Dazi, le ultime notizie | Crollo delle Borse mondiali: Hong Kong peggiore chiusura dal 1997. Big Tech da Trump, domani vertice governo-imprese
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Dopo che le agenzie avevano ipotizzato una sospensione di 90 giorni dei dazi, le Borse europee e Usa avevano immediatamente reagito. Poi, la smentita della Casa Bianca. Convocata riunione di emergenza Fed
«È stato ribadito che una “guerra commerciale” non avvantaggerebbe nessuno, né l’Unione Europea né gli Stati Uniti»: così Palazzo Chigi al termine della riunione della task-force convocata sui dazi, presieduta da Giorgia Meloni. «È emersa la necessità di affrontare il tema con determinazione e pragmatismo, perché ogni allarmismo rischia di causare danni ben maggiori di quelli strettamente connessi con i dazi. Si è discusso, inoltre, degli strumenti necessari per sostenere le imprese, intervenendo sulle regole ideologiche e poco condivisibili del Green Deal e sulla necessità di semplificare il quadro normativo», prosegue il governo.
Nel corso dell’incontro, sono state prese in considerazione diverse ipotesi per sostenere le filiere produttive, proposte che saranno al centro del confronto con le categorie produttive in programma per domani, martedì 8 aprile, a Palazzo Chigi.
Nuovo tentativo di inversione di rotta a Wall Street. A circa due ore da fine seduta l`S&P 500, con un più 0,49%, e il Nasdaq, al più 0,95%, tornano positivi. Il Dow Jones prosegue in ribasso con un meno 0,29%. Dopo un avvio di seduta con cali superiori al 3%, già a due riprese gli indici azionari hanno tentato recuperi, che però sono svaniti poco dopo. Il quadro resta molto volatile.
Il sito Axios rivela che la Casa Bianca ha avvertito il Congresso che il presidente metterebbe il veto se passasse una proposta di legge introdotta dai senatori Maria Cantwell (democratica di Washington) e Chuck Grassley (repubblicano dell’Iowa) per limitare il potere di Trump di imporre unilateralmente i dazi, da lui rivendicato in nome di una emergenza nazionale. «Se approvata questa legge ridurrebbe pericolosamente l’autorità e il dovere del presidente di determinare la nostra politica estera e proteggere la nostra sicurezza nazionale», secondo una dichiarazione inviata al Congresso. Sette repubblicani finora hanno espresso apertamente l’appoggio alla legge che è emersa come un modo per dimostrare il dissenso sui dazi.
Nuova impennata a Wall Street dell’indice di volatilità Vix (Cboe Volatility Index), che dopo esser balzato a 48 punti nella seduta di venerdì scorso, viaggia ora intorno ai 52. Qui la spiegazione su cos’è l’«indice della paura», cresciuto in continuazione da quando Trump ha anunciato la politica dei dazi: da inizio marzo a inizio aprile è balzato del 130%, da 23 a 53 punti. Dal Covid a oggi il livello massimo toccato dal Vix è stato di 83 punti, durante i primi giorni della pandemia.
Il governo messicano non esclude la possibilità di applicare tariffe reciproche agli Stati Uniti, il suo principale partner commerciale, ha
dichiarato oggi la presidente Claudia Sheinbaum. «Per quanto possibile, vogliamo evitare di imporre dazi reciproci. Non lo escludiamo, ma preferiamo proseguire il dialogo prima di adottare altre misure», ha affermato il capo dello Stato nel mezzo della guerra commerciale globale scatenata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. «Vogliamo evitarli — ha aggiunto — perché particolarmente nel caso dell’acciaio e dell’alluminio la loro attuazione renderebbe i prodotti in Messico più costosi e noi vogliamo sostenere le nostre aziende».
E’ iniziata a Palazzo Chigi la riunione convocata dalla premier per affrontare il tema dei dazi Usa. Oltre Giorgia Meloni, sono presenti anche i vicepresidenti del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, il ministro degli Affari Ue, Tommaso Foti, e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
«Il governo convochi anche le organizzazioni sindacali», è la richiesta del segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri: «Vorrei ricordare al governo che il tema dei dazi non riguarda solo le aziende e le associazioni datoriali, ma anche i lavoratori, perché è chiaro che, se hanno delle difficoltà, le aziende perdono i profitti, ma i lavoratori perdono il posto di lavoro».
Ancora un bilancio pesantissimo per le Borse europee, che chiudono in negativo e bruciano oltre 683 miliardi di euro alla fine della terza seduta che segue l’annuncio dei dazi del presidente Usa Donald Trump. Sommato a quello delle due giornate precedenti, il saldo complessivo è pari a un rosso
di 1.924 miliardi di euro. Oggi, l’indice paneuropeo Stoxx 600 ha lasciato sul campo il 4,5% a 473,99 punti, esprimendo una capitalizzazione di 14.498 miliardi di euro, al di sotto dei 14.525 miliardi di inizio anno. Male anche Milano. A fine seduta, la Borsa di Milano vede l’indice Ftse-Mib segnare -5,30%, secondo i dati preliminari.
Dall’altra parte dell’oceano, seduta molto volatile a Wall Street. In questo momento, il Dow Jones perde 122,26 punti (-0,32%), lo S&P 500 guadagna 27,45 punti (+0,54%), il Nasdaq è in rialzo di 168,31 punti (+1,08%). La
seduta è stata influenzata dall’ipotesi che il presidente statunitense, Donald Trump, stia valutando una pausa di 90 giorni sui dazi, esclusa la Cina. Parole che la stampa statunitense ha riportato come quelle di Kevin Hassett,
principale consigliere economico della Casa Bianca, e poi smentite dalla portavoce Karoline Leavitt: «Fake News». A metà pomeriggio gli indici proseguono in calo ma riducendo le perdite, con un -1,44% del Dow Jones, -0,82% dell`S&P 500 e -0,52% del Nasdaq.
