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Le notizie di martedì 11 febbraio sul conflitto tra Israele e Hamas, in diretta. Morto in prigionia un ostaggio 86enne, catturato da Hamas il 7 ottobre 2023
Nonostante il divieto imposto da Israele all’Unrwa di operare in Israele e nella Gerusalemme Est occupata, l’agenzia afferma di continuare a fornire aiuti «a pieno regime» a Gaza. L’Unrwa «ha 7.000 membri dello staff dedicati sul campo» e «ha raggiunto 1,2 milioni di persone con il cibo», comunica in una nota l’agenzia sui social, aggiungendo che sono state organizzate «fino a 17.000 visite mediche al giorno». «L’Unrwa deve essere sostenuta per continuare a svolgere un ruolo chiave nell’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco, ancora fragile», ha affermato il commissario generale dell’agenzia Philippe Lazzarini.
«Dobbiamo minacciare Hamas che se dovesse accadere qualcosa a qualche ostaggio, Israele occuperebbe il 5% della Striscia di Gaza. Un altro, un altro 5%». Lo ha dichiarato il ministro israeliano delle Finanze, Bezalel Smotrich, che in un discorso all’istituto Haredi ha ricordato di avere «il pieno appoggio» di Donald Trump alla luce delle sue ultime dichiarazioni sul ritorno ai combattimenti a Gaza. Smotrich, noto per le sue posizioni di estrema destra, ha affermato che l’elettricità e l’acqua a Gaza devono essere completamente tagliate e gli aiuti umanitari cancellati, riporta Al Jazeera. Il ministro si è detto pronto a occupare parti di Gaza, soprattutto nel nord, entro “ore” se arrivasse l’ordine dai vertici politici. «Gaza tornerà a far parte dello Stato di Israele perché è il nostro Paese e questo è l’unico modo per garantire la sicurezza dei cittadini dello Stato di Israele e la sua sicurezza», ha dichiarato.
«Trump ha ragione! Ora tornare e distruggere». Lo ha scritto su X il leader dell’estrema destra israeliana Itamar Ben-Gvir, duramente contrario all’accordo per il cessate a fuoco nella Striscia che in queste ore vacilla, dopo lo stop alla liberazione di ostaggi prevista per sabato da parte di Hamas che ha accusato Israele di violare i termini della tregua e agli Usa di non essere più considerati garanti dell’intesa vista il piano del presidente Donald Trump di sfollare i palestinesi. Già ieri, davanti allo stallo e ai tentativi dei mediatori internazionali di non far naufragare l’accordo, il leader di Otzma Yehudit aveva esortato a dare una «risposta concreta» al gruppo militante palestinese, con «un massiccio attacco su Gaza, dall’aria e da terra, insieme al blocco totale degli aiuti umanitari alla Striscia, tra cui elettricità, carburante e acqua». «Dobbiamo tornare alla guerra e distruggere», aveva esortato.
Nell’ottobre 2023, un tribunale aveva condannato Hamedi e Mohamadi rispettivamente a sette e sei anni di prigione per «aver collaborato» con gli Stati Uniti e «aver cospirato per commettere crimini contro la sicurezza dello Stato». Le due giornaliste, oltre ad aver denunciato la morte di Amini, avevano seguito anche il suo funerale. Hamedi era stata la prima a raccontare il caso di Amini dall’ospedale dove era in coma, diffondendo immagini della famiglia della giovane attorno al suo letto, mentre Mohamadi scrisse un articolo sulle esequie. Le due giornaliste, contro le quali le autorità avevano mosso anche l’accusa – poi ritirata – di aver agito come agenti degli Stati Uniti durante le proteste antigovernative, avevano ricevuto il premio internazionale sulla libertà di stampa dell’Unesco, mentre si trovavano in custodia cautelare.
Il presidente ad interim della Siria, Ahmed al-Sharaa, ha definito «un grave crimine» il progetto del presidente americano Donald Trump per la Striscia di Gaza, affermando che si tratta di un piano «destinato a fallire». In un discorso, Sharaa ha detto di ritenere «che nessun potere possa cacciare le persone dalla loro terra. Molti paesi hanno provato a farlo e hanno tutti fallito, specialmente durante la recente guerra a Gaza nell’ultimo anno e mezzo”. Il leader siriano ha quindi aggiunto che non sarebbe «né saggio, né moralmente o politicamente giusto» per Trump guidare uno sforzo per costringere i palestinesi ad abbandonare la loro terra. «In oltre 80 anni di questo conflitto, tutti i tentativi di spostarli sono falliti. Cloro che se ne sono andati si sono pentiti della loro decisione. La lezione che ogni generazione palestinese ha imparato è l’importanza di aggrapparsi alla propria terra», ha aggiunto.
