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In 7.500 hanno già spostato la residenza. Costi e limiti, le testimonianze:«Le tasse sono in assoluto le più basse, si vive bene e ci si sente sicuri»
Pensionati ad Hammamet
Paese che vai, paradiso (fiscale) che trovi. Finito il sogno portoghese dopo lo stop di Lisbona alle agevolazioni per i pensionati stranieri che hanno scelto di trasferirsi a vivere in Portogallo (fino al 2020 l’esenzione era totale e fino al 2024 l’imposta fissa al 10%), ora è la volta della Tunisia. Il Paese del Maghreb è l’unico, tra le mete mondiali di espatrio, che ha fatto registrare nel quinquennio 2019-2023 un segno positivo: +46 %. Trend confermato dal numero dei pensionati italiani che hanno spostato qui la residenza: 2 mila solo negli ultimi due anni.
«Le tasse sono in assoluto le più basse, si vive bene e ci si sente sicuri — spiega Rita Salvati, 73 anni, dal 2012 direttrice ad Hammamet di Orizzonte Tunisia, agenzia che si occupa a 360° di chi vuole defiscalizzare nel Paese Nordafricano —. Trasferirsi in Tunisia equivale ad assoggettare la propria pensione a un regime di tassazione non superiore al 5%, contro il 30% medio dell’Italia. La tassazione va a scaglioni e si applica soltanto sul 20% del lordo: i primi 5.000 dinari (1.500 euro, ndr) sono esentasse; dai 5.000 ai 10.000 si paga il 2,3% e così via fino a un massimo del 5%». Per ottenere il trasferimento in Tunisia bisogna dimostrare di avere un reddito congruo al mantenimento della casa dove si andrà a vivere e soggiornare sul territorio tunisino per 183 giorni. «Non necessariamente consecutivi, il periodo deve andare dall’iscrizione all’Aire al 31 dicembre — precisa Salvati —. Con la nuova Finanziaria dell’Agenzia delle Entrate sono diventati 185: hanno aggiunto i due giorni di viaggio».


Oggi, gli «expat» in Tunisia registrati all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero sono in totale oltre 7.500, attratti dal clima mite, dalla qualità della vita e, naturalmente, dai benefici fiscali. Di questi, 6 mila si trovano nella città di Hammamet.
«Non cambierei con nessun altro posto al mondo — racconta Giovanni Cimarossa, 66 anni, originario di Cerreto d’Esi (Ancona), ad Hammamet da due anni —. In Italia avevo perso il lavoro e con mia moglie, ex insegnante, facevamo fatica ad arrivare alla fine del mese. Con i miei 1.350 euro di pensione ora vivo benissimo. Ho una casa fronte mare con due camere da letto e giardino che mi costa 450 euro al mese e vado al ristorante con 10 euro. E ho molti amici. Però c’è tanta disorganizzazione e il servizio sanitario pubblico non è di qualità. Fortuna che quello privato ha medici ottimi e costa un terzo che in Italia. Una visita specialistica viene 60 dinari».
Nota dolente è infatti la polizza sanitaria, da stipulare necessariamente in loco. «Gli ex Inpdap non hanno diritto alla sanità pubblica ma, in forza di una Convenzione tra Italia e Tunisia, quelli dell’Inps sì — dice Ester Z., 69 anni, da 5 ad Hammamet —. Loro hanno la Cnam: anticipano le spese, poi vengono rimborsati. Io a Bologna ero un’impiegata statale e quindi devo rivolgermi all’assistenza privata. Pago tutto, ma funziona». E la sicurezza? «Mai avuto problemi. Certo non vado in giro di notte da sola. Sei non dai problemi, qui non hai problemi».

12 febbraio 2025
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Di NewsBot