Trump apre subito ai negoziati con i Paesi che l’hanno richiesto, Cina esclusa. A renderlo noto è stato lo stesso presidente. «Le trattative con gli altri Paesi, che hanno anch’essi richiesto incontri, inizieranno immediatamente», ha scritto in un post su Truth. Al contrario, «tutti i colloqui con la Cina riguardanti gli incontri richiesti con noi termineranno».
Donald Trump minaccia la Cina di un 50% di dazi in più dal 9 aprile se mantiene le sue misure ritorsive. Pechino è stata anche esclusa dall’apertura di negoziati con i Paesi che l’hanno richiesto.
«Un assemblatore di automobili». Peter Navarro, consigliere della Casa Bianca per il commercio, ha definito così Elon Musk, dopo che il patron di
Tesla lo aveva denigrato come un «egocentrico che non ha mai costruito un c…». «Quando si tratta di tariffe e commercio, Elon non è un produttore di automobili ma un assemblatore di automobili», ha detto a Cnbc, aggiungendo che molti componenti Tesla provengono da Giappone, Cina, Taiwan. «La differenza tra il nostro modo di pensare e quello di Elon è che noi vogliamo che gli pneumatici siano realizzati ad Akron, vogliamo che le
trasmissioni siano realizzate a Indianapolis», ha aggiunto.
«Oggi c’è stata la riunione del consiglio Affari esteri, in formato Commercio, dove ho rappresentato l’Italia», ha detto il vicepremier e leader di FI Antonio Tajani, a margine degli Stati generali dall’università organizzati dal suo partito. «C’è un’unità sostanziale dell’Europa, sulla voglia di dialogare, di confrontarsi e di evitare una guerra dei dazi. La decisione è stata quella di scongelare una lista, che era ferma dal 2018, di prodotti americani su cui aumentare i dazi. La lista è in fase di elaborazione, si sta lavorando, ci sono tecnici di vari Paesi che preparano la lista, e sarà pronta stasera e domani e dovrebbe entrare in vigore dal 15 aprile». «Noi abbiamo chiesto come Italia di non mettere nella lista alcuni prodotti che, qualora subissero un aumento dei dazi, farebbero un danno al prodotto italiano che esportiamo, altrimenti ci daremmo la zappa sui piedi», ha aggiunto Tajani.
La Casa Bianca ha immediatamente smentito le parole di Kevin Hassett, consigliere economico di Trump, il quale aveva ventilato la possibilità di uno stop di 90 giorni ai dazi. «È una fake news» è il messaggio partito dalla Casa Bianca in merito alle dichiarazione che Hassett avrebbe rilasciato alla rete tv Cnbc.
L’Unione europea e’ pronta a «difendere i propri interessi». Lo scrive il commissario europeo per il commercio, Maros Sefcovic, dando conto di uno scambio «franco» di due ore con il segretario di Stato Usa al Commercio, Howard Lutnick, e l’ambasciatore Jamie Songreer. «Sono stato chiaro: i dazi statunitensi sono dannosi e ingiustificati. L’Ue si impegna su negoziati significativi ma è anche pronta a difendere i nostri interessi», ha scritto Sefcovic su X.
Con una mossa a sorpresa, dopo che Trump stesso aveva espresso l’intenzione di proseguire con la politica intrapresa nei giorni scorsi, il consigliere economico della Casa BIanca, Kevin Hassett, ha detto a Cnbc che il presidente statunitense «sta valutando una moratoria di 90 giori per i dazi per tutti i paesi, Cina esclusa».
Le Borse hanno reagito immediatamente alla notizia, invertendo la rotta.
Le Borse invertono la rotta: a Wall Street l’indice Dow Jones sale di oltre l’1%, il Nasdaq addirittura del 4,3 per cento.
Anche Milano riduce le perdite: il Ftse Mib è passato da -4% al -0,91%.
La lista delle contromisure che l’Unione europea intende prendere contro i dazi varati dagli Stati Uniti sarà rivelata questa sera. A dirlo è stato il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic, affermando che «non è possibile», per motivi legali, «ritardare l’entrata in vigore dei dazi».
«Nonostante tutte le discussioni che abbiamo avuto, abbiamo visto i dazi imposti all’Ue il 2 aprile, e quindi dobbiamo procedere con l’adozione delle contromisure. Tutte le scadenze sono chiaramente determinate dal processo legale. Quindi distribuiremo la lista delle contromisure stasera. Il voto sarà mercoledì, la riscossione dei dazi inizia il 15 aprile per la prima parte, e nel pieno rispetto della metodologia del Wto, la seconda parte entrerà in vigore 30 giorni dopo. Quindi parliamo del 15 maggio».
Il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic, a quanto si apprende, nel corso della riunione di oggi a Lussemburgo ha ringraziato «la posizione dell’Italia e dell’amico Antonio Tajani che ha capito perfettamente lo spirito
di questa trattativa: tutti dobbiamo discutere fra di noi le nostre posizioni e le nostre richieste, ma di fronte alla controparte americana dobbiamo essere molto uniti. Grazie Antonio». Il commissario ha ringraziato l’Italia anche per il sostegno all’approccio «fermo ma aperto al dialogo proposto dalla Commissione e per la proposta di un obiettivo strategico: quello di avere 0 dazi fra America ed Europa».
