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La leggenda del tennis John McEnroe, oggi commentatore di Eurosport: «Kyrgios dovrebbe pensare di più ad allenarsi, però qualcosa di giusto la dice. Io sui social? Rischierei l’arresto Djokovic è il più grande di tutti»
DALLA NOSTRA INVIATA
MELBOURNE – Jeans neri, scarpe da ginnastica e carisma. Tra i vialetti di Melbourne Park, a 65 anni, John McEnroe è ancora la leggenda più riconosciuta. Indimenticato, caustico nei giudizi da talent di Eurosport e, secondo la vulgata (non è la prima volta), futuro supercoach di Jannik Sinner. Proviamo a capirci qualcosa.
John, ha sentito? Cahill lascia Sinner e il ruolo di allenatore a fine anno.
«Darren è un amico, lavoriamo insieme in tv, lo conosco da molto tempo. Per il suo lavoro, merita la Hall of Fame: ha portato al top Hewitt, Halep, Agassi, Sinner. Con lui Jannik ha fatto il salto di qualità decisivo. Quel ragazzo non colpisce la palla, la spacca! Gioca così veloce che non dà il tempo all’avversario di pensare. Ha distrutto il povero De Minaur! Siamo entrati nell’era dei grandi picchiatori. Più alti, più potenti, più violenti. E date retta a me: Joao Fonseca è il prossimo Sinner».
Per caso sarebbe interessato a quel ruolo che Cahill lascerà vacante?
«Ahahaha… A tempo pieno no: significa stare fuori da casa 35-40 settimane all’anno, non fa per me. Se fosse un impegno part time, però, perché no? Jannik ha un anno davanti per scegliere e riorganizzarsi. Farà colloqui con Ivanisevic, Ljubicic, con chi crede. Escludo, per la mentalità che ha, che l’addio di Cahill possa condizionarlo. Hanno lavorato insieme più di tre anni, sentire una voce nuova gli farà solo bene. Guardi Djokovic con Murray: è rinato! Chi avrebbe pensato che quei due andassero così d’amore e d’accordo, invece è sbocciata una storia fantastica».
Sinner è il suo favorito per il titolo dell’Australian Open?
«Oh sì. Alcaraz è il tennista che amo più vedere e commentare ma qui a Melbourne è andato a lezione dal maestro dei maestri: Djokovic, il più grande di ogni tempo. Shelton è l’outsider, mancino, grande personalità, mi piace: capace che su un Major metta le mani prima lui di Taylor Fritz. Ma Jannik è di un altro livello: è lui la mia scelta finale».
Nemmeno il malore con Rune l’ha fermato.
«Sudava, ansimava, tremava… Poi torna e disintegra De Minaur. A me sembra che stia benissimo!».
Anche lei ha la sensazione che Kyrgios sui social, spalleggiato da Djokovic a distanza, stia costruendo una strategia della tensione in vista del Tas di aprile sul caso Clostebol?
«Non sono sui social, quindi non leggo cosa scrive Kyrgios ma, insomma, ho capito a cosa allude. Nick non va preso seriamente: cerca attenzione, come al solito. Fossi in lui, avrei trascorso più tempo a prendermi cura del talento piuttosto che sui social… Però certe osservazioni sono appropriate: perché se Sinner è risultato positivo a marzo l’abbiamo appreso solo ad agosto? Perché ora della sentenza del Tas sarà passato più di un anno? Perché Swiatek ha scontato un mese di stop nell’ignoranza collettiva? Non mi piace. I protocolli devono cambiare, anche nell’interesse degli stessi atleti. Detto ciò, i tennisti vengono testati e io continuo a credere che il mio sport sia pulito».
L’autobiografia del suo antico rivale Bjorn Borg è in uscita: la leggerà?
«Bjorn ha fatto scrivere il libro alla moglie! Non sapevo che Patricia fosse una scrittrice… Certo che lo leggerò, sono curioso di scoprire cosa ci troverò dentro. Spero che non abbia scritto che sono un idiota: Borg è un amico, gli voglio bene anche se non ci vediamo spesso».
Perché non è sui social?
«Perché rischierei l’arresto! Ai giovani piacciono ma sono pieni di scemenze e falsità: mi interessa di più cosa Kyrgios combina sul campo, piuttosto che quello che posta. Ma alla fine con Nick vado d’accordo: è un uomo pieno di demoni, mi ricorda qualcosa di me stesso».
La compostezza di Sinner e degli altri top player, rispetto alla sua sregolatezza, le piace?
«Con Jannik abbiamo avuto uno scambio in campo su questo: certo io ho un carattere diverso, Jannik ama tenere per sé le sue emozioni, comunque adesso hanno chiuso i microfoni sul campo quindi non si sente niente di cosa dicono i giocatori. Ai miei tempi, senza microfoni, mi sarei risparmiato un sacco di denaro…».
Cosa ci sta dicendo questo Australian Open?
«Che Djokovic non solo è il Goat (greatest of all time, il più grande di tutti, ndr) ma appartiene al club dei Messi, dei Federer, dei LeBron, dei Michael Jordan, cioè gli atleti migliori di ogni tempo. Comunque vada a finire il torneo, nemmeno nei miei sogni più selvaggi avrei pensato che restasse in corsa per il 25esimo titolo Slam a quasi 38 anni. Murray è diventato la sua personalissima adrenalina, e funziona! Nole ha un cuore da atleta che nel tennis non credo di aver mai incontrato. Finché avrà fiato in gola, non azzardatevi a chiamarlo fuori dai giochi».
23 gennaio 2025 ( modifica il 24 gennaio 2025 | 07:29)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le parole dell'amministratore delegato dell'Atalanta
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