Parigi, 11 feb. – Il Segretario generale delle Nazioni Unite Anto’nio Guterres invita Hamas a proseguire con il rilascio degli ostaggi previsto per sabato che il gruppo ha minacciato di interrompere e ha esortato a evitare una ripresa delle «ostilità» a Gaza. «Invito Hamas a procedere con il rilascio degli ostaggi previsto per sabato prossimo», ha affermato Guterres in una breve dichiarazione da Parigi, dove sta prendendo parte a un vertice sull’intelligenza artificiale. Hamas ha minacciato di rinviare lo scambio di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi previsto per il 15, dopo aver denunciato che Israele non ha rispettato le scadenze e i requisiti concordati nell’accordo di cessate il fuoco. «Dobbiamo evitare a tutti i costi la ripresa delle ostilità a Gaza, che porterebbe a un’immensa tragedia», ha affermato Guterres prima di invitare «entrambe le parti» a onorare gli impegni assunti nell’accordo di cessate il fuoco e a riprendere i negoziati a Doha per dare inizio alla seconda fase del patto.
Israele deve porre fine all’occupazione dei territori palestinesi e risarcire tutti i danni causati. Lo ha detto il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, durante una conferenza stampa con il primo ministro malese, Anwar Ibrahim, nell’ambito della sua visita istituzionale in Malesia, come riportato dall’agenzia di stampa «Iha». Erdogan ha sottolineato che la costituzione di uno Stato palestinese indipendente rimane «essenziale». In merito al contributo che i paesi dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) possono dare a sostegno della popolazione palestinese, il presidente turco ha affermato: «Che tipo di supporto possiamo fornire in termini di aiuti o denaro? Non e’ una cosa che ne’ la Malesia ne’ la Turchia possono fare da sole. Ma se tutti i membri dell’Asean uniscono le forze, penso che possiamo dare il nostro contributo».
Due uomini condannati per stupro nello stesso caso sono stati giustiziati domenica mattina nella prigione centrale iraniana di Tabriz. Lo riportano i media. Si tratta del 33enne Shahram Manafizadeh e del 29enne Farhad Abdoli, entrambi operai in un’officina industriale. Secondo attivisti per i diritti umani, un altro uomo – il 50enne Ali Rezaei, condannato per traffico di droga – era stato impiccato sabato nella prigione centrale di Zanjan. Le nuove impiccagioni hanno portato il numero delle esecuzioni in Iran a 99 dall’inizio dell’anno, incluse due donne. Secondo gruppi per i diritti umani, nel 2024 in Iran sono state impiccate almeno 883 persone, oltre il 3% in più rispetto al 2023.
Il governo libanese ribadisce che l’esercito libanese deve ritirarsi il 18 febbraio dal Libano meridionale. Lo ha dichiarato il nuovo ministro dell’Informazione libanese, Paul Morcos, all’emittente saudita «Al Arabiya», aggiungendo che «il nuovo governo ripristinera’ i rapporti con i paesi della regione come erano prima». Gli Stati Uniti hanno informato Israele della necessita’ di ritirare le proprie truppe dal Libano meridionale entro il 18 febbraio, senza ulteriori proroghe del termine, gia’ posticipato lo scorso 26 gennaio. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano del 27 novembre scorso prevedeva una scadenza specifica di 60 giorni, durante i quali Israele si sarebbe ritirato dalle citta’ occupate nel Libano meridionale durante la guerra. Tuttavia, il mancato controllo del Libano meridionale da parte dell’esercito libanese ha portato a una proroga della presenza israeliana fino al 18 febbraio.
I servizi di sicurezza dell’aeroporto internazionale Rafic Hariri di Beirut hanno iniziato a rafforzare le misure di sicurezza sui voli provenienti dall’Iraq e a sottoporli a un’ispezione approfondita, simile ai voli dall’Iran, temendo il contrabbando di denaro e beni destinati al movimento sciita Hezbollah. Lo riferisce il quotidiano panarabo «Asharq al Awsat». Il direttore dell’aeroporto internazionale Rafic Hariri, Fadi Hassan, ha detto ad «Asharq al Awsat» che «le procedure di ispezione a cui sono sottoposti gli aerei civili che provengono dall’Iraq o dall’Iran sono di routine e simili alle procedure adottate per i voli da tutti i paesi del mondo». Una fonte della sicurezza all’aeroporto ha rivelato «misure eccezionali sui voli da Baghdad, simili alle misure a cui sono sottoposti gli aerei dall’Iran». «Le ispezioni non hanno lo scopo di creare disagi ai passeggeri, ma sono imposte dalle condizioni create dalla guerra israeliana contro il Libano. Il Libano si impegna a rispettare gli standard di sicurezza concordati con gli statunitensi affinche’ l’aeroporto di Beirut non diventi un obiettivo per Israele e non ne comporti la chiusura», ha spiegato la fonte.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha pubblicato un messaggio di cordoglio per la morte dell’ostaggio Shlomo Mansour affermando che l’86enne è stato «un costruttore del Paese e un fondatore del kibbutz Kissufim». «Condividiamo il profondo lutto della famiglia. Non ci fermeremo e non resteremo in silenzio finché non sarà riportato per la sepoltura in Israele. Continueremo ad agire con determinazione finché non restituiremo tutti gli ostaggi, i vivi e i morti», ha detto Netanyahu nella sua dichiarazione riportata dai media israeliani.
