Secondo fonti locali, almeno 40 persone sono state uccise dal fuoco delle Idf a Gaza. Lo scrive Haaretz, aggiungendo che 19 persone sono state uccise in un attacco contro una clinica sanitaria dell’Unrwa a Jabalia, nel nord della Striscia.. Israel Katz ha affermato che l’esercito israeliano sta espandendo le sue operazioni nella Striscia per conquistare "vaste aree", dopo aver ripreso la sua offensiva nel territorio palestinese il mese scorso
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Secondo fonti locali, almeno 40 persone sono state uccise dal fuoco delle Idf a Gaza. Lo scrive Haaretz, aggiungendo che 19 persone sono state uccise in un attacco contro una clinica sanitaria dell’Unrwa a Jabalia, nel nord della Striscia.
Israel Katz ha affermato che l’esercito israeliano sta espandendo le sue operazioni nella Striscia di Gaza per conquistare “vaste aree”, dopo aver ripreso la sua offensiva nel territorio palestinese il mese scorso. L’operazione di Israele nella Striscia “si sta espandendo per distruggere e ripulire l’area dai terroristi e dalle infrastrutture terroristiche”, ha aggiunto. 
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Se i negoziati sul programma nucleare iraniano dovessero fallire, “uno scontro militare” sarebbe “quasi inevitabile”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, durante un’audizione davanti all’Assemblea nazionale. “Se questo fallisce, uno scontro militare sembrerebbe quasi inevitabile, il che avrebbe il costo molto alto di destabilizzare gravemente la regione”, ha dichiarato Barrot. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente assicurato che ci sarebbero stati “bombardamenti in Iran in assenza di un accordo”.
Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, partirà oggi alla volta di Parigi, dove vedrà il suo omologo francese, Jean-Noel Barrot, e alti funzionari del governo d’Oltralpe. Gli incontri si concentreranno su una serie di sviluppi regionali (Iran, Libano, Siria), tra cui la situazione a Gaza e quella degli ostaggi, nonché sulle relazioni bilaterali tra i Paesi. Sa’ar incontrerà anche i leader della comunità ebraica in Francia. 
L’Arabia Saudita ha deplorato la visita del ministro della sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben Gvir al complesso della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, criticandolo per aver “preso d’assalto” la zona. Riad ha espresso la sua “più ferma condanna dell’assalto alla moschea di Al-Aqsa da parte del ministro della sicurezza nazionale israeliano sotto la protezione della polizia di occupazione”, ha affermato il ministero degli esteri in una dichiarazione. 
Il Regno Unito “è profondamente preoccupato per la ripresa delle ostilità” a Gaza, ha fatto eco Hamish Falconer, sottosegretario agli Esteri, parlando ai Comuni a nome di Lammy durante una sessione d’interrogazioni parlamentari su vari temi rivolte ai responsabili del Foreign Office. Di qui la sottolineatura secondo cui Londra fa sapere di “non sostenere l’espansione delle operazioni militari da parte d’Israele”.   “La prosecuzione dei combattimenti e lo spargimento di altro sangue non sono nell’interesse di nessuno”,  ha aggiunto Falconer, incalzato da varie domande e sollecitazioni su Gaza giunte anche da deputati della maggioranza laburista . Non senza ammonire che “tutte le parti, incluso Israele, devono rispettare il diritto umanitario”. 
Il Regno Unito “non sostiene” la scelta d’Israele di rilanciare l’offensiva nella Striscia di Gaza palestinese dopo le devastazioni dei mesi scorsi. Lo ha dichiarato alla Camera dei Comuni David Lammy, ministro degli Esteri del governo di Keir Starmer, alzando i toni della dissociazione britannica dalle ultime azioni militari israeliane e invocando ancora una volta – come fatto ripetutamente in questi giorni – il ritorno agli accordi di “cessate il fuoco”. Lammy ha inoltre rafforzato l’allarme sulla carenza di aiuti, denunciando come oggi la Striscia sia “il posto più pericoloso al mondo” per gli operatori umanitari.
Il governo tedesco ha confermato di aver evacuato 19 cittadini tedeschi e 14 loro familiari da Gaza. È quello che ha affermato una portavoce del ministero degli Esteri, rispondendo a una domanda alla conferenza stampa di governo che si è appena conclusa a Berlino. Un volo charter ha portato i cittadini tedeschi da un aeroporto nel sud di Israele in Germania. 
