Trump ha giurato: «Io salvato da Dio. Ci sono solo due generi, maschio e femmina. Pianteremo la bandiera su Marte»
Salva questo articolo e leggilo quando vuoi. Il servizio è dedicato agli utenti registrati.
Trovi tutti gli articoli salvati nella tua area personale nella sezione preferiti e sull'app Corriere News.
Venezia, la Procura ha chiesto l’ergastolo per il 22enne. L’elenco emerso dalle indagini sul cellulare che rivelerebbe le sue intenzioni 
Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 novembre 2023 in un parcheggio di Vigonovo. Qui di seguito ripubblichiamo un articolo del 23 giugno di quest’anno. 


«Fare il pieno, controllare sportelli, ferramenta, lacci di scarpe, calzini, sacchetti immondizia, nastro adesivo, legare sopra caviglie e sopra ginocchia, spugna bagnata in bocca, coltello». È un elenco, rivelato dalla trasmissione Quarto Grado, che non lascia dubbi sulle intenzioni di Filippo Turetta (22 anni), quello emerso dalle indagini sul cellulare dell’ex ragazzo di Giulia Cecchettin, lo stesso che l’ha uccisa l’11 novembre scorso. Un elenco di cose da fare. Lapidarie. Che raccontano come nella mente di Turetta fossero chiare le azioni da mettere in atto per prepararsi. 
Lo stesso Turetta le ricostruisce in parte durante l’interrogatorio dello scorso primo dicembre davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni di cui in queste ore sono emersi nuovi particolari. Per ore davanti al pm Turetta ha ripercorso quanto accaduto l’11 novembre quando, dopo una serata trascorsa al centro commerciale Nave de Vero a Marghera (Venezia), ha riaccompagnato a casa Giulia per poi ucciderla a coltellate.
Nei suoi racconti Turetta parla di azione improvvisa, sembra voler allontanare la premeditazione che potrebbe costargli l’ergastolo. «Lo scotch lo avevo comprato poco prima, semmai fosse servito per attaccare il papiro di Giulia – dice– Lo portavo in auto per attaccare qualsiasi cosa. I coltelli erano presi dalla cucina di casa mia, li avevo messi in macchina perché avevo anche avuto pensieri suicidi». 
La sua «lista maledetta» però, parla d’altro. A partire dalla «spugna bagnata in bocca» e dal cambio d’abito, che Turetta aveva in auto. «I vestiti sporchi di sangue li ho cambiati con altri che avevo in macchina – dice – in auto ho sempre un cambio, coperte, qualcosa da mangiare e da bere». Nei giorni prima dell’omicidio, però, Turetta aveva provato ad acquistare online oltre ad alcune cose della sua «lista maledetta» anche delle manette, una cartina (poi comprata effettivamente) della zona di Veneto e Friuli per muoversi senza dover usare il navigatore. Non solo. Ha aggiornato con le spunte verdi la sua lista fino a quattro ore prima di incontrare Giulia alla Nave de Vero. Ultimo aggiornamento (della lista), il «Coltello»: fatto.
Quando tutto è «pronto» Filippo sale in macchina, va a prelevare Giulia, la accompagna a Marghera. «Per messaggio mi aveva chiesto se la accompagnavo a fare un giro alla Nave de Vero per fare shopping. Abbiamo girato per negozi, lei ha comprato un paio di scarpe e anche una gonna mi sembra. Abbiamo pensato di rimanere a cenare lì. Verso le 23 siamo tornati verso casa di Giulia ma ci siamo fermati in un parcheggio a Vigonovo per non farci vedere. 
Era successo altre volte, lei era d’accordo. Ci siamo messi insieme nel gennaio 2022, abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto. C’era stata una mini crisi nel marzo 2023 ma dopo due settimane siamo tornati insieme». Giulia aveva chiuso con Filippo da tempo. Non voleva tornarci insieme. Stava guardando avanti, doveva laurearsi a giorni e sarebbe partita per un anno per seguire il suo sogno, disegnare fumetti. Ma Filippo non ne voleva sapere.
«Quella sera volevo darle un regalo – ha continuato nell’interrogatorio– una scimmietta mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un’altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto d’illustrazione per bambini intitolato “I mostri si lavano i denti”. Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo, Eric. Ho urlato che non era giusto. Che avevo bisogno di lei. Che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina gridando, sei matto vaffanc.. lasciami in pace». 
Giulia che per mesi si era preoccupata delle possibili reazioni di Filippo al suo abbandono, che lo aveva raccontato alle amiche dicendo che avrebbe voluto soltanto che lui sparisse dalla sua vita, quella sera ha detto «basta», chiaro e tondo. Ed è a quel punto che il racconto di Filippo incrocia le due «vite». Quella dell’elenco maledetto e quella con la scimmietta di peluche che voleva regalare a Giulia nello zaino. Il possesso per Giulia, esercitato per mesi attraverso lo stalking, il controllo dei suoi sms con una app installata nel telefono di lei, e il gelido elenco di dieci punti man mano spuntati per la sua morte si fondono in un’unica realtà terribile.
«Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anch’io dall’auto, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore – racconta in dicembre al pm – l’ho rincorsa, l’ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava “aiuto” ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio, mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo. Allora l’ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa L’ho caricata sul sedile posteriore. Mentre eravamo in macchina lei ha iniziato a dirmi cosa stai facendo? Sei pazzo? Lasciami andare. Era sdraiata sul sedile poi si è messa seduta, si toccava la testa. All’inizio pensavo solo a guidare poi ho iniziato a strattonarla e tenerla ferma con un braccio. C’eravamo fermati in mezzo alla strada, ho provato a metterle lo scotch sulla bocca, non mi ricordo se se l’è tolto o è caduto da solo perché non lo avevo messo bene. Si dimenava. È scesa e ha iniziato a correre. Anche io sono sceso. Avevo due coltelli nella tasca in auto dietro al sedile del guidatore. Uno l’avevo lasciato cadere a Vigonovo, ho preso l’altro e l’ho rincorsa. Non so se l’ho spinta o è inciampata, continuava a chiedere aiuto. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia. Mi ricordo che era rivolta all’insù verso di me. Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo. L’ultima coltellata che le ho dato era sull’occhio».
Dalle urla di Giulia a Vigonovo, a 150 metri da casa di Giulia, sentite da un vicino che ha subito avvisato i carabinieri fino ai fendenti decisivi a Fossò davanti alla fabbrica di Dior passano 20 minuti. Poi inizia la fuga. «Giulia era come se non ci fosse più – racconta Turetta – L’ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti. Avevo i vestiti abbastanza sporchi del suo sangue. Ho imboccato la strada per Barcis, mi sono fermato in un punto in cui non c’erano case e sono rimasto un po’ lì. Ero pronto anche a soffocarmi con un sacchetto, però anche dopo averlo legato con lo scotch non sono riuscito e l’ho strappato all’ultimo. Allora ho preso lei e sono andato a nasconderla».
Quando dice «nasconderla» Turetta non usa un termine casuale. Il corpo di Giulia non è stato lasciato a bordo strada. Intorno alle 3 di notte nella strada del bosco di Barcis, che presto sarebbe stata chiusa al passaggio delle auto per 5 mesi, lontano da percorsi coperti dalle telecamere, Turetta si è caricato in spalla il corpo minuto di quella giovane donna, in un punto preciso del tragitto, lo ha portato giù per 50 metri in un dirupo, dove c’era una piccola grotta. Lì ha steso Giulia, sotto la roccia, come in una sepoltura. L’ha nascosta con i sacchetti di plastica che si era portato da casa, e che presumibilmente sarà tornato sulla strada a recuperare dopo aver sistemato il corpo della giovane donna, lasciando accanto al corpo il libro di illustrazioni «Anche i mostri si lavano i denti», quasi fosse una firma al delitto, quasi a sancire, insieme alla fine della vita di quella giovane donna anche la fine dei suoi sogni. Ed è ripartito.
«Avevo un pacchetto di patatine in macchina e una scatola con qualche biscotto. Non ho mai comprato nulla da mangiare, i soldi che avevo li ho spesi per rifornimenti di benzina. Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato ma non ci sono riuscito – dice ancora al pm -Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi ma invece ho vomitato in macchina. Allora ho riacceso il telefono ed ho utilizzato google Chrome. cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi. Ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ciò ha avuto l’effetto opposto. Mi sono rassegnato a non suicidarmi più e a essere arrestato».
L’arresto è avvenuto sabato 18 novembre alle 22, in Germania vicino a Lipsia, dove Turetta ha terminato la sua corsa con la Grande Punto. L’auto di Turetta che aveva viaggiato lungo l’autostrada A9 (strada a 6 corsie che collega Monaco a Berlino) era ferma sulla corsia di emergenza all’altezza della cittadina di Bud Durremberg perché secondo gli agenti, era finita la benzina e Filippo non aveva soldi per fare nuovamente rifornimento. A segnalare la presenza dell’auto sono stati altri automobilisti che sfrecciavano a velocità sostenuta sull’arteria. Sabato mattina intanto era stato ritrovato il corpo di Giulia spegnendo definitivamente le speranze della sua famiglia.
Vai a tutte le notizie di Padova
Iscriviti alla newsletter del Corriere del Veneto
3 dicembre 2024 2024 ( modifica il 3 dicembre 2024 2024 | 18:16)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fallita la mediazione, la polizia ha spostato gli attivisti dagli ingressi
Le news principali sul Veneto
Ogni giorno alle 12, a cura della redazione
Per usufruire del servizio di domande e risposte de ilMedicoRisponde è necessario essere registrati al sito Corriere.it o a un altro dei siti di RCS Mediagroup.
Non ricordi le credenziali?
Recupera il tuo account
Ti informiamo che con il tuo piano puoi leggere Corriere.it su 1 dispositivo alla volta
Questo messaggio verrà visualizzato su un altro dispositivo/accesso e tu potrai continuare a leggere le notizie da qui. L'altro dispositivo/accesso rimarrà collegato a questo account. Puoi accedere con il tuo account su tutti i dispositivi che desideri, ma utilizzandoli in momenti diversi secondo il tuo piano di abbonamento.
Perché tu o qualcun altro sta leggendo Corriere.it con questo account su più di due dispositivi/accessi. Il tuo attuale abbonamento permette di leggere Corriere.it solo su due dispositivi in contemporanea (computer, telefono o tablet).
Se sei abbonato con un altro account accedi con le tue credenziali. Se siete in 2 o più che utilizzano lo stesso abbonamento, passa all’offerta Family e condividi l’abbonamento con altre due persone. Altrimenti, fai clic su “Continua a leggere qui” e assicurati di essere l'unica persona che visualizza Corriere.it con questo account.
Ti consigliamo di cambiare la tua password cliccando qui

source

Di NewsBot