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Le notizie di giovedì 20 febbraio sul conflitto tra Israele e Hamas. Idf:«I bimbi Bibas uccisi a Gaza dai loro rapitori»
Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che i due bambini tenuti in ostaggio da Hamas nella Striscia di Gaza, Ariel e Kfir Bibas, i cui corpi sono stati riconsegnati a Israele, sono stati uccisi dai loro rapitori e non nei bombardamenti dello Stato ebraico come sostiene invece il movimento islamista. «Ariel e Kfir Bibas sono stati brutalmente uccisi durante la prigionia nel novembre 2023 da terroristi palestinesi», ha affermato un portavoce delle Idf.
L’esercito israeliano ha identificato i resti dei piccoli Kfir e Ariel Bibas, restituiti giovedì da Hamas, ma ha riferito che il terzo corpo consegnato non è quello della mamma, Shiri Bibas. Lo riportano i media israeliani. Secondo il portavoce dell’Idf, il dna del terzo corpo non corrisponde a quello di nessuno degli ostaggi ancora a Gaza
«Dopo il tentativo di perpetrare una serie di attentati di massa sugli autobus, il primo ministro Benyamin Netanyahu ha appena completato una valutazione della sicurezza con il ministro della Difesa, il Capo di Stato Maggiore dell’Idf, il Direttore dello Shin Bet e l’Ispettore Generale della Polizia Israeliana, e ha ordinato all’Idf di condurre un’intensa operazione contro i centri del terrorismo in Giudea e Samaria». Lo rende noto l’ufficio del premier israeliano aggiungendo che Netanyahu «ha anche ordinato alla polizia israeliana e allo Shin Bet di aumentare l’attività preventiva contro ulteriori attacchi nelle città israeliane».
Il ministro dei Trasporti israeliano Miri Regev ha dato ordine di «fermare e ispezionare tutti gli autobus, i treni pesanti e leggeri e di agire secondo le istruzioni dello Shin Bet e della polizia». Intanto le organizzazione degli autisti di autobus della Federazione nazionale ha ordinato agli autisti dei mezzi pubblici di tutto il Paese di non salire sui bus e guidare dopo gli attentati di questa sera a Bat Yam, vicino Tel Aviv.
La polizia e lo Shin bet (intelligence interna) indagano su una terza esplosione avvenuta su un autobus in un parcheggio di Wolfson, vicino Tel Aviv, oltre alle due a Bat Yam. L’attività della metropolitana leggera è stata completamente interrotta su ordine della polizia, in seguito alle tre esplosioni avvenute nell’area cittadina.
Oded Lifshitz, il cui corpo è stato riconsegnato oggi da Hamas a Israele, «è stato assassinato in prigionia più di un anno fa». Lo ha dichiarato Chen Kugel dell’Istituto nazionale di medicina legale in Israele. «Condividiamo il profondo dolore della famiglia Lifshitz. Oggi, 503 giorni dopo il massacro del 7 ottobre, abbiamo identificato il corpo di Oded Lifshitz», ha aggiunto. L’Istituto forense, ha proseguito Kugel, «è al lavoro dal 7 ottobre per identificare tutte le persone uccise nell’attacco terroristico, è pienamente mobilitato per portare a termine la missione nazionale di identificazione degli ostaggi deceduti e tornati in Israele. Stiamo lavorando da questa mattina per dare una risposta definitiva alle famiglie”.
«Che cos’altro deve succedere perché il mondo apra gli occhi sull’orrore di Hamas? Il nostro cuore di esseri umani, non solo di ebrei, è spezzato per le azioni atroci che sono state commesse sulla famiglia Bibas: mamma Shiri e i due piccoli Ariel e Kfir, che aveva solo nove mesi quando è stato rapito. Non ci sono parole per esprimere un simile abisso di malvagità». Lo scrive su Facebook il presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun. «Vorremmo poter dire a Yarden, il papà rimasto vivo proprio per cercare di difendere la sua famiglia, che non è mai stato e non è solo, che anche tutta la Comunità Ebraica di Roma è stretta al suo fianco e soffre con lui. Questo orrore – prosegue – deve smuovere l’ignavia di quanti non hanno il coraggio di riconoscere la fonte del male, che anzi accusano la vittima e assolvono il carnefice, ribaltando la verità. La verità è sotto gli occhi di tutti, Hamas stesso ne ha fatto il suo spettacolo dell’orrore fin dal 7 ottobre, ed è il male assoluto. Una minaccia mortale alla nostra società, alle basi stesse dell’umanità, ben oltre i confini di Israele. Che cos’altro deve succedere perché si capisca che non si può dare dignità di Stato a un’entità nella quale comandano ancora, attraverso il terrore, campioni del male che mettono in scena le bare dei bambini e portano allo spettacolo figli e famiglie, esibendo al mondo il silenzio di chi non c’è più, strumentalizzando il dolore pur di mandare i loro messaggi di morte». «La nostra risposta dev’essere quella di credere che la morte può e deve essere sconfitta, e deve vincere la vita. A chi ci vuol convincere che non esistono buoni e cattivi bisogna dire che non distinguere i buoni dai cattivi è complicità. Incomprensibile e imperdonabile complicità», aggiunge.
