La scaletta della seconda serata di Sanremo 2025: 15 cantanti, orari, ospiti. L’ordine di uscita ufficiale
Salva questo articolo e leggilo quando vuoi. Il servizio è dedicato agli utenti registrati.
Trovi tutti gli articoli salvati nella tua nella sezione preferiti e sull'app Corriere News.
Marisa Degli Angeli sulla sparizione della figlia nel 1992: «Non mi resta che sperare nella giustizia»
Cristina Golinucci e la madre, Marisa Degli Angeli
Sono le 14.20 del primo settembre del 1992. Nello spiazzo su cui si affaccia il convento dei frati di via Cappuccini a Cesena su una piccola collinetta poco distante dal centro della cittadina romagnola, una giovane di Ronta, frazione poco distante, ferma la sua utilitaria, una Fiat 500, su cui era salita pochi minuti prima. È Cristina Golinucci, è appena rientrata da un campo lavoro e ha un appuntamento con un frate, padre Lino, per fare il punto sull’esperienza appena terminata. È il primo pomeriggio, e alle 18.30 ad attenderla sono i funzionari della Camera del Lavoro, che le devono consegnare le chiavi di un ufficio che avrebbe utilizzato all’indomani. Cristina è molto legata gli ambienti religiosi, è diplomata in Ragioneria, sogna di mettere su famiglia e cerca un lavoro stabile, per questo ogni tanto svolge lavoretti saltuari ma utili alla causa: rendicontazioni e dichiarazioni dei redditi anche per la Camera del lavoro. Solo che Cristina, il primo settembre del 1992 in quegli uffici non ci mise mai piede. Né fece ritorno a casa. Nella stessa abitazione, oggi la madre Marisa Degli Angeli, a 31 anni dalla scomparsa, la ricorda con amore e allo stesso tempo dolore: «Cristina, una ragazza così normale, così attacca alla vita che adorava… Alle mura di questa casa che ha visto costruire dallo zio…».
Il trentennale dalla scomparsa di Cristina Golinucci, lo scorso anno, fu segnato dalla riapertura delle indagini della procura di Forlì sul caso. «Io e mio marito chiedemmo – ricorda la madre – di dichiarare la presunta scomparsa di nostra figlia, per questioni burocratiche. Adesso, ora che sono rimasta da sola e che mio marito è morto da anni, non mi resta che sperare nella giustizia. Nei magistrati, nei giudici, per trovare la verità. Che cosa è successo a mia figlia?». Un caso irrisolto, quello della scomparsa di Cristina Golinucci, legato a doppio filo con la morte di un’altra giovane, Chiara Bolognesi, diciottenne, il cui corpo venne rinvenuto nel fiume Savio, che attraversa Cesena, il 31 ottobre del 1992, a quasi due mesi dalla scomparsa di Cristina. Le due giovani non si conoscevano ma frequentavano gli stessi ambienti religiosi, e si erano diplomate alla stessa scuola di ragioneria. E quando l’avvocato dei familiari di Cristina Golinucci, Barbara Iannuccelli, presentò un’istanza per la riapertura delle indagini lo fece nella piena convinzione che i destini di Cristina e Chiara fossero legati fra loro, segnati in qualche modo per sempre per mano delle stesse – ignote – persone. Trentuno anni fa, entrambi i casi, la scomparsa della Golinucci e la morte della Bolognesi furono archiviati come suicidi.
«”Ciao mamma, ci vediamo stasera”», furono le ultime parole che sentii pronunciare da mia figlia», racconta Marisa Degli Angeli. «Quella sera – ricorda – dovevamo riunirci in assemblea con gli altri parrocchiani per il millenario della pieve di Ronta e di lì a pochi giorni sarebbero cominciati i festeggiamenti. Ricordo che alle 14 era partita con la sua 500 in auto, poi parcheggiò la macchina vicino al convento e da quel momento non si seppe più nulla. Trovammo la macchina, regolarmente parcheggiata, un parcheggio perfetto. Ma di lei nessuna traccia». Le indagini sono state riaperte lo scorso anno: all’inizio del 2023 fu riesumato il corpo di Chiara Bolognesi mentre gli agenti della Polizia di Stato, la Scientifica, i vigili del fuoco perlustrarono con i georadar alcune aree vicine al convento, compreso un casolare a pochi passi dalle mura dell’edificio religioso. Nulla di fatto, ma le ricerche proseguono ancora oggi.
Negli anni si accumularono le ipotesi sulla scomparsa di Cristina e la morte di Chiara. Alcune di queste sono state formulate negli anni 90’ e ancora riemerse nel 2010: avevano attirato l’attenzione su un operaio in servizio al convento all’inizio degli anni novanta, accusato di aver molestato più ragazze che frequentavano le attività proposte dai frati. «È stato lui ad uccidere Cristina, aveva confidato una delle vittime delle molestie alla madre». Ma la stessa Marisa Degli Angeli ebbe l’impressione che più che una confidenza si trattava di uno sfogo, tanto che non sussistono al momento prove in grado di incastrare l’operaio. «La memoria mi dà la forza di andare avanti, io parlerei sempre di Cristina», dice la madre commossa.
«Per fortuna sono state riaperte le indagini, ma c’è il rovescio della medaglia. Alcuni dubbi che ho sempre nutrito stanno diventando tarli e i tarli sono terribili. Quando la verità è oscura, nascosta, tutti i dubbi, quasi a turno, prendono le sembianze della verità. E il tarlo più terribile, quello da cui sono più assillata è il dubbio che qualcuno a me molto vicino abbia coperto tutto», chiosa Marisa Degli Angeli, presidente dell’associazione Penelope in Emilia Romagna che offre supporto e aiuto ai familiari delle persone scomparse. «Le attività dell’associazione Penelope mi spingono ad andare avanti. Anche l’affetto delle persone». Tra queste c’è Filomena, la madre di Elisa Claps. «Mi ha telefonato proprio oggi mentre ero al cimitero a salutare mio marito. Che coincidenza. E sulla tomba di mio marito c’è anche la foto della mia Cristina».
Vai a tutte le notizie di Bologna
Iscriviti alla newsletter del Corriere di Bologna
1 settembre 2023 2023 ( modifica il 1 settembre 2023 2023 | 13:25)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le news principali su Bologna
Ogni giorno alle 18, a cura della redazione
Per usufruire del servizio di domande e risposte de ilMedicoRisponde è necessario essere registrati al sito Corriere.it o a un altro dei siti di RCS Mediagroup.
Non ricordi le credenziali?
Recupera il tuo account
Ti informiamo che con il tuo piano puoi leggere Corriere.it su 1 dispositivo alla volta
Questo messaggio verrà visualizzato su un altro dispositivo/accesso e tu potrai continuare a leggere le notizie da qui. L'altro dispositivo/accesso rimarrà collegato a questo account. Puoi accedere con il tuo account su tutti i dispositivi che desideri, ma utilizzandoli in momenti diversi secondo il tuo piano di abbonamento.
Perché tu o qualcun altro sta leggendo Corriere.it con questo account su più di due dispositivi/accessi. Il tuo attuale abbonamento permette di leggere Corriere.it solo su due dispositivi in contemporanea (computer, telefono o tablet).
Se sei abbonato con un altro account accedi con le tue credenziali. Se siete in 2 o più che utilizzano lo stesso abbonamento, passa all’offerta Family e condividi l’abbonamento con altre due persone. Altrimenti, fai clic su “Continua a leggere qui” e assicurati di essere l'unica persona che visualizza Corriere.it con questo account.
Ti consigliamo di cambiare la tua password cliccando qui
source
⭡ Leggi l’articolo completo.