Salva questo articolo e leggilo quando vuoi. Il servizio è dedicato agli utenti registrati.
Trovi tutti gli articoli salvati nella tua area personale nella sezione preferiti e sull'app Corriere News.
Ogni individuo con tumore fa storia a sé, l’unione è però indispensabile per raggiungere obiettivi strategici. Un tumore su tre può essere prevenuto con stili di vita corretti: troppi italiani bevono, fumano, sono obesi e sedentari e pochi medici danno indicazioni utili per fare scelte salutari
#UnitedByUnique è lo slogan scelto per la Giornata mondiale contro il cancro 2025, che tradotto in italiano potrebbe essere «uniti, ma unici». Ovvero: 
ogni persona con tumore fa storia sé, è unica nella sua malattia e nel suo vissuto, ma l’unione dei pazienti oncologici (e l’alleanza con chi li cura) può contribuire a creare un mondo nel quale si guardi oltre la patologia per vedere la persona prima che il paziente
Il World Cancer Day, promosso dalla Union for International Cancer Control e sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si celebra ogni anno il 4 febbraio


La Giornata rappresenta un richiamo a riflettere su cosa istituzioni e singoli individui possono fare insieme per combattere il cancro e ogni campagna dura un triennio. Se l’impegno per il 2022-2024 si è concentrato sulle strategie per  eliminare le disparità nelle terapie, nella prevenzione e nell’informazione, per il 2025-2027 si punta sul motto: «Uniti nei nostri messaggi, unici nelle nostre storie».

Con un occhio speciale rivolto alla prevenzione: troppo pochi sono i medici che raccomandano stili di vita sani. 
Un esempio? L’obesità, che in Italia interessa il 10% degli adulti (18-69enni), cioè circa 4 milioni e 100mila cittadini, è un fattore di rischio collegato a 12 diversi tipi di tumore. È però ancora scarsa l’attenzione degli operatori sanitari nei confronti dei corretti stili di vita: solo il 43% delle persone in eccesso ponderale usufruisce di indicazioni per perdere peso da parte dei medici; a meno di 5 fumatori su 10 (48%) viene consigliato di smettere; una regolare attività fisica viene suggerita solo al 30% dei sedentari e, nonostante il consumo abituale di alcol sia causa diretta di sette diversi tipi di cancro, la relazione è poco nota e solamente al 7% dei consumatori di alcol viene raccomandato di non bere.
«Il cancro è molto di più di una “semplice” diagnosi medica, è una questione profondamente personale che da un individuo coinvolge la famiglia e poi la società – dice Francesco Perrone, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) -. Dietro ogni tumore c’è una storia umana unica, di dolore, preoccupazione, paura, speranza, resilienza, amore e molto altro ancora. Ecco perché dobbiamo cambiare il nostro approccio passando da quello strettamente “medico” a uno incentrato sulla persona, con i suoi bisogni e le sue necessità. Va garantita una presa in carico che tenga conto degli aspetti emozionali, psicologici e sociali, consapevoli del fatto che una visione a tutto tondo può migliorare anche l’esito delle terapie». Senza dimenticare che potrebbero derivarne vantaggi, anche economici, per l’intero sistema, messo sempre più alla prova dall’aumento del numero dei pazienti e dal costo crescente che ne deriva. 
«La nuova dimensione della cura del cancro, infatti, è la cosiddetta “people-centred care” che si focalizza a 360 gradi sulla persona colpita dalla malattia, coinvolgendo nel percorso assistenziale i familiari e l’intera comunità che circonda il paziente – aggiunge Perrone -. Questo approccio, che supera quello centrato sul paziente o sulla persona, ha le potenzialità per migliorare i risultati clinici e la qualità di vita, con un uso più efficiente delle risorse e una riduzione dei costi dell’assistenza».
Nel 2024 in Italia sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore e, in base agli ultimi dati raccolti, cresce il numero di connazionali che vivono dopo aver ricevuto una diagnosi di cancro: sono quasi tre milioni e 700mila, ovvero ben il 6,2% della popolazione. 
Dalle statistiche emerge una buona notizia: la metà dei cittadini che oggi si ammalano è destinata a guarire, perché avrà la stessa attesa di vita di chi non ha sviluppato il cancro, merito soprattutto di diagnosi precoci e successi della ricerca scientifica, con la messa a punto di nuove terapie. «C’è però anche un problema grande legato al peggioramento degli stili di vita – sottolinea Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom -. Lo slogan del World Cancer Day per il triennio 2019-2021 era incentrato sulla prevenzione: tutti dobbiamo impegnarci per prevenire e per salvarci la vita. Possiamo e dobbiamo stare alla larga da quei comportamenti a rischio che sappiamo essere causa di circa un tumore su tre. Invece, nel nostro Paese, quasi il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 28% è sedentario (non pratica sport né fa regolarmente attività fisica), il 24% fuma. Serve più impegno per sensibilizzare tutti i cittadini, soprattutto le persone che non adottano stili di vita sani. Il consumo di alcol è correlato a 7 tipi di carcinoma, l’obesità a 12. E il fumo, da solo, è responsabile del 25% dei decessi oncologici nel mondo».
Numeri alla mano, fumo, sedentarietà e l’eccesso ponderale sono più diffusi fra le persone con difficoltà economiche e un basso livello di istruzione. E le disuguaglianze socio-economiche hanno un’influenza notevole quando si parla di cancro: diverse ricerche hanno già dimostrato (all’estero, soprattutto, dove non esiste un sistema sanitario nazionale  universalistico come il nostro, ma anche in Italia) che le disparità crescono e chi è più povero ha meno possibilità di guarire (con un rischio di morte più alto del 20%). «Senza contare che una diagnosi di cancro può comunque causare difficoltà economiche nei pazienti – aggiunge Cinieri -. È la cosiddetta “tossicità finanziaria”, che colpisce il 26% degli italiani con neoplasia. Il ricorso alla sanità privata, le spese per farmaci supplementari o trattamenti e i viaggi per raggiungere i Centri specialistici pesano su malati e familiari. È inoltre necessario allargare l’orizzonte dei programmi di prevenzione, considerando l’impatto degli ostacoli economici sull’adesione agli stili di vita sani».
Un cambiamento culturale di grande rilevanza nell’oncologia degli ultimi anni è, infine, rappresentato dalla crescente attenzione agli effetti collaterali e sintomi riferiti dal paziente (patient-reported outcomes, PROs), sia nelle sperimentazioni che nella pratica clinica. «I PROs possono essere raccolti tramite questionari sui sintomi di cui soffrono i malati, durante e dopo le cure, compilati dai diretti interessati spiega Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom -. Così le informazioni sono più fedeli e la qualità di vita del paziente è sempre più un importante tassello del complesso mosaico di valutazione del valore dei trattamenti oncologici». 
Anche questo è un passo decisivo nel concentrarsi sulla persona e i suoi bisogni, non sulla neoplasia e diverse società scientifiche hanno lanciato messaggi a favore del ruolo dei PRO. «L’attenzione nei confronti di questi strumenti coinvolge anche le agenzie regolatorie – conclude Di Maio -. Il risultato è che, negli anni recenti, quasi il 70% degli studi clinici sui tumori include la qualità di vita dei pazienti tra gli obiettivi da analizzare (i cosiddetti endpoints) che però vengono pubblicati solo in circa la metà dei casi in cui sono stati raccolti. Non solo. Oggi pochi ospedali adottano misure di monitoraggio sistematico dei sintomi da parte dei pazienti: serve un cambio di passo, perché la raccolta del punto di vista dei malati sull’esito di un trattamento non resti una semplice affermazione retorica, ma diventi un metodo imprescindibile».