Migliaia di persone si sono riunite questa sera nella ribattezzata `piazza degli ostaggi´ a Tel Aviv e hanno osservato un minuto di silenzio per i quattro morti le cui salme sono state restituite oggi da Hamas. La manifestazione è stata convocata in segno di solidarietà con le famiglie delle quattro vittime.
I rappresentanti dell’Idf hanno informato la famiglia Lipshitz che il loro caro Oded è stato ucciso durante la prigionia dalla Jihad Islamica Palestinese quando aveva 83 anni. Lo rende noto l’ufficio di Netanyahu.
Un video diffuso dalla Jihad islamica palestinese mostra un terrorista che sembra dissotterrare i resti dell’ostaggio Oded Lifshitz, il cui corpo è stato consegnato oggi a Israele. Nel filmato si vede anche la bara in cui la Jihad ha deposto il cadavere di Lifshitz, diversa da quella della `cerimonia´ organizzata oggi da Hamas. Il feretro è tappezzato di messaggi che incolpano Israele della morte di Lifshitz, ed è sormontata da una mappa dei presunti confini della Palestina con la scritta: «Non cederemo un centimetro». Durante l’offensiva di terra contro Hamas, l’Idf ha disseppellito diverse tombe a Gaza, nel tentativo di localizzare e recuperare i corpi degli ostaggi morti.
«Nel 2005 ci siamo ritirati completamente dalla Striscia di Gaza, restituendo ogni millimetro di quel territorio, credendo che i palestinesi avrebbero colto l’opportunità per costruire una società pacifica. Ma il 7 ottobre abbiamo assistito a un attacco brutale contro civili innocenti, donne, bambini e anziani nei kibbutz e negli insediamenti vicini», ha dichiarato all’ANSA l’ambasciatore dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo, l’ex deputato israeliano Majallie Whbee «Le persone uccise il 7 ottobre non solo non erano una minaccia, ma aiutavano la popolazione di Gaza dando loro lavoro. Eppure, sono state massacrate», ha aggiunto, sottolineando che spesso quella strage non viene condannata: «Se non si condanna il terrorismo, si finisce per giustificarlo. Israele è una democrazia e ha il diritto di difendersi». Il rappresentante israeliano ha parlato anche della crescente instabilità in Cisgiordania, accusando gruppi terroristici sostenuti dall’Iran e da Hezbollah di fomentare la violenza e di rifornire di armi i militanti attraverso rotte di contrabbando. «Invece di costruire una vita normale sotto l’Autorità Palestinese, questi gruppi vengono armati per minacciare Israele e destabilizzare l’intera regione», ha spiegato. Whbee, che è druso, ha sottolineato l’importanza del cessate il fuoco, ma ha ribadito che deve essere rispettato da entrambe le parti per essere efficace. «Se Hamas e la Jihad Islamica continuano a usare civili come scudi umani e a nascondere le proprie infrastrutture terroristiche nei tunnel sotto Gaza, il cessate il fuoco non sarà mai una vera soluzione», ha dichiarato. Nonostante il conflitto, ha affermato, Israele continua a mantenere rapporti di pace con diversi Paesi arabi. «Abbiamo accordi con l’Egitto, con gli Emirati Arabi Uniti, con il Bahrain. Questi stati rispettano le loro relazioni con Israele. Perché allora Hamas e altri gruppi armati rifiutano la pace e continuano con il terrorismo?», ha concluso.
