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Roberto Zuccotti e Andrea Gianì, 48 e 28 anni, ripresi dalle telecamere di sorveglianza. Trovato sangue sui loro indumenti. Mistero sul movente. Non si trovano i gioielli della vittima
Roberto Bolzoni e il luogo dove è stato trovato il corpo
Ore 18.15 di domenica 16 febbraio. Le telecamere del centro Snai di via Vignati 8 a Lodi riprendono Roberto Bolzoni, 61 anni, noto come «Rambo», in compagnia di due persone. I tre si conoscono bene, frequentano ogni giorno il centro scommesse, e abitano nello stesso quartiere, San Fereolo, a circa un chilometro di distanza l’uno dall’altro. Poco dopo si dirigono all’esterno, verso la Volkswagen Golf di Bolzoni, e salgono a bordo. Sono le ultime immagini prima della tragica morte di «Rambo», ritrovato senza vita nella sua auto dalla moglie in piazza Omegna martedì intorno alle 13.
 A ucciderlo, secondo quanto ricostruito dalla procura di Lodi, sarebbero stati proprio i due uomini saliti in auto con lui: Roberto Zuccotti, disoccupato di 48 anni, e Andrea Gianì, di 28 anni, rispettivamente zio e nipote, da sabato sera in carcere con l’accusa di omicidio volontario. I due parenti, secondo quanto emerso, vivrebbero insieme da qualche tempo e avrebbero chiesto un passaggio a «Rambo» per poi ammazzarlo. Dietro l’aggressione non ci sarebbero particolari motivi o dissapori. Secondo quanto ricostruito, l’omicidio si sarebbe svolto in piazza Omegna: uno dei due, armato di coltello, lo avrebbe colpito ripetutamente, mentre l’altro lo teneva fermo.


 Le tracce di sangue riscontrate dai Ris di Parma sembrano confermare che l’azione violenta sia avvenuta all’interno del mezzo. A pesare ulteriormente sulla posizione degli indagati ci sarebbero anche le tracce di sangue rinvenute su alcuni indumenti. Tuttavia, rimane ancora da chiarire l’esatta dinamica dell’aggressione. Ulteriori indizi del mistero sono rappresentati dagli oggetti personali della vittima: non sono stati ancora ritrovati i gioielli, una collanina d’oro, un anello con un leone e la fede, oltre all’arma del delitto, le chiavi dell’auto e il cellulare. I carabinieri hanno intensificato le ricerche, setacciando l’appartamento degli indagati e le telecamere del quartiere San Fereolo.
 L’udienza di convalida del fermo dei due indagati dovrebbe tenersi lunedì o, al massimo, martedì mattina. Già interrogato in carcere dal procuratore di Lodi, Laura Pedio, il 48enne ha scelto di non rispondere, mentre il nipote ha cercato di giustificare alcuni dei suoi comportamenti, senza mai ammettere un suo coinvolgimento nella vicenda. I carabinieri e la procura continuano a lavorare per ricostruire la sequenza degli eventi che ha portato alla tragica fine di Roberto Bolzoni. Gli investigatori si dicono fiduciosi che ulteriori prove, in particolare il riesame delle immagini delle telecamere di sicurezza e le analisi complete e irripetibili sull’auto della vittima, possano fare luce su tutti gli aspetti del caso. 
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23 febbraio 2025 ( modifica il 23 febbraio 2025 | 14:41)
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Di NewsBot