Moratti, Della Valle e Tronchetti Provera tra i bersagli della truffa con il nome di Crosetto. «Può capitare, sembrava tutto vero»
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Le notizie di sabato 8 febbraio sul conflitto tra Israele e Hamas, in diretta
Due autobus con a bordo i palestinesi rilasciati oggi da Israele sono arrivati a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Stando alle immagini trasmesse dai media palestinesi, decine di persone hanno atteso il loro arrivo davanti all’European Hospital, dove verranno sottoposti a controlli medici. Dei 183 palestinesi rilasciati oggi, 111 erano stati catturati nell’enclave durante il conflitto tra Hamas e Israele.
Israele ha iniziato a rilasciare decine di detenuti palestinesi, oggi è attesa la liberazione di 183 detenuti, dopo la consegna di 3 ostaggi israeliani avvenuta questa mattina da Hamas, come parte dell’accordo sul cessate il fuoco di Gaza. Le forze israeliane stanno trasportando un gruppo di prigionieri palestinesi dalla prigione di Ofer in Cisgiordania per essere liberati a Ramallah. Un altro gruppo di prigionieri parte dalla prigione di Keziot nel Negev e verrà rilasciato nella Striscia di Gaza. Questo quinto gruppo di prigionieri include 111 prigionieri catturati dalle forze israeliane a Gaza nel corso della guerra, mentre i restanti 72 erano stati arrestati negli anni precedenti. Lo riporta il Times of Israel.
Un pullman della Croce Rossa con 42 dei 183 detenuti palestinesi rilasciati oggi da Israele in cambio dei tre ostaggi israeliani ha lasciato il carcere di Ofer. Lo rende noto l’Anadolu precisando che il pullman è diretto a Ramallah, in Cisgiordania.
Dopo le immagini diffuse sullo stato dei 3 ostaggi israeliani liberati da Hamas in mattinata, il presidente israeliano, Isaac Herzog ha parlato di «crimine contro l’umanità». In particolare, ha affermato: «Ecco cosa significa un crimine contro l’umanità. Ohad, Or ed Eli sono stati usati in un rituale cinico e malvagio da assassini dannati. Completare l’accordo sugli ostaggi è un atto umano, morale ed ebraico. È essenziale far tornare tutti i nostri fratelli e sorelle dall’inferno della prigionia a Gaza, fino all’ultimo», aggiunge.
Il governo di Israele abbraccia i tre rimpatriati», afferma l’ufficio del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu riferendosi alla consegna di tre
ostaggi appena conclusa mentre il premier trascorre il fine settimana negli Stati Uniti. Ma «le immagini scioccanti che abbiamo visto oggi non passeranno inosservate», afferma la dichiarazione. I tre – Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami – apparivano magri e malfermi alla ormai consueta cerimonia sul palco di Hamas. «Il governo, insieme ai funzionari della
sicurezza, sosterrà loro e le loro famiglie. Israele si impegna a riportare indietro tutti gli ostaggi e i dispersi», conclude.
I tre ostaggi israeliani sono arrivati in Israele con le forze dell’esercito (Idf) e della sicurezza (Isa): lo annuncia l’Idf su Telegram. «Poco fa, accompagnati dalle forze dell’Idf e dell’Isa, gli ostaggi rientrati – Or Levy, Ohad Ben Ami e Eliyahu Sharabi – hanno attraversato il confine con il territorio israeliano – si
legge in un comunicato -. Gli ostaggi rientrati sono attualmente in viaggio verso un primo punto di accoglienza nel sud di Israele, dove si riuniranno con le loro famiglie».
Sul palco di Deir el Balah, come da «rito», un miliziano di Hamas ha avvicinato un microfono alla bocca di Eli Sharabi, uno dei tre ostaggi liberati oggi. Dinanzi alla folla l’ormai ex ostaggio ha detto: «Sono contentissimo di essere qui, non vedo l’ora di abbracciare mia moglie e i miei figli». Poche parole pronunciate, che fanno però capire che durante i giorni di prigionia Eli non abbia mai saputo della morte della sua famiglia proprio durante il rapimento del 7 ottobre. Quel giorno, i terroristi di Hamas hanno ucciso la moglie Lianne, 48, e le figlie Yahel, 13, e Noiya, 16, e il loro cane.
Dal quartier generale del Forum degli Ostaggi e delle Famiglie Scomparse la denuncia: «Le immagini inquietanti del rilascio di Ohad, Eli e Or sono l’ennesima prova cruda e dolorosa che non lascia spazio a dubbi: non c’è tempo da perdere per gli ostaggi! Dobbiamo tirarli fuori tutti, fino all’ultimo ostaggio. Ora!».