Wall Street apre con un pesante avvio di seduta. Il Dow Jones arretra del 2,77% a 37,235.63 punti; il Nasdaq lascia sul terreno il 3,89% a 14,982.07 punti e lo S&P 500 cede il 3,13% a 4,913.97 punti. Si prospetta dunque
un lunedì nero a Wall Street, in scia agli altri mercati finanziari mondiali. L’epidemia è partita dall’Asia e si è diffusa verso Occidente: la Borsa di Hong Kong non registrava una chiusura così negativa dal 1997 e tutte le principali piazze europee sono attualmente in profondo calo. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, continua intanto a difendere i dazi come «medicina» necessaria per riequilibrare la bilancia commerciale. (qui l’andamento in tempo reale di Piazza Affari)
L’Unione europea rimuoverà il bourbon dalla lista dei dazi ritorsivi contro gli Stati Uniti che sta girando fra le capitali per l’approvazione. Lo si apprende dal Financial Times, che cita un alto funzionario europeo ed evidenzia le «intense pressioni da parte di Francia, Italia e Irlanda». Lo scopo è quello di proteggere le rispettive industrie di alcolici dall’escalation della guerra commerciale aperta dal presidente Usa Donald Trump, argomento al centro delle discussioni odierne tra i ministri del Commercio Ue. A marzo Trump aveva minacciato di imporre dazi del 200% su vino e alcolici europei dopo che Bruxelles aveva incluso il bourbon nella lista di prodotti statunitensi da colpire con contro-dazi (con un impatto complessivo stimato di 26 miliardi di euro) come reazione alle tariffe statunitensi del 25% su acciaio e alluminio. Da allora il presidente Usa ha imposto un dazio universale del 10%, un dazio del 20% su quasi tutti i prodotti Ue e uno del 25% sulle automobili europee come parte della sua strategia commerciale.
La Federal Reserve ha annunciato una riunione a porte chiuse del Board of Governors per le 11.30 ora locale, 17.30 ora italiana. L’incontro si svolgerà presso la sede della banca centrale americana a Washington e in collegamento audio-video. In base a quando annunciato dalla Fed, sarà presa in esame «la revisione e la determinazione da parte del Board of Governors dei tassi da applicare alle banche della Federal Reserve». Una dichiarazione ufficiale della Fed sugli esiti della riunione sarà disponibile sul sito della banca centrale alla fine dell’incontro.
Goldman Sachs alza nuovamente le sue stime di una recessione negli Usa, già portate al 35% la scorsa settimana, per effetto dei dazi. Gli economisti della banca d’affari hanno alzato al 45% le ipotesi di una recessione Usa, abbassando dall’1% allo 0,5% le stime di crescita anno su anno del pil nel quarto trimestre del 2025. L’aumento delle probabilità di recessione segue «un acuto inasprimento delle condizioni finanziarie, il boicottaggio dei consumatori stranieri e un prolungato picco dell’incertezza politica che
probabilmente deprimerà la spesa di capitale più di quanto precedentemente previsto». La previsione si basa su un rialzo medio delle tariffe del 15%, rialzo che richiederebbe «una grande riduzione dei dazi che entreranno in vigore il 9 aprile». Se l’impatto dovesse essere maggiore Goldman Sachs sarebbe costretta a «cambiare» nuovamente le sue stime. Senza una recessione gli analisti si attendono che la Fed quest’anno tagli i tassi tre volte da giugno, anticipando la precedente previsione di luglio, mentre in uno scenario recessivo i tagli quest’anno salirebbero a 130 punti base quest’anno, pari a circa 5 tagli dei tassi.
Mercati in profondo rosso. L’ondata di vendite innescata dai dazi ha bruciato in tre giorni 9.500 miliardi di dollari sulle piazze globali. Il calcolo è stato
aggiornato da Bloomberg alla luce questa mattina del crollo delle piazze asiatiche e dell’andamento negativo anche in Europa.
Il presidente Donald Trump è determinato a portare avanti la sua politica commerciale, ma resta pronto ad ascoltare i partner se presenteranno «accordi davvero vantaggiosi». Lo ha dichiarato Kevin Hassett, consigliere economico della Casa Bianca, in un’intervista a Fox News. «Trump sta raddoppiando su qualcosa che sa che funziona», ha detto Hassett, spiegando che il presidente «continuerà su questa strada». Tuttavia, ha aggiunto, «ascolterà anche i nostri partner commerciali, e se arriveranno con grandi accordi che favoriscano la manifattura e l’agricoltura americane, sono sicuro che li prenderà in considerazione». Hassett ha riferito che Trump ha parlato con diversi leader mondiali durante il fine settimana e che la Casa Bianca ha ricevuto contatti anche da Taiwan nella notte. Ha inoltre respinto le preoccupazioni su un possibile impatto disastroso sull’economia: «L’idea che ci sarà un inverno nucleare è una retorica completamente irresponsabile».
«Siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti. Abbiamo offerto dazi zero per zero per i beni industriali, come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali, perché l’Europa è sempre pronta per un buon affare». Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in punto stampa con il premier norvegese, Jonas Gahr Store. «Questi dazi comportano innanzitutto costi immensi per, consumatori e aziende europei, ma allo stesso tempo hanno un impatto enorme sull’economia globale, in particolar modo su altri Paesi in via di sviluppo duramente colpiti, e questo rappresenta un punto di svolta fondamentale per gli Stati Uniti», ha spiegato.
Audi sospenderà le consegne di veicoli negli Stati Uniti a causa dei dazi sulle auto imposti dal presidente Usa, Donald Trump. Una portavoce dell’azienda ha confermato la lettera inviata ai concessionari, inizialmente riportata da Automobilwoche, come riporta Bild. Di conseguenza, tutti i veicoli entrati negli Usa dopo il 2 aprile saranno temporaneamente trattenuti e non consegnati ai concessionari. Ora i rivenditori dovrebbero concentrarsi sulla riduzione dei livelli delle loro scorte. Attualmente Audi ha in stock negli Stati Uniti più di 37.000 auto che non sono interessate dai nuovi dazi e possono quindi essere vendute, ha aggiunto la portavoce. Il quantitativo di veicoli dovrebbe bastare per circa due mesi.
Il peso messicano inizia la settimana in calo rispetto al dollaro statunitense, a causa delle tensioni commerciali globali. Dopo aver registrato forti guadagni giovedì scorso in seguito all’esclusione del Messico dall’elenco dei Paesi sui quali il presidente degli Stati Uniti Trump ha imposto tariffe
reciproche, venerdì la valuta della nazione latinoamericana è scesa del 2,62%, la sua peggiore performance dal 7 giugno dell’anno scorso.
Nelle prime ore di lunedì, la valuta azteca viene scambiata a 20,77 unità per dollaro.