L’Ungheria si ritirerà dalla Corte penale internazionale (Cpi) durante la visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Budapest. Lo scrive il Times of Israel citando proprie fonti e ricordando che quello in Ungheria è il primo viaggio all’estero di Netanyahu da quando, lo scorso anno, la Cpi ha spiccato un mandato di arresto internazionale nei suoi confronti per presunti crimini di guerra commessi nella Striscia di Gaza. I firmatari dello Stato di Roma, Ungheria compresa, sarebbero obbligati ad arrestare Netanyahu.
Dopo l’arrivo oggi in Ungheria, domani Netanyahu incontrerà il primo ministro ungherese Viktor Orban. Guà a novembre Orban aveva invitato Netanyahu a recarsi in Ungheria in visita ufficiale senza il timore di essere arrestato.
Hamas ha denunciato la visita odierna del ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben Gvir alla spianata della Moschee definendola una “provocatoria e pericolosa escalation”. Il gruppo armato appoggiato dall’Iran ha chiesto ai palestinesi “e ai nostri giovani in Cisgiordania di intensificare il loro confronto… in difesa della nostra Terra e dei nostri luoghi santi, prima tra tutti la benedetta moschea di Al-Aqsa”. Il sito conteso è considerato sacro sia dagli ebrei sia dai musulmani. 
Il ministero della Salute nella Striscia, gestito da Hamas, ha denunciato un attacco israeliano a una clinica Unrwa a Jabaliya, nel nord di Gaza, nel quale sono rimasti uccisi 19 palestinesi, tra cui nove bambini. Le forze armate israeliane hanno confermato di aver colpito “un centro di comando e controllo” di Hamas a Jabaliya “utilizzato per coordinare le attività terroristiche”. L’Idf ha puntato il dito contro Hamas che “prende il controllo delle infrastrutture civili e sfrutta brutalmente la popolazione civile come scudo umano”. In una dichiarazione separata, l’esercito israeliano ha confermato che l’edificio ospitava una clinica dell’Unrwa. Da stamane all’alba, con l’espansione dell’offensiva militare israeliana nella Striscia, sono già 42 i morti secondo fonti mediche citate da al-Jazeera. 
A Gaza i panifici sono costretti alla chiusura come conseguenza del blocco da parte di Israele all’ingresso degli aiuti internazionali, facendo tornare lo spettro della fame per la popolazione locale. A dare la notizia è il Programma alimentare mondiale (Wfp/Pam) che ha annunciato la chiusura di The Families Bakery, uno dei 25 panifici industriali supportati dall’organizzazione Onu, “a causa della mancanza di farina e carburante”. Il Wfp ha riferito che, di conseguenza, “distribuira’ gli ultimi pacchi alimentari nei prossimi due giorni”. Il Wfp era “l’unico fornitore dei panifici di Gaza” e consegnava loro “tutto cio’ di cui avevano bisogno”, ha detto Abed al-Ajrami, presidente della Palestinian Territory Bakery Owners Association e direttore di Families Bakery. “Le ripercussioni della chiusura dei panifici saranno molto dure per le persone perché non hanno alternative”, avverte al-Ajrami. Ora il grande forno della sua azienda rimane spento, come quello degli altri panifici chiusi che erano il pilastro del programma di distribuzione alimentare del Wfp nei campi sfollati.
Secondo fonti locali, almeno 40 persone sono state uccise dal fuoco delle Idf a Gaza. Lo scrive Haaretz, aggiungendo che 19 persone sono state uccise in un attacco contro una clinica sanitaria dell’Unrwa a Jabalia, nel nord della Striscia.
Il governo spagnolo condanna l’attacco israeliano a Gaza contro i 15 lavoratori umanitari della Mezzaluna Rossa palestinese i cui corpi sono stati ritrovati in una fossa comune. In una nota diffusa dal ministero degli Esteri, l’esecutivo “estende questa condanna agli attacchi delle ultime settimane contro lavoratori umanitari e delle Nazioni Unite”. Madrid ribadisce che il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato in tutti i contesti. Il governo spagnolo “sostiene investigazioni sui fatti” ed “esige le responsabilità, giustizia e riparazione per le vittime e i loro familiari”. 