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha commentato il ritorno delle salme dei quattro ostaggi uccisi scrivendo sul suo account X che «il cuore dell’intera nazione è in lutto oggi». «Hamas ha rapito, Hamas ha ucciso, Hamas sarà distrutto. Ci vendicheremo dei nostri nemici e garantiremo il nostro futuro», ha dichiarato
«Fratelli e sorelle, cari cittadini di Israele, oggi siamo tutti uniti nel dolore
insopportabile. Abbassiamo la testa per la pesante perdita dei nostri quattro ostaggi. Tutti noi soffriamo con un dolore che è mescolato a rabbia. Siamo tutti furiosi con le bestie di Hamas. Le quattro bare dei nostri cari ci obbligano, più che mai, a garantire, a giurare, che ciò che è accaduto il 7 ottobre non accadrà mai più. La voce del loro sangue grida a noi dalla terra. Ci obbliga a fare i conti con gli assassini infami, e faremo i conti con loro». Lo ha dichiarato il presidente israeliano Benyamin Netanyahu.
Il capo dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani ha affermato che la sfilata di corpi a Gaza è ripugnante e contraria al diritto internazionale, dopo che Hamas ha consegnato quelli che sarebbero i corpi di quattro ostaggi israeliani – una madre e i suoi due figli piccoli e un uomo anziano – rapiti nel sud di Israele durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. «Secondo il diritto internazionale, qualsiasi consegna dei resti dei defunti deve rispettare il divieto di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, garantendo il rispetto della dignità dei defunti e delle loro famiglie», ha affermato Volker Turk in una nota.
Alcuni militanti di Hamas rilasciati da Israele e destinati all’espulsione in base all’accordo di cessate il fuoco sono stati visti durante una cerimonia tenuta oggi dal movimento islamico palestinese a Gaza per il trasferimento dei corpi dei quattro ostaggi israeliani. Uno di questi era Mohammad Abu Warda, un membro di Hamas coinvolto negli attacchi del 1996 all’autobus 18 a Gerusalemme e all’incrocio di Ashkelon, che provocarono la morte di 45 israeliani. Abu Warda è stato condannato a 48 ergastoli ed è il più coinvolto in omicidi tra quelli liberati nell’ambito dell’accordo. Avrebbe dovuto essere espulso in un Paese straniero attraverso l’Egitto ma per ora rimane a Gaza con altri prigionieri. L’Egitto è disposto ad accoglierli solo dopo che un precedente gruppo di prigionieri, trasferito nel suo territorio, sia partito verso un Paese terzo.
Israele ha protestato con i mediatori e la Croce Rossa per la «cerimonia» allestita da Hamas per consegnare i corpi di 4 ostaggi a Gaza, sottolineando che è proibita dall’accordo di cessate il fuoco. Su ogni bara il gruppo militante palestinese ha posto la foto di un ostaggio e un messaggio di propaganda, oltre a munizioni presumibilmente utilizzate da Israele, mentre sul palco un grande manifesto ha accusato lo Stato ebraico per l’uccisione dei quattro.
Secondo l’emittente pubblica Kan, le bare che contengono gli ostaggi morti consegnati all’Idf sono chiuse a chiave e Hamas non ha consegnato le chiavi per aprirle. L’Idf sta controllando se con i corpi siano stati restituiti effetti personali appartenenti agli ostaggi. Prima dell’apertura dei feretri, con altri mezzi, l’Idf ha controllato che non ci fossero trappole esplosive
A Tel Aviv proiezione su un grande schermo di filmati della famiglia Bibas e di Oded Lifshitz, ripresi prima del loro rapimento. I media israeliani oggi non hanno trasmesso le immagini in diretta di al Jazeera del rilascio per rispetto ai defunti e alle famiglie.
Lo spettacolo inscenato da Hamas per mostrare alla folla le salme dei quattro ostaggi morti restituite oggi a Israele, si è tenuto accanto a un cimitero a Bani Suheila, dove – secondo al Jazeera – erano stati sepolti i
corpi. Un anno fa, riferisce l’Idf, è stato scoperto un tunnel sotterraneo proprio sotto il cimitero, con l’ufficio del comandante di battaglione di Khan Yunis da dove ha diretto i combattimenti del 7 ottobre. Alla fine di gennaio scorso, afferma l’Idf, è stato individuato un passaggio sotterraneo con
esplosivi e porte blindate. All’interno del tunnel sono state trovate sale operative, postazioni di comando e dormitori per alti funzionari di Hamas. Il tunnel faceva parte di un complesso sotterraneo lungo circa un chilometro. Dopo averlo trovato, l’esercito l’aveva distrutto.
