"Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza, un controllo a lungo termine che porterà stabilità al Medio Oriente, Gaza sarà la rivière del Medio Oriente". Lo ha detto il presidente Usa in una conferenza stampa con Netanyahu ribadendo che "i palestinesi devono lasciare Gaza e vivere in altri Paesi in pace, Gaza è un simbolo di morte e distruzione per decenni, i palestinesi vogliono tornarci perché non hanno alternative". Per Hamas il piano di Trump è "ridicolo" e "assurdo"
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“Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza, un controllo a lungo termine che porterà stabilità al Medio Oriente, Gaza sarà la rivière del Medio Oriente”. Lo ha detto Donald Trump  in una conferenza stampa con Benjamin Netanyahu ribadendo che “i palestinesi devono lasciare Gaza e vivere in altri Paesi in pace, Gaza è un simbolo di morte e distruzione per decenni, i palestinesi vogliono tornarci perché non hanno alternative”. Per Hamas il piano di Trump è “ridicolo” e “assurdo”: “Qualsiasi idea di questo tipo può infiammare la regione” ha dichiarato un funzionario del gruppo fondamentalista. 
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Il vicepresidente iraniano, Mohammad-Reza Aref, afferma che il governo iraniano al momento non ha in programma di “incontrare o negoziare” con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Anche gli Emirati Arabi Uniti bocciano qualsiasi ipotesi di trasferire forzatamente i palestinesi dalla Striscia di Gaza, come proposto dal presidente americano Donald Trump. Il ministero degli Esteri emiratino ha espresso in una nota “un categorico rifiuto a qualsiasi violazione dei diritti inalienabili dei palestinesi e qualsiasi tentativo di farli sfollare”.
L’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon sostiene il piano di Donald Trump per Gaza ma ritiene che i palestinesi non dovrebbero essere costretti ad andarsene senza il loro “consenso”. “Penso che siamo tutti d’accordo che dovrebbe essere richiesto il consenso delle persone a lasciare il luogo in cui vivono e il consenso degli altri paesi a riceverle”, ha detto alla Cnn.
L’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon sostiene il piano di Donald Trump per Gaza ma ritiene che i palestinesi non dovrebbero essere costretti ad andarsene senza il loro “consenso”. “Penso che siamo tutti d’accordo che dovrebbe essere richiesto il consenso delle persone a lasciare il luogo in cui vivono e il consenso degli altri paesi a riceverle”, ha detto alla Cnn.
“Il mio piano per Gaza piace a tutti”. Lo ha detto Donald Trump alla Casa Bianca.
La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha dichiarato che il Messico riconosce sia lo “Stato palestinese” che lo “Stato di Israele” e ha ribadito la necessità di “costruire una soluzione pacifica” di fronte al piano del presidente statunitense Donald Trump di intervenire a Gaza. “Il Messico ha una posizione da anni, non solo dei governi della ‘quarta trasformazione’ (il movimento che definisce il suo governo), ma da prima, di riconoscere lo Stato palestinese e allo stesso tempo lo Stato di Israele”, ha detto Sheinbaum in una conferenza stampa.
Anche il re di Giordania, Abdallah II, ha respinto “qualsiasi tentativo” di prendere il controllo dei territori palestinesi e di sfollare la sua popolazione, in riferimento alla proposta lanciata da Donald Trump su Gaza. Il sovrano giordano, incontrando il presidente palestinese Abu Mazen, ha sollecitato sforzi “per fermare le attività di insediamento e respingere qualsiasi tentativo di annettere terre e sfollare i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, sottolineando la necessità che i palestinesi si stabiliscano sulla loro terra”, si legge in una nota. La Giordania accoglie già circa due milioni di rifugiati palestinesi.
“Un genocidio politico” così il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Omer Celik, ha definito la proposta avanzata dal presidente americano Donald Trump, che vorrebbe espellere dalla Striscia di Gaza la popolazione palestinese. “Quanto venuto fuori dalla lingua dell’amministrazione americana, una sorta di ‘abbandono di Gaza da parte dei palestinesi’, più che una proposta per risolvere la crisi è una proposta di pulizia etnica, esilio, deportazione e di furto della terra altrui. Siamo dinanzi a un approccio che viola i diritti umani fondamentali e il diritto internazionale. Le parole dell’amministrazione americana sono un incoraggiamento a compiere un genocidio politico”, ha detto Celik.