Tra le centinaia di migliaia di americani che nel weekend scorso, in migliaia di località, hanno detto a Donald Trump e Elon Musk «hands off», giù le mani, «dal nostro governo, dalla nostra economia, dai nostri diritti», molti sono scesi in piazza spinti dalla preoccupazione per i propri fondi pensione in caduta verticale nella tempesta finanziaria scatenata dai dazi di Trump.
Organizzate in oltre 1.200 città di 50 Stati americani da oltre 150 gruppi, da sindacati, gruppi per la difesa dei diritti civili, della comunità Lgbt, dell’integrità delle elezioni, comprese associazioni dei veterani, le manifestazioni di sabato scorso rispetto a quella contro la prima amministrazione Trump, concentrate maggiormente su diritti civili e questioni come l’aborto, hanno avuto anche una forte componente di preoccupazione per l’economia. Secondo Business Insider, sito americano specializzato in informazioni finanziare, in piazza c’erano molti anziani e persone di mezza età, arrabbiati per il crollo in borsa dei loro fondi pensioni, ma anche preoccupati per il fatto che la crociata che il tycoon ha affidato a Musk per tagliare con l’accetta la spesa e il personale federale vada ad intaccare le pensioni pubbliche.
La maggior parte delle imprese europee può gestire gli effetti immediati dei dazi Usa: è la valutazione contenuta in un report di S&P Global. Le società soggette a rating «beneficiano di importanti fattori di mitigazione che dovrebbero consentire loro di gestire l’impatto diretto immediato delle tariffe del 20% e del 10% imposte dall’amministrazione Trump sulle merci provenienti rispettivamente dall’Europa e dal Regno Unito», si legge in una nota dell’agenzia di rating. In base all’analisi è il settore automobilistico europeo quello che dovrebbe risentire degli effetti più negativi, in quanto l’imposizione di una tariffa del 25% sui veicoli importati negli Stati Uniti potrebbe incidere negativamente su produttori europei e di altri paesi del mondo e sulle loro estese reti di approvvigionamento. Anche le aziende europee dell’alluminio e dell’acciaio, anch’esse soggette a una tariffa del 25%, potrebbero subire ripercussioni negative. «Le azioni globali e le priorità strategiche dell’amministrazione statunitense segnalano un cambiamento significativo rispetto all’ambiente commerciale globale degli ultimi decenni», sottolinea Barbara Castellano, analista del credito di S&P Global ratings.
La Borsa di Milano procede in profondo rosso per la terza seduta consecutiva sull’onda dei timori per i dazi reciproci imposti dagli Stati Uniti a partire dal 3 aprile. Il presidente Usa Donald Trump al momento non sembra voler fare retromarcia, mentre la Cina che mette in campo decise contromisure e i vertici europei sono alla ricerca di una risposta comune alle politiche daziarie statunitensi. L’indice Ftse Mib si attesta attorno al -4,7% con 33.014,31 punti, con i titoli bancari in caduta libera: Intesa Sanpaolo -5,51%, Mps -5,15%, Unicredit -3,08%, Banco Bpm -4,36%, Bper Banca -4,34%, Mediobanca -5,89%, Popolare di Sondrio a -5,65%. Male gli industriali: Stellantis -7,16%, Iveco -6,35%, Leonardo -4,43%. In calo anche gli energetici a maggiore capitalizzazione: Eni -5,91%, Enel -5,22%. Sul fronte valutario, l’euro procede sotto quota 1,10 dollari (qui i listini in tempo reale).
«I prezzi del petrolio sono in calo, i tassi di interesse sono in calo (la lenta Fed dovrebbe tagliare i tassi!), i prezzi dei prodotti alimentari sono in
calo, non c’è inflazione e gli Usa, sfruttati da tempo, stanno portando miliardi di dollari a settimana dai Paesi che abusano con tariffe già in vigore. Questo nonostante il fatto che il più grande sfruttatore di tutti, la Cina, i cui mercati stanno crollando, abbia appena aumentato i suoi dazi del 34% senza riconoscere il mio avvertimento ai paesi che sfruttano di non
reagire». Così Donadl Trump sui social difende i dazi. «Hanno guadagnato abbastanza, per decenni – scrive Trump – approfittando dei buoni vecchi Usa! I nostri precedenti `leader´ sono da biasimare per aver permesso
che questo, e così tanto altro, accadesse al nostro Paese. Rendiamo l’America di nuovo grande!».
«Stiamo già parlando con la nostra filiale americana per cercare di non incrementare troppo il prezzo dei nostri prodotti al consumatore. Vogliamo tentare di assorbire una parte degli aumenti causati dai dazi senza farli arrivare ai clienti, ma un aumento del prezzo a scaffale sarà inevitabile». Il direttore di Lacatalis Italia Export, Mauro Frantellizzi, non nasconde al Corriere che le misure protezionistiche introdotte dal presidente americano Donald Trump il 2 aprile scorso, avranno contraccolpi sull’export dei tanti prodotti made in Italy che escono dai tanti stabilimenti italiani del colosso alimentare francese. Gli Stati Uniti rappresentano uno dei mercati più strategici per Lactalis Italia, che vi esporta il 6% del totale dei propri formaggi, con una quota che sale al 10% per il Parmigiano Reggiano. Nel 2018, durante i primi maxi dazi targati Trump, Lactalis registrò un calo di export di formaggi italiani negli Usa di circa il 18%. La speranza è che a questo giro «l’impatto possa essere meno forte», come spiega Michele Fochi, direttore generale dei caseifici Ambrosi e Nuova Castelli, parte del gruppo Lactalis.
(Massimiliano Jattoni Dall’Asén)
Il ceo di Jp Morgan Jamie Dimon chiede di risolvere «il prima possibile» la questione dei dazi per via degli effetti che rischia di produrre sull’economia e delle molte «incertezze» che genera e definisce «disastrosa» una
«frammentazione» del sistema delle alleanze Usa, a partire dall’Europa.
