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Dalla Casa Bianca il presidente Trump annuncia tariffe del 25% sulle auto straniere da mezzanotte e la metà dei dazi reciproci imposti dagli altri Paesi
Federvini esprime profondo rammarico e forte preoccupazione a seguito della decisione assunta dall’amministrazione statunitense di applicare dazi sui prodotti importati dall’Unione europea. Una scelta che rappresenta un grave passo indietro nei princìpi di libero scambio internazionale e che danneggerà pesantemente l’interscambio transatlantico, con effetti particolarmente dannosi sulla competitività delle imprese del settore agroalimentare. Il solo comparto di vini, spiriti e aceti italiani vale oltre 2 miliardi di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti e coinvolge 40 mila imprese e più di 450 mila lavoratori lungo l’intera filiera. La misura avrà impatti rilevanti anche su consumatori e operatori oltreoceano: sono migliaia gli addetti delle società Usa coinvolti nell’importazione e distribuzione di questi prodotti, e l’aumento dei prezzi non sarà limitato ai dazi imposti, ma si estenderà a tutta la catena commerciale. È quanto si legge in una nota di Federvini. «La decisione di applicare dazi alle esportazioni europee negli Stati Uniti rappresenta un danno gravissimo per il nostro settore e un attacco diretto al libero mercato. Ci siamo già passati, e sappiamo bene quanto possa costare: in passato queste misure ci hanno portato a perdere fino al 50% delle esportazioni verso gli Usa. Ora rischiamo di rivivere quel trauma economico, con ripercussioni pesantissime su tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione, fino al consumatore finale. Serve ora più che mai compattezza e determinazione da parte delle nostre istituzioni per contenere gli effetti devastanti di queste misure inutilmente protezionistiche e antistoriche», ha dichiarato la presidente di Federvini, Micaela Pallini.
«Il dazio al 20% su tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy porterà a un rincaro da 1,6 miliardi per i consumatori americani, con un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, oltre ad incrementare il fenomeno dell’italian sounding». È quanto stima la Coldiretti in merito all’annuncio del presidente americano Donald Trump di imporre delle tariffe aggiuntive su tutte le merci europee. «Al calo delle vendite va poi aggiunto il danno in termini di deprezzamento delle produzioni, da calcolare filiera per filiera, legato all’eccesso di offerta senza sbocchi in altri mercati. Occorre ora lavorare a una soluzione diplomatica che venga portata avanti in sede europea», conclude Coldiretti.
«I dazi sul nostro prodotto passano quindi dal 15% al 35% — spiega Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano sui dazi imposti da Trump —. Di certo la notizia non ci rende felici, ma il Parmigiano Reggiano è un prodotto premium e l’aumento del prezzo non porta automaticamente ad una riduzione dei consumi. Lavoreremo per cercare con la via negoziale di fare capire per quale motivo non ha senso applicare dazi a un prodotto come il nostro che non è in reale concorrenza con i parmesan americani. Ci rimboccheremo le maniche per sostenere la domanda in quello che è il nostro primo mercato estero e che rappresenta oggi il 22,5% della quota export totale. Il Parmigiano Reggiano copre circa il 7% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce e viene venduto a un prezzo più che doppio rispetto a quello dei parmesan locali. Noi non siamo affatto in concorrenza coi formaggi locali: si tratta di prodotti diversi che hanno posizionamento, standard di produzione, qualità e costi differenti: è pertanto assurdo colpire un prodotto di nicchia come il Parmigiano Reggiano per proteggere l’economia americana.
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, a quanto reso noto dall’esecutivo comunitario, parlerà alle 5 di mattina di giovedì 3 aprile all’annuncio di Donald Trump sui dazi globali. Von der Leyen parlerà da Samarcanda, in Uzbekistan, dove è atterrata oggi per il vertice Ue-Asia Centrale.
«Occorre evitare una guerra commerciale fatta di dazi che danneggerebbe i cittadini statunitensi ed europei. Siamo già al lavoro con la Ue e i partner europei per una prima valutazione e una risposta comune: domani a Bruxelles vedrò il commissario Sefcovic. È necessaria una risposta basata su un approccio pragmatico, basato sul dialogo». Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, su X, commenta l’annuncio di Donald Trump sui dazi. «Serve un negoziato costruttivo — aggiunge Tajani — con la schiena dritta, che tenga conto delle preoccupazioni ma tuteli i sacrosanti interessi europei. Il Governo non lascerà indifeso il sistema produttivo italiano, lavoreremo alla diversificazione dei mercati di sbocco dei nostri prodotti, come indicato dal Piano d’azione per l’export».
