L’esercito israeliano ha fatto sapere di avere eliminato Akram Atef Farhan Zanon, nella Striscia di Gaza meridionale, "nonostante i termini del cessate il fuoco entrati in vigore". In corso in Cisgiordania l’operazione Muro di ferro lanciata da Netanyahu contro quello che definisce "l’asse iraniano". "Le forze di sicurezza israeliane hanno colpito oltre 10 terroristi" nel corso di "un’operazione antiterrorismo a Jenin iniziata ieri”, hanno annunciato questa mattina l’Idf e l’Isa in un comunicato congiunto
L’esercito israeliano ha fatto sapere di avere eliminato un “terrorista della Jihad”, Akram Atef Farhan Zanon, nella Striscia di Gaza meridionale, “nonostante i termini del cessate il fuoco entrati in vigore”. L’Idf – aggiunge sul suo canale Telegram – è determinata a mantenere pienamente i termini dell’accordo per restituire gli ostaggi, è preparata per qualsiasi scenario e continuerà a prendere tutte le misure necessarie per sventare qualsiasi minaccia immediata ai soldati dell’Idf”. 
In corso in Cisgiordania l’operazione Muro di ferro lanciata da Netanyahu contro quello che definisce “l’asse iraniano”.  “Le forze di sicurezza israeliane hanno colpito oltre 10 terroristi” nel corso di “un’operazione antiterrorismo a Jenin iniziata ieri”, hanno annunciato questa mattina l’Idf e l’Isa in un comunicato congiunto. Hamas chiama alla mobilitazione. I coloni assaltano i villaggi palestinesi.
“C’è vita dopo la morte”. A scriverlo, su Instagram è Romi Gonen, una  delle ragazze tenute in ostaggio a Gaza e liberate nel quadro  dell’accordo tra Israele e Hamas. “Ci vorrà più tempo per elaborare e ringraziare tutti voi. Bisogna ricordare che ci sono altri 94 ostaggi a Gaza” che stanno sperando “che noi li salviamo”, ha aggiunto. Lo riporta il Times of Israel.

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Come annunciato da giorni, il ministro della Sicurezza nazionale – con altri due ministri del suo partito nazionalista-religioso – ha detto addio all’esecutivo di Netanyahu, in segno di protesta per l’accordo di cessate il fuoco a Gaza. LEGGI L’ARTICOLO
©Ansa

La Francia ha espresso “profonda preoccupazione per l’aumento delle tensioni sulla sicurezza” in Cisgiordania, dove sono aumentate le operazioni dell’esercito israeliano dopo l’entrata in vigore della tregua con Hamas. Lo si apprende da un comunicato stampa del ministero degli Esteri parigino. 
Parigi ha invitato “le autorità israeliane a dare prova di moderazione”, dopo le operazioni che negli ultimi giorni hanno coinvolto soprattutto la città di Jenin, causando la morte di almeno nove palestinesi.
Sono 33 gli ostaggi che saranno rilasciati durante la prima delle tre fasi dell’accordo di tregua per un cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza tra Israele e Hamas scattato alle 10.15 del 19 gennaio. Le prime tre persone, tutte donne, sono state prese in consegna a Gaza City dalla Croce Rossa. Si tratta di Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Dalle donne portate via dai kibbutz israeliani ai partecipanti rapiti durante il festival di Nova: ecco chi sono le persone che dovrebbero essere liberato man mano durante questa fase di tregua. LEGGI QUI
Le forze armate israeliane hanno annunciato su Telegram l’uccisione, nel Sud della Striscia di Gaza, di un miliziano della Jihad Islamica, identificato come Akram Zanoun. Nel comunicato si legge che la truppe avevano avvistato alcuni uomini armati “che costituivano una minaccia” e, nel successivo scontro a fuoco, avevano ucciso Zanoun. “L’IDF è determinato ad applicare appieno i termini dell’accordo per la restituzione degli ostaggi”, si legge nella nota, “L’IDF è preparato a ogni scenario e continuerà a prendere tutte le iniziative necessarie per rimuovere ogni minaccia immediata ai soldati dell’IDF”, proseguono le forze armate israeliane, che “invitano nuovamente tutti i civili palestinesi a obbedire alle istruzioni dell’IDF e a non avvicinarsi alle forze dispiegate nell’area”. 