«Quanto prima si risolve questo problema, tanto meglio è perché alcuni degli effetti negativi aumentano cumulativamente nel tempo e sarebbero difficili da invertire», avverte nella lettera agli azionisti della banca. «Mantenere le nostre alleanze unite, sia militarmente che economicamente, è essenziale», aggiunge Dimon.
Dopo lo shock degli annunci sui dazi, il dollaro esita e viaggia in rosso rispetto all’euro e al franco svizzero, ma in rialzo rispetto allo yuan, mentre gli investitori cercano di valutare l’impatto sulla crescita e sull’inflazione. Il bitcoin invece crolla. Il biglietto verde è sotto pressione perché i dazi annunciati da Trump potrebbero causare uno shock alla crescita, ma anche un’accelerazione dell’inflazione negli Stati Uniti. Dopo il crollo di giovedì, in cui il biglietto verde ha perso fino al 2,6% rispetto all’euro, e dopo aver oscillato venerdì, il dollaro scende dello 0,18% rispetto all’euro, attestandosi a 1,0977 dollari. La valuta statunitense scende anche dell’1,03% rispetto a quella svizzera, a 0,8519 franchi svizzeri per dollaro, e dello 0,73% rispetto alla moneta giapponese, a 145,86 yen. Considerato un asset rischioso e volatile, Bitcoin è crollato del 9,38% a 76.235,63 dollari, dopo essere sceso sotto i 75.000 per la prima volta dall’elezione di Donald Trump, «riflettendo il declino del mercato che ha scosso la fiducia degli investitori», ha affermato John Plassard di Mirabaud.
«Noi siamo contrari a qualsiasi guerra commerciale, faremo di tutto per un confronto. L’obiettivo è negoziare questa escalation. Se non è possibile,
di certo l’Ue reagirà fermamente. È un momento molto pesante, importante per l’unità europea», attacca il ministro francese delegato per il Commercio, Laurent Saint-Martin, a margine del Consiglio Ue Commercio. In merito alla messa in campo dello strumento anti-coercizione da parte dell’Ue, il ministro ha spiegato: Bruxelles «non deve escludere alcuna opzione, anche se estremamente aggressiva».
(Il commento del direttore Luciano Fontana)
Donald Trump non sta rispondendo ai dazi che hanno imposto gli altri Paesi. Sta facendo un’operazione diversa: vuole colpire tutte le nazioni che hanno un avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti, cioè esportano più merci verso gli Usa di quante ne importino. Vuole costringere le aziende a spostare le produzioni in America e i Paesi europei a fare più acquisti (ad esempio di gas) dagli Stati Uniti. Le ragioni del disavanzo commerciale non possono però essere attribuite, come fa Trump, a ruberie e scorrettezze. I prodotti tecnologici e finanziari americani hanno invaso l’Europa, le Tesla (prima di questi ultimi mesi) erano automobili iconiche e innovative molto acquistate e addirittura sussidiate. Chi vuole collegarsi a Starlink per la sua rete wifi può farlo senza problemi. La libera circolazione delle merci è uno degli elementi fondanti delle società occidentali (qui puoi leggere l’integrale del commento del Direttore del Corriere della Sera).
(Il commento di Ferruccio de Bortoli)
Chi ha simpatia per Trump stenta a dargli torto. Quasi quasi è disposto pure a pagarne un prezzo. Sì, sotto sotto ha ragione, siamo stati dei parassiti, ne abbiamo approfittato. «L’Europa ci deve molti soldi», ha detto questa notte il presidente americano. La bilancia dei pagamenti (merci e servizi) tra Unione europea e Stati Uniti è sostanzialmente in equilibrio. Senza parlare di tutti i risparmi europei (300 miliardi) che affluiscono ogni anno, grazie anche ai buoni rendimenti offerti, su società finanziarie americane (qui l’integrale del commento dell’ex direttore del Corriere della Sera).
Titoli della difesa in caduta sulle Borse europee, bersagliati a loro volta dalle vendite, mentre infuria la «guerra dei dazi» scatenata dagli Usa. L’incertezza dello scenario globale e i crescenti rischi di recessione hanno aumentato l’avversione al rischio e stanno inducendo gli investitori a realizzare
soprattutto in un comparto che ha registrato livelli record negli ultimi mesi, fanno notare alcuni analisti. In effetti, finora tra le migliori dei listini europei sulla spinta delle prospettive di riarmo del Vecchio Continente, le azioni della difesa in gran parte restano abbondantemente in territorio
positivo rispetto all’inizio dell’anno.
L’Europa ha già mandato in fumo quasi 890 miliardi di poco meno di 3 ore di contrattazioni. È il saldo provvisorio della seduta odierna con l’indice Stoxx 600 in calo del 5,86%. Guardando i singoli listini, Milano perde il
6,17%, Francoforte il 5,68%, Parigi il 5,56%, Madrid il 5,33% eLondra il 4,52%
«Dobbiamo lavorare per evitare assolutamente una guerra commerciale, che sarebbe esiziale per gli Usa e per le nostre imprese. Dobbiamo trattare, lo deve fare l’Ue unita. L’Italia sosterrà tutte le iniziative del commissario Sefcovic, nella quale riponiamo estrema fiducia». Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani prima del Consiglio Ue Commercio, ribadendo che da parte del governo non c’è intenzione di mettere «in difficoltà» la Commissione.
«Ho letto cosa ha detto Elon Musk», auspicandosi che in futuro possano non esserci dazi tra Usa e Ue, «penso sia un segno di debolezza e forse anche di paura, perché la politica che sta attuando è completamente diversa». Lo ha affermato il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, all’arrivo al Consiglio Commercio Ue, a Lussemburgo. «Quindi, se ha qualcosa da dire, dovrebbe andare dal suo presidente e dirglielo: prima di parlare di zero dazi, smettiamo con le assurdità e il caos che avete creato nell’ultima settimana. È ridicolo, e l’unica interpretazione che posso dare è che ora si rende conto che le sue stesse aziende, ma anche le economie, stanno per crollare a causa del disastro che hanno combinato. Quindi ha paura», ha aggiunto.
