliani previsto per sabato “a data da definirsi” denunciando violazioni dell’accordo per il cessate il fuoco da parte di Israele che, secondo le accuse, avrebbe fra l’altro ritardato il ritorno degli sfollati nel nord della Striscia di Gaza e bloccato il flusso degli aiuti umanitari. “Nelle ultime tre settimane, la leadership della resistenza ha preso atto delle violazioni da parte del nemico e il mancato rispetto dei termini dell’accordo, incluso il ritardo nel ritorno dei profughi nel nord della Striscia di Gaza, averli presi come obiettivo di bombe e artiglieria in diverse zone della Striscia, non consentire agli aiuti umanitari di qualunque tipo di entrare nella regione come concordato mentre la resistenza ha attuato i suoi obblighi”, si legge in un comunicato diffuso dall’account Telegram di Hamas in cui si chiede anche a Israele di “compensare” per le violazioni delle ultime settimane retroattivamente oltre che rispettare gli impegni presi. Hamas dice di mantenere il suo impegno ai termini dell’accordo fino a che Israele lo farà.
Hamas afferma che ritarderà il prossimo rilascio degli ostaggi israeliani “fino a nuovo avviso”.
Benjamin Netanyahu, parlando al plenum della Knesset durante un voto di sfiducia nei confronti del governo, ha affermato che “il presidente Trump ha presentato una visione nuova e rivoluzionaria per il giorno dopo Hamas” a Gaza e che “dopo un periodo difficile, siamo d’accordo con l’amministrazione statunitense su tutti gli obiettivi della guerra”. Lo riporta Haaretz. Netanyahu si è poi rivolto ai membri dell’opposizione che lo stavano fischiando e ha detto: “Continuate a parlare del ‘giorno dopo’ e ora l’avete ottenuto. Il vostro problema è che non corrisponde alla narrazione di Oslo. Vi rifiutate di imparare”.
L’aereo sul quale Benjamin Netanyahu ha fatto ritorno dagli Stati Uniti in Israele ha modificato la rotta, evitando di entrare nello spazio aereo canadese a causa del mandato di cattura della Corte penale internazionale (Cpi) che pende sul primo ministro israeliano. Lo ha riferito l’emittente israeliana Kan. Il Canada è uno dei Paesi firmatari dello Statuto di Roma, con cui è stata costituita la Cpi, e ciò significa che legalmente è tenuto ad arrestare Netanyahu se entrasse nel suo territorio. Mentre diversi Paesi hanno assicurato che non arresterebbero Netanyahu, lo scorso novembre il Canada ha annunciato che avrebbe “rispettato” il mandato della Corte e avrebbe eseguito l’arresto.-
Con oltre 7.000 lavoratori, in sole due settimane “dall’inizio del cessate il fuoco, l’Unrwa ha raggiunto più di 1,2 milioni di persone con aiuti alimentari”, insieme con il Programma alimentare mondiale. Lo rende noto sul suo profilo X Philippe Lazzarini, Commissario generale dell’Unrwa, aggiungendo che nello stesso arco di tempo l’agenzia ha inoltre “aperto 10 nuovi rifugi per supportare le persone che tornano al nord distribuendo tende, coperte, teli di plastica, oltre a vestiti caldi mentre tempeste e pioggia continuano”. Allo stesso tempo, aggiunge sempre Lazzarini nel suo post, “i nostri team di assistenza sanitaria primaria hanno ricevuto forniture mediche da distribuire ai pazienti nelle nostre cliniche tramite i nostri team mobili” e “forniscono fino a 17 mila visite mediche ogni giorno”.
Donald Trump afferma che i palestinesi non avrebbero alcun diritto al ritorno in base al suo piano per impossessarsi di Gaza.
Il team israeliano di negoziatori è rientrato da Doha, circa 24 ore dopo essere stato inviato per partecipare ai colloqui sulla seconda fase del cessate il fuoco e sull’accordo di rilascio degli ostaggi tra Israele e Gaza. Lo riferisce il quotidiano Times of Israel, precisando che il team ha fatto ritorno in Israele prima della riunione del gabinetto di sicurezza di domani sullo stato dei negoziati e la fase successiva. Secondo valutazioni concordanti di esperti e degli stessi media israeliani, anche se il premier Benjamin Netanyahu ha dato nei giorni scorsi il suo via libera a partecipare alla seconda fase dei colloqui a Doha, in realta’ ha inviato la delegazione solo per “discutere i dettagli tecnici dell’accordo” e non per negoziare effettivamente.
La polizia israeliana ha fatto irruzione ieri in due librerie palestinesi nella Gerusalemme est occupata, confiscando libri e arrestando uno dei proprietari e suo nipote: lo riporta la Cnn, che cita i loro familiari. Le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso condivise dai proprietari, quattro fratelli della famiglia Muna, mostrano agenti di polizia che mettono libri in sacchi della spazzatura in una delle filiali della Educational Bookshop, una società che ha negozi in lingua araba e inglese. “Hanno gettato alcuni libri a terra, ma il danno materiale è avvenuto nel negozio in lingua araba”, ha detto alla Cnn il proprietario del negozio Iyad Muna. Le foto condivise da Muna mostrano libri, quaderni e materiale per scrivere sparsi per terra. Il proprietario e suo nipote sono stati trattenuti la notte tra domenica e lunedì e oggi dovranno affrontare un’udienza in tribunale. Gruppi per i diritti umani hanno chiesto il loro rilascio immediato, denunciando gli arresti come parte di una più ampia campagna di persecuzione nei confronti degli intellettuali palestinesi, scrive da parte sua il Guardian. Secondo il quotidiano britannico, una folla di manifestanti si è radunata oggi davanti al tribunale di Gerusalemme in segno di solidarietà: ‘No alla censura, no ai divieti sui libri’, si leggeva su un cartello.
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