Perché Meloni è indagata, e perché «in questa storia non ci sono toghe rosse»
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Mestre, la donna aggredita di fronte a casa ricorda gli attimi terribili: «Mi ha fatto fare due giri sott’acqua, poi ha attaccato il mio cane, Jack. Avesse preso un’arteria non sarei qui». Il padrone del corso: «Colpa mia, sono sconvolto»
«Non è colpa degli animali ma di chi li tiene». La fascia blu a sorreggere al collo l’avambraccio sinistro spezzato, con quattro chiodi fissati all’osso e i ferri in metallo per far rientrare la frattura esposta. La mano intanto comincia a gonfiarsi, causando formicolii continui e dolori che di certo non fanno dormire la notte. Cristina siede davanti alle ricette, le medicine e le prescrizioni appoggiate al tavolo e inizia a ripercorrere, a fatica, l’aggressione subita dal cane del vicino, Andrea, che, spiega, poteva costarle la vita. È però decisa a denunciare e a lanciare un appello alla responsabilità dei padroni nel gestire categorie particolari di animali o quattro zampe di grossa taglia. 
Sono stati per lei attimi drammatici quelli dell’attacco subito l’11 maggio scorso. Siamo in zona Favorita a Mestre. Area di enormi spazi verdi, campi e quiete lontano dal traffico delle strade principali. La scelta della zona per costruire la bellissima casa completamente immersa nel prato non era stata casuale, spiega. I pochi abitanti attorno, ben distanziati, si conoscono e sono tutti proprietari di almeno un cane. Quello di Cristina, Jack, è di piccola taglia ed è visibilmente sotto choc alla vista di estranei, perché quando la sua padrona è stata azzannata e dilaniata al braccio da Rocky, il corso italiano che appartiene al suo vicino di casa, non è stato risparmiato neppure lui e infatti è ancora ferito. «Fortunatamente ci è andata bene. Parliamo di un cane importante – argomenta Cristina – che non ti fa un morso piccolo: se ti addenta ti manda al Creatore. Devo ringraziare per non essere stata azzannata a un’arteria, forse ora non sarei qui»


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La prognosi è di 40 giorni, dopo il primo intervento chirurgico ce ne sarà un secondo da fare, più tutta la riabilitazione per il recupero dell’arto. «Non dico di non aver mai sbagliato. Anche io ho lasciato senza guinzaglio il mio Jack durante le consuete passeggiate che amo fare, prima di andare al lavoro la mattina. Ma ogni responsabilità va adeguata e serve consapevolezza nella gestione di animali che comportano alti rischi, a cominciare dagli strumenti adatti alla sicurezza propria e altrui: collare, pettorina, guinzaglio, moschettoni. Non era la prima volta che incrociavo quel cane e in almeno un paio di occasioni sono fuggita via di corsa per evitare di incontrarlo». Quel sabato mattina, alle 9, dopo la passeggiata con Jack al guinzaglio, Cristina stava tornando a casa. «Ero al telefono, forse un po’ distratta, non mi sono accorta per niente dell’avvicinarsi del corso. I campi dove portiamo tutti i quattro zampe sono circondati da alberi e c’è una siepe che li separa dalla strada. Ebbene, il cane del vicino era lì dietro. Per questo non l’ho visto fino a quando non me lo sono trovato davanti a neppure cento metri di distanza. Mi è corso incontro, mi è saltato addosso mentre tirava a tutta potenza e mi ha afferrato a fauci aperte il braccio nel momento in cui all’improvviso si è liberato del guinzaglio e tutto – prosegue – Non avevo preso Jack, era a terra – precisa Cristina – Sono stata portata via dalla forza di quell’animale che mi ha trascinata fino al canale, dove sono caduta, e mi ha fatto fare due giri con la testa sott’acqua. Ho bevuto e in quel momento ho perso il guinzaglio del mio cane, mentre l’altro approfittava per scagliarsi contro di lui, mentre ero immersa nel canale».
La donna ricorda un dolore lancinante all’arto. «Ho urlato con tutto il fiato che avevo. Il vicinato mi ha soccorso e mi ha aiutata, anche la proprietaria del corso», che intanto era stato allontanato dal cane più piccolo. Il Suem poi ha trasferito Cristina all’ospedale all’Angelo di Mestre dove ha subito il primo intervento per l’applicazione dei chiodi. I carabinieri invece hanno verificato a casa del proprietario di Rocky le certificazioni e l’assicurazione dell’animale. «Il mio cane è assicurato, vaccinato e chippato – afferma Andrea, il proprietario – e non mi ha mai dato problemi, tanto che qui a casa convive con una bambina di sei anni. Si agita e salta, senza essere mai arrivato al punto di attaccare altri cani, durante la vicinanza a esemplari maschi. Quel giorno mentre tirava la corda, che è quella usata dagli alpinisti, a un tratto ho sentito uno “stoc” e mi sono accorto che gli si era spezzato il collare». E proprio in quel momento Cristina è stata azzannata. «Mi sono buttato nel fosso quando lei è caduta, per tentare di afferrare Rocky. Dopo si è calmato. Voglio che la signora sappia mi assumo tutte le responsabilità. Sto attendendo la querela e poi la porterò alla mia compagnia assicurativa. Mi dispiace moltissimo. Ho la scena davanti agli occhi e sono sconvolto a ripensarci»
Oltre ai danni fisici, Cristina dovrà superare quelli psicologici e morali. «Spero mi passino gli incubi intanto. Faccio ancora fatica a uscire, nel senso che non riesco a passeggiare con tranquillità. Quello che mi fa più male è sentire altri conoscenti in zona che mi dicono: “Vediamo ancora il cane che ti ha aggredita passare senza pettorina e con un guinzaglio troppo piccolo per la sua stazza”. Mi chiedo, ma essendoci una denuncia come mai i veterinari dell’Usl non compiono un sopralluogo qui? Ritengo che la libertà di ciascuno si debba fermare quando inizia quella degli altri e penso che non devo essere io a cambiare percorso o a rinunciare a passeggiare per paura di incrociare quel cane. È giusto dotarsi del materiale idoneo a gestire animali con quella forza. Al posto mio poteva esserci un bambino. Cosa sarebbe successo?».
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21 maggio 2024 2024
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Di NewsBot