Dazi, le ultime notizie in diretta | Il crollo delle borse mondiali: giù Milano e le asiatiche
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Pechino chiede di aprire un tavolo di trattativa con Washington dopo la bocciatura dei mercati. I listini asiatici subiscono il contraccolpo. Tracollo delle delle Borse europee. Il rischio rincaro delle filiere. Il caso iPhone
A oltre un’ora e mezza dall’avvio gli indici europei si assestano con un calo di circa il 6%. Milano cede il 5,94%, Francoforte il 6,22%, Parigi il 5,4%, Madrid il 5,87% e Londra il 4,99%. Nel mirino le banche con ipotesi sempre più accreditate di un’imminente recessione a seguito delle politiche
commerciali di Donald Trump
. In Piazza Affari Popolare Sindrio cede il 7,45%, Mps lascia sul campo il 7,2%, Intesa il 7%, Banco Bpm il 6,89% e Unicredit il 6,22%. I dazi colpiscono anche Leonardo (-9,53%),. dopo i recenti rialzi dovuti ai programmi di riarmo europei, Iveco (-7,02%) e il lusso con Cucinelli (-7,19%) (qui i listini in tempo reale).
Il governo giapponese valuta a tutti gli effetti la possibilità di redigere un bilancio suppletivo per l’anno fiscale in corso, per mitigare le conseguenze delle politiche tariffarie aggressive del presidente statunitense Donald Trump. Lo anticipano i media nipponici citando membri dell’esecutivo, spiegando che il premier Shigeru Ishiba è pronto a dare istruzioni per la compilazione del bilancio entro la fine del mese, con l’obiettivo di farlo approvare durante l’attuale sessione parlamentare. Mentre le autorità pianificano ulteriori misure economiche, i vari negoziatori a Tokyo tentano di interpretare il significato delle mosse dell’amministrazione Trump. In particolare una formula per attenuare i dazi sul mercato delle quattro ruote che in Giappone impiega 5,5 milioni di persone, incluso l’indotto, le cui ricadute avrebbero un impatto devastante sull’economia del Paese. Gli Stati Uniti rimangono lo sbocco principale per le case automobilistiche giapponesi con oltre 1,3 milioni di veicoli spediti nel 2024
La Borsa di Hong Kong crolla e registra la seduta peggiore dalla crisi finanziaria del 1997 sui timori di una guerra commerciale e di una recessione globale, in scia ai controdazi cinesi al 34% sull’import dall’America annunciati venerdì in risposta alle tariffe aggiuntive di Donald Trump sul made in China, sempre al 34%: l’indice Hang Seng cede il 13,22%, a ridosso dei minimi intraday, a 19.828,30 punti, sulle vendite che hanno falcidiato titoli bancari e tecnologici.
(tratto dalla newsletter di Federico Fubini di Whatever it takes)

La settimana si apre sotto auspici tutt’altro che positivi per Donald Trump. I mercati finanziari, ma non solo, indicano che il muro tariffario più alto mai alzato dagli Stati Uniti nell’ultimo secolo e oltre (come mostra il grafico sotto) sia stato un passo troppo audace. La società americana per prima non sembra in grado di sostenerlo. Intanto la Cina sta prendendo contromisure che vanno ben oltre le ritorsioni già annunciate con prelievi doganali al 34% sui prodotti americani. Emergono segni che la Casa Bianca potrebbe essere diretta verso una sconfitta, nella sua scommessa protezionista. Quest’ultima non sarà facile da ritirare, soprattutto dopo aver alzato tanto la posta. Ma la debolezza crescente della posizione di Trump dovrebbe entrare nel calcolo, ora che l’Europa e l’Italia si chiedono se ribellarsi oppure subire: se rispondere con durezza o cercare soprattutto di evitare un’escalation (qui l’analisi di scenario sulla guerra dei dazi).