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha commentato la morte avvenuta durante la prigionia a Gaza dell’ostaggio Shlomo Mansour. «Vorrei esprimere le mie condoglianze e i miei abbracci alla famiglia di Shlomo Mansour, uno dei fondatori del Kibbutz Kissufim, assassinato in prigionia dall’organizzazione terroristica Hamas il 7 ottobre e il cui corpo è trattenuto a Gaza», le sue parole riportate da Ynet. «Continueremo a lavorare in ogni modo per restituire tutti i rapiti, sia vivi che morti», ha aggiunto.
Il kibbutz di Kissufim ha annunciato la morte in prigionia nella Striscia di Gaza di uno dei suoi residenti. Si tratta dell’86enne Shlomo Mansour, preso in ostaggio da Hamas nell’attacco del 7 ottobre 2023 in Israele e da allora trattenuto nella Striscia di Gaza. La notizia è riportata dal Jerusalem Post.  Non è chiaro quando l’uomo è morto. «Abbiamo ricevuto stamani la notizia dell’uccisione durante la prigionia nelle mani di Hamas del nostro amico, Shlomo Mansour, 86 anni, che era stato rapito dalla sua abitazione», si legge in un comunicato del kibbutz.
«Gli accordi vanno rispettati» e «le minacce non servono». Così il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, si è rivolto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. «Trump deve ricordare che c’è un accordo che deve essere rispettato da entrambe le parti e questo è l’unico modo per restituire i prigionieri. Il linguaggio delle minacce è inutile e complica solo le cose», ha dichiarato l’esponente di Hamas. Trump ha minacciato «l’inferno» per Hamas se non libererà gli ostaggi entro mezzogiorno di sabato e a chiesto a Israele di ritirarsi dall’accordo.
I familiari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas stanno bloccando l’autostrada che collega Tel Aviv a Gerusalemme, chiedendo al primo ministro Benjamin Netanyahu di non mettere a repentaglio l’accordo per il rilascio degli ostaggi. Lo riportano il Times of Israel
La famiglia dei gemelli ventisettenni Gali e Ziv Berman, prigionieri a Gaza, ha fatto sapere di aver ricevuto «segnali di vita» dai loro congiunti. Lo riporta il Times of Israel. «Facciamo un profondo respiro ma sappiamo in che mani siano e che pericolo corrano le loro vite», si legge in un messaggio diffuso dalla famiglia Berman ai residenti del Kibbutz Kfar Aza, dove i due fratelli furono catturati da Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre 2023.
Donald Trump ha detto che l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas dovrebbe essere annullato se Hamas non rilascerà tutti gli ostaggi rimasti che tiene a Gaza entro mezzogiorno di sabato. «Parlo per me stesso, Israele può ignorarlo», ha aggiunto, ammonendo però che «si scatenerà l’inferno» se gli ostaggi rimasti non saranno rilasciati.
Non c’è «alcun piano» per ricollocare i palestinesi della Cisgiordania. Lo ha detto Donald Trump parlando con i giornalisti nello Studio Ovale. «È diverso» da Gaza, ha detto il presidente Usa, che si è detto convinto che una volta che i palestinesi saranno spostati dalla Striscia per consentire la ricostruzione, poi «non vorranno tornare indietro».
Se Hamas non libererà tutti gli ostaggi israeliani entro sabato a mezzogiorno «si scatenerà l’inferno». E’ l’avvertimento lanciato da Donald Trump lunedì sera, durante la firma di una serie di ordini e azioni esecutive. lic/sil 110011 Feb 2025 Washington (Usa), 10 feb. (LaPresse) – L’accordo per il cessate il fuoco a Gaza, ha detto Trump, dovrebbe essere cancellato se Hamas non libererà tutti gli ostaggi ancora detenuti entro sabato a mezzogiorno. Il presidente ha però aggiunto che la decisione finale spetta a Israele. «Parlo per me stesso. Israele può decidere», ha detto.
Trump ha affermato che potrebbe «teoricamente» sospendere gli aiuti alla Giordania e all’Egitto se questi si rifiutassero di accogliere i palestinesi, dopo aver lanciato un piano per trasferire i cittadini di Gaza nei due Paesi. La minaccia è arrivata dopo che lunedì l’Egitto ha respinto «qualsiasi compromesso» che possa violare i diritti dei palestinesi, in una dichiarazione rilasciata dopo l’incontro del ministro degli Esteri Badr Abdelatty con la sua controparte statunitense a Washington.
11 febbraio, 00:33 – Aggiornata il 11 febbraio, 13:52
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A causa dell'incidente una persona ha perso la vita e altre quattro sono rimaste ferite
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Di NewsBot