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deriso l’affare Qatargate e l’indagine sui suoi collaboratori per i loro legami con Doha definendoli “un enorme bluff”, rispondendo ai giornalisti sullo scandalo prima dell’inizio della sua testimonianza nel processo penale presso il tribunale distrettuale di Tel Aviv. Lo riporta il Times of Israel. “Come fate a non vergognarvi?” aggiunge, rivolgendosi ai giornalisti presenti, apparentemente riferendosi alla loro copertura delle indagini in corso della polizia e dello Shin Bet. Netanyahu ha ripetutamente attaccato la polizia e altre agenzie di polizia in merito all’inchiesta. In un video di lunedì, l’ha definita una “caccia alle streghe politica” progettata per impedirgli di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar. L’indagine è iniziata prima che Bar annunciasse la sua intenzione di rimuoverlo. 
La Protezione civile di Gaza, controllata da Hamas, ha annunciato che 16 persone sono morte in un attacco israeliano a Jabalia, nel nord della Striscia.
L’esercito israeliano (Idf) ha reso noto che le sue truppe hanno ucciso oggi “un terrorista armato” che si stava avvicinando alla barriera di sicurezza nella parte meridionale della Striscia di Gaza e rappresentava “una minaccia per le truppe”. “Le truppe dell’Idf che operavano nell’area hanno aperto il fuoco contro il terrorista e lo hanno eliminato prima che raggiungesse la barriera di sicurezza – si legge in un comunicato pubblicato su Telegram -. Non sono stati segnalati feriti da parte dell’Idf”. 
Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben Gvir visita il Monte del Tempio di Gerusalemme, la spianata delle Moschee, dopo un periodo di Ramadan durato quasi due settimane, durante il quale l’accesso al luogo sacro conteso è rimasto chiuso agli ebrei. Lo riporta il Times of Israel.   La visita di Ben Gvir suscita critiche all’interno della coalizione. 
L’Ungheria è pronta a uscire dalla Corte penale internazionale (Cpi). Lo ha annunciato il ministro della giustizia Bence Tuzson in una riunione a porte chiuse con alcuni diplomatici, secondo le informazioni pubblicate dal giornale online Europa libera. La bozza della risoluzione del Parlamento che autorizza il governo ad avviare la procedura di uscita sarebbe già stata preparata.   Stasera il premier israeliano Benjamin Netanyahu, sotto mandato di arresto dalla Cpi, arriverà a Budapest e domani incontrerà il premier Viktor Orban che lo ha invitato garantendo che non avrebbe dato seguito al mandato della Cpi. 
Tra le 17 vittime dell’attacco israeliano sulla città meridionale di Khan Younis nella Striscia di Gaza ci sono anche cinque donne, una delle quali era incinta, e due bambini: lo hanno reso noto fonti mediche, come riportano i media internazionali. Tra le altre vittime, anche tre uomini della stessa famiglia, così come i proprietari della casa che è stata bombardata, secondo funzionari dell’ospedale. 
Nato il 26 marzo 1935 a Safed, è presidente della Palestina dal 2005. Esponente dell’ala moderata di al-Fatàh, del quale fu fra i fondatori nel 1957, entrò nell’OLP nel 1981 ed ebbe una parte di primo piano negli accordi di Oslo del 1993. Nel 2004 prese il posto di Arafat. IL RACCONTO
L’ex ostaggio israeliano Eliya Cohen, rapito al festival musicale Nova e tenuto prigioniero per 505 giorni, ha dichiarato in un’intervista a Channel 12 che i combattenti di Hamas hanno ucciso un altro prigioniero che ha cercato di fuggire mentre venivano portati a Gaza il 7 ottobre 2023. Cohen ha anche descritto le difficili condizioni di prigionia, sottolineando che i suoi rapitori hanno aumentato drasticamente la quantità di cibo che gli è stata data durante le sue ultime settimane nella Striscia di Gaza dopo che l’aspetto scarno degli ostaggi rilasciati prima di lui ha scatenato l’indignazione internazionale. L’uomo è stato tenuto prigioniero con Eli Sharabi e Or Levy, che sono stati rilasciati l’8 febbraio. Insieme ai tre c’era anche Alon Ohel, che si trova ancora nelle mani di Hamas. 
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