(Luciano Ferraro)

«Keep calm», mantenete la calma. La scritta campeggia tra i padiglioni del Vinitaly. L’idea è di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. Uno slogan inglese antipanico del 1939, mentre Hitler avanzava. Ora il panico da fermare è commerciale: le 4.000 aziende del vino che espongono a Verona temono contraccolpi letali a causa di Trump, il Grande Daziere con l’aggravante — così la vedono i vignaioli — di essere astemio. Tra gli stand, dopo la notizia sui dazi al 20%, si punta alla riduzione del danno, declinazione dell’italiana arte di arrangiarsi: accordi tra aziende italiane e importatori o distributori americani per dividersi il mancato guadagno causato dalle tariffe trumpiane. In attesa che Bruxelles strappi un accordo più favorevole (qui l’articolo di racconto dal Vinitaly a Verona).
La Cina accusa gli Usa di mirare a «un’egemonia in nome della reciprocità» con il massiccio programma di dazi annunciato la scorsa settimana dal presidente Donald Trump. «Gli Usa stanno cercando un’egemonia in nome della reciprocità, sacrificando gli interessi legittimi di tutti i Paesi per servire i propri interessi egoistici e dando priorità all’America rispetto alle regole internazionali», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian. «Questo è tipico unilateralismo, protezionismo e bullismo economico – ha detto Lin nel briefing quotidiano -. Minacce e pressioni non sono il modo migliore per negoziare con la Cina».
Sulla scia del crollo di Wall Street venerdì e delle borse asiatiche per i dazi di Trump, i listini europei non trovano pace e scivolano ancora. Francoforte
che è partita in calo di oltre il 9% cede il 7,4%, Milano e Parigi, che hanno fatto fatica in avvio perché grande parte dei titoli non riuscivano ad entrare agli scambi per eccesso di ribasso
, perdono rispettivamente il 7,6% e il 5,9%. Pesante anche Londra (-5,2%)
Crollo dei bancari in Borsa, dopo l’avvio tilt per Milano sopraffatta dall’ondata di vendite in scia all’effetto dazi di Trump. Il Ftse Mib perde il 7,6% a 32.050 punti con perdite sopra il 12% per Bper, Popolare Sondrio, dell’11% per Mps, del 10% per Banco Bpm, Unicredit. Tra gli altri Fineco lascia sul terreno l’8,7%, Mediolanum il 9,7%, Intesa il 9%.
(Adriana Logroscino)

Nessun mandato esplicito, non potrebbe esserci. Ma la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ogni ragione per sperare nel buon esito del bilaterale tra Giorgia Meloni e Donald Trump del 16 aprile. Su cui l’ambasciata ora è stata allertata. Ne sono certi nel governo: «Giorgia — dicono — può agevolare la trattativa tra Europa e Stati Uniti per evitare una guerra commerciale». La proposta potrebbe essere di tornare a zero dazi, presumibilmente per ora irricevibile da parte di Trump. L’obiettivo concreto, strappare un dimezzamento: fissare dazi reciproci del 10 per cento (qui l’articolo integrale sulla strategia di Palazzo Chigi).
Le criptovalute hanno cancellato quasi tutti i guadagni dalla vittoria elettorale di Donald Trump all’inizio di novembre a causa dei dazi introdotti dal presidente Usa. La capitalizzazione di mercato totale di tutte le cripto è scesa di circa il 10% a 2,54 trilioni di dollari, secondo i dati di CoinGecko.
Nella notte, segnala Bloomberg, il Bitcoin ha perso oltre il 7% a Londra, raggiungendo un minimo di 77.000 dollari e ora perde ancora a 76.837 dollari (-2,5%). Ethereum è crollato a 1.521 dollari, minimo infra-giornaliero che non si vedeva dall’ottobre 2023, e ora è trattato a 1,543 dollari (-1,95%).
Nel week end anche Bill Ackman, fondatore del fondo Pershing Square e noto sostenitore del tycoon, ha dichiarato che il mondo rischia «un inverno nucleare economico», auspicando che la Casa Bianca metta «in pausa» le tariffe per 90 giorni e negozi accordi commerciali con i paesi partner mentre Goldman Sachs ha tagliato a +0,5% da 1% la stima (tendenziale) di Pil Usa nel quarto trimestre 2025 e alzato al 45% la probabilità di una recessione nell’anno.