4 febbraio 2025 ( modifica il 4 febbraio 2025 | 15:28)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La piattaforma gratuita di domande e risposte di Corriere Salute
Hai un dubbio o un quesito medico?
I nostri medici e specialisti rispondo ai tuoi quesiti su temi sanitari
Tumori
Tumori
Anna Costantini
Responsabile Servizio Psico-Oncologia Clinica Villa Margherita a Roma
Bruno Daniele
Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia, Ospedale del Mare, Napoli
Carmine Pinto
Direttore dell’Oncologia Medica al Comprehensive Cancer Centre dell’AUSL- IRCCS di Reggio Emilia
Per usufruire del servizio di domande e risposte de ilMedicoRisponde è necessario essere registrati al sito Corriere.it o a un altro dei siti di RCS Mediagroup.
Non ricordi le credenziali?
Recupera il tuo account
Per usufruire del servizio di domande e risposte de ilMedicoRisponde è necessario essere registrati al sito Corriere.it o a un altro dei siti di RCS Mediagroup.
Non ricordi le credenziali?
Recupera il tuo account
Ti informiamo che con il tuo piano puoi leggere Corriere.it su 1 dispositivo alla volta
Questo messaggio verrà visualizzato su un altro dispositivo/accesso e tu potrai continuare a leggere le notizie da qui. L'altro dispositivo/accesso rimarrà collegato a questo account. Puoi accedere con il tuo account su tutti i dispositivi che desideri, ma utilizzandoli in momenti diversi secondo il tuo piano di abbonamento.
Perché tu o qualcun altro sta leggendo Corriere.it con questo account su più di due dispositivi/accessi. Il tuo attuale abbonamento permette di leggere Corriere.it solo su due dispositivi in contemporanea (computer, telefono o tablet).
Se sei abbonato con un altro account accedi con le tue credenziali. Se siete in 2 o più che utilizzano lo stesso abbonamento, passa all’offerta Family e condividi l’abbonamento con altre due persone. Altrimenti, fai clic su “Continua a leggere qui” e assicurati di essere l'unica persona che visualizza Corriere.it con questo account.
Ti consigliamo di cambiare la tua password cliccando qui

source
⭡ Leggi l’articolo completo.

Di NewsBot