Ho una mia teoria: che un gruppo vincente si riconosce da come esulta dopo un gol. È normale esplodere di gioia per un gol segnato sul punteggio di 0-0 negli ultimi minuti. Questo lo fanno tutte le squadre. Ma quale gruppo, sul risultato già sul 3-0, si farebbe 50 metri di corsa per andare ad abbracciare una propria compagna?

Alla Juventus femminile in questa stagione è successo il 30 settembre, allo stadio Pozzo-La Marmora di Biella, nella partita vinta per 4-0 contro la Fiorentina. La compagna in questione era Martina Rosucci, bandiera della Juventus e rientrata da poche settimane da un infortunio che l’ha tenuta lontana dai campi per 559 giorni, e quella vittoria è stato il primo segnale di rinascita di una squadra che voleva tornare a vincere il campionato. Due settimane dopo, la Juventus si è confermata contro la Roma allo Stadium, vincendo 2-1 davanti a 33mila spettatori.

«Dopo la fine di una stagione complicata, abbiamo vissuto un momento di rinascita nella seconda parte dell’anno», ha dichiarato Rosucci dopo quella partita, «credo che un grosso merito lo abbia Stefano Braghin, che ha scelto le figure e le persone giuste: parlo di giocatrici, ma anche di staff, un insieme di scelte che sono state decisive fin dal principio». Stefano Braghin è il direttore generale della Juventus femminile e il cambiamento a cui si riferisce Rosucci è cominciato proprio dall’allenatore, Massimiliano Canzi, scelto a maggio come nuovo tecnico per la stagione 2024/2025.

«[Canzi] Ha maturato una serie di skills diverse che ne fanno un profilo a tutto tondo con la personalità, l’esperienza e le competenze giuste per ripartire dopo due anni in cui, aldilà dei risultati, abbiamo disperso molto la nostra identità vincente in una ricerca, talvolta eccessiva, dell’estetica a discapito della pratica», ha dichiarato Braghin nel presentarlo. Quando parla di “identità vincente”, quasi un’ossessione nella filosofia del club torinese, il direttore generale della Juventus Women si riferisce soprattutto alle ultime due stagioni con Joe Montemurro, allenatore italo-australiano arrivato alla Juventus nel 2021.

Quello di Montemurro è stato un periodo in chiaroscuro. Dopo una prima stagione quasi perfetta, in cui la Juventus ha centrato il triplete italiano (Serie A, Coppa Italia e Supercoppa), nelle due successive le bianconere si sono inchinate forse troppo facilmente alla crescita della Roma, vincitrice dei due successivi scudetti.

Ovviamente è difficile ridurre tutto a un’unica causa, e in questo discorso gli investimenti giallorossi in giocatrici hanno sicuramente fatto la differenza, ma è vero che anche l’impianto di gioco di Montemurro sembrava aver sofferto una certa involuzione. Dal punto di vista tattico, gli era stata recriminata la poca efficacia del gioco espresso, talmente orientato al controllo del possesso che aveva finito per perdere pericolosità offensiva. In secondo luogo, le giocatrici volute da lui nel mercato estivo del 2023 non hanno reso quanto le aspettative e il gruppo, punto forte nella storia della Juventus femminile, non appariva tanto unito quanto in passato.

IL CAMBIO DI ROTTA
Per provare a invertire la rotta, Braghin ha optato per un allenatore proveniente dal calcio maschile, in linea con quanto fatto dalla FIGC con Andrea Soncin, che dopo una lunga esperienza nello staff tecnico del Venezia adesso è CT della Nazionale azzurra. A dire la verità Canzi è alla sua seconda esperienza nel femminile, avendo allenato la G.E.A.S, società dell’hinterland milanese, nella stagione 2000/2001. Certo, parliamo di altri tempi. Successivamente l’allenatore milanese ha collezionato diverse esperienze, soprattutto da vice, in giro per l’Italia – storica soprattutto la sua collaborazione con Mario Beretta, che poi lo porterà ad allenare la Primavera del Cagliari. Prima di approdare alla Juventus femminile, Canzi ha anche allenato il Pontedera nel Girone B di Serie C, vincendone anche il premio di “Miglior Allenatore” al Gran Galà del Calcio. Insomma, parliamo di un tecnico con un’esperienza consistente e su cui la società evidentemente si è sentita di andare sul sicuro.