Avvio di settimana da incubo per le Borse europee, che estendono il tracollo che già le aveva portate venerdì a chiudere la peggiore ottava dal marzo 2020. La guerra commerciale voluta dall’amministrazione Trump, la risposta della Cina e i conseguenti timori per l’economia che hanno portato molti analisti a rivedere al rialzo le probabilità di recessione stanno spingendo gli investitori a lasciare l’azionario per cercare rifugio sui titoli di Stato e altri asset considerati sicuri. A Piazza Affari il Ftse Mib cede il 6% ma il bilancio potrà essere ancora peggiore quando tutti i titoli riusciranno ad aprire: al momento un quarto del paniere ancora non ha fatto segnare un primo prezzo. Parigi perde il 6,15%, Francoforte il 7,1% e Madrid il 4,66%. Tornando ai titoli milanesi, tra quelli che hanno avviato le contrattazioni Generali perde il 7%, Ferrari il 7,95% ed Eni il 6,9%. Ribassi in doppia cifra per le banche, a partire dal -11,27% di UniCredit.
La Borsa di Milano in tilt in avvio con buona parte dei titoli che non riescono ad aprire. Il ribasso calcolato sui pochi che scambiano è del 3,4%. Sul fronte dei singoli titoli, tre quarti non riescono ad aprire e nessuna azione risulta al rialzo. Tra gli energetici perdono Eni, a -7,14%, Enel, a -6,75%, ed Hera a -6,58% Poste Italiane lascia sul terreno il 6,61% e Generali il 7,1%.
Sale ancora lo spread fra Btp e Bund tedesco e arriva a 130 punti base, ai livelli di novembre scorso. Il rendimento del decennale italiano è aumentato al 3,79% (+3 punti base). A crollare è il rendimento del titolo di Stato tedesco, sceso al 2,49% (-8 punti base), segno che c’è una corsa all’acquisto dei Bund.
(Saverio Alloggio)

I numeri sono chiari, e fanno paura: fino al 46% di dazi sui prodotti provenienti dal Vietnam, il 26% su quelli dall’India, il 34% dalla Cina. Tutti Paesi chiave, anzi vitali, nella filiera globale dell’elettronica di consumo. In mezzo: smartphone, laptop, smartwatch, cuffie, tablet, e praticamente tutto ciò che oggi popola le scrivanie, le tasche e le case nel mondo. Con il ritorno sulla scena politica americana di Donald Trump – che aveva già anticipato nuove politiche commerciali aggressive in campagna elettorale – il settore tech si trova a dover fare i conti con un nuovo, potenzialmente devastante, scenario di rialzi, sia nei costi di produzione che nei prezzi finali. Perché se il cuore della tecnologia batte nella Silicon Valley, le mani che assemblano e confezionano i suoi dispositivi lavorano tra Shenzhen, Hanoi, Bangalore e Chengdu (qui l’articolo integrale sui rischi della filiera dell’elettronica).
(Federico Fubini)

Il consumatore americano vale il 18% del prodotto lordo del mondo. E ora sta dietro un muro. Finiamo in recessione? «A Confindustria abbiamo rivisto le stime di crescita dell’Italia nel 2025 dallo 0,8% allo 0,6%. Banca d’Italia ha fatto lo stesso. Ma recessione, credo di no. Abbiamo una capacità di adattamento molto forte, se l’Italia reagisce e facciamo ciò che serve», dice Emanuele Orsini, presidente di Confindustria in un’intervista al Corriere della Sera (qui puoi leggerla integrale).
La Borsa di Seul termina gli scambi con la peggiore chiusura dal 5 agosto del 2024 sui timori della guerra commerciale e della recessione globale in scia ai
dazi voluti da Donald Trump: l’indice Kospi accusa un calo del 5,57%, a 2.328,20 punti.
