Intervista a Edith Bruck: «A Roma trovai la mia kapò, ma decisi di non denunciarla. Così un soldato tedesco mi salvò la vita ad Auschwitz»
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Le notizie di domenica 19 gennaio sul conflitto tra Israele e Hamas. Migliaia di sfollati ritornano a Gaza grazie alla tregua. Domani Taiani a Tel Aviv e Ramallah
Romi Gonen, da sinistra, Emily Damari e Doron Steinbrecher
«Con il cessate il fuoco in corso, l’Unicef sta trasferendo a Gaza acqua, kit igienici, cibo e vestiti invernali. Altre centinaia di camion sono in attesa di entrare»: lo ha scritto su X la Direttrice generale dell`Unicef, Catherine Russell, pubblicando un breve filmato che mostra i camion entrare nell’enclave palestinese. «Le parti devono garantire un accesso sicuro e senza ostacoli agli aiuti e agli operatori umanitari, in modo che i rifornimenti possano finalmente raggiungere tutti i bambini ovunque», è l’appello lanciato da Russell. 
«Riporteremo tutti a casa». Lo ribadisce in un post su X il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo la liberazione di Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher, le tre donne a lungo tenute in ostaggio nella Striscia di Gaza.
Hamas ha dichiarato che osserverà il cessate il fuoco a Gaza finché Israele farà lo stesso, poche ore dopo l’entrata in vigore della tregua. «Noi e le fazioni della resistenza dichiariamo il nostro pieno impegno all’accordo di cessate il fuoco, sottolineando che tutto ciò è subordinato all’impegno del nemico», ha dichiarato Abu Obeida, portavoce del braccio armato Ezzedine al-Qassam, in un video messaggio.
Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher, i tre ostaggi liberati da Hamas oggi pomeriggio, «hanno raggiunto una base delle Idf vicino al confine con la Striscia di Gaza e ora stanno incontrando le loro madri». Lo afferma l’esercito israeliano. L’Idf ha spiegato che le tre donne saranno sottoposte a un controllo medico iniziale presso la struttura prima di essere trasferite in ospedale per incontrare il resto delle loro famiglie
Abu Obeida, portavoce delle Brigate Qassam di Hamas, ha tenuto un discorso televisivo affermando che il gruppo è impegnato a rispettare l’accordo di cessate il fuoco e sollecita i mediatori a costringere Israele a rispettarlo. Lo riporta Al Jazeera. Hamas sostiene che il successo dell’intesa dipenderà dalla buona volontà di Israele. 
Le madre delle tre ragazze liberate da Hamas si trovano alla base di Re’im, vicino alla Striscia di Gaza, insieme all’Idf, che ha mostrato loro il video del rilascio delle figlie.
Le tre rapite rilasciate, Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher, sono in territorio israeliano e stanno per abbracciare le loro madri nel campo allestito dall’Idf a Reem, come riferiscono i media locali e si vede dalle immagini trasmesse dai notiziari israeliani. 
«Centinaia di camion» di aiuti stanno entrando a Gaza. Lo afferma Joe Biden in conferenza stampa salutando l’avvio del cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
«Il governo di Israele accoglie con affetto le tre donne liberate. Le loro famiglie sono state informate dalle autorità competenti che sono state rilasciate e sono tornate tra le nostre forze». Lo scrive l’ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. «Il governo di Israele è impegnato a riportare a casa tutti gli ostaggi e i dispersi. Sono state liberate Romi Gonen (24 anni), Emily Damari (28 anni), Doron Steinbrecher (31 anni). Il governo, insieme a tutte le forze di sicurezza, continuerà a sostenere le donne liberate e le loro famiglie», si legge nella nota. 
La Croce Rossa ha informato l’Idf che le tre rapite rilasciate, Romi Gonen, Emily Demari e Doron Steinbrecher, «sono in buone condizioni».
Ha 15 anni il palestinese più giovane fra i rilasciati di Israele: è Mahmoud Aliowat, 15 anni, scrive il Times of Israel citando l’AP. Tra i prigionieri da rilasciare c’è Khalida Jarrar, 62 anni, membro di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, una fazione di sinistra con un gruppo armato che ha compiuto attacchi contro gli israeliani. Human Rights Watch ha affermato che i ripetuti arresti fanno parte della più ampia repressione israeliana dell’opposizione politica non violenta. Anche Dalal Khaseeb, 53 anni, sorella dell’ex secondo in comando di Hamas Saleh Arouri, è sulla lista, fornita da Hamas. Arouri è stata uccisa in un attacco israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut nel gennaio 2024. È stata inserita nella lista per il rilascio anche Abla Abdelrasoul, 68 anni, moglie del leader del FPLP Ahmad Saadat, ora detenuto, che ordinò l’assassinio del ministro del turismo israeliano Rehavam Ze’evi nel 2001 e che sta scontando una condanna a 30 anni di carcere. 
«Abbiamo le tre ragazze, Doron, Emily e Romi»: lo ha dichiarato anche la Croce Rossa.
L’Idf ha confermato il trasferimento delle tre ragazze liberate da Hamas. Gli ostaggi sono stati consegnati alla Croce Rossa.
A Gaza la popolazione sta festeggiando il cessate il fuoco offrendo dolcetti per strada, molti «in attesa del momento di poter tornare al nord per vedere in che condizioni sono le loro case», riferiscono all’ANSA i residenti della Striscia. La popolazione, dal momento in cui è iniziata la tregua è corsa nei mercati per procurarsi cibo, dopo che sono stati autorizzati ad entrare nella Striscia più di 250 camion di merci e aiuti umanitari. Le persone dichiarano anche di essere «arrabbiate con Hamas per ciò che ha fatto causando migliaia di morti». 
Al Jazeera ha ottenuto un elenco dei nomi dei 90 prigionieri palestinesi che saranno rilasciati oggi come parte del primo scambio con gli ostaggi a Gaza. L’elenco – scrive l’emittente – comprende 69 donne e 21 minori, 76 prigionieri provenienti dalla Cisgiordania e 14 da Gerusalemme Est. Tra i nomi c’è anche quello di Khalida Jarrar, parlamentare palestinese membro di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. 
«Spero che il governo Netanyahu crolli il prima possibile». Lo dice l’ex premier israeliano Ehud Olmert – intervistato in diretta al programma «In mezz’ora’ su Rai Tre condotto da Monica Maggioni. «Abbiamo perso la vita di molti ostaggi israeliani, di molti soldati israeliani, di molti palestinesi a Gaza – afferma – Prima il governo israeliano cambierà meglio sarà per noi e per tutta la regione».
Il bus con i 90 prigionieri palestinesi da rilasciare secondo l’accordo tra Israele e Hamas. Il veicolo si muove all’esterno della prigione militare di Ofer, situata tra Ramallah e Beitunia nella Cisgiordania occupata. 
Alla notizia che le prime donne in ostaggio sono state rilasciate la piazza ha esultato. Qui, in lacrime, non ci sono solo familiari degli ostaggi, ma cittadini, amici, compagni di lavoro e di scuola, un Paese, insomma. In lacrime anche la maestra di Romi Gonen, arrivata qui per la sua ex allieva: «Sono 15 mesi che aspetto questo momento»
L’Idf prenderà in consegna gli ostaggi dalla Croce Rossa.  Gli elicotteri porteranno le 3 donne in ospedale dopo un primo controllo in una struttura dell’esercito vicino al confine.
Joe Biden interverrà per commentare l’inizio della tregua nella Striscia di Gaza alle 10.30 (ora locale, le 16.30 in Italia), quando arriverà a Charleston, nella Carolina del Sud, nell’ultimo giorno pieno della sua presidenza, rende noto la Casa Bianca.
Secondo Channel 12 la Croce Rossa ha preso in consegna da Hamas i primi tre ostaggi israeliani liberati, le giovani donne rapite e ha avviato il loro trasferimento alle Forze di difesa israeliane (Idf) presso Netzarim, nella Striscia di Gaza. L’operazione segna un passo cruciale nell’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, mediato da Qatar, Egitto e Stati Uniti.  