«Vittime dei bombardamenti di Israele». Hamas torna a sostenere che i quattro ostaggi israeliani le cui salme sono state restituite stamani dal gruppo siano stati uccisi da raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza. Il gruppo rivendica di aver «preservato le vite dei prigionieri, di aver fornito loro ciò che era possibile e di averli trattati umanamente». «Ma – è l’accusa – il loro esercito li ha uccisi insieme ai loro carcerieri». Rivolgendosi alle famiglie Bibas e Lifshitz, Hamas aggiunge: «Avremmo preferito i vostri figli fossero tornati vivi, ma i vostri leader militari e di governo hanno scelto di ucciderli invece di riportarli indietro».
Nel novembre del 2023 le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, avevano già accusato Israele di aver ucciso i Bibas, la mamma e i suoi due figli, in un attacco aereo. Israele non ha mai confermato che fossero morti.
«Questo è un momento di angoscia e dolore. Il cuore di un intero popolo è in frantumi. A nome dello Stato di Israele, chino la testa e chiedo perdono. Mi dispiace di non aver adempiuto al nostro dovere. Mi dispiace di non avervi protetti in quel giorno maledetto. Mi dispiace di non avervi riportato a casa sani e salvi. Che la loro memoria sia benedetta». Lo ha dichiarato il presidente israeliano Isaac Herzog.
I funzionari della Croce rossa internazionale hanno firmato i documenti per la consegna dei corpi di quattro ostaggi israeliani. Lo ha riferito l’emittente qatariota «Al Jazeera», precisando che il luogo di consegna si trova a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. In precedenza il movimento islamista palestinese Hamas aveva disposto quattro bare contrassegnate ciascuna da una foto, che contengono i corpi di Shiri Bibas e i suoi due figli Ariel e Kfir, e Oded Lifshitz. Secondo il gruppo armato i quattro sono stati uccisi dagli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza mentre erano prigionieri. La Croce Rossa porterà i corpi alle truppe dell’IDF a Gaza. Dopo aver ricevuto i corpi, l’esercito eseguirà una breve cerimonia militare guidata dal rabbino dell’Idf Eyal Karim, prima di portare gli ostaggi uccisi all’istituto forense Abu Kabir per l’identificazione. Il processo di identificazione potrebbe richiedere fino a 48 ore.
I militanti di Hamas hanno esposto quattro bare nere su un palco circondato da striscioni militanti prima della consegna dei resti degli ostaggi alla Croce Rossa. Su ogni bara la foto di un ostaggio e un messaggio di propaganda, oltre a munizioni presumibilmente utilizzate da Israele. Sul palco, a Khan Yunis, un grande manifesto accusa Israele per l’uccisione dei quattro.
(Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme) Adesso che la lista con i nomi è stata affidata ai mediatori, restano i tentativi per proteggere la consegna dei quattro corpi. Gli israeliani avvertono i capi di Hamas di «non trasformarla in uno spettacolo», i portavoce dell’esercito chiedono alle televisioni locali di non rilanciare le riprese dell’emittente Al Jazeera , che ha acceso i riflettori globali su tutte le cerimonie organizzate a Gaza per il rilascio degli ostaggi. I rabbini militari e i soldati renderanno omaggio alle spoglie dentro la Striscia, prima che i cadaveri vengano trasportati all’istituto di medicina legale a Tel Aviv. Dove gli anatomopatologi procederanno all’identificazione e cercheranno di individuare le cause della morte: potrebbero volerci più di 24 ore, spiegano.
Dopo, a Yarden Bibas e ai suoi famigliari, a Oded Lifshitz, ai suoi figli e nipoti, non resterà neppure quell’ultima minuscola speranza. Il governo a Gerusalemme ha confermato che nell’elenco inviato dai terroristi compaiono Shiri Bibas con i piccoli Kfir (rapito quando aveva 9 mesi) e Ariel, assieme a Oded Lifschitz, 83 anni. Il 7 ottobre del 2023 era stato portato via assieme alla moglie, liberata per prima con un’altra sequestrata: pacifisti che ancora credevano nelle possibilità della convivenza, dal kibbutz Nir Oz andavano al valico di Erez — distrutto all’alba del sabato nero — e offrivano ai palestinesi che uscivano da Gaza per ragioni di salute un passaggio verso gli ospedali.