I prezzi del petrolio in Asia viaggiano ai minimi dal 2021. Il Wti procede in calo del 2,40% a 60,49 dollari: è sceso brevemente sotto i 60 dollari per la prima volta dall’aprile 2021. Da mercoledì ha perso più del 16%. Il Brent del Mare del Nord cede il 2,37% a 64,01 dollari. «Il sentimento del mercato è crollato di fronte ai crescenti timori che la guerra commerciale porti a una recessione dell’economia globale e a un rallentamento della domanda di petrolio», ha osservato Giovanni Staunovo, analista di Ubs. Anche i Paesi produttori dell’Opec+ hanno dichiarato di voler annullare i tagli alla produzione previsti per maggio.
(Pieremilio Gadda)

Qual è l’antidoto più efficace contro il veleno dell’incertezza? In questo primo scorcio del 2025, segnato dalla caduta di Wall Street, dal ritorno nefasto dei dazi americani e dai nodi ancora irrisolti delle guerre in Medio Oriente e in Ucraina, l’oro ha brillato più di ogni altra classe di attivo. La scorsa settimana, all’indomani delle misure protezionistiche proclamate dal Presidente americano nel «giorno della liberazione», il metallo giallo ha agguantato un nuovo record, sopra i 3.130 dollari l’oncia, con un guadagno del 20% nel primo trimestre, che si somma ai rendimenti generosi, a doppia cifra, consegnati nei due anni precedenti. «L’oro dovrebbe rappresentare un elemento strutturale nei portafogli», premette Stefano Guglielmetto, cio di Lombard Odier Italia. Gli esperti raccomandano un peso tra 3% e il 5% all’interno di un paniere bilanciato, con funzione protettiva contro picchi di volatilità e repentini aumenti dell’avversione al rischio sui mercati (qui puoi leggere l’analisi dei gestori sul Corriere).
Parlando dall’Air Force one, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, però continua a tenere alti i toni: «Questa settimana ho parlato con molti europei, asiatici, in tutto il mondo. Stanno morendo dalla voglia di fare un accordo» sui dazi. E poi: «I crolli delle Borse? «A volte è necessario assumere farmaci per curarsi». Infine, ancora una volta, Trump spara bordate contro i Paesi Ue: «L’Europa ha fatto una fortuna con noi. L’Europa ci ha trattato molto molto male» ma «stanno venendo al tavolo. Vogliono parlare, ma non si parla se non ci pagano un sacco di soldi su base annuale».
Alcunu Ceo di Big Tech e Wall Street sabbero andati nel week end da Donald Trump chiedendogli di ritrovare «buon senso» e rivedere le sue politiche commerciali. Lo sostiene su Threads la celebre giornalista di tecnologia Kara Swisher: «Le mie fonti mi descrivono una passerella di importanti ceo di Silicon Valley e Wall Street, a Mar-a-Lago per leggergli il loro Riot Act».
La Cina chiede a gran voce l’apertura di un negoziato con la Casa Bianca. «Il mercato ha parlato», dicono da Pechino, respingendo i dazi di Trump e chiedendo a Washington una «consultazione paritaria» dopo che le ultime restrizioni statunitensi al commercio hanno fatto crollare i mercati globali. In un messaggio pubblicato su Facebook nel fine settimana, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha detto che «adesso è il momento che gli Stati Uniti smettano di agire in modo sbagliato e risolvano le divergenze con i partner commerciali attraverso una consultazione paritaria». Il 4 aprile, la Cina ha risposto con dazi del 34 per cento alle ultime barriere all’interscambio poste da Washington. Il 2 aprile, Trump ha annunciato un nuovo dazio del 34 per cento sulle importazioni cinesi, che si aggiunge alla tassa del 25 per cento applicata in precedenza.
Nuovo tonfo collettivo delle borse asiatiche. Il clima di drammatica incertezza sui mercati, innescato dalla raffica di dazi imposti dagli Usa sulle merci in entrata, sta continuando a bruciare centinaia e centinaia di miliardi. In apertura, la Borsa di Tokio ha perso il 7,4%. Dopo i primi scambi l’indice Nikkei è infatti sceso a 31.255 punti, lasciando sul terreno il 7,44%, mentre il Topix è calato dell’8,14%.
7 aprile, 08:37 – Aggiornata il 7 aprile, 10:45
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Risponde Claudia Iozzo
Risponde Paolo Parisi
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Di NewsBot