Oggi è prevista anche la liberazione di 90 prigionieri palestinesi da parte di Israele. Il processo di scambio continuerà nei prossimi giorni, con l’obiettivo di consolidare il cessate il fuoco e facilitare l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Funzionari israeliani hanno confermato che «il processo di rilascio degli ostaggi è iniziato». L’Idf ha autorizzato le madri delle rapite ad incontrarle nel complesso di accoglienza di Reem prima che siano portate in ospedale.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato che gli elicotteri dell’Aeronautica Militare (Iaf) sono pronti per il processo di ricezione degli ostaggi israeliani in arrivo dalla Striscia di Gaza. Secondo un comunicato ufficiale delle Idf, gli elicotteri sono stati adattati appositamente per garantire il trasporto e la sicurezza degli ostaggi, che verranno trasferiti da Gaza verso strutture mediche e successivamente ricongiunti alle loro famiglie.
«La paura più grande è stata il giorno del rilascio, quando abbiamo dovuto attraversare la folla a Gaza», hanno detto alcuni ex ostaggi liberati da Hamas durante la tregua di novembre 2023. Lo riferiscono i notiziari israeliani. Molti ex rapiti hanno descritto quel giorno come uno dei più difficili, nonostante la gioia per la liberazione.
Un convoglio della Croce Rossa è in viaggio per recuperare i tre ostaggi israeliani prima del loro previsto rilascio. I tre ostaggi, Romi Gonen, Doron Steinbrecher ed Emily Damari, dovrebbero essere consegnati da Hamas alla Croce Rossa, che li trasferirà alle truppe dell’IDF a Gaza, che li porteranno in uno dei tre complessi allestiti dall’Idf vicino al confine di Gaza.
Hamas dovrebbe consegnare le tre giovani donne rapite a rappresentanti del Comitato internazionale della Croce rossa alle 15 (ora italiana) che poi le trasferirà a una unità speciale dell’Idf nella Striscia di Gaza. 