A proposito della proposta del presidente statunitense Donald Trump di reinsediare altrove i residenti della Striscia di Gaza, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha invitato i deputati della Knesset a “considerare idee fuori dagli schemi”. “Gaza nella sua forma precedente non ha futuro. Bisogna trovare un’altra soluzione – ed è quello che sta cercando di fare il presidente Trump”, ha dichiarato. 
“Finché la migrazione avviene per libera scelta di una persona e finché c’è un Paese disposto ad accoglierla, non si può dire che sia immorale o disumana”, ha detto Sa’ar, ricordando che Gaza è piena di “odio per Israele e desiderio di distruggerlo”. “Credo che insieme all’amministrazione americana guidata dal presidente Trump, abbiamo l’opportunità di provare almeno a costruire un futuro migliore per noi stessi e per l’intero Medio Oriente”, prosegue, liquidando le critiche europee al piano americano.
“Pertanto, con questo spirito, suggerisco di esaminare anche le nuove idee proposte dal presidente americano“ per quell’”esperimento fallito” che è Gaza, ha concluso.
Fin dalle prime fasi dell’offensiva israeliana a Gaza, iniziata dopo gli attacchi terroristici di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023, ci si è interrogati su quale sarebbe stato il destino della Striscia, una volta cessati i combattimenti.
Ora iniziano a emergere alcuni dettagli. A fornirli è stato il presidente americano Donald Trump che, senza mezzi termini, ha annunciato che gli Usa “prenderanno il controllo di Gaza”. Le dichiarazioni arrivano dopo l’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu nello Studio Ovale, con il tycoon che ha spiegato che, dopo la tregua, si avvierà un piano che prevede la gestione del territorio da parte di Washington a “lungo termine”, con la possibilità che i palestinesi sfollati oggi non tornino mai più nella loro terra “simbolo di morte e distruzione da decenni”. Ecco cosa è emerso fino ad ora. COSA SAPPIAMO
“Voglio che l’Iran sia un Paese grande e di successo, ma che non possa avere un’arma nucleare”.  Lo scrive il presidente Usa Donald Trump, su Truth. “I resoconti secondo cui gli Stati Uniti, lavorando insieme a Israele, faranno a pezzi l’Iran, sono grandemente esagerati”, aggiunge Trump. “Preferirei di gran lunga un accordo di pace sul nucleare verificato, che permetta all’Iran di crescere e prosperare pacificamente. Dovremmo iniziare a lavorarci immediatamente e organizzare una grande festa in Medio Oriente quando sarà firmato e completato. Dio benedica il Medio Oriente!”, conclude.
La Striscia di Gaza “appartiene ai palestinesi”. Lo ha affermato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock dopo che il presidente Donald Trump ha suggerito che gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo del territorio. “La popolazione civile di Gaza non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata o ripopolata in modo permanente”, ha affermato Baerbock in una dichiarazione. “È chiaro che Gaza, come la Cisgiordania e Gerusalemme est, appartiene ai palestinesi. Esse costituiscono la base per un futuro stato palestinese”. 
©Ansa

Le dichiarazioni di Donald Trump sulla proposta di occupazione Usa della Striscia di Gaza e sul trasferimento dei palestinesi che vivono lì sono “pericolose per la stabilità e per il processo di pace”: è quanto dichiarato oggi dalla portavoce del governo francese, Sophie Primas. “La Francia – ha proseguito la portavoce al termine del consiglio dei ministri a Parigi –  è totalmente contraria allo spostamento delle popolazioni”. “Noi manteniamo la nostra politica che è: nessuno spostamento delle popolazioni, ricerca di un cessate il fuoco temporaneo volto al processo di pace e soluzione a due Stati”. 
Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha dichiarato che il piano annunciato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump per prendere il controllo della Striscia di Gaza è “praticamente incomprensibile”. “Gli Stati Uniti sono stati coinvolti nell’incoraggiare tutto ciò che Israele ha fatto nella Striscia di Gaza. Quindi non ha senso incontrare il presidente di Israele e dire: ‘Occuperemo Gaza, rivendicheremo Gaza, vivremo a Gaza’. E dove andranno i palestinesi, dove vivranno? Qual è il loro Paese?”, ha chiesto Lula in un’intervista ad alcune radio di Minas Gerais. “Quindi, è qualcosa di praticamente incomprensibile per qualsiasi essere umano”, ha aggiunto il leader progressista. “Quello che è successo a Gaza è stato un genocidio, e onestamente non so se gli Stati Uniti, che sono parte di tutto questo, sarebbero il Paese che dovrebbe cercare di prendersi cura di Gaza. Quelli che devono prendersi cura di Gaza sono i palestinesi”, ha continuato Lula, che poi ha difeso “la creazione di uno Stato palestinese, come lo Stato di Israele, e l’istituzione di una politica di coesistenza armoniosa, perché il mondo non ha bisogno di arroganza o slogan, ma di pace e tranquillità”. 