Dopo questa prima mattonella, però, a essere decisiva è stata soprattutto la rivoluzione apportata nella rosa nell’estate immediatamente successiva, con l’addio di quattro giocatrici straniere di primissimo livello: Julia Grosso, Sara Bjork Gunnarsdottir, Lineth Beerensteyn e Jennifer Echegini. Se Grosso, centrocampista canadese, si trasferisce negli Stati Uniti in primo luogo per tenersi stretta la maglia della sua Nazionale giocando in un campionato prestigioso, la partenza delle altre tre giocatrici sono più interessanti in relazione alla rinascita recente della Juventus. Gunnarsdottir e Beerensteyn, giocatrici di caratura internazionale, erano arrivate da società importanti come Lione e Bayern Monaco con la promessa di cambiare lo spessore del club, e hanno lasciato dopo un’annata di luci e ombre, in cui incredibilmente è sembrata mancare proprio la forza mentale necessaria per fare la differenza.

Tutta un’altra storia quella di Echegini, arrivata alla Juventus solo sei mesi prima dalla Florida State University Seminoles. L’attaccante nigeriana classe 2001 avrebbe dovuto essere una delle stelle della squadra, ma il richiamo del PSG ha cambiato le carte in tavola, segno forse che la Juventus deve ancora salire di livello da questo punto di vista. Al loro posto arrivano Viola Calligaris, difensora svizzera, e Amelie Vansgaard, attaccante danese, entrambe protagoniste di questa grande stagione.

Il Paris Saint-Germain, tra l’altro, non è solo un attore secondario con uno scambio di mercato estivo, ma ha avuto anche un ruolo centrale nella narrazione della rinascita bianconera. Il destino ha voluto infatti che, nel secondo turno di qualificazione alla Champions League, la Juventus affrontasse proprio la squadra parigina.

LA SVOLTA DI PARIGI
Le bianconere partivano con i sfavori del pronostico: nella classifica del coefficiente UEFA il PSG aveva più del doppio dei punti. Tra il 18 e il 26 settembre, però, il campo ha raccontato un’altra storia. Vittoria in aggregato per 5-2 della Juventus, dopo due partite magistralmente eseguite senza passare mai in svantaggio.

Il cambio di paradigma da parte delle giocatrici di Canzi rispetto alle stagioni precedenti è stato evidente sin dal primo minuto. La Juventus ha concesso un possesso sterile alle francesi con l’idea di difendere il centro e colpire in transizione con giocate in profondità per le due punte, Cantore e Vansgaard, spesso in parità numerica contro i centrali avversari. Proprio così, d’altra parte, è arrivato il primo gol della sfida, che ha messo in evidenza le idee chiare di questa nuova Juventus. Lancio lungo dal portiere, conquista della seconda palla, taglio interno-esterno di Krumbiegel e verticalizzazione verso il movimento in profondità di Vangsgaard, alle spalle della linea difensiva avversaria. L’attaccante danese ha così portato in vantaggio la Juventus con un bel tiro di prima a sorprendere la portiera avversaria.

La vittoria, suggellata dal ritorno a Parigi vinto a sua volta per 1-2, dà accesso alla fase a gironi e, cosa ancora più importante, dà la giusta fiducia sulla direzione intrapresa nei primi mesi del nuovo corso.

COME GIOCA LA JUVENTUS
In questi mesi Canzi ha proposto sempre la difesa a 3, alternando 3-4-3 e 3-4-1-2, più raramente o a gara in corso il 3-5-2. La costruzione dal basso adesso è più semplice ed efficace, volta a evitare rischi eccessivi nell’attrazione del pressing avversario. Sopratutto c’è una ricerca più convinta delle giocate dirette sulla punta centrale, specialmente contro squadre che pressano alto l’uscita corta sui braccetti. La disposizione in costruzione è 3+2, con cinque giocatrici alte ad occupare tutti i corridoi sulla trequarti.