Molti abitanti della Striscia si stanno spostando a piedi oppure su camion e carretti trainati da asini per tornare nelle loro abitazioni. Intanto, camion con aiuti umanitari e ambulanze sono entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah. GUARDA LA GALLERY
Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher erano state rapite durante gli attacchi del 7 ottobre 2023. Gonen era stata catturata al festival Supernova, mentre Damari e Steinbrecher erano state prelevate dal kibbutz di Kfar Aza. Il pomeriggio del 19 gennaio, nel quadro dell’accordo sul cessate il fuoco, sono state liberate. CHI SONO
Con i battaglioni che lentamente si ritirano dal sud del Libano e parzialmente dalla Striscia di Gaza, l’esercito israeliano sta aumentando la pressione sulla Cisgiordania, dove il premier Benyamin Netanyahu ha lanciato l’operazione Muro di Ferro. L’Idf ha annunciato la morte di 11 palestinesi, 37 sono rimasti feriti e 30 arrestati nell’azione congiunta di esercito, Shin Bet e polizia di frontiera, cominciata martedì nel campo profughi di Jenin. “Inoltre, sono stati condotti attacchi aerei sui siti delle infrastrutture terroristiche e smantellati numerosi esplosivi piazzati lungo le strade”, ha aggiunto l’Idf su Telegram. Nonostante la tregua a Gaza, che secondo l’accordo in vigore nel prossimo fine settimana dovrebbe portare al rilascio di altre 4 donne in ostaggio, Hamas ha rilanciato il suo appello a “tutte le fazioni in Cisgiordania a uscire con tutta la loro forza per affrontare l’aggressione e gli attacchi dell’occupazione ai combattenti della resistenza a Jenin”. 
Le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dalle aree intorno alla città meridionale di Rafah verso il corridoio Philadelphia, lungo il confine tra Egitto e Gaza. L’accordo di tregua con Hamas prevede tre fasi e stabilisce la negoziazione della fase due e tre durante la fase uno. Sempre nella fase iniziale Israele dovrebbe concedere una aumento delle consegne di aiuti umanitari, fino a 600 camion al giorno. Ecco una cronologia di quello che dovrebbe accadere nei prossimi due mesi. COSA SAPPIAMO
Le autorità iraniane hanno arrestato ieri dieci donne Baha’i. Lo ha reso  noto un gruppo che rappresenta la comunità denunciando l’escalation della repressione contro la più grande minoranza religiosa non musulmana del Paese. Secondo la Baha’i International Community (Bic), che rappresenta gli interessi dei membri di questa minoranza religiosa in tutto il mondo e presso le Nazioni Unite, le forze di sicurezza, “senza mandato di arresto o notifica preventiva”, hanno “forzato l’ingresso” nelle case di questi dieci donne, che venivano poi sottoposte a “perquisizioni dolorose e invasive”. L’Iran sciita considera i Bahá’í eretici e spie legate a Israele, nemico giurato di Teheran, perchè la loro sede storica si trova a Haifa, nel nord di Israele. “Il governo iraniano ha mostrato ancora una volta la sua vera natura”, ha affermato Simin Fahandej, rappresentante della Bic presso le Nazioni Unite a Ginevra, definendo i raid “un altro atto insensato contro donne completamente innocenti”. Per la Bic, questi arresti “scioccanti” sono “parte integrante di una sistematica e crescente campagna di persecuzione contro i Bahá’í”. A dicembre, gli esperti delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per “quello che sembra essere un aumento degli attacchi sistematici contro le donne Baha’i” in Iran. L’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch ha affermato ad aprile che la persecuzione dei Bahá’í da parte delle autorità iraniane a partire dalla rivoluzione islamica del 1979 costituisce un “crimine contro l’umanità”. I Bahá’í seguono gli insegnamenti di Bahaullah, nato in Iran nel 1817, che considerano un profeta e il fondatore di questa religione monoteistica che promuove l’unità e l’uguaglianza. La loro fede non è riconosciuta dalle autorità iraniane, a differenza di altre fedi minoritarie non musulmane, tra cui il cristianesimo, l’ebraismo e lo zoroastrismo. 
