E anche oggi si vota domani. Ancora un’altra fumata nera del Parlamento riunito in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale. Gli obiettivi erano già tutti pronti. Oggi doveva essere il giorno ma qualcosa è andato storto. I primi segnali che l’accordo scricchiolasse, nonostante i proclami del segretario Tajani ieri sera e che aveva messo in agitazione i parlamentari che avevano preso d’assalto le agenzie di viaggio per cambiare aerei, si intuiva dal non invio del messaggio di convocazione obbligatoria urbi et orbi.
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