Da questa postazione, saranno poi trasferite in una struttura militare vicino al confine dove saranno sottoposte ai primi controlli prima di essere ricoverate in ospedale. Sarà lì che incontreranno le loro famiglie.
(di Greta Privitera, inviata a Tel Aviv) Manca ormai una manciata di minuti al’orario in cui dovrebbe avvenire la liberazione dei primi ostaggi e in Hostages Square, a Tel Aviv, stanno confluendo centinaia di persone: si ammassano sotto il grande schermo che dovrebbe trasmettere le immagini con i primi liberati. Gioia e tensione si percepiscono nella piazza, perché in tanti qui pensano che l’orario non sarà rispettato e che Hamas preferirà aspettare aspettare il buio prima di liberare le donne annunciate in mattinata.
Il servizio carcerario israeliano si sta preparando a rilasciare il primo gruppo di prigionieri palestinesi come parte dell’accordo di cessate il fuoco con Hamas. Non sono stati forniti i nomi dei 90 prigionieri il cui rilascio è previsto per oggi. I prigionieri saranno trasportati dall’unità Nahshon del servizio carcerario alla prigione di Ofer, situata in Cisgiordania, dove saranno identificati dai rappresentanti della Croce rossa. I prigionieri aspetteranno nella prigione di Ofer finché l’Idf non confermerà il rilascio dei tre ostaggi israeliani.
Secondo fonti di Channel 12, Hamas sta consegnando alla Croce Rossa le prime tre rapite israeliane, Emily Damari, Doron Steinbracher e Romi Gonen.
Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicato un post sul social network di sua proprietà Truth: «I rapiti cominciano a uscire oggi da Gaza. Tre meravigliose giovani donne saranno le prime».
(di Greta Privitera, inviata a Tel Aviv)  In Hostages Square, nella piazza che dal 7 ottobre è chiamata «degli ostaggi», una donna canta i nomi delle tre ragazze che Hamas libererà nel pomeriggio di oggi, domenica 20 gennaio. Li canta mentre un amico suona al piano Hallelujah di Leonard Cohen: Doron Steinbrecher, Romi Gonen, Emily Damari.

Già nella serata di ieri, circolavano tre nomi non confermati dall’autorità ma che sembravano verosimili. Effettivamente due su tre erano corretti. Al posto Arbel Yehud, però, oggi sarà Damari, una 28enne con cittadinanza anche britannica, a lasciare la Striscia. 