«Sarà un giorno molto difficile per Israele, un giorno di dolore» commenta via social media il premier Benjamin Netanyahu. «Il cuore di un’intera nazione è lacerato, ma siamo determinati a non permettere mai più che una tragedia del genere possa succedere». Il primo ministro non si è ancora preso alcuna responsabilità per gli attacchi, 1.200 israeliani uccisi e oltre 250 sequestrati.
Nonostante sia al potere per tredici degli ultimi quindici anni e sia stato lui a dettare la strategia di «contenimento» dei fondamentalisti con il beneplacito ai 50 milioni di dollari portati ogni mese dall’ambasciatore del Qatar ai capi di Hamas.
Preferisce che la colpa — come hanno già fatto, fino alle dimissioni — se l’assumano i vertici della sicurezza. Punta a indebolire chi ancora resta al proprio posto: una fonte politica di alto livello — formula che viene usata per indicare lo stesso Netanyahu, quando esercita manovre politiche e vuole restare anonimo — ha accusato David Barnea, direttore del Mossad, e Ronen Bar, alla guida dei servizi segreti interni, di aver fatto «troppe concessioni» durante i negoziati per la liberazione degli ostaggi. Solo dopo aver affidato le trattative al fedelissimo Ron Dermer — continua — «abbiamo ottenuto il ritorno a casa di sei rapiti», invece dei tre previsti per sabato.
In realtà è stato lui a non aver mai dato pieno mandato ai due 007: l’accordo entrato in vigore a metà gennaio, era già pronto lo scorso luglio, è stato il premier — ha dichiarato Yoav Gallant, l’ex ministro della Difesa — a farlo saltare. Le aperture dei jihadisti sembrano piuttosto il risultato delle pressioni della Casa Bianca e soprattutto della paura che il governo israeliano impedisca di passare alla seconda fase.
Così i leader di Hamas sarebbero pronti a rimandare a casa in una volta sola gli ultimi 59 prigionieri che resterebbero a Gaza in cambio della scarcerazione di migliaia di detenuti palestinesi, del ritiro completo delle truppe israeliane e del cessate il fuoco permanente.
Bibi sa che significherebbe la fine della sua maggioranza, come minacciato dagli alleati fanatici e messianici.
Hamas ha costruito un palco a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, in vista della restituzione dei corpi dei quattro ostaggi uccisi, Shiri, Ariel e Kfir Bibas, e di Oded Lifshitz. Sullo sfondo del palco campeggia uno striscione in cui compaiono le foto dei prigionieri uccisi. Al di sopra di esse, un’immagine del Primo Ministro Benjamin Netanyahu raffigurato come un vampiro. Ad accompagnare l’immagine c’è la scritta in arabo, inglese ed ebraico: «Il criminale di guerra Netanyahu e il suo esercito li hanno uccisi con i missili e gli aerei da guerra sionisti».
Tre terroristi palestinesi sono stati uccisi questa sera da agenti della polizia di frontiera in borghese nel campo di Far’a, nella Cisgiordania settentrionale. Lo hanno affermato funzionari della difesa israeliani. I tre terroristi erano coinvolti nel contrabbando di armi, affermano le IDF, lo Shin Bet e la polizia in una dichiarazione congiunta.Durante l’operazione sono stati arrestati altri due palestinesi ricercati.
L’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha confermato che Israele ha ricevuto la lista degli ostaggi uccisi, la cui restituzione è prevista per domani. Si tratta di Shiri Bibas, Ariel Bibas, Kfri Bibas e Oded Lifshitz. Le famiglie – viene spiegato – sono state avvisate.
Caccia israeliani hanno colpito «armi appartenenti al vecchio regime siriano» del presidente Bashar al Assad, «nell’area di Sasa, nel sud della Siria». Lo ha annunciato l’esercito israeliano, ribadendo in una nota che «le Forze di difesa israeliane continueranno a operare per eliminare ogni minaccia allo Stato di Israele». L’operazione è avvenuta a circa 20 chilometri dal confine con Israele. Gli attacchi hanno preso di mira carri armati siriani utilizzati per immagazzinare armi. L’esercito ha diffuso filmati dei raid in cui si vedono veicoli corazzati colpiti e in fiamme. Secondo fonti militari, gli attacchi hanno colpito carri armati siriani utilizzati per immagazzinare armi.
