Intervista a Edith Bruck: «A Roma trovai la mia kapò, ma decisi di non denunciarla. Così un soldato tedesco mi salvò la vita ad Auschwitz»
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L’impianto, contestato dagli ambientalisti, è costato 15 milioni di euro, ma valeva la pena di spendere questi soldi, sfregiando il paesaggio, quando c’era già una strada che portava su al parcheggio di malga Frommer?
La funivia San Cipriano-Malga Frommer, in provincia di Bolzano
La guida alpina ambientalista Karlheinz Dejori ha avuto un’idea: «Se i proprietari privati delle funivie sudtirolesi hanno il 75% di finanziamento pubblico, esigo uno sconto del 75% sul mio biglietto, dato che i miei soldi li hanno già avuti». Un provocatore? Sarà… Ma immaginate se tutti i turisti altoatesini (o italiani: i soldi pubblici sono pubblici) chiedessero il mega sconto per ogni mega finanziamento a fondo perduto. O immaginate se fosse concesso quel regalone a operatori turistici privati calabresi… Apriti cielo! 
Cuore delle polemiche, la nuova funivia che da San Cipriano (frazione d’una trentina di edifici e 101 anime di Tires, 1.025 abitanti, non lontana da Bolzano) si è fatta largo tra stragi di larici («Stavolta non è colpa del Vaia», titolò amara Elisa Brunelli sul giornale on-line italo-tedesco salto.bz) e sale oggi su giganteschi piloni d’acciaio fino a Malga Frommer e al comprensorio sciistico di Carezza. Una funivia che passando in 7 minuti (su un tracciato di 3,8 chilometri) da 1.124 a 1.752 metri di altitudine ai piedi del Catinaccio, si vanta d’essere «cabrio» e offrire dunque a una decina di persone di salire anche sul tetto delle cabine da 60 posti per ammirare il panorama. Dei pullman appesi a cavi costati 15 milioni di euro di cui 11.321.250 (il 75% appunto) a carico dei cittadini.

Tema: valeva la pena di spendere questi soldi, sfregiando il paesaggio, quando c’era già una strada che portava su al parcheggio di malga Frommer, verso il passo Nigra, in dodici minuti d’auto? 
Sicuro, risponde in un video Rai del ’22 Martin Damian, «presidente delle Funivie Tires Spa e assessore comunale al turismo»: «Il turismo in questa valle d’inverno esisteva pochissimo. Per dire: 20 o 25 mila pernottamenti su una capacità di 90 mila. Con questa infrastruttura nel futuro cominceranno a lavorare in tutta la valle e il turismo avrà una crescita in inverno». Tesi ribadita a Davide Pasquali dell’Alto Adige: «Qui a Tires, in inverno abbiamo i letti vuoti, a Carezza mancano gli sciatori». Conferma il sito del più esclusivo (oggi 449 euro a notte) hotel locale: «Il Cyprianerhof rappresenta la destinazione ideale per gli amanti del lusso e della natura che desiderano scoprire le meraviglie di questa regione in un contesto di assoluto prestigio. (…) La nuova funivia di Tires vi porterà direttamente dall’hotel all’area sciistica Carezza-Karersee. Il comprensorio sciistico più soleggiato e più rispettoso del clima delle Alpi…». Esulta italiaatavola.net: «Storicamente il Cyprianerhof non è un albergo per sciatori…». Con la funivia, oplà, risolto. «Dal punto di vista estetico non è il massimo», ammette il proprietario, «ma oggigiorno un impianto fa parte della montagna». Sic.
E chi è il padrone di quest’hotel baciato dalla nuova funivia che gli consente di offrire ora anche una funivia domestica a due passi dalla hall? Martin Damian, il presidente delle Funivie e allora assessore comunale al turismo nella giunta della Südtiroler Volkspartei (Svp). Partito unico, praticamente, in un paese al 97% tedesco. Nonché dominus assoluto nella distribuzione dei soldi pubblici della Provincia Autonoma. Una «cuffarata», direbbe chi vede in Totò Cuffaro, giusto o no che sia, il prototipo del clientelismo meridionale. Una «cuffarata» coi cannoli al kren.
Così smaccata che lo stesso sindaco Svp di Tires, Gernot Psenner, fu costretto controvoglia a intervenire e bloccare sulle prime la funivia del suo assessore con un’ordinanza, perché aveva iniziato a portare passeggeri «nonostante non esista ancora un certificato di agibilità per la stazione a valle». Anzi, non era stata ancora manco richiesta.
I «funivisti» erano talmente sicuri delle coperture politiche, generose al punto di finanziare l’impianto come «trasporto pubblico locale» (una littorina?), che esagerarono col cemento costruendo un migliaio di metri cubi in più di quanto potevano. Una forzatura che altrove avrebbe fatto arrivare le ruspe. Qui no: passò l’ipotesi di imbonire i locali in più di terra. Che un domani, chissà, potrebbe essere rimossa… Il tutto potendo contare su sbalorditive «autorizzazioni paesaggistiche postume emesse dall’Ufficio valutazioni ambientali provinciali». Incredibilmente sopravvissute ai ricorsi ambientalisti grazie a una recente sentenza del Tar bolzanino secondo cui quegli abusi edilizi (pari a un palazzo di dieci metri per lato alto tre piani) non sarebbero «apprezzabili a colpo d’occhio». Testuale…
Ma la munificenza della giunta sudtirolese non si è limitata solo agli amici della funivia deluxe né alla chiusura per ore, in certi giorni, del traffico sulla strada del passo Nigra, così da sperimentare l’obbligo ai turisti di raggiungere malga Frommer con la cabinovia privata al modico costo, oggi, di 24 euro andata e ritorno. Per le funivie infatti, ha scritto su salto.bz Valentino Liberto, Mamma Provincia ha stanziato recentemente 81 milioni. Più 22 entro il 2026, sia pure abbassando il contributo a fondo perduto al 65%, per un totale di 103 milioni di euro. Di cui tredici e passa alla Plose Ski. Che, coincidenza, «risulta tra i finanziatori della Svp».
Una scelta bocciata in un documento duro dagli alpinisti e ambientalisti sia italiani sia tedeschi: le temperature sulle Alpi «crescono a velocità doppia rispetto alla media globale» e «entro la fine del secolo le condizioni della neve a 2000 metri corrisponderanno a quelle che si trovano oggi a 1000-1500 metri. Le stazioni sciistiche a quote più basse non saranno più economicamente sostenibili, a causa dell’aumento della domanda di elettricità e di acqua per l’innevamento». Perché «contribuire negativamente al cambiamento climatico con nuovi alberghi e nuovi impianti per la produzione di neve programmata che necessitano di bacini di accumulo d’acqua, di stazioni di pompaggio e reti di tubazioni per alimentare i generatori di neve», cioè «veri e propri impianti industriali ad alta quota che comportano numerosi danni ambientali»? Per non dire delle polemiche incandescenti su antichi rifugi d’alta quota venduti a privati dal demanio bolzanino a 30 euro al metro e «rinnovati» a spese dei cittadini moltiplicando per otto volte la cubatura fino a trasformarsi in avveniristiche astronavi adagiate sulle crode… Ma ne scriviamo la prossima volta.

19 gennaio 2025 ( modifica il 19 gennaio 2025 | 11:13)
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Il racconto del giornalista a chiusura del suo programma "In altre parole"
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Di NewsBot