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Sono almeno 26 le persone rimaste uccise nella Striscia di Gaza dal fuoco israeliano fra l’orario in cui il cessate il fuoco sarebbe dovuto entrare in vigore, le 8.30 locali cioè le 7.30 in Italia, e l’ora in cui è effettivamente entrato in vigore, cioè circa 3 ore dopo, alle 10.15 ora italiana. Lo ha riferito il ministero della Sanità di Gaza, senza precisare se le vittime fossero civili o combattenti.
Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha dichiarato che dall’inizio dell’operazione nel nord della Striscia di Gaza, all’inizio di ottobre, sono stati uccisi 3.000 terroristi. Lo riferisce l’Idf.
Dall’inizio della guerra all’inizio della tregua 46.913 persone sono state uccise a Gaza e 110.750 sono state ferite. Migliaia sono ancora classificate come disperse. Lo riferisce il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, che ha dichiarato che nelle ultime 24 ore sono state uccise 14 persone e altre 25 sono rimaste ferite.
L’esercito non conosce ancora l’ora esatta in cui gli ostaggi Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher saranno liberate da Hamas. Lo riferiscono i media locali. È previsto che i miliziani consegnino le tre donne alla Croce Rossa, che a sua volta le raggiungerà le forze speciali dell’Idf all’interno della Striscia di Gaza. Da lì, gli ostaggi verranno condotti in una delle tre basi militari istituite vicino al confine (una vicino a Re’im, una vicino a Kerem Shalom e una vicino a Erez) per un controllo iniziale e poi in un ospedale per incontrare le loro famiglie. I militari ritengono che i tre ostaggi saranno rilasciati oggi dal centro di Gaza, il che significa che saranno condotti alla struttura di Re’im, anche se non c’è nulla di certo. Questa mattina l’Idf ha chiuso le vie di comunicazione nella zona di confine di Gaza per proteggere la privacy degli ostaggi durante il rilascio.
«Esprimo gratitudine a tutti i mediatori: è un bel lavoro questo di mediare perché si faccia la pace». Lo ha detto il Papa all’Angelus parlando della tregua tra Israele e Gaza. «Ringrazio tutte le parti coinvolte in questo importante risultato», ha aggiunto lanciando un appello: «Auspico che quanto è stato concordato venga rispettato subito dalle parti». «Auspico che le autorità politiche di entrambi», ha detto ancora il Papa riferendosi a Israele e Palestina, «con l’aiuto della comunità internazionale possano raggiungere la giusta soluzione per i due Stati. Tutti possano dire sì al dialogo, sì alla riconciliazione, sì alla pace».
Il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich ha dichiarato alla Radio dell’esercito che Israele «deve occupare Gaza e creare un governo militare temporaneo perché non c’è altro modo per sconfiggere Hamas». «Rovescerò il governo se non tornerà a combattere in un modo che ci porti a prendere il controllo dell’intera Striscia e a governarla», ha continuato, attaccando il capo di stato maggiore dell’Idf Herzi Halevi e definendolo «debole nella strategia». Nelle scorse settimane il premier Benyamin Netanyahu ha sottolineato che Israele non ha intenzione di conquistare o occupare permanentemente la Striscia di Gaza.
(di Greta Privitera, inviata a Tel Aviv) La madre di Emily Damari ha commentato così la notizia della liberazione della figlia: «Sono felice che il nome di mia figlia rientri nella lista delle prime tre liberate. Ma finché non la vedrò, non ci crederò e non potrò festeggiare. Questi sono stati 15 mesi difficilissimi, le ultime 24 ore hanno toccato momenti di paura e ansia che non conoscevo». 
«Io domani mattina sarò in Israele e poi sarò a Ramallah, in Cisgiordania, per sostenere la pace, per incoraggiare questa tregua che è ancora molto fragile, ma poi deve trasformarsi veramente in un momento di pace. Un cessate il fuoco che sta cominciando ora. Bisogna che tutte le parti facciano il massimo perché possa consolidarsi, che da una prima fase poi si possa passare alla seconda e poi alla terza». Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine di un convegno su don Sturzo a Caltagirone. «L’Italia vuole essere protagonista di questa costruzione di pace come lo è stata in passato», ha detto.
Romi Gonen, 24 anni, è una delle tre giovani donne che saranno liberate oggi dopo 471 giorni di prigionia a Gaza: il fratello Sheaf ha confermato sui social che «lei è sulla lista ufficiale. Buona fortuna a tutti noi». Anche il padre Eitan ha pubblicato un post: «Romi sta tornando a casa!». Anche i nomi degli altri due rapiti che saranno liberati oggi sono stati comunicati a Israele, ma le famiglie non hanno ancora confermato.
Il rilascio dei primi 3 ostaggi trattenuti a Gaza avverrà dopo le 14 GMT, cioè le 15 in Italia. Lo riporta Al-Jazeera, citando l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu.   