Un’altra partita importante della nuova identità della Juventus è stata quella giocata pochi giorni fa contro l’Inter. Il peso della gara era dato anche dal risultato della settimana precedente, in cui le bianconere erano state sconfitte per 3-1 dalla Roma al Tre Fontane. «Ci davano per morti e le ragazze sono state brave a lavorare con la serenità giusta», ha detto soddisfatto Canzi, «questa è la squadra che mi piace. Quello che non deve mai mancare è lo spirito. Abbiamo lavorato sugli errori e i risultati si sono visti già oggi».

Dal punto di vista tattico, la prima pressione avversaria era alta e orientata sui riferimenti, costringendo la portiera Peyraud-Magnain a optare per la verticalizzazione su Girelli. È una dinamica abbastanza abituale per chi ha visto la Juventus quest’anno: la seconda palla che porta a uno sviluppo veloce sulla catena di sinistra, che a sua volta produce un cross per l’esterno sul lato opposto. Le catene laterali svolgono una funzione fondamentale nel gioco di Canzi: quarti ed esterni sviluppano combinazioni finalizzate alla rifinitura attraverso il cross. Un altro punto di forza è l’occupazione dell’area, che avviene attraverso la presenza di tre giocatrici tra l’area piccola e il dischetto, più una pronta ad inserirsi per il cut-back.

La Juventus, comunque, sa trovare anche soluzioni più ricercate per superare il pressing avversario. Contro il Milan, nella vittoria per 3-0 ottenuta a novembre, la squadra di Canzi è stata brava a riconoscere la superiorità posizionale sul lato sinistro con Estelle Cascarino. La giocatrice francese è riuscita a condurre il pallone dentro il campo e ad effettuare un passaggio chiave verso il riferimento centrale. Una situazione in cui le bianconeri non hanno cercato la verticalità direttamente e in cui viene è stata sfruttata l’ampiezza con un cambio di gioco diretto sul lato opposto.

In questa azione sono interessanti anche i movimenti delle tre punte bianconere. Girelli si abbassa sul centrosinistra per ricevere il passaggio a rompere le linee del suo centrale difensivo, e a quel punto Bonansea, esterno opposto, stringe dentro al campo e si avvicina a Cantore, ala destra. Questo movimento tra le linee tira fuori posizione il braccetto sinistro del Milan permettendo a Cantore di attaccare la profondità nello spazio tra terzino e centrale avversario.

I movimenti opposti dei riferimenti offensivi e la ricerca della verticalità hanno evidenziato i punti di forza di Sofia Cantore, autrice di 9 reti in 16 partite, raggiungendo così a metà stagione il suo record di gol in Serie A. Canzi ha dato fiducia e continuità (già 25 presenze tra tutte le competizioni) all’attaccante della Nazionale che ha risposto con grande crescita sia dal punto di vista mentale che tecnico-tattico. «Quest’anno sento di avere responsabilità in più, ma questo non mi spaventa, è un percorso di crescita che sto portando avanti».

Sotto il profilo realizzativo, Cantore è riuscita a migliorare la qualità delle sue conclusioni. Ha aumentato le percentuali di tiri verso lo specchio della porta rispetto ai tiri totali, passando dal 38,5% della scorsa stagione al 48,1% di quella in corso. Tatticamente si è inserita alla perfezione nei meccanismi di Canzi, venendo impiegata prevalentemente come punta esterna. Nonostante questo, i movimenti ad attrarre i difensori avversari di Girelli e Vansgaard le permettono di attaccare anche lo spazio centralmente. Il contesto tattico ha aiutato Cantore a prendersi più responsabilità e cercare di più l’azione individuale, come in occasione della rete del 3-0 contro il Milan.

Le ottime prestazioni in maglia bianconera e azzurra (tre reti nel 2024) hanno addirittura fatto circolare dei rumor di mercato, ma lei ha risposto rinnovando il proprio contratto con la Juve fino al 2028. «La Juventus per me ormai è casa», ha detto dopo l’ufficializzazione dell'accordo «Anche quando sono stata in prestito mi sono sempre sentita parte di questa famiglia. [La Juventus] Mi ha aspettato in alcuni momenti e mi ha dato tantissimo, e so che sarà così anche in futuro».