L’oro sfiora un nuovo record dopo l’annuncio dei dazi di Donald Trump. spinto al rialzo da acquisti difensivi in vista di turbolenze finanziarie e fra i tiri per l’impatto della stretta commerciale sull’economia. Le quotazioni del metallo prezioso sono balzate dell’1% oltre i 3.134 dollari l’oncia, a poche decine di dollari dal massimo storico segnato ieri a 3.149.
Donald Trump dichiarerà l’emergenza nazionale sul commercio dopo aver annunciato l’imposizione dei dazi. Lo riferiscono due funzionari della Casa Bianca in una telefonata con un ristretto gruppo di giornalisti.
I future di Wall Street in netto calo dopo l’annuncio dei dazi del presidente Donald Trump. Il Dow Jones perde lo 0,78%, il Nasdaq il 2,4% e lo S&P 500 cala dell’1,57%.
I dazi del 10% entreranno in vigore dal 5 aprile, mentre quelli per i «worst offenders», i 60 Paesi peggiori su cui si abbatteranno altre tariffe oltre a quella minima, dal 9 aprile. Lo riferiscono alcuni funzionari della Casa Bianca in una telefonata con un gruppo ristretto di giornalisti, dopo la firma di Donald Trump al decreto presidenziale dove è elencato ogni singolo Paese con l’aliquota applicata.
L’euro si rafforza nei confronti del dollaro dopo l’annuncio sui dazi del presidente statunitense, Donald Trump. L’euro si mantiene in rialzo dello 0,49% a 1,0846 dollari.
«Per i nostri amici americani, oggi non è il giorno della liberazione, è il giorno del risentimento. I dazi di Donald Trump non difendono il commercio equo, lo attaccano per paura e danneggiano entrambe le sponde dell’Atlantico. L‘Europa è unita, pronta a difendere i propri interessi e aperta a colloqui equi e fermi». Lo scrive su X il presidente del Ppe, Manfred Weber.
Donald Trump «grazia» in parte Londra. Sulle merci importate dal Regno Unito saranno imposti dazi solo del 10%, la metà di quelli imposti agli altri Paesi dell’Ue, che invece dovrà fronteggiare tariffe commerciali del 20%.
Donald Trump ha chiesto ai leader stranieri di mettere fine alle loro tariffe, di lasciar cadere le barriere commerciali e di non manipolare le loro valute.
Gli Usa imporranno la metà dei dazi reciproci imposti agli Usa dagli altri Paesi: lo ha annunciato Donald Trump che ha poi illustrato in una tabella i
dazi Paese per Paese, iniziando dalla Cina alla quale saranno applicati dazi del 34%.
Donald Trump annuncia dazi del 20% contro l‘Unione europea. Si tratta di circa la metà del 39% che, secondo il presidente, l’Europa impone ai prodotti made in Usa. Lo stesso schema del 50% della reciprocità è stato annunciato per altri Paesi dal presidente Usa. «Ci hanno derubato per anni, sono patetici», ha detto il presidente. Inoltre, dazi del 10% alla Gran Bretagna, 34% per Cina, 24% per Giappone, al 46% per Vietnam, 32% per Taiwan, 10% per Brasile, del 30% per Sudafrica, 31% per Svizzera, 49% per Cambogia, 32% per l’Indonesia e il 26% per India. Venezuela al 15%.
Trump: dazi reciproci del 20% per l’Ue. «Dazi reciproci del 10% da domani per tutti i Paesi, più alti per chi ci ha trattati male». Lo ha detto il presidente Donald Trump durante la conferenza stampa nei giardini della Casa Bianca.
«Dazi del 25% sulle auto straniere a partire dalla mezzanotte», dunque dal 3 aprile. Lo ha detto Donald Trump, annunciando dazi reciproci nei confronti dei partner commerciali degli Stati Uniti. La misura era stata anticipata nei giorni scorsi dallo stesso presidente ed era sostenuta dal sindacato United Autoworkers. L’obiettivo è contrastare gli alti dazi applicati da altri Paesi sui prodotti americani, come il 10% imposto dall’Ue sulle auto Usa. Il presidente ha parlato di «giustizia reciproca». La Casa Bianca valuta nuovi aiuti per i settori colpiti.
Secondo un’analisi pubblicata dal Federal Register, i dazi riguarderanno auto, camion, motori, trasmissioni, batterie al litio, penumatici e altre
componenti, per beni del valore di quasi 600 miliardi di dollari.