L’ufficio di Netanyahu ha fatto sapere inoltre che altri 4 ostaggi in vita, 4 donne, verranno liberate fra 7 giorni. La prima fase del cessate il fuoco, al via oggi, dovrebbe durare 6 settimane: prevede il ritiro graduale delle forze israeliane dal centro di Gaza e il ritorno dei palestinesi sfollati nel nord di Gaza. L’accordo prevede che ogni giorno del cessate il fuoco sia consentito l’ingresso a Gaza di 600 camion carichi di aiuti umanitari, 50 dei quali dovrebbero trasportare carburante, e 300 di questi camion sono destinati al nord della Striscia, dove le condizioni dei civili sono particolarmente dure.
Migliaia di sfollati stanno tornano alle loro case nella Striscia di Gaza dopo l’inizio della tregua: lo hanno constatato i giornalisti della Afp sul posto. I giornalisti hanno visto palestinesi che viaggiavano su camion, carretti trainati da asini e a piedi mentre si dirigevano verso le loro case attraverso le zone devastate di Gaza, in particolare nella parte settentrionale del territorio palestinese.
La tv egiziana al Kahra alAhbariya ha riferito che 100 camion con aiuti umanitari sono entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah.
Il Qatar ha confermato in un comunicato stampa l’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza.
Lo riferisce l’agenzia Reuters.
L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha reso noto che in base al quadro per la liberazione degli ostaggi, il cessate il fuoco della prima fase a Gaza è entrato in vigore alle 11:15 locali, le 10.15 italiane. Israele ha confermato di aver ricevuto i nomi dei tre ostaggi, tre giovani donne, che saranno rilasciate nelle prossime ore.
Romi Gonen, 23 anni, è stata sentita l’ultima volta alle 10,58 del 7 ottobre, mentre lei e le sue amiche cercavano di sfuggire all’assalto di Hamas al festival Supernova. Gonen era stata al telefono con sua madre, Meirav Gonen, per tutta la mattina, da quando i terroristi avevano iniziato l’attacco alle 6,30. Era in macchina con le amiche quando, alle 10,15, ha detto a sua madre che erano state colpite e che stavano sanguinando. Quando l’auto è stata poi ritrovata, era vuota. Il telefono di Romi è stato poi localizzato a Gaza. 

Emily Damari, 28 anni, è stata presa in ostaggio quella stessa mattina durante l’assalto al kibbutz di Kfar Aza. Damari ha doppia cittadinanza britannico-israeliana. Il suo ultimo messaggio risale alle 10 del mattino quando scrisse che i terroristi erano nel suo isolato e sparavano intorno al suo appartamento. Bar Kislev, un amico sopravvissuto alla strage, ha poi raccontato di aver visto l’auto di Damari guidata da un terrorista fermarsi davanti a casa sua e poi dirigersi rapidamente verso Gaza. Su 37 residenti del quartiere «giovani generazioni» del Kibbutz Kfar Aza, 11 sono stati assassinati e sette sono stati rapiti e portati nella Striscia. Nel gennaio 2024, l’ex ostaggio Dafna Elyakim, 15 anni, raccontò che lei e la sorella minore, avevano incontrato in un tunnel di Hamas, Romy Gonen ed Emily Damari. 

Doron Steinbrecher, 31 anni, era nel suo appartamento dello stesso Kibbutz. Infermiera veterinaria, era in contatto con la sorella sposata, Yamit Ashkenazi e i loro genitori, che vivono tutti nel kibbutz. Alle 6:30 del mattino Ashkenazi era con la sua famiglia, compresi i suoi figli di 3 e 6 anni, nella safe room in cui sono rimasti per 21 ore, senza cibo né acqua. I suoi genitori erano nella loro casa di Kfar Aza, e il loro giardino è stato usato dai terroristi come una specie di quartier generale senza che nessuno abbia mai tentato di entrare in casa. Alle 10:30, Doron ha detto ai suoi genitori che era spaventata e che i terroristi erano arrivati nel suo edificio. Poi ha inviato un messaggio vocale ai suoi amici in cui diceva: «Sono arrivati, mi hanno presa». I padre è sempre stato molto scettico sulle possibilità che fosse tra le prime a essere rilasciate: «È giovane e non ha la doppia cittadinanza», ha detto. E invece stamattina il suo nome era in cima alla lista.

​(Nella foto da sinistra, Emily Damari, Romi Gonen e Doron Steinbrecher)
È iniziato in tutta la Striscia di Gaza il dispiegamento di migliaia di poliziotti, secondo un piano governativo, per mantenere l’ordine e la sicurezza: lo ha reso noto l’ufficio informazioni di Hamas, come riportano i media israeliani. I ministeri governativi nella Striscia di Gaza sono pronti a iniziare a operare, ha aggiunto Hamas.
Il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza in seguito agli attacchi israeliani di questa mattina è salito a 13 vittime. Lo riportano i media israeliani, che citano canali di Gaza. 
Il portavoce delle Brigate al Qassam, Abu Obeida, ha indicato in un messaggio su Telegram i nomi dei tre ostaggi israeliani che saranno rilasciati oggi. «Come parte dell’accordo sullo scambio di prigionieri abbiamo deciso di rilasciare oggi Romi Gonen, 24 anni, Emily Damari, 28 anni, e Doron Shtanbar Khair, 31 anni».
Hamas ha dichiarato in un comunicato che oggi rilascerà gli ostaggi Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Lo scrive il Times of Israel.

