L’Istat diffonde la seconda edizione del report BesT della Sicilia, che delinea i profili di benessere equo e sostenibile della regione e delle rispettive province, a partire dalla lettura integrata degli indicatori del Bes dei territori (edizione 2024). Le misure statistiche di dettaglio provinciale utilizzate sono coerenti e armonizzate con quelle del Rapporto Bes e in alcuni casi ampliate per tener conto di ulteriori aspetti utili per le politiche territoriali. Il report analizza la regione e le sue province evidenziando i divari rispetto all’Italia, i punti di forza e di debolezza, oltre alle evoluzioni recenti. Inoltre, tre focus tematici approfondiscono il quadro nei domini benessere economico, paesaggio e patrimonio culturale, innovazione, ricerca e creatività con nuove misurazioni e analisi sulle condizioni economiche degli individui, sulla dotazione e fruizione di musei e biblioteche, sull’offerta di servizi comunali online per le famiglie. Quest’anno ai 20 report regionali si aggiunge anche un ventunesimo report che approfondisce e confronta i profili di benessere delle 14 città metropolitane. I report BesT 2024, con i dati, i metadati e gli strumenti di esplorazione e visualizzazione interattiva degli indicatori BesT sono disponibili sul sito web dell’Istat, alla pagina Il Bes dei Territori.

La Sicilia presenta livelli di benessere modesti rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali raggruppate in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta), nell’ultimo anno disponibile (l’ultimo anno disponibile è il 2024 per un indicatore, il 2023 per 18 indicatori, il 2022 per 35 indicatori, il 2021 per 9 indicatori e il 2020 per un indicatore) il 61,8 % delle misure colloca le province dell’isola nelle classi di benessere bassa e medio – bassa, mentre il 22,3% le colloca nelle classi alta e medio-alta. Gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 35,6 % cento e del 41,8 %. Nel confronto con le altre regioni del Mezzogiorno, la Sicilia mostra un profilo simile alla Calabria (con il 63,1 % di misure provinciali nelle classi bassa e medio-bassa e il 21,3 nelle classi alta e medio-alta) ma peggiore della Sardegna e dell’Abruzzo, che sono le meno svantaggiate.

A livello provinciale, in una situazione nel complesso omogenea, si differenziano la Città metropolitana di Palermo e la provincia di Enna, con una quota maggiore di posizionamenti nelle due classi di benessere più elevate (rispettivamente 28,1 e 26,6 %) e una quota inferiore di posizionamenti nelle due classi più basse (57,8 % per entrambe). Enna, in particolare, registra una frequenza di indicatori in classe alta (18,8 per cento) doppia rispetto alla media regionale e maggiore sia del valore Italia che di ripartizione. Risultano invece più sfavorite le province di Agrigento, dove la quota di posizionamenti nelle due classi di coda è massima (65,6 %), Catania e Siracusa che hanno invece le minori frequenze di posizionamenti nelle due classi più elevate (17,2 e 18,8).
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