DIFENDERE IN AVANTI
Per quanto riguarda la fase di non possesso, la Juventus è passata dalla difesa a zona delle stagioni precedenti a un orientamento molto chiaro sui riferimenti. Ne hanno tratto vantaggio i difensori stranieri come Calligaris e Cascarino, abituate a lavorare più sul proprio uomo che in dinamiche di reparto. D’altra parte, è una tendenza che riguarda tutto il calcio, compreso quello maschile.

Quando la Juventus pressa alto il rinvio dal fondo avversario, si accoppia con i propri riferimenti uomo su uomo, con gli esterni a “metà strada”, pronti a rinculare accanto al braccetto in caso di giocata lunga.

Su palla in movimento, la pressione rimane invece orientata sui riferimenti. Nell’immagine qui sotto, ad esempio, si può vedere come Rosucci, braccetto destro, rompa sulla mezzala di sinistra Magull, mentre Schatzer, centrocampista centrale sinistro, segua l’inserimento della mezzala destra

In generale comunque il pressing sembra funzionare piuttosto bene, senza bisogno di forzare corse in avanti se il resto delle compagne non sono sufficientemente vicine al proprio riferimento. Per dire, nel momento in cui il portiere avversario è in possesso, Cantore, esterno destro, cerca di proteggere il centro con una corsa a chiudere la lineadi passaggio verso l’interno, ma poi è la prima a correre in avanti dando così il segnale di alzare il pressing. Da questo atteggiamento, e dalla conseguente conquista alta del pallone, è nato il gol del 2-0 contro l’Inter, che ha inclinato in maniera decisiva la partita.

L’approccio sui riferimenti ha aiutato la Juventus in generale ma in particolare ha favorito l’ascesa di Eva Schatzer. La centrocampista altoatesina classe 2005 è rientrata alla Juventus dopo un solo anno di prestito alla Sampdoria. Nelle prime quattro gare stagionali tra campionato e doppia sfida contro il Paris Saint-Gemain, Schatzer ha disputato solo 30 minuti. La svolta è avvenuta a fine settembre nella sfida contro la Fiorentina.

Canzi ha affidato alla giovane centrocampista il compito di giocare su Veronica Boquete, fulcro del gioco viola. Dopo questa partita, Schatzer è scesa in campo da titolare in 14 occasioni su 18 tra Serie A e Champions League.

Schatzer rappresenta l’emblema dell’efficacia di questa squadra, che riesce a coniugare ottime doti tecniche a grande senso di posizionamento e letture in non possesso.

Dopo sette mesi di guida Canzi la Juventus Women è al primo posto in classifica con 42 punti in 17 partite, a +5 sull’Inter e +8 sulla Roma. Le bianconere dovranno affrontare ora un periodo intenso di sfide: sul campo le aspetta l’ultima giornata di stagione regolare contro il Milan e gli otto scontri diretti della Poule Scudetto. L’incognita principale è come la squadra reagirà alla partenza di Arianna Caruso, passata in prestito con diritto di riscatto al Bayern Monaco. Caruso rivestiva un ruolo fondamentale tanto in campo quanto nel gruppo, tanto da esserne stata il capitano per larghi tratti della stagione. Al suo posto è stata acquistata Emma Stolen Godo, centrocampista norvegese classe 2000. Vedremo se sarà così facile sostituirla.

Nonostante il vantaggio in classifica, la strada è ancora molto lunga e la formula del campionato lascia tutti gli scenari ancora aperti. Al di là di come andrà a finire, però, l’impressione è che la musica sia cambiata e che la squadra di Canzi sia tornata competitiva su tutti i fronti. Una buona notizia per la Serie A femminile, una cattiva per le sue avversarie: la Juventus è tornata.
Laura Brambilla, classe 1996, è match analyst e allenatrice. Appassionata di calcio sin da piccola, ha capito presto che il suo futuro sarebbe stato sulla corsia esterna, fuori dalla linea laterale. Negli ultimi sette anni ha girato l'Italia lavorando nel calcio femminile.

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Di NewsBot