​Romi Gonen è stata rapita al Festival Nova il 7 ottobre, Emily Damari ha il doppio passaporto israeliano e britannico, mentre Doron Steinbrecher è una infermiera veterinaria.
Il partito del ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, Potere ebraico (estrema destra), ha annunciato la sua uscita dalla coalizione che sostiene il governo Netanyahu.
Secondo i media, Israele conferma di aver ricevuto la lista.
Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato che il gruppo ha inviato a Israele l’elenco richiesto degli ostaggi che saranno rilasciati oggi, secondo quanto riportano i media palestinesi, citati dal Times of Israel. Un funzionario israeliano ha confermato alla rete pubblica Kan che Hamas ha fornito l’elenco ai mediatori.
«2.000 camion che trasportano aiuti umanitari e merci sul lato egiziano del valico di Rafah si stanno preparando a entrare a Gaza»: lo scrive su X la tv pubblica egiziana Al Qaera precisando che gli automezzi «trasportano cibo, vestiti, forniture mediche, tende, prodotti per l’igiene e altri articoli di prima necessità».
Lo ha detto alla Afp un alto funzionario di Hamas
L’esercito israeliano (Idf) «continua a operare e a colpire obiettivi terroristici nella Striscia di Gaza. Poco fa, l’artiglieria e gli aerei dell’Idf hanno colpito una serie di obiettivi terroristici nel nord e nel centro di Gaza»: lo annuncia l’Idf su Telegram. L’esercito «rimane pronto alla difesa e all’offesa e non permetterà che venga arrecato alcun danno ai cittadini di Israele», conclude il comunicato.
La Protezione civile della Striscia di Gaza, espressione di Hamas, ha annunciato che tre persone sono state uccise e altre sono rimaste ferite negli attacchi di questa mattina dell’esercito israeliano.
Come annunciato dalle stesse forze armate israeliane, gli attacchi ad Hamas continuano finché la tregua non entrerà in vigore.

​L’esercito israeliano ha detto di aver bombardato con l’artiglieria e attaccato con i droni «diversi obiettivi terroristici» di Hamas nel nord e nel centro di Gaza. Almeno tre – secondo quanto riportato da Al Jazeera – i morti.

Il cessate il fuoco sarebbe dovuto scattare alle 7:30, ora italiana, di domenica 19 gennaio; Israele ha però denunciato la mancata consegna della lista degli ostaggi che saranno rilasciati da parte di Hamas, e ha dunque congelato l’attuazione della tregua. 

Secondo gli accordi, Hamas è tenuta a fornire i nomi degli ostaggi almeno 24 ore prima del loro rilascio, previsto per oggi intorno alle 16:30.

​Non è chiaro quando Hamas – che ha attribuito la mancata consegna a «problemi tecnici» – sarà in grado di fornire l’elenco dei nomi a Israele, né se questo farà scattare immediatamente il cessate il fuoco.
Di fronte all’ansia per lo slittamento della tregua – che sarebbe dovuta entrare in vigore alle 7:30, ora italiana, di oggi, e che il premier israeliano Netanyahu ha sospeso a causa della mancata consegna, da parte di Hamas, della lista dei nomi degli ostaggi da liberare – il governo israeliano ha voluto mandare un messaggio alle famiglie degli ostaggi, per far loro sapere che «sta continuando a collaborare con i mediatori per garantire che l’accordo con Hamas venga attuato».

Il messaggio – riportato dal quotidiano israeliano Ha’aretz – è stato inviato dopo l’anuncio del rinvio della tregua, che non inizierà fino a quando Hamas non avrà consegnato la lista dei nomi degli ostaggi da rilasciare.

Alle 7:30 ora italiana – il momento esatto in cui sarebbe dovuta scattare la tregua tra Israele e Hamas – il portavoce dell’esercito di Israele certifica quanto affermato dal premier, Benjamin Netanyahu, poco prima: la tregua, al momento, non è in vigore.

​Il portavoce delle forze armate israeliane ha ribadito che «Hamas non sta rispettando i termini dell’accordo» – non ha cioè consegnato la lista degli ostaggi che dovranno essere liberati in questa prima fase – e che, senza quell’elenco, il cessate il fuoco non entrerà in vigore. 

Ha detto che al momento l’esercito continua a operare nella Striscia di Gaza – cioè ad «attaccare» -, e che resta «pronto a interrompere le operazioni, secondo quanto previsto, nel momento in cui gli accordi saranno rispettati».
La tregua che sarebbe dovuta scattare alle 7:30, ora italiana, di oggi, domenica 19 gennaio, è stata «congelata» dal premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Non comincerà», ha spiegato, «prima che Hamas abbia consegnato la lista degli ostaggi che saranno liberati».