«Domani ci confronteremo con le associazioni che rappresentano il sistema delle imprese per concordare con loro quali possono essere misure nazionali e ancor più dell’Ue a tutela del sistema produttivo e delle famiglie europee». Lo afferma il ministro delle Imprese Adolfo Urso, a margine di un evento. «Dalle 15 – aggiunge -si susseguiranno una serie di riunioni col sistema industriale, con le piccole e medie imprese artigianali, col sistema agricolo, con tutto il sistema produttivo italiano. In modo che si ascolti anche loro. Per lo più, da quello che ci hanno già manifestato, tutti chiedono di evitare la guerra commerciale».
«Lo scenario dell’Eurozona appare un po’ più facile da interpretare. I dazi potrebbero avere un impatto negativo moderato sulla crescita dell’UE, ma questo sarà compensato dalla spesa fiscale tedesca verso la fine del 2025 e nel 2026. Si prevede che l’inflazione nell’Eurozona continui a diminuire nei prossimi mesi, consentendo alla BCE di tagliare i tassi nelle prossime riunioni, potenzialmente portando i tassi ufficiali sotto il 2% se necessario», commenta Mauro Valle, Head of Fixed Income di Generali Asset Management.
«È molto chiaro che non ci saranno vincitori in questo confronto» con gli Usa, «lo vediamo dall’andamento delle Borse. Tutto ciò sta danneggiando molto gli americani ma anche gli europei». Lo ha detto il vice ministro
con delega allo Sviluppo Economico della Polonia, Michal Baranowski, prima del Consiglio Ue Commercio dei 27. «Dobbiamo preservare l’unità e dare una chiara direzione ai negoziati. È il momento di stare insieme. Noi deploriamo profondamente la decisione degli Usa e auspichiamo di passare
rapidamente a negoziati positivi», ha aggiunto. La Polonia è presidente di turno dell’Ue.
Da Bill Ackman a Stanley Druckenmiller, gli investitori accusano Trump del disastro sui dazi, che potrebbe rallentare l’economia soffiando sul fuoco dell’inflazione. La speranza ora è che intervenga il governatore della Fed Jerome Powell abbassando i tassi, ma quest’ultimo ha già detto di non avere fretta.
A oltre un’ora e mezza dall’avvio gli indici europei si assestano con un calo di circa il 6%. Milano cede il 5,94%, Francoforte il 6,22%, Parigi il 5,4% Madrid il 5,87% e Londra il 4,99%. Nel mirino le banche con ipotesi sempre più accreditate di un’imminente recessione a seguito delle politiche
commerciali di Donald Trump. In Piazza Affari Popolare Sondrio cede il 7,45%, Mps lascia sul campo il 7,2%, Intesa il 7%, Banco Bpm il 6,89% e Unicredit il 6,22%. I dazi colpiscono anche Leonardo (-9,53%), dopo i recenti rialzi dovuti ai programmi di riarmo europei, Iveco (-7,02%) e il lusso con Cucinelli (-7,19%) (qui i listini in tempo reale).
Il governo giapponese valuta a tutti gli effetti la possibilità di redigere un bilancio suppletivo per l’anno fiscale in corso, per mitigare le conseguenze delle politiche tariffarie aggressive del presidente statunitense Donald Trump. Lo anticipano i media nipponici citando membri dell’esecutivo, spiegando che il premier Shigeru Ishiba è pronto a dare istruzioni per la compilazione del bilancio entro la fine del mese, con l’obiettivo di farlo approvare durante l’attuale sessione parlamentare. Mentre le autorità pianificano ulteriori misure economiche, i vari negoziatori a Tokyo tentano di interpretare il significato delle mosse dell’amministrazione Trump. In particolare una formula per attenuare i dazi sul mercato delle quattro ruote che in Giappone impiega 5,5 milioni di persone, incluso l’indotto, le cui ricadute avrebbero un impatto devastante sull’economia del Paese. Gli Stati Uniti rimangono lo sbocco principale per le case automobilistiche giapponesi con oltre 1,3 milioni di veicoli spediti nel 2024
La Borsa di Hong Kong crolla e registra la seduta peggiore dalla crisi finanziaria del 1997 sui timori di una guerra commerciale e di una recessione globale, in scia ai controdazi cinesi al 34% sull’import dall’America annunciati venerdì in risposta alle tariffe aggiuntive di Donald Trump sul made in China, sempre al 34%: l’indice Hang Seng cede il 13,22%, a ridosso dei minimi intraday, a 19.828,30 punti, sulle vendite che hanno falcidiato titoli bancari e tecnologici.
(tratto dalla newsletter di Federico Fubini di Whatever it takes)
La settimana si apre sotto auspici tutt’altro che positivi per Donald Trump. I mercati finanziari, ma non solo, indicano che il muro tariffario più alto mai alzato dagli Stati Uniti nell’ultimo secolo e oltre (come mostra il grafico sotto) sia stato un passo troppo audace. La società americana per prima non sembra in grado di sostenerlo. Intanto la Cina sta prendendo contromisure che vanno ben oltre le ritorsioni già annunciate con prelievi doganali al 34% sui prodotti americani. Emergono segni che la Casa Bianca potrebbe essere diretta verso una sconfitta, nella sua scommessa protezionista. Quest’ultima non sarà facile da ritirare, soprattutto dopo aver alzato tanto la posta. Ma la debolezza crescente della posizione di Trump dovrebbe entrare nel calcolo, ora che l’Europa e l’Italia si chiedono se ribellarsi oppure subire: se rispondere con durezza o cercare soprattutto di evitare un’escalation (qui l’analisi di scenario sulla guerra dei dazi).