«Tra poco firmerò un ordine esecutivo storico per dazi reciproci ai Paesi di tutto il mondo». Così il presidente Donald Trump annuncia la nuova tassazione dal Giardino delle Rose della Casa Bianca. «Oggi è il giorno della liberazione», ha detto, «giorno ricordato come quello in cui abbiamo reso l’America di nuovo ricca», ha aggiunto. «Il nostro Paese è stato saccheggiato, non accadrà più». Per anni, ha continuato, i lavoratori e le aziende statunitensi «sono rimasti a guardare mentre altri Paesi si arricchivano a nostre spese, ma non sarà più così: ora è il nostro turno di prosperare». Il presidente ha aggiunto che i dazi contribuiranno a generare «migliaia di miliardi di dollari che utilizzeremo per ridurre le tasse e ripagare il nostro debito pubblico». Trump ha poi aggiunto: «Reciproche, significa che loro lo fanno a noi e noi lo facciamo a loro. Molto semplice. Non potrebbe essere più semplice di così».
«Nel momento in cui grandi economie adottano politiche strategiche come i dazi, l’Europa non può apparire disunita. Se non prendiamo decisioni in un’unica direzione europea, gli altri potrebbero usare le nostre divergenze contro di noi». Lo ha dichiarato Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, in un evento a Dublino, alla vigilia dell’annuncio di Trump sulle tariffe commerciali. Lagarde ha evidenziato come «ci sono momenti in cui situazioni sedimentate diventano fluide» e in cui «istituzioni, norme e alleanze che sembravano senza tempo possono essere improvvisamente modificate». «In un momento in cui vogliamo far crescere la nostra economia, dobbiamo migliorare la nostra capacità di prendere decisioni per essere all’altezza. Rimaniamo a schiena dritta e facciamoci sentire», ha concluso Lagarde.
L’amministrazione Trump ha annunciato dazi del 25% sulle importazioni di birra e sulle lattine di alluminio negli Stati Uniti. Stando a una notifica pubblicata dal dipartimento del Commercio, le autorità federali inizieranno ad applicare i dazi a partire dalla mezzanotte di venerdì 4 aprile. La misura rappresenta una modifica ai dazi commerciali precedentemente imposti alle importazioni di alluminio negli Usa.
Questa sera alle 22 (ora italiana) il presidente americano Donald Trump annuncerà i dazi contro l’Occidente in una cerimonia nel Giardino delle rose alla Casa Bianca, in presenza di tutti i ministri dell’amministrazione.
«È il giorno della liberazione», ha scritto il presidente in maiuscolo sul
suo social Truth. A tutto questo, la Ue risponderà «prima della fine del mese di aprile» e lo farà in due fasi, come ha riferito la portavoce del governo francese, Sophie Primas, al termine del consiglio dei ministri di oggi a Parigi. Secondo Primas, «ci saranno due risposte. La prima, prevista per metà aprile, è una risposta ai dazi già decisi sull’acciaio e l’alluminio. Poi, ci sarà uno studio preciso, settore per settore, e una decisione europea dovrebbe venire annunciata entro la fine aprile, in modo condiviso, unito e forte dall’Ue».
«I lavori — ha proseguito Primas al termine della riunione all’Eliseo presieduta da Emmanuel Macron — sono in corso per sapere quali settori saranno inclusi in questa risposta». Primas ha inoltre riferito che Macron ha in programma questo pomeriggio un colloquio con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Trump ha detto al cerchio ristretto dei suoi collaboratori e ad alcuni componenti del suo gabinetto che Elon Musk lascerà l’amministrazione e la politica nelle prossime settimane. A scriverlo, in esclusiva, è il sito di Politico. Ufficialmente il presidente Usa si dice soddisfatto del lavoro di Musk con il dipartimento per l’efficienza governativa, ma i due ritengono che sia meglio per Musk tornare ai suoi business. In realtà, l’imminente ritiro del patron di Tesla arriva mentre alcuni insider dell’amministrazione Trump, e molti alleati esterni, hanno manifestato frustrazione per l’imprevedibilità di Musk e lo vedono sempre più come un peso politico.
Alla notizia che Musk sarebbe in uscita dal Doge, immediata la reazione di Wall Street, che ha virato in rialzo. Dopo un avvio negativo, in attesa degli annunci di Trump di questa sera sui dazi, il Dow Jones sale dello 0,33%, lo S&P 500 lo 0,46%, il Nasdaq lo 0,75%. In rialzo Tesla (+5%) che aveva aperto in calo sulla scia del calo del 13% delle vendite nel primo trimestre.
«Applicare un dazio del 25% ridurrebbe fortemente la competitività delle eccellenze del Made in Italy». Per Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, «occorre il massimo impegno per evitare una guerra commerciale che sarebbe fortemente lesiva per l’Italia». Interpretando il nervosismo dei produttori italiani, ricorda come l’export agroalimentare verso gli Usa valga quasi 8 miliardi di euro (è il 25% di quello europeo), che hanno reso quel mercato il secondo nostro sbocco commerciale dopo la Germania.