Secondo i media palestinesi, Hussein Fayyad, comandante del battaglione Beit Hanoun di Hamas, sarebbe stato avvistato in un video girato nel nord di Gaza, mentre prende la parola durante un funerale. Fayyad era stato dichiarato “neutralizzato” dall”Idf. Lo riporta Haaretz. 
Il 23 maggio 2024, l’Idf aveva annunciato di aver ucciso Fayyad in un tunnel a Jabalya. La dichiarazione descriveva il comandante di Hamas come “responsabile di numerosi attacchi missilistici anticarro lanciati in territorio israeliano durante la guerra, nonché di molteplici attacchi di mortaio che hanno preso di mira le comunità settentrionali di Gaza al confine con Israele”.
Non sarebbe la prima volta che l’Idf annuncia la morte di un comandante di Hamas per poi ritrattare, e l’esercito per ora non ha ancora commentato la notizia. 
“Abbiamo bisogno dell’aiuto della comunità internazionale. La priorità è rimuovere le sanzioni economiche. La Siria non rappresenta più una minaccia per il mondo, è un Paese di pace. Quelle che erano le vittime di Assad sono ora al Governo”. Lo afferma il ministro degli Esteri siriano, Asaad Hassan Al Shibani, intervistato a Davos dall’ex premier britannico Tony Blair. Al Shibani promette che le donne avranno un ruolo nella futura Siria. “Le donne sono da noi rispettate e avranno un ruolo attivo – dice Al Shibani in lingua inglese – l’attuale Governatrice della Banca centrale siriana e’ una donna, Maysaa Sabrine”.
Al Shibani definisce “accettabili” le condizioni di sicurezza della Siria oggi. “La Siria sarà per tutti i siriani senza discriminazioni basate su gruppi religiosi o etnici”.
Sono tre i candidati a prendere il posto del capo di Stato Maggiore dell’Idf, Herzi Halevi, dopo che le sue dimissioni diventeranno effettive il prossimo 6 marzo. Lo scrivono i media israeliani spiegando che il ministro della Difesa Israel Katz inizierà domenica i colloqui con i candidati. “Ho intenzione di condurre un processo ordinato e rapido per consentire al capo di Stato Maggiore nominato di prepararsi il prima possibile alle numerose sfide alla sicurezza che lo Stato di Israele deve affrontare in questo momento”, ha affermato Katz in una nota.
Il primo candidato, forse il più naturale, è il vice di Halevi, il generale Amir Baram. Lui stesso, però, una settimana fa aveva scritto una lettera indirizzata al suo superiore in cui chiedeva di poter terminare il suo incarico. A causa della guerra contro Hamas, il suo mandato era già stato esteso di sei mesi, per un totale di due anni e mezzo. “L’intensità della guerra è diminuita in modo significativo, la mia capacità di contribuire alla situazione attuale è limitata”, aveva scritto Baram.