(Luciano Ferraro)
«Keep calm», mantenete la calma. La scritta campeggia tra i padiglioni del Vinitaly. L’idea è di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. Uno slogan inglese antipanico del 1939, mentre Hitler avanzava. Ora il panico da fermare è commerciale: le 4.000 aziende del vino che espongono a Verona temono contraccolpi letali a causa di Trump, il Grande Daziere con l’aggravante — così la vedono i vignaioli — di essere astemio. Tra gli stand, dopo la notizia sui dazi al 20%, si punta alla riduzione del danno, declinazione dell’italiana arte di arrangiarsi: accordi tra aziende italiane e importatori o distributori americani per dividersi il mancato guadagno causato dalle tariffe trumpiane. In attesa che Bruxelles strappi un accordo più favorevole (qui l’articolo di racconto dal Vinitaly a Verona).
La Cina accusa gli Usa di mirare a «un’egemonia in nome della reciprocità» con il massiccio programma di dazi annunciato la scorsa settimana dal presidente Donald Trump. «Gli Usa stanno cercando un’egemonia in nome della reciprocità, sacrificando gli interessi legittimi di tutti i Paesi per servire i propri interessi egoistici e dando priorità all’America rispetto alle regole internazionali», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian. «Questo è tipico unilateralismo, protezionismo e bullismo economico – ha detto Lin nel briefing quotidiano -. Minacce e pressioni non sono il modo migliore per negoziare con la Cina».
Sulla scia del crollo di Wall Street venerdì e delle borse asiatiche per i dazi di Trump, i listini europei non trovano pace e scivolano ancora. Francoforte
che è partita in calo di oltre il 9% cede il 7,4%, Milano e Parigi, che hanno fatto fatica in avvio perché grande parte dei titoli non riuscivano ad entrare agli scambi per eccesso di ribasso, perdono rispettivamente il 7,6% e il 5,9%. Pesante anche Londra (-5,2%)
Crollo dei bancari in Borsa, dopo l’avvio tilt per Milano sopraffatta dall’ondata di vendite in scia all’effetto dazi di Trump. Il Ftse Mib perde il 7,6% a 32.050 punti con perdite sopra il 12% per Bper, Popolare Sondrio, dell’11% per Mps, del 10% per Banco Bpm, Unicredit. Tra gli altri Fineco lascia sul terreno l’8,7%, Mediolanum il 9,7%, Intesa il 9%.
(Adriana Logroscino)
Nessun mandato esplicito, non potrebbe esserci. Ma la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ogni ragione per sperare nel buon esito del bilaterale tra Giorgia Meloni e Donald Trump del 16 aprile. Su cui l’ambasciata ora è stata allertata. Ne sono certi nel governo: «Giorgia — dicono — può agevolare la trattativa tra Europa e Stati Uniti per evitare una guerra commerciale». La proposta potrebbe essere di tornare a zero dazi, presumibilmente per ora irricevibile da parte di Trump. L’obiettivo concreto, strappare un dimezzamento: fissare dazi reciproci del 10 per cento (qui l’articolo integrale sulla strategia di Palazzo Chigi).
Le criptovalute hanno cancellato quasi tutti i guadagni dalla vittoria elettorale di Donald Trump all’inizio di novembre a causa dei dazi introdotti dal presidente Usa. La capitalizzazione di mercato totale di tutte le cripto è scesa di circa il 10% a 2,54 trilioni di dollari, secondo i dati di CoinGecko.
Nella notte, segnala Bloomberg, il Bitcoin ha perso oltre il 7% a Londra, raggiungendo un minimo di 77.000 dollari e ora perde ancora a 76.837 dollari (-2,5%). Ethereum è crollato a 1.521 dollari, minimo infra-giornaliero che non si vedeva dall’ottobre 2023, e ora è trattato a 1,543 dollari (-1,95%).
Nel week end anche Bill Ackman, fondatore del fondo Pershing Square e noto sostenitore del tycoon, ha dichiarato che il mondo rischia «un inverno nucleare economico», auspicando che la Casa Bianca metta «in pausa» le tariffe per 90 giorni e negozi accordi commerciali con i paesi partner mentre Goldman Sachs ha tagliato a +0,5% da 1% la stima (tendenziale) di Pil Usa nel quarto trimestre 2025 e alzato al 45% la probabilità di una recessione nell’anno.
Avvio di settimana da incubo per le Borse europee, che estendono il tracollo che già le aveva portate venerdì a chiudere la peggiore ottava dal marzo 2020. La guerra commerciale voluta dall’amministrazione Trump, la risposta della Cina e i conseguenti timori per l’economia che hanno portato molti analisti a rivedere al rialzo le probabilità di recessione stanno spingendo gli investitori a lasciare l’azionario per cercare rifugio sui titoli di Stato e altri asset considerati sicuri. A Piazza Affari il Ftse Mib cede il 6% ma il bilancio potrà essere ancora peggiore quando tutti i titoli riusciranno ad aprire: al momento un quarto del paniere ancora non ha fatto segnare un primo prezzo. Parigi perde il 6,15%, Francoforte il 7,1% e Madrid il 4,66%. Tornando ai titoli milanesi, tra quelli che hanno avviato le contrattazioni Generali perde il 7%, Ferrari il 7,95% ed Eni il 6,9%. Ribassi in doppia cifra per le banche, a partire dal -11,27% di UniCredit.
La Borsa di Milano in tilt in avvio con buona parte dei titoli che non riescono ad aprire. Il ribasso calcolato sui pochi che scambiano è del 3,4%. Sul fronte dei singoli titoli, tre quarti non riescono ad aprire e nessuna azione risulta al rialzo. Tra gli energetici perdono Eni, a -7,14%, Enel, a -6,75%, ed Hera a -6,58% Poste Italiane lascia sul terreno il 6,61% e Generali il 7,1%.
Sale ancora lo spread fra Btp e Bund tedesco e arriva a 130 punti base, ai livelli di novembre scorso. Il rendimento del decennale italiano è aumentato al 3,79% (+3 punti base). A crollare è il rendimento del titolo di Stato tedesco, sceso al 2,49% (-8 punti base), segno che c’è una corsa all’acquisto dei Bund.