Hamas si dice pronto a liberare tutti gli ostaggi rimasti in un unico scambio nella seconda fase degli accordi sulla tregua a Gaza. «Abbiamo informato i mediatori che Hamas è pronto a rilasciare tutti gli ostaggi in un unico round durante la seconda fase dell’accordo, piuttosto che a tappe, come nell’attuale prima fase». Israele e Hamas stanno attualmente attuando la prima fase della tregua, iniziata il 19 gennaio. Da allora, 19 ostaggi israeliani sono stati rilasciati dai militanti in cambio di oltre 1.100 prigionieri palestinesi liberati dalle carceri israeliane. Dopo il completamento della prima fase, a Gaza rimarranno 58 ostaggi, di cui 34, secondo l’esercito israeliano, sono morti.
L’amministrazione Trump ha sospeso tutti i finanziamenti alle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) nell’ambito del congelamento degli aiuti esteri. Lo riporta il Washington Post, citando funzionari americani e palestinesi, e rimarcando che la sospensione degli aiuti arriva in un momento di grande difficoltà per l’Anp, impegnata a mantenere il controllo in Cisgiordania e a estenderlo nella Striscia di Gaza.
Già durante il primo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca, Washington aveva interrotto gli aiuti diretti all’Anp, ricorda il quotidiano americano, ma aveva continuato a finanziare la formazione e la riforma delle forze di sicurezza.
«Concordiamo sulla necessità della ricostruzione di Gaza senza lo spostamento forzato della popolazione di Gaza. Ripeto: senza il trasferimento forzato della popolazione». Così si è espresso il presidente egiziano, Abdelfatah al Sisi,, in una dichiarazione congiunta con il premier spagnolo, Pedro Sanchez, dopo l’incontro odierno al Palazzo della Moncloa. Al Sisi ha insistito «sulla necessità di continuare lo scambio degli ostaggi» israeliani ancora nelle mani di Hamas, e di «applicare le risoluzioni internazionali per salvare la popolazione di Gaza dalla tragedia». Nell’esprimere «apprezzamento» e «ammirazione» per la posizione spagnola, a favore del riconoscimento dello Stato Palestinese, il presidente egiziano ha ricordato che è frutto di «un accordo» e «si basa sulle risoluzioni internazionali». I due leader hanno inoltre concordato sulla «necessità di rafforzare il ruolo delle organizzazioni internazionali di aiuto allo sviluppo, soprattutto della Unrwa», l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, dei cui servizi – ha ricordato Al Sisi – «non si può prescindere per aiutare la popolazione palestinese». Il presidente egiziano, assieme al premier spagnolo, ha inciso infine sulla necessità di «rispettare la sovranità di Siria nel quadro di un’azione di consultazione globale». E ha ribadito il «rifiuto delle ingerenze e delle occupazioni straniere, soprattutto dell’ampliamento dell’occupazione israeliana nel Golan», evidenziando «la necessità di un ritiro di Israele dal Golan e dal Libano».
Il ministro degli Affari strategici israeliano, Ron Dermer, braccio destro del primo ministro Benjamin Netanyahu, guidera’ i colloqui sulla seconda fase dell’accordo per il rilascio degli ostaggi con il movimento islamista palestinese Hamas. Finora i negoziati erano stati condotti dal capo del Mossad, David Barnea, dal capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e dall’ufficiale delle Forze di difesa israeliane (Idf), Nitzan Alon. Sui media e’ stato scritto piu’ volte che la squadra negoziale e’ entrata in conflitto in diverse occasioni con i vertici politici sul raggiungimento dell’accordo. Per la squadra negoziale, secondo i media, le considerazioni politiche in Israele hanno ostacolato gli sforzi dei negoziatori per raggiungere prima un accordo. In vista dell’avvio della seconda fase negoziale, ha riferito l’emittente «Channel 13», Barnea e Bar non sono stati invitati alla riunione sulla sicurezza presieduta da Netanyahu l’altra sera.
20 febbraio, 00:11 – Aggiornata il 21 febbraio, 03:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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