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«Adesso tutti ci chiamano, ci siamo messi al comando!» gongola Trump sull’Air Force One, sorvolando le macerie provocate dai suoi dazi e dai suoi strazi. Ogni sciagura umana, basti pensare a Hitler e a Putin, comincia sempre da un narciso vittimista che si arroga il diritto di interpretare la Storia come un complotto universale ai danni del suo popolo. «Ci siamo messi al comando!».
Ma perché, fino a ieri dove stavate? Da almeno ottant’anni gli Stati Uniti sono la prima potenza mondiale e hanno liberato e condizionato l’Occidente con la forza delle armi, del dollaro, della tecnologia e della cultura popolare. Hanno pagato un prezzo alto, in soldi e vite umane, ma è il prezzo di qualunque leadership. Invece nel racconto deformato di Trump è come se la Roma dei Cesari si fosse considerata vittima dell’impero romano e la Londra della regina Vittoria di quello britannico. Dalla viva voce di quest’uomo perennemente ingrugnito apprendiamo che la nazione che si è sempre rappresentata come il faro delle nostre libertà era un carcere di schiavi sfruttati dal resto del pianeta e in particolare da noi europei, noti scrocconi e parassiti.


Mi creda, mister Trump, mi sono sciroppato più libri, film e dischi americani di quanti Lei ne possa avere letti, visti e ascoltati in tutta la sua vita, eppure non me n’ero mai accorto. Pagheremo dazio per questo, ma nel farlo smetteremo di riconoscerle il diritto di esercitare proprio quel comando a cui tiene tanto. Sicuro ne valga la pena?

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5 aprile 2025, 06:30 – modifica il 5 aprile 2025 | 08:21
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Di NewsBot