(Saverio Alloggio)
I numeri sono chiari, e fanno paura: fino al 46% di dazi sui prodotti provenienti dal Vietnam, il 26% su quelli dall’India, il 34% dalla Cina. Tutti Paesi chiave, anzi vitali, nella filiera globale dell’elettronica di consumo. In mezzo: smartphone, laptop, smartwatch, cuffie, tablet, e praticamente tutto ciò che oggi popola le scrivanie, le tasche e le case nel mondo. Con il ritorno sulla scena politica americana di Donald Trump – che aveva già anticipato nuove politiche commerciali aggressive in campagna elettorale – il settore tech si trova a dover fare i conti con un nuovo, potenzialmente devastante, scenario di rialzi, sia nei costi di produzione che nei prezzi finali. Perché se il cuore della tecnologia batte nella Silicon Valley, le mani che assemblano e confezionano i suoi dispositivi lavorano tra Shenzhen, Hanoi, Bangalore e Chengdu (qui l’articolo integrale sui rischi della filiera dell’elettronica).
(Federico Fubini)
Il consumatore americano vale il 18% del prodotto lordo del mondo. E ora sta dietro un muro. Finiamo in recessione? «A Confindustria abbiamo rivisto le stime di crescita dell’Italia nel 2025 dallo 0,8% allo 0,6%. Banca d’Italia ha fatto lo stesso. Ma recessione, credo di no. Abbiamo una capacità di adattamento molto forte, se l’Italia reagisce e facciamo ciò che serve», dice Emanuele Orsini, presidente di Confindustria in un’intervista al Corriere della Sera (qui puoi leggerla integrale).
La Borsa di Seul termina gli scambi con la peggiore chiusura dal 5 agosto del 2024 sui timori della guerra commerciale e della recessione globale in scia ai
dazi voluti da Donald Trump: l’indice Kospi accusa un calo del 5,57%, a 2.328,20 punti.
I prezzi del petrolio in Asia viaggiano ai minimi dal 2021. Il Wti procede in calo del 2,40% a 60,49 dollari: è sceso brevemente sotto i 60 dollari per la prima volta dall’aprile 2021. Da mercoledì ha perso più del 16%. Il Brent del Mare del Nord cede il 2,37% a 64,01 dollari. «Il sentimento del mercato è crollato di fronte ai crescenti timori che la guerra commerciale porti a una recessione dell’economia globale e a un rallentamento della domanda di petrolio», ha osservato Giovanni Staunovo, analista di Ubs. Anche i Paesi produttori dell’Opec+ hanno dichiarato di voler annullare i tagli alla produzione previsti per maggio.
(Pieremilio Gadda)
Qual è l’antidoto più efficace contro il veleno dell’incertezza? In questo primo scorcio del 2025, segnato dalla caduta di Wall Street, dal ritorno nefasto dei dazi americani e dai nodi ancora irrisolti delle guerre in Medio Oriente e in Ucraina, l’oro ha brillato più di ogni altra classe di attivo. La scorsa settimana, all’indomani delle misure protezionistiche proclamate dal Presidente americano nel «giorno della liberazione», il metallo giallo ha agguantato un nuovo record, sopra i 3.130 dollari l’oncia, con un guadagno del 20% nel primo trimestre, che si somma ai rendimenti generosi, a doppia cifra, consegnati nei due anni precedenti. «L’oro dovrebbe rappresentare un elemento strutturale nei portafogli», premette Stefano Guglielmetto, cio di Lombard Odier Italia. Gli esperti raccomandano un peso tra 3% e il 5% all’interno di un paniere bilanciato, con funzione protettiva contro picchi di volatilità e repentini aumenti dell’avversione al rischio sui mercati (qui puoi leggere l’analisi dei gestori sul Corriere).
Parlando dall’Air Force one, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, però continua a tenere alti i toni: «Questa settimana ho parlato con molti europei, asiatici, in tutto il mondo. Stanno morendo dalla voglia di fare un accordo» sui dazi. E poi: «I crolli delle Borse? «A volte è necessario assumere farmaci per curarsi». Infine, ancora una volta, Trump spara bordate contro i Paesi Ue: «L’Europa ha fatto una fortuna con noi. L’Europa ci ha trattato molto molto male» ma «stanno venendo al tavolo. Vogliono parlare, ma non si parla se non ci pagano un sacco di soldi su base annuale».
Alcunu Ceo di Big Tech e Wall Street sabbero andati nel week end da Donald Trump chiedendogli di ritrovare «buon senso» e rivedere le sue politiche commerciali. Lo sostiene su Threads la celebre giornalista di tecnologia Kara Swisher: «Le mie fonti mi descrivono una passerella di importanti ceo di Silicon Valley e Wall Street, a Mar-a-Lago per leggergli il loro Riot Act».
La Cina chiede a gran voce l’apertura di un negoziato con la Casa Bianca. «Il mercato ha parlato», dicono da Pechino, respingendo i dazi di Trump e chiedendo a Washington una «consultazione paritaria» dopo che le ultime restrizioni statunitensi al commercio hanno fatto crollare i mercati globali. In un messaggio pubblicato su Facebook nel fine settimana, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha detto che «adesso è il momento che gli Stati Uniti smettano di agire in modo sbagliato e risolvano le divergenze con i partner commerciali attraverso una consultazione paritaria». Il 4 aprile, la Cina ha risposto con dazi del 34 per cento alle ultime barriere all’interscambio poste da Washington. Il 2 aprile, Trump ha annunciato un nuovo dazio del 34 per cento sulle importazioni cinesi, che si aggiunge alla tassa del 25 per cento applicata in precedenza.
Nuovo tonfo collettivo delle borse asiatiche. Il clima di drammatica incertezza sui mercati, innescato dalla raffica di dazi imposti dagli Usa sulle merci in entrata, sta continuando a bruciare centinaia e centinaia di miliardi. In apertura, la Borsa di Tokio ha perso il 7,4%. Dopo i primi scambi l’indice Nikkei è infatti sceso a 31.255 punti, lasciando sul terreno il 7,44%, mentre il Topix è calato dell’8,14%.
7 aprile, 08:37 – Aggiornata il 7 aprile, 20:47
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