I tre ostaggi israeliani, Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami, sono saliti sul palco preparato da Hamas a Deir el Balah, nella Striscia di Gaza. Le macchine della Croce rossa sono già arrivate sul posto per ricevere i tre uomini rapiti dal movimento islamista palestinese il 7 ottobre 2023 e consegnarli alle autorità israeliane, nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas entrato in vigore il 19 gennaio.
È tutto pronto per il rilascio dei tre ostaggi israeliani che oggi saranno scambiati con 183 detenuti palestinesi. Un convoglio di veicoli della Croce Rossa si sta dirigendo verso un luogo di consegna a Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza, ha detto un funzionario della difesa israeliano al Times of Israel. Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami saranno poi scortati fuori dalla Striscia dove già li attendono gli elicotteri dell’aeronautica militare israeliana che li porteranno negli ospedali nel centro di Israele dopo un controllo iniziale presso una struttura dell’esercito vicino al confine di Gaza.
(Di Greta Privitera) Tre ore. Tre ore di ritardo che sono sembrate un’eternità. L’accordo era: alle 16, lista dei nomi dei prossimi ostaggi da liberare. Hamas l’ha consegnata alle 19 di ieri sera. Centottanta minuti dopo. Per le famiglie che attendono i loro cari ancora a Gaza sono un tempo infinito di inquietudine e domande: «La tregua sta saltando?». «Montagne russe» dicono sempre gli uomini e le donne che si incontrano nella piazza degli ostaggi di Tel Aviv.
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Hamas rilascerà gli ostaggi Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami a partire dalle 10 a Deir al-Balah, una località nella Striscia di Gaza centrale. La milizia islamista ha già allestito il palco per la consueta cerimonia di consegna alla Croce Rossa, poi tutti e tre saranno scortati fuori da Gaza dall’IDF verso una struttura dell’esercito vicino a Re’im, dove saranno sottoposti a un controllo fisico e mentale iniziale e incontreranno le loro famiglie. Successivamente, saranno portati negli ospedali Ichilov e Sheba nel centro di Israele. È la prima volta che viene scelta Deir al-Balah per il rilascio degli ostaggi. Sul palco campeggia un cartello con un pugno e una bandiera palestinese e le parole «vittoria totale» scritte in ebraico in basso sopra una foto del primo ministro Benjamin Netanyahu che ha giurato che la guerra non finirà finché Israele non otterrà la «vittoria totale». I pick-up bianchi con mitragliatrici montate sul retro fiancheggiano il palco e si possono vedere uomini armati e mascherati di Hamas che formano un cordone che circonda il sito. Non è immediatamente chiaro se ci saranno uno o più siti in cui i tre ostaggi, Ohad Ben Ami, 56 anni, Eli Sharabi, 52 anni, e Or Levy, 34 anni, saranno liberati.
Da sinistra a destra: Or Levy, Ohad Ben Ami ed Eli Sharabi
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres hanno ribadito la loro opposizione a qualsiasi proposta volta a sfollare i palestinesi da Gaza e hanno confermato il loro sostegno alla soluzione dei due Stati. Ne dà notizia il sito del network satellitare qatariota al Jazeera.
Secondo un comunicato della Presidenza egiziana, el-Sisi e Guterres hanno anche discusso in una telefonata «gli sforzi dell’Egitto per il rispetto del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e dello scambio di prigionieri e per facilitare l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza». Hanno inoltre sottolineato l’importanza di avviare rapidamente il processo di ricostruzione a Gaza per ripristinare la normalità nell’enclave palestinese, contrariamente ai piani di sfollamento.
Il Dipartimento di Stato statunitense ha approvato la vendita a Israele di 6,75 miliardi di dollari in bombe, kit di guida e spolette, oltre a 660 milioni di dollari in missili Hellfire, secondo quanto dichiarato dalla Defense Security Cooperation Agency (DSCA). Ne dà notizia il sito del network satellitare qatariota al Jazeera. «Gli Stati Uniti sono impegnati per la sicurezza di Israele ed è vitale per gli interessi nazionali degli Stati Uniti assistere Israele nello sviluppo e nel mantenimento di una forte e pronta capacità di autodifesa», la dichiarazione diffusa dalla DSCA che accompagna la notizia.
8 febbraio, 01:22 – Aggiornata il 8 febbraio, 14:41
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il video pistato sui social dalla brigata «Flying skulls»
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