Secondo nome in lizza, che appare il favorito a sostituire Halevi, è quello del direttore generale del ministero della Difesa, il maggior generale Eyal Zamir. Viene considerato il candidato più adatto alla luce della sua vasta esperienza nella gestione dei sistemi di sicurezza e delle sfide alla sicurezza nazionale. Anche lui, l’11 novembre scorso, aveva comunicato al ministro della Difesa, Israel Katz, l’intenzione di volersi dimettere. In precedenza ha ricoperto il ruolo di vice capo di Stato maggiore, capo del comando meridionale delle Idf e segretario militare del primo ministro. Nominato nel 2023 direttore del ministero della Difesa dall’allora ministro Yoav Gallant, Zamir aveva messo da parte le sue dimissioni su richiesta di Katz. Alla vigilia del rilascio dei primi tre ostaggi lunedì ha dato indicazioni al ministero della Difesa perché tutte le risorse fossero rese disponibili per l’attuazione dell’accordo, l’accoglienza degli ostaggi rientrati e per il sostegno alle loro famiglie.
Come era avvenuto nel 2022 con bambini e ragazzi provenienti dall’Ucraina oggi il Piemonte è pronto ad accogliere e curare nell’ospedale pediatrico di Torino, il Regina Margherita, i bambini di Gaza. Ad annunciarlo il presidente della Regione Alberto Cirio, dopo aver incontrato questa mattina, al tavolo ‘Food For Gaza’ a Roma, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Ringrazio Tajani per aver convocato questo incontro con l’obiettivo di dare risposte pragmatiche e rapide alle necessità delle popolazioni colpite dalla guerra – spiega Cirio – Con la tregua ora è possibile intensificare gli aiuti anche con azioni più stringenti. Il Piemonte è quindi pronto a fare la sua parte e, di concerto con l’assessore alla Sanità Federico Riboldi e alle Politiche Sociali Maurizio Marrone, ho dato la disponibilità della Regione ad accogliere nei prossimi giorni 11 bambini pazienti oncologici, in arrivo dalla striscia di Gaza, che saranno ricoverati all’ospedale Regina Margherita di Torino”. “Una disponibilità che conferma la vocazione solidale e accogliente del nostro territorio che già la scorsa estate ha consentito di portare al Regina Margherita un adolescente e un bimbo di 3 anni, provenienti da Gaza e negli scorsi anni un gruppo di piccoli pazienti in fuga dalla guerra in Ucraina”, conclude Cirio. 
E’ salito a 47.161 il numero dei palestinesi morti dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza. Lo ha reso noto il ministero della Salute dell’enclave palestinese, sottolineando che 59 corpi sono stati estratti dalle macerie nelle ultime 24 ore. Nello stesso arco di tempo si registrano 273 feriti curati negli ospedali, mentre è salito a 111.166 il numero totale delle persone ferite dall’inizio della guerra.
Le forze israeliane hanno aperto il fuoco sui palestinesi nel campo di Shaboura nella citta’ di Rafah, uccidendo almeno una persona e ferendone altre. Lo riferiscono i giornalisti di Al Jazeera Arabic. L’attacco e’ l’ultimo a causare vittime a Gaza nonostante il cessate il fuoco in corso. Ieri, gli spari israeliani hanno ferito anche un pescatore al largo della costa di Gaza City, mentre un drone israeliano ha ferito un altro civile all’interno della città. 
E’ stata espressa “soddisfazione per la tregua raggiunta in Terra Santa che ora dev’essere necessariamente rispettata da ambo le parti”. Lo si legge nel comunicato finale del Consiglio episcopale della Cei. I vescovi, rimarcando con il presidente Zuppi che “lo scandalo della guerra, e della guerra in Europa, deve impegnarci tutti a cercare le vie, possibili, del dialogo, per una pace giusta e duratura”, hanno fatto proprie le parole di Papa Francesco, “al quale hanno assicurato sostegno, vicinanza e preghiera”: “Sia gli israeliani che i palestinesi hanno bisogno di chiari segni di speranza: auspico che le autorità politiche di entrambi, con l’aiuto della Comunita’ internazionale, possano raggiungere la giusta soluzione per i due Stati”. 
Il ministro per la cooperazione regionale David Amsalem (Likud) ha dichiarato durante un’intervista alla radio dell’esercito che “la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco non avra’ luogo”. La notizia è rilanciata anche dal quotidiano israeliano Haaretz.
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