I leader dei coloni israeliani reagiscono con entusiasmo alla proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di reinsediare la popolazione palestinese di Gaza in altri paesi, invitando il governo israeliano ad attuare immediatamente il piano e a iniziare a costruire insediamenti ebraici nel territorio. Lo riportano i media israeliani. Israel Ganz, presidente dell’organismo di coordinamento dei coloni, il Consiglio Yesha, loda l’idea di Trump, affermando che equivale a “dichiarare la fine del sogno palestinese di distruggere Israele attraverso Gaza o di creare uno stato palestinese nel cuore della terra di Israele”. Ganz, che è anche a capo del Consiglio regionale di Mateh Binyamin, un’autorità municipale che governa diverse decine di insediamenti e avamposti illegali in Cisgiordania, aggiunge che il governo israeliano dovrebbe “adottare oggi la visione di Trump e tradurla in azione”, il che, a suo dire, dovrebbe includere anche “l’applicazione della sovranità sulla Giudea e la Samaria”, ovvero l’annessione della Cisgiordania. 
I palestinesi devono poter “vivere e prosperare” a Gaza e in Cisgiordania. Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico David Lammy rispondendo ai giornalisti a margine della sua visita odierna a Kiev. La dichiarazione del responsabile del Foreign Office arriva dopo quanto affermato dal presidente americano Donald Trump sull’ipotesi di mettere la Striscia sotto il controllo Usa. 
Il capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, Mohammad Eslami, ha dichiarato che l’Iran non ha intenzione di avere la bomba atomica, in reazione all’ordinanza firmata dal presidente americano Donald Trump che ripristina “massima pressione” contro Teheran affinché non ottenga l’arma nucleare.  “Trump ha detto che l’Iran non dovrebbe avere armi nucleari, l’Iran non ha avuto, non ha e non avrà in futuro l’intenzione di ottenere armi nucleari”, ha affermato Eslami, come riferisce Mehr, aggiungendo che “il programma energetico nucleare pacifico dell’Iran è all’interno dell’ambito del trattato sulla non proliferazione nucleare”.
Israele ha trasformato il Libano in una trappola mortale proprio nel corso dei due mesi di cessate il fuoco con Hezbollah: è quanto sostiene oggi Legal Agenda, organizzazione non governativa libanese composta da avvocati e ricercatori e che documenta regolarmente sul terreno le violazioni umanitarie da parte degli attori coinvolti nel conflitto armato. Nella relazione intitolata “Violazioni in 60 giorni non sono autodifesa: come Israele ha trasformato una tregua in una trappola mortale”, Lega Agenda afferma che dal 27 novembre al 26 gennaio, ovvero i due mesi previsti per il cessate il fuoco con gli Hezbollah libanesi – poi prorogato su richiesta israeliana fino al 18 febbraio – sono stati documentati 855 attacchi israeliani, con un incremento nell’ultimo periodo di gennaio (358 attacchi rispetto ai 209 del primo periodo e 288 del secondo periodo). Questi eventi, prosegue Legal Agenda, hanno interessato varie località del Libano meridionale, causando numerose vittime e devastazioni. Tra gli incidenti più sanguinosi verificatisi a gennaio, spicca l’attacco del 10 gennaio a Tayr Debba, dove un raid aereo ha provocato la morte di cinque persone e il ferimento di quattro abitanti del villaggio e di quelli vicini. Le incursioni aeree israeliane hanno coinvolto territori come Wadi Saluki, Bint Jbeil e Kfar Shouba, con 47 raid aerei complessivi. I bombardamenti di artiglieria e le sparatorie, rispettivamente 25 e 38, hanno aggravato la situazione, colpendo anche le vicinanze del centro di Protezione Civile a Rmeish. Inoltre, si sono verificati 30 rapimenti di civili in territorio libanese, atti di vandalismo in 14 abitazioni e numerosi attacchi a veicoli civili.
Il Cremlino afferma di aver preso nota delle parole di Donald Trump, che ha dichiarato che “i palestinesi dovrebbero lasciare Gaza”, ma anche della contrarietà di Giordania ed Egitto alla proposta del presidente americano. Lo riporta la Tass. Il Cremlino ha inoltre dichiarato che per la Russia “la soluzione in Medio Oriente può avvenire solo sulla base della presenza di due Stati”. 
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