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I commercianti:«La multa è fatta al trasgressore del divieto, quindi al cliente che accende una sigaretta al tavolino, non al gestore»
Un cambiamento culturale che richiederà tempo. Il divieto di fumo, dal 1° gennaio esteso a tutte le aree pubbliche — dehors di bar e ristoranti compresi — fatica ad essere rispettato tra cittadini divisi, turisti confusi ed esercenti preoccupati. Palazzo Marino tira dritto: «È un’abitudine che abbiamo bisogno di assumere».
Sotto la Madonnina le categorie sono due: chi è a conoscenza del divieto e chi no. In quest’ultima rientra la maggior parte dei turisti. Natalia, 28 anni, tira una boccata vicino ai mercatini in Duomo. Passa l’accendino al suo compagno. «Vietato fumare? Io non vedo cartelli». «Mi sembra un’ottima cosa, ma io non ne ero a conoscenza». Spegne la cicca. «Dov’è scritto che non posso?», chiede Giorgio, 26 anni, appena atterrato da Dubai. «A Londra viene segnalato il divieto. Intorno a me non vedo niente». E se l’ignoranza della legge non scusa, «pagherò la multa», ma «servirebbero indicazioni». «Il divieto lo rispetto ma non lo comprendo», dice Ilaria, 28 anni. Accende una sigaretta in una traversa di corso Vittorio Emanuele II. «Mi sembra una disposizione eccessiva. È giusto non essere nocivi agli altri, ma introdurre una norma mi sembra esagerato. Così come la distanza: dieci metri sono troppi».


Per Elisabetta, 58 anni, invece, sono giusti: «Perché devo respirare il veleno degli altri? I tabagisti si abitueranno alla bionda in solitaria». «Questa è permessa — dice Riccardo Ronconi, 19 anni, indicando la sigaretta elettronica tra le mani —. L’amministrazione ha spiegato di aver introdotto la misura per tutelare l’ambiente. Un provvedimento che potrebbe anche starci». Resta, però, il nodo dei controlli: «Ho dubbi sul fatto che verranno veramente presi dei provvedimenti».
Gli agenti della polizia locale «faranno il loro lavoro» spiega la vicesindaca Anna Scavuzzo: «Se sarà necessario, staccheranno contravvenzioni, ma il loro ruolo prevede la prevenzione dei comportamenti errati. Non è sempre necessario multare — insiste —. Si può anche essere richiamati al rispetto della norma e questo può essere un passo avanti anche culturale».
Il divieto di fumo, previsto dal regolamento per la qualità dell’aria, è già in vigore dal 2021 in alcuni luoghi specifici come cimiteri, parchi e fermate dei mezzi pubblici. Da ieri, tuttavia, è stato esteso a tutte le aree pubbliche. All’aperto si potrà fumare solo nel caso in cui sia prevista una distanza di dieci metri dagli altri. «C’è un’abitudine che abbiamo bisogno di assumere: non fumare in prossimità delle persone». Ma non solo: dietro la misura c’è «un tema ambientale», sottolinea Scavuzzo. Il fumo contribuisce per il 7 per cento delle emissioni di polveri sottili.

Dietro la misura di Palazzo Marino, dunque, la necessità di tutelare salute e ambiente. «A me sembra esagerato», interviene il vicepremier, Matteo Salvini. Per il consigliere verde Carlo Monguzzi, serve, invece, una campagna d’informazione adeguata.

Il divieto di fumo si applica anche nei dehors dei locali, in quanto rientrano nella definizione di «spazio ad uso pubblico». La misura non convince però gli esercenti. «I plateatici non dovevano essere inclusi tra i luoghi in cui vige il divieto. Noi paghiamo il suolo pubblico, ma poi l’esercizio è per uso privato — spiega Carlo Squeri, presidente di Epam, l’associazione provinciale pubblici esercizi —. Ma il provvedimento crea delle situazioni di disagio in capo agli esercenti. La multa è fatta al trasgressore del divieto, quindi al cliente che accende una sigaretta al tavolino, non al gestore. Ma per il titolare del locale si crea una condizione di disagio: s’immagini il caso di un cliente multato. È una situazione spiacevole da gestire per un esercente. La nostra preoccupazione — conclude — è che i dehors diventino presi di mira dai controllori in quanto è più facile staccare multe».
 
Per quanto riguarda le misure che i titolari dei locali dovranno applicare per far rispettare il divieto, «non abbiamo dato delle indicazioni ai nostri soci: ognuno prenderà i provvedimenti che riterrà più opportuno», spiega Squeri. «Penso che metterò un cartello nel dehors per avvisare del divieto e toglierò i posacenere dai tavolini», dice Dario, titolare del locale Vibes, in Ripa di Porta Ticinese. «Nel caso in cui un mio cliente volesse fumare, lo inviterò ad uscire dal dehors. Detto questo, mi sembra una misura eccessiva». Dello stesso avviso il collega Luciano Manca: «Non sarà facile farla rispettare. Io però non prenderò provvedimenti. Sono un ristoratore, non un controllore». Di opinione contraria sulla misura Matteo, titolare di Twist on classic, sul Naviglio Grande: «Il provvedimento non mi spaventa. La gente si abitua a tutto. Ho più dubbi su come verranno fatti i controlli. Secondo me resterà una misura “all’italiana”».

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2 gennaio 2025 ( modifica il 2 gennaio 2025 | 07:30)
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«La scelta di collocare le pietre d'inciampo davanti alle abitazioni ha un valore simbolico profondo, perché la casa rappresenta il legame con la vita»
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Di NewsBot