«Ogni 10 prodotti agroalimentari Made in Italy venduti nel mondo, uno finisce sulle tavole a stelle e strisce», conferma Fini. Tra i principali prodotti di esportazione negli Stati Uniti, circa la metà è rappresentata, nell’ordine, da: vino (2 miliardi), olio (quasi 1 miliardo), pasta (1 miliardo) e formaggi (550 milioni). L’export agroalimentare italiano nell’ultimo decennio è aumentato a livello globale da 28 a 70 miliardi; per Cia, dunque, una barriera protezionistica così pesante negli Usa rappresenterebbe un pericoloso stop a questo trend positivo e avrebbe ripercussioni anche sugli altri mercati, che potrebbero essere inflazionati da merci originariamente destinate al mercato americano. Senza contare che questa disputa commerciale vedrebbe sullo sfondo il concreto pericolo del proliferare dell’Italian sounding.
Per quanto riguarda il vino, gli Usa sono la prima piazza mondiale con quasi 2 miliardi di euro fatturati nel 2024. Il mercato americano è anche il primo per l’esportazione di olio di oliva tricolore con il 34% sul totale dell’export mondiale. Circa 1 miliardo di euro negli Usa, rispetto ai 3 miliardi di valore per le spedizioni di olio in tutto il mondo: una crescita del 158% negli ultimi 10 anni, dopo aver superato l’iniziale diffidenza del consumatore americano.
Davanti ai dazi di Trump «siamo uno dei settori più esposti». L’allarme è di Alessandro Chiesi, presidente del gruppo Chiesi, che oggi, a margine di un evento Farmindustria a Parma, in occasione della Giornata nazionale del Made in Italy, ha sottolineato che quello farmaceutico «è primo settore esportatore in generale, con una quota significativa – non la più alta in Europa – di export verso gli Stati Uniti». Per Chiesi, è necessario «capire quali saranno le misure effettive» per poi trovare «un approccio ragionato e strategico da parte dell’Europa». Pensare di rispondere agli Usa «come singoli Stati sarebbe sbagliato. Come Europa possiamo cercare le soluzioni giuste che non sono necessariamente le ritorsioni». Questa è l’occasione anche «di fare scelte che riguardino anche il mercato europeo, che ha ancora tante barriere interne. Cosa serve ora? «Abbiamo bisogno di competenze: di crearle, di svilupparle, di attrarle, di farle tornare – ha elencato infine Chiesi – E abbiamo bisogno in generale di regole chiare e stabili».
Il Canada anticipa «una forte risposta» all’annuncio atteso a ore di nuovi dazi da parte di Donald Trump. «Non c’è nessuno che può sostenere di sapere con precisione cosa arriverà oggi», ha detto il ministro delle Finanze di Ottawa, François-Philippe Champagne. «Ma siamo certi di essere pronti a difendere l’industria canadese con una risposta strategica, forte e mirata».
Col passare delle ore la tensione è sempre più palpabile. I dazi spaventano i mercati e rendono anche la risposta politica molto complicata. Il governo italiano insiste nella via della prudenza, ripetendo con quasi tutti i suoi ministri l’invito a mantenere aperto il dialogo. Ma per la premier è ora il momento di prendere posizione. «Resto convinta che si debba lavorare per scongiurare una guerra commerciale», dice Giorgia Meloni, sottolineando che questo «non esclude di immaginare risposte adeguate a proteggere le nostre produzioni». La presidente del Consiglio lancia anche un messaggio (indiretto) agli storici alleati Usa: «Bisogna ricordare che sono il secondo mercato di destinazione, con un export salito del 17%: l’introduzione di nuovi dazi avrebbe risvolti pesanti e penso che sarebbe un’ingiustizia per gli americani».
La Cogne acciai speciali ha anticipato ai sindacati che non rinnoverà dei contratti a termine in scadenza. I numeri non sono stati ancora ufficializzati, ma da fonti qualificate si apprende che al momento potrebbero essere una decina i dipendenti coinvolti. A pesare sono soprattutto i dazi Usa al 25% sull’acciaio scattati il 12 marzo scorso. Per discutere della questione, è in
calendario per venerdì prossimo un incontro tra l’azienda – che dal dicembre 2022 fa parte del gruppo taiwanese Walsin Lihwa – e i rappresentanti territoriali di Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Savt industrie.
Intanto dal 24 al 28 marzo scorso è stata ferma l’acciaieria, con la colata continua: l’azienda siderurgica infatti ha già iniziato a usufruire della cassa integrazione guadagni ordinaria della durata di 13 settimane, da lunedì 24 febbraio fino al 25 maggio prossimo, chiesta per 500 dipendenti, su un totale di 1.234.
2 aprile, 17:59 – Aggiornata il 2 aprile, 23:24
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