​Hamas ha spiegato che il ritardo nella consegna della lista è dovuto a «ragioni tecniche». Ma quali?

​Già nella giornata di ieri, sabato, una fonte di Hamas aveva spiegato al quotidiano israeliano Ynet che la comunicazione avviene fisicamente tramite corrieri – e che questo crea ritardi nella definizione della lista e delle posizioni degli ostaggi.

La fonte aveva poi ribadito a Ynet che la lista finale deve avere il sigillo di approvazione del leader di Hamas, Mohammed Sinwar, prima di essere inviata.

​In base all’intesa, Hamas era tenuta a fornire i nomi degli ostaggi almeno 24 ore prima del loro rilascio, previsto per oggi intorno alle 16,30.
Mentre si attende di capire quando prenderà il via, concretamente, la tregua, Israele ha comunicato di aver recuperato – nel corso di una operazione speciale segreta – il corpo del soldato Oron Shaul, detenuto a Gaza dal 2014.

«Ieri sera, in un’operazione speciale dello Shin Bet e delle forze armate, abbiamo riportato in Israele il corpo del combattente della brigata Golan, Oron Shaul», si legge in una nota.

​Il corpo di Shaul è stato portato all’istituto forense Abu Kabir, dove è stato identificato; la sua famiglia è stata informata. 

Il 20 luglio 2014, durante la guerra di Gaza, le truppe del 13esimo battaglione della brigata Golani erano entrate nel quartiere Shejaiya di Gaza City a bordo di un blindato per il trasporto truppe M-113. Il mezzo era rimasto bloccato in una delle strette vie del quartiere e, durante i tentativi di liberarlo, era stato attaccato dai miliziani di Hamas con razzi anticarro. 

Sette soldati erano stati uccisi, tra cui Shaul, il cui corpo era stato trascinato via dai terroristi. Ora è tornato in Israele.
(Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme) Quando ha deciso di slacciare la pistola Smith & Wesson color argento dalla cintura e di nascondere il fucile mitragliatore M-16 (solo perché avrebbe dovuto consegnarlo agli israeliani, disarmo simbolico), l’unico esplosivo che Zakaria Zubeidi portava ancora in giro era quello conficcato in faccia: anni prima, si stava costruendo una bomba ma gli era esplosa troppo presto. 

Con quei grani di pepe sottopelle, il sorriso di chi resta lo sceriffo anche senza esibire bandoliere, passeggiava per i vicoli del campo rifugiati di Jenin, ormai in pensione dalle battaglie più sanguinose della seconda intifada. 

Le unità speciali dell’esercito hanno cercato di assassinarlo sei volte: leader delle Brigate Al Aqsa nel Nord della Cisgiordania, nel 2002 ha progettato l’attacco (sei morti) a un seggio elettorale durante le primarie del Likud, il partito di Benjamin Netanyahu, ed è stato accusato di aver inviato attentatori suicidi da quella che venticinque anni fa l’intelligence chiamava «la capitale dei kamikaze».

(…) Per gli israeliani il suo nome è uno dei più pesanti da elaborare nella lista di 1.890 palestinesi — questo il numero secondo fonti egiziane — che verranno liberati, da oggi a 42 giorni, in cambio di 33 ostaggi tenuti dai terroristi a Gaza. 

Il ministero della Giustizia a Gerusalemme ha pubblicato l’elenco con i nomi dei 735 detenuti che verranno rilasciati perché i famigliari delle vittime possano presentare appello alla Corte Suprema

Oltre a loro sarà scarcerato un migliaio di palestinesi di Gaza imprigionati durante questi 470 giorni di offensiva, nessuno coinvolto nella mattanza del 7 ottobre del 2023.

(Qui l’articolo completo)

(Greta Privitera, inviata a Tel Aviv) Una frase come questa — «non proseguiremo con il piano finché non riceveremo l’elenco degli ostaggi che saranno liberati da Hamas» — ha un effetto devastante per chi aspetta solo il momento di riabbracciare chi ama e che non vede da 15 mesi perché sequestrato nella Striscia di Gaza. Per quanto «quel non comunicare chi sono le prime tre persone che libereranno sia un atto di terrorismo psicologico frutto di menti diaboliche, noi vogliamo che entrambe le parti rispettino questa tregua», dicono al Corriere dalla base del Forum delle famiglie degli ostaggi.

