Così scriveva nel 1976 l’allora corrispondente dagli Usa del Corriere: «Lui e Carter hanno due cose in comune: la prima è costituita dal fatto che il clima anti-Washington largamente diffuso oggi negli Stati Uniti favorisce gli outsider provenienti dalla provincia. La seconda è che incarnano il desiderio di un rinnovamento capace di rimarginare le ferite»
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