Fino all’ultimo, anche nella serata di ieri, lo hanno chiesto ovunque fosse possibile farlo. Nelle dichiarazioni ufficiali, nelle interviste, nelle chat di gruppo e a ogni contatto della loro rubrica: «Venite tutti in piazza, partecipate numerosi per chiedere la garanzia della restituzione di ogni ostaggio». Questa è la frase chiave: «Ogni ostaggio». La firma è sempre quella del Forum dei familiari, la più forte opposizione politica di questo anno e mezzo al governo di Benjamin Netanyahu. E dalle 8.30 di domenica mattina, dall’inizio – ormai teorico, visto il rinvio dell’ultima ora – del cessate il fuoco, pretendono che Netanyahu non li tradisca come fece a novembre e che riporti a casa tutte le 98 persone usate come bottino di guerra dai terroristi palestinesi. 

In teoria, almeno secondo i piani, oggi, alle 16, tre famiglie rivedranno i loro parenti. La gioia immensa per l’inizio di questa fase di «resurrezione» — non solo delle famiglie coinvolte, ma per un intero popolo che attende dal 7 ottobre 2023 — è attorcigliata all’ansia di scoprire le condizioni dei prigionieri e all’angoscia di chi è costretto ancora ad aspettare.

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La tregua tra Israele e Gaza, che dovrebbe entrare in vigore alle 7:30, ora italiana, di oggi, domenica 19 gennaio, sarà con ogni probabilità rinviata.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha infatti ordinato che «il cessate il fuoco non inizi fino a quando Israele non avrà la lista degli ostaggi da rilasciare, che Hamas si è impegnata a fornire». 

L’ufficio del premier ha detto infatti che Israele non ha ancora ricevuto i nomi degli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati oggi.

Hamas ha attribuito il ritardo a «ragioni tecniche». Nella sua dichiarazione, riportatata dai media israeliani, Hamas «conferma il proprio impegno rispetto ai termini dell’accordo di cessate il fuoco», spiegando appunto che il ritardo nella consegna dei nomi degli ostaggi da rilasciare nel corso della prima fase è dovuto a «ragioni tecniche e di campo» sul terreno.

L’esercito israeliano ha avvertito i residenti di Gaza di non avvicinarsi alle sue forze e di non fare alcun movimento verso la zona cuscinetto in vista del cessate il fuoco che entrerà in vigore alle 8.30 (ora italiana). «Vi esortiamo a non dirigervi verso la zona cuscinetto o le forze Idf per la vostra sicurezza – ha dichiarato il portavoce militare Avichay Adraee su Telegram -. In questa fase, dirigersi verso la zona cuscinetto o spostarsi da sud a nord attraverso la Valle di Gaza mette a rischio la propria incolumità. Chiunque si diriga verso queste aree si mette in pericolo». 
Oltre ai media sostenitori di Hamas, anche il corrispondente arabo di Al Jazeera a Gaza afferma che l’esercito israeliano ha iniziato il ritiro da Rafah. I veicoli militari starebbero lasciando il centro della città e si sarebbero ritirando attraverso il cosiddetto Corridoio Filadelfia, che si estende lungo il confine meridionale di Gaza con l’Egitto. L’informazione non è stata confermata ufficialmente e Israele non si è ancora espressa in merito. Inoltre, non è chiaro esattamente quante forze il ritiro debba includere. Alle 7:30 entrerà in vigore la tregua. La prima fase dell’accordo durerà sei settimane.
Le forze armate israeliane hanno iniziato le operazioni di ritiro da alcune aree Gaza. Lo riferiscono i media di Hamas, secondo cui il ritiro starebbe avvenendo al confine con l’Egitto, a Rafah, nel cosiddetto «corridoio Philadelphia».
I ribelli houthi dello Yemen hanno avvertito domenica le «forze nemiche nel Mar Rosso» che ci saranno «conseguenze» per qualsiasi attacco al Paese durante il prossimo cessate il fuoco a Gaza. «Le forze armate yemenite avvertono le forze nemiche nel Mar Rosso delle conseguenze di qualsiasi aggressione contro il nostro Paese durante il periodo di cessate il fuoco a Gaza e che affronteranno qualsiasi aggressione con operazioni militari specifiche contro tali forze senza un tetto o linee rosse», hanno dichiarato in un comunicato.
L’inviato di Donald Trump per il Medio Oriente Steve Witkoff sta valutando una visita a Gaza nell’ambito dei suoi sforzi per mantenere l’accordo sul cessate il fuoco Fra Israele e Hamas. Lo riporrta Nbc citando alcune fonti, secondo le quali Witkoff intende essere una presenza costante nella regione nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
19 gennaio, 04:53 – Aggiornata il 19 gennaio, 18:29
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La consegna avvenuta a Gaza City da parte degli